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Sopra di noi il cielo
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E-book240 pagine3 ore

Sopra di noi il cielo

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Info su questo ebook

La narrazione di numerose escursioni in montagna, rievocate sul filo dei ricordi, si intreccia con inattese storie d'amore vissute da alcuni giovani alpinisti con l'altra 'metà del cielo'.
LinguaItaliano
Data di uscita16 mag 2023
ISBN9791221475821
Sopra di noi il cielo

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    Anteprima del libro

    Sopra di noi il cielo - Remo Rudi

    1

    24 giugno 1980

    Le ultime rare gocce di pioggia si stavano infrangendo sul selciato delle strade. Un temporale estivo allontanandosi verso levante, fece apparire un cielo invaso da grandi squarci di azzurro e da immense vaporose candide nuvole che facevano da sfondo alla romanica basilica di Sant’Ambrogio di Milano. Il colore dei mattoni rossi, con i quali era costruito il millenario santuario milanese, appariva in quella limpida atmosfera più vivace come se la vetusta e grigia patina del tempo fosse stata ripulita dall’acquazzone estivo.

    Appena uscito dall’androne dell’Università Cattolica, Matteo, uno studente iscritto al terzo anno della facoltà di economia, s’inoltrò una decina di passi sull’ampio piazzale, gradevolmente deserto. Un incontenibile desiderio di respirare a pieni polmoni lo colse, sopraffatto dal bisogno di allentare l’ostinato stato di tensione che da qualche mese lo stava angustiando. Senza ritegno e con rumorose espirazioni riuscì a liberarsi da un insopportabile affanno. Infatti, era appena uscito dall’aula dove aveva sostenuto l’esame di statistica, una materia ostica oltre che noiosa, che per alcuni mesi aveva assorbito tutte le sue energie, annullando persino la voglia di andare in montagna, l’attività sportiva da lui praticata con costante passione. Fortunatamente l’anno scolastico era terminato. L’obbligo di frequenza si era concluso… Ora lo attendevano alcuni mesi di vacanza. Per guadagnare qualche soldo, tuttavia, avrebbe collaborato con un parente imbianchino, riservandosi la possibilità di compiere, nei giorni festivi, qualche escursione sulle Alpi.

    Il suo impegno di lavoro doveva iniziare il primo giorno di luglio, aveva quindi a disposizione un’intera settimana per smaltire completamente lo stato di tensione da cui si sentiva oppresso.

    A questo proposito, ritenne che girovagare per alcuni giorni sui monti in completa libertà, solo o con qualche amico, sarebbe stata la cura ideale per recuperare completamente lo stato di benessere tipico degli anni giovanili.

    Gli era capitato di leggere sulla rivista mensile del CAI un interessante articolo che esaltava la bellezza di una lunga escursione sulle Alpi Retiche, in provincia di Sondrio. All’itinerario tracciato nel 1938, fu dato il nome di Sentiero Roma, un nome non proprio pertinente per definire un percorso situato nel cuore di una catena alpina, ma in quegli anni, purtroppo, furoreggiava la dittatura fascista che non perdeva occasione per magnificare le glorie, ormai morte e sepolte, della città eterna: l’impero romano doveva risorgere, oltre che sui colli fatali della capitale, anche sulle più inaccessibili montagne del nord Italia.

    Il percorso del nuovo sentiero prevedeva il superamento di valli selvagge e di scoscese montagne da valicare lungo ripidi sentieri e persino con brevi arrampicate su una maestosa dorsale che, dalle sponde del Lago Mezzola in quel di Chiavenna, conduceva sino alla valle di Predarossa oltre la fine della Val Màsino.

    Non erano previste serie difficoltà alpinistiche, ma l’escursione non era una semplice camminata da prendere sottogamba… richiedeva qualche giorno di impegno, resistenza alla fatica e una buona conoscenza della montagna, tanto che Matteo ritenne cosa imprudente percorrerla da solo. Non ebbe dubbi: quella sera stessa si propose di contattare l’amico Franco, abituale compagno di tante escursioni, per proporgli di avventurarsi assieme lungo quella splendida catena di montagne.

    Seppur a livello amatoriale, Franco, nonostante abitasse a Monza nella verde Brianza, era un appassionato ed esperto alpinista. Possedeva un’eccezionale resistenza alla fatica, era sempre di buon umore ed era nota la bravura con cui in montagna, pur da dilettante, sapeva destreggiarsi sostenuto dall’esperienza maturata durante tante ascensioni di varia difficoltà. Matteo decise quindi che proprio lui era il compagno ideale a cui proporre di percorrere i ripidi versanti rocciosi, i difficili pendii ed i valichi innevati del Sentiero Roma.

    2

    Ciao Matteo, come va? È un po’ che non ti vedo…

    Questo saluto colse di sorpresa Matteo mentre, in piedi di fronte al bancone del bar Olimpia, se ne stava assorto a girare il cucchiaino in una tazzina di caffè. Riconobbe la voce dell’amico e rispose al saluto con una stretta di mano: Ciao Franco… che piacere rivederti! Sto bene, grazie… anzi molto bene: ieri ho superato l’ultimo esame di questo anno scolastico ed ora mi sto concedendo qualche giorno di vacanza.

    Rimase in silenzio alcuni secondi, quindi, sogguardando con attenzione l’amico, aggiunse: Ti trovo bene, Franco, e ti vedo in forma. Vieni, sediamoci ad un tavolino e chiacchieriamo un po’… ti posso offrire un caffè?

    Grazie, accetto volentieri, rispose Franco ricambiando la stretta di mano.

    Si accomodarono mentre il barista depositava sul tavolino il caffè con qualche cioccolatino. I due amici si osservarono sorridendo per alcuni secondi, quindi Matteo chiese: Cosa mi racconti di bello, Franco? Vai sempre in montagna?

    Certamente, rispose l’amico. Sabato scorso sono stato ad arrampicare sulla Grigna con alcuni amici che tu conosci e…

    Prima che Franco si dilungasse in una dettagliata descrizione della sua escursione, Matteo lo interruppe: Senti, Franco… durante le vacanze, il prossimo mese devo darmi da fare per guadagnare qualche soldo. Inizierò a lavorare dal primo di luglio alle dipendenze di mio zio che fa l’imbianchino. Ho quindi alcuni giorni liberi e vorrei proporti di sfruttare le festività dei Santi Piero e Paolo per percorrere il Sentiero Roma nell’alta Val Màsino. Non so se ne hai già sentito parlare… si tratta di una fantastica traversata oltre i duemila metri che percorre tutto il versante meridionale dei gruppi del Pizzo Badile e del Pizzo Cèngalo. Non te la sentiresti di venire con me? Assieme potremmo compiere una indimenticabile escursione. Che ne dici?

    Franco restò muto alcuni secondi ma già, notò Matteo, il suo sguardo sfavillava di una luce insolita. Quando rispose, un accogliente sorriso non lasciava dubbi sulla possibile risposta: Ti confesso che anch’io da tempo sognavo di percorrere il Sentiero Roma. Ne ho sentito parlare spesso ed ho letto anche varie relazioni che mi hanno affascinato. Proseguì quasi esclamando: Matteo, mi stai facendo una proposta che non posso rifiutare. Parliamone.

    Matteo aveva profeticamente previsto che la reazione di Franco alla sua proposta sarebbe stata positiva. Aveva, infatti, messo in tasca una dettagliata cartina geografica della zona e, quasi a voler togliere all’amico ogni possibile indecisione, stese la cartina sul tavolino ed iniziò ad illustrare il percorso del sentiero, sciorinando i nomi dei rifugi, dei passi e delle vette che dominano quel fantastico settore delle Alpi Retiche.

    A Franco non restò che farsi travolgere dall’entusiasmo dell’amico. Si sorprese a considerare il suo equipaggiamento da montagna: zaino, corda, piccozza e ramponi che certamente gli sarebbero serviti sui tratti più impervi di un sentiero coperto per alcuni tratti anche da neve e ghiaccio. Pensò subito di sostituire l’imbragatura poiché quella che usava abitualmente era ormai consunta.

    Quando Matteo sospese per alcuni minuti le sue considerazioni sulle attrattive della difficile traversata, Franco si limitò ad affermare assorto: Per completare il Sentiero Roma, come tu mi proponi, occorreranno tre o quattro giorni… dovrò chiedere quindi nell’officina dove lavoro, alcuni giorni di ferie. Comunque, grazie del tuo invito: lo accetto con entusiasmo. Sono sicuro che andrà tutto bene e che realizzeremo veramente un’indimenticabile piccola impresa. Vengo a trovarti domani sera a casa tua, così organizziamo tutto.

    Mi fai felice, Franco, rispose entusiasta. Ti aspetto senz’altro. Ne approfitterò per farti assaggiare un favoloso Amarone che ho scovato lo scorso autunno durante una gita sulle sponde del lago di Garda.

    Sei un vero amico, Matteo! Vado subito a controllare il mio equipaggiamento. In alta montagna bisogna andarci preparati a dovere! A presto, ciao!

    3

    Poco prima delle nove del 28 giugno, oltre le ultime case di Mezzopiano, frazione di Novate Mezzola, la Renault4 di Franco si arrestò sotto un ombroso faggio. Il cielo era sereno ma la leggera brezza che calava dai monti verso il lago fece rabbrividire i due amici appena scesero dalla vettura. Con calma depositarono a terra gli zaini dai quali spuntava la punta delle piccozze protetta da un tappo di sughero. Calzarono gli scarponi ed iniziarono a salire imboccando un sentiero segnalato da uno sbrecciato cartello di legno a forma di freccia con la scritta: Val Codèra.

    L’inizio della valle era aspro: uno strappo ripido e faticoso seguito da un lungo tratto di gradini sconnessi formati da grosse pietre. Sfociava su un lungo versante dirupato protetto dalla possibile caduta di neve e di sassi con una lunga tettoia di protezione come fosse uno stretto tunnel. Intanto la vista si apriva su ampi pascoli costellati da piccoli villaggi in pietra, abbelliti da cappelle, chiesette e graziosi campanili. L’orizzonte era chiuso in alto da una corona di bellissime vette spruzzate di neve.

    Superato l’abitato di Codèra, preceduto da un elegante ponte ad arco che scavalcava un torrente, ripresero a salire seguendo un lungo tratto di sentiero in terra battuta a fianco di ampie radure dove numerosi capi di bestiame pascolavano tranquilli. Oltrepassarono anche Bresciàsega, l’ultimo abitato della valle, un piccolo villaggio con diversi alpeggi, qualche osteria e una locanda. Raggiunsero infine il Rifugio Brasca a 1310 metri, una solitaria bianca costruzione posta in una piccola conca al cospetto del maestoso Pizzo Ligòncio e di una sfilata di rocciose montagne quasi ad indicare che l’amena valle era finita.

    Matteo guardò l’orologio: dal parcheggio di Mezzopiano erano trascorse quattro ore e l’arrivo al rifugio chiudeva finalmente la prima faticosa tappa del Sentiero Roma. I due amici scaricarono gli zaini dalle spalle, sedettero su una panca di legno e, affaticati dalla lunga salita, restarono a lungo senza parole, muti, a riposare: una tiepida aria estiva lambiva piacevolmente i loro corpi madidi di sudore.

    I morsi della sete indussero Franco ad entrare nel rifugio per bere una bibita fresca ma anche per prenotare una camera dove passare la notte. Matteo lo seguì, occupò un tavolo accanto ad una finestra segnalando al gestore che intendevano pranzare. L’atmosfera era accogliente: il gestore, un vecchio barbuto con il viso segnato da profonde rughe e da un benevolo sorriso, depose sulla tavola piatti, bicchieri ed una mezza caraffa di vino elencando le portate già pronte per la cena. Il locale era poco affollato ed immerso nella penombra.

    Saziati i primi morsi della fame in attesa di una seconda portata, Matteo volse lo sguardo verso gli altri avventori. Erano quasi tutti giovani in maniche di camicia, con scarponi ai piedi: vociavano allegramente, ognuno raccontando le proprie avventure in montagna e sottolineando l’evolversi dei racconti con battute spiritose, risate e frequenti brindisi propiziati da numerosi fiaschetti di vino che giravano di mano in mano fra i compagni seduti al tavolo.

    L’attenzione di Matteo fu soprattutto attratta dalla presenza di due ragazze che, sedute ad un tavolo poco lontano da quello dei due amici, sorbivano silenziose un caffè. Le due giovani erano sole: accanto a loro non erano seduti altre ragazze o altri amici e neppure sembravano far parte di qualche compagnia.

    Una di esse con corti capelli castani mostrava circa vent’anni, indossava una leggera giacca a vento e se ne stava rannicchiata sulla panca come avesse freddo. L’altra invece aveva i capelli biondi, sembrava avere qualche anno in più, forse era sui trent’anni, portava una maglietta aderente coperta da un golfino di lana che teneva sulle spalle. Le due ragazze se ne stavano in silenzio, osservando con apparente indifferenza gli avventori presenti nel locale.

    Matteo le osservò a lungo e quando quella dai capelli biondi si accorse del suo sguardo, forse un po’ insistente, sorrise alzando la mano in segno di saluto. La donna rispose con un cenno del capo: era evidente che attendeva un’occasione, come si suole dire, per attaccare bottone. Infatti, Matteo la interrogò sottovoce, quasi titubante per non sembrare sfacciato: Signorina, posso chiederle cosa ci fanno due ragazze sole in un rifugio alpino non facile da raggiungere?

    La giovane sorridendo gradì di essere importunata e di poter scambiare quattro chiacchiere con qualcuno. Rispose con cortesia: Io e la mia amica abbiamo intenzione di percorrere il Sentiero Roma. Siamo partite l’altro ieri da Bagni Màsino, abbiamo passato la notte al rifugio Omio ed oggi, superato il Passo dell’Oro, eccoci qua al Rifugio Brasca. Domani vogliamo riprendere e completare la nostra escursione.

    A queste parole Matteo si mostrò meravigliato: di fronte aveva due giovani donne inequivocabilmente appassionate di montagna. Mostravano anche un aspetto grazioso, molto femminile, quasi delicato, non proprio in sintonia con quello che ci si sarebbe aspettato da due atletiche montanare. Dovevano certamente essere dotate di un coraggio e di una determinazione inusuale per affrontare un’escursione tanto impegnativa. Gli venne spontaneo complimentarsi per il loro coraggio dichiarando che anche lui e Franco avevano lo stesso programma. Anzi propose, se la cosa fosse loro gradita, di proseguire l’escursione assieme… si sarebbero fatti compagnia ed aiutati in caso di bisogno. Notò nello sguardo della ragazza un’espressione felice: probabilmente l’idea di continuare la difficile escursione con altri alpinisti le dava tranquillità, certamente più di quanto poteva garantirle la giovane amica seduta al suo tavolo.

    La tua proposta mi piace, rispose la donna con tono cameratesco come si usa fra alpinisti. Cercando con lo sguardo l’approvazione dell’amica, proseguì: Accetto il vostro invito. Ora però penso sia indispensabile presentarci: io sono Barbara e la ragazza che mi è vicino è la mia amica Elisa. Abitiamo a Saronno.

    Allungò la mano verso i due giovani imitata da Elisa, che da alcuni minuti stava seguendo la conversazione con attenzione. Infatti, con voce allegra confermò: Anch’io sono felice di conoscervi. Concordo con la mia amica e mi farebbe veramente piacere poter proseguire assieme a voi la nostra escursione.

    Con cordialità i due giovani ricambiarono la stretta di mano. Matteo aggiunse con tono allegro: Sono veramente contento di conoscervi. Io sono Matteo ed il mio amico qui vicino che vi sta sorridendo è Franco.

    I quattro si sogguardarono per alcuni istanti in silenzio. Poi, quasi a voler spezzare un attimo di sottile impaccio, Matteo propose: Adesso che abbiamo fatto conoscenza. Che ne dite se andassimo a fare quattro passi fuori dal rifugio? Oltre che ammirare il panorama, potremmo conoscerci meglio e parlare di quanto ci attende nei prossimi giorni.

    Per noi va bene, risposero le ragazze, alzandosi dal tavolo.

    4

    I quattro imboccarono una traccia di sentiero che s’inoltrava in un folto bosco di frassini e di abeti. Franco e Matteo erano tipi di poche parole. Senza dilungarsi, Matteo disse di essere uno studente universitario in vacanza, mentre Franco si limitò a dichiarare di essere un amico di Matteo, di abitare a Monza, vicino a Milano, e di essere occupato come meccanico presso una concessionaria di automobili. Aggiunse che per partecipare all’escursione propostagli dall’amico, aveva dovuto chiedere tre giorni di ferie.

    Barbara era una donna molto piacente. Oltre ad una bella cascata di capelli biondo-rame ed occhi chiari molto espressivi, aveva una figura robusta piuttosto curvy, con curve femminili quasi perfette. Era di statura di poco superiore alla media e, probabilmente, la pratica dell’alpinismo fin da ragazza aveva dato alla sua figura un aspetto solido, l’aspetto di una giovane e bella donna dotata di particolare forza ed energia. Molto appassionata di montagna, era anche un’ottima sciatrice e, nella bella stagione in compagnia di amici, si dedicava a compiere facili ascensioni sulle Alpi. Insegnava materie letterarie presso una scuola media di Saronno, una cittadina lombarda a metà strada fra Milano e Varese. Da fine giugno era in vacanza.

    Elisa, invece, era una ragazza minuta, non tanto

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