Dall'odore al profumo: Il senso ritrovato. Per un superamento dello scarto
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I contributi qui raccolti manifestano una grande ricchezza di percorsi di ricerca e approfondimento; sono segno di un cammino che si va svolgendo con una sua logica pluriennale che vuole rendere ragione dell’attenzione all’umano tanto in ambito medico-sanitario come pure nei cammini pastorali delle nostre Chiese in Italia.
Amore, gratuità, condivisione, impegno costante: sono segni che profumano la vita di chi opera in sanità e in pastorale della salute. Così si potrà ove possibile guarire, ma comunque curare – secondo il mandato del Vangelo –, le nostre e le altrui ferite. Sempre con il profumo dell’amore.
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Anteprima del libro
Dall'odore al profumo - Conferenza Episcopale Italiana - Ufficio Nazionale per la pastorale della salute
Collana Le domande di senso 15
Conferenza Episcopale Italiana - Ufficio Nazionale per la pastorale della salute
Dall’odore al profumo
Il senso ritrovato. Per un superamento dello scarto
A cura di Massimo Angelelli
Atti del Convegno Dall’odore al profumo
Cagliari, 9-12 maggio 2022
promosso dall’Ufficio Nazionale per la pastorale della salute
della Conferenza Episcopale Italiana
2023 – Tutti i diritti riservati
ISBN ePub 978-88-99515-95-9
ISBN Volume 978-88-99515-92-8
© 2023
Editoriale Romani
Via Montenotte 6/2a - 17100 Savona
www.editorialeromani.it
direzione@grupporomani.org
Introduzione
Mons. Carlo R.M. Redaelli
Basarsi sui sensi nell’organizzare la sequenza dei Convegni Nazionali di pastorale della salute è un’ottima intuizione. Perché i sensi riguardano la corporeità: se la salute riguarda anche l’anima, certamente il corpo è implicato. La salute riguarda l’insieme della persona, anche nella sua identità fisica, e i sensi, tutti, e in modo speciale ciascuno di essi, sono coinvolti.
I sensi indicano – e attraverso di essi si realizza – una relazione: essa può essere positiva o negativa, e può venire ferita, ma può anche essere sanata. Il senso dell’odorato – a tema quest’anno – rispetto a quelli già affrontati, come pure rispetto all’udito che ci attende il prossimo anno, può essere il più difficile da approfondire come tema pastorale. Però l’odorato è importante e possiamo trovarne riscontro e significativi spunti di approfondimento nel Vangelo.
Un primo episodio evangelico, che vorrei ricordare, riguarda un aspetto sgradevole dell’odorato: si tratta dell’odore del morto. Quando Gesù si reca in visita a Betania, chiamato dalle sorelle di Lazzaro, che giace ammalato, arriva troppo tardi: l’amico è ormai morto. Dopo avere incontrato le due sorelle del defunto, Marta e Maria, e avere accolto la loro lamentela, ma anche donato loro parole di speranza, Gesù si reca con loro alla tomba ed invita a togliere la pietra che chiude la sepoltura. L’obiezione alle sue parole da parte di Marta è diretta: «Disse Gesù: Togliete la pietra!
. Gli rispose Marta, la sorella del morto: Signore, manda già cattivo odore: è lì da quattro giorni
» (Gv 11,39). L’odore, anzi, la puzza, è una realtà incontrovertibile come la morte. Ma non insuperabile per Colui che può dire: «Io sono la risurrezione e la vita» (Gv 11,25).
Nel Vangelo, però, si dà largo spazio a un’altra sostanza percepibile con il senso dell’odorato: il profumo. Esso è legato a due realtà. Anzitutto il perdono, con la peccatrice che versa il profumo sui piedi di Gesù (cfr. Lc 7,37-38, da non confondersi con la Maddalena e con Maria sorella di Lazzaro), un segno di grande e tenero amore che si collega con il perdono, perché chi è molto amato e insieme ama riceve il perdono («sono perdonati i suoi molti peccati, perché ha molto amato»: Lc 7,47). In secondo luogo, il profumo è legato alla morte stessa di Gesù e alla sua sepoltura (cfr. Gv 12,7), come esplicita lo stesso Gesù a fronte del gesto di Maria, sorella di Lazzaro, che a sua volta versa un profumo preziosissimo sui piedi del Signore.
I due aspetti, perdono e morte, sono riferiti alla gratuità, che è la caratteristica dell’amore, qualità ben espressa dal profumo. Come l’amore, che ha senso solo in se stesso (si ama per amare) e non è strumentale a niente e tende a espandersi, così il profumo è qualcosa di gratuito
– anche per e nella sua natura di impalpabilità – ed è inutile
, non serve
a qualcosa, e per sua natura si diffonde.
In questo senso di gratuità il profumo non solo evoca ma interpreta l’amore, il dono gratuito di sé che Gesù fa sulla croce, un dono che porta ad amare i poveri, che abbiamo e avremo sempre con noi (cfr. Gv 12,8).
C’è, infine, un altro episodio del Vangelo, collegato con il profumo, che merita essere ricordato. Si tratta in realtà di un episodio fallito
. Nel Vangelo di Luca si dà un particolare rilievo alla preparazione degli aromi destinati alla sepoltura di Gesù, operata dalle donne immediatamente dopo la sua morte la sera del venerdì, prima che avesse inizio il riposo del sabato: «Le donne che erano venute con Gesù dalla Galilea seguivano Giuseppe; esse osservarono il sepolcro e come era stato posto il corpo di Gesù, poi tornarono indietro e prepararono aromi e oli profumati. Il giorno di sabato osservarono il riposo come era prescritto» (Lc 23,55-56). Il giorno dopo il sabato, le donne vanno al sepolcro con i loro profumi e aromi, ma il corpo di Gesù non c’è: due uomini in abiti sfolgoranti annunciano loro che Gesù è risorto. Quello che hanno preparato non serve più?
Che cosa ne avranno fatto di quegli oli profumati destinati al corpo di Gesù? Il Vangelo non ce lo dice, ma la lettera di Giacomo offre un’indicazione per i malati, che può essere preziosa: «Chi tra voi è nel dolore, preghi; chi è nella gioia, canti inni di lode. Chi è malato, chiami presso di sé i presbiteri della Chiesa ed essi preghino su di lui, ungendolo con olio nel nome del Signore. E la preghiera fatta con fede salverà il malato: il Signore lo solleverà e, se ha commesso peccati, gli saranno perdonati» (Gc 5,13-15). E se quell’olio usato per i malati nel nome del Signore
fosse proprio quello profumato destinato al corpo di Gesù? Non sono forse ora i cristiani, in particolare i poveri e i malati, il corpo di Gesù che va onorato e profumato con gesti di amore?
Certamente il profumo dell’amore vuole raggiungere i nostri fratelli e le nostre sorelle malati, ma vuole avvolgere anche tutti quanti che, a vario titolo, si dedicano alle persone colpite da malattie.
Dobbiamo però rilevare come la storia che ogni giorno stiamo vivendo, in questi mesi, nei nostri contesti, sia profondamente segnata non da gesti di amore, ma dalla drammatica situazione di una guerra in corso, che turba l’anima, le coscienze, la psiche. Il Convegno nazionale vive anch’esso in questa storia, e ne registra le ferite.
I contenuti di questo Convegno, qui raccolti, manifestano una grande ricchezza di percorsi di ricerca e approfondimento; sono segno di un cammino che si va svolgendo con una sua logica pluriennale che, seppure segnata dalla pandemia (e ora dalla guerra), vuole rendere ragione dell’attenzione all’umano tanto in ambito medico-sanitario come pure nei cammini pastorali delle nostre Chiese in Italia. Amore, gratuità, condivisione, impegno costante: sono segni che profumano la vita di chi opera in sanità e in pastorale della salute. Così, si potrà ove possibile guarire, ma sempre curare – secondo il mandato del Vangelo – le nostre e le altrui ferite. Sempre con il profumo dell’amore.
I. Come olio profumato
Intervento di saluto del Presidente della Regione Sardegna
On. Christian Solinas
Come Presidente della Regione Sardegna sono veramente lieto di porgere un caro saluto di benvenuto a quanti partecipano.
Al tempo stesso sono lieto di condividere alcuni spunti di riflessione su un argomento così significativo e interessante, a partire dal titolo del convegno Dall’odore al profumo. Il senso ritrovato. Credo che utilizzi delle figure retoriche come l’analogia, l’allegoria, valorizzando la riscoperta di un senso, come l’olfatto, per indicare il percorso figurato dall’odore al profumo, l’esito del quale preconizza il superamento dello scarto.
Già dal 2006 la Conferenza Episcopale aveva segnalato come «I cambiamenti in atto nel mondo della salute, unitamente ad alcune esigenze emerse nel cammino della Chiesa, hanno fatto affiorare la necessità di offrire alle comunità cristiane e a quanti in vario modo operano nel mondo sanitario nuovi elementi di riflessione e linee operative comuni». Le riflessioni di allora si orientarono verso una serie di obiettivi che conservano una stringente attualità, e che – anche dopo la pandemia vissuta da oltre due anni – hanno semmai visto rinforzato il loro significato, soggiungendo un carattere di urgenza globale nella capacità di rispondere ad una domanda di salute, di cura e di servizi sempre più ampia e che interroga la coscienza e le capacità di ciascuno.
Allora si disse che gli impegni principali della pastorale della salute dovevano involvere e favorire il discernimento delle sfide mosse dal mondo della salute, grazie alla presenza e alla azione della Chiesa, prospettando linee di collaborazione con tutti gli uomini di buona volontà. Si disse che si dovevano offrire stimoli per una educazione al valore della salute, al senso della sofferenza, interpretato alla luce del Mistero di Gesù Cristo; si doveva sostenere l’integrazione della pastorale sanitaria nella pastorale d’insieme delle comunità cristiane.
L’ammonimento sugli esiti potenzialmente problematici del passaggio dalla medicina dei bisogni
alla medicina dei desideri
individuava chiaramente nella rimozione delle esperienze dolorose e nella soverchiante supremazia della logica dei mezzi sulla logica dei fini i nodi principali sui quali la Chiesa era – ed è – chiamata ad offrire la luce del Vangelo.
Nel nostro tempo, pur con i tanti limiti dei sistemi sanitari, a partire dall’incompiuto passaggio dal concetto del curare la patologia
a quello più ampio e cristianamente impegnativo del prendersi cura della persona nel suo complesso, emerge sempre più una forma di insoddisfazione, per una medicina che si limita a prevenire o a guarire, con un evidente sconfinamento da parte di troppi, purtroppo, verso un evidente dominio del desiderio, che pretende il soddisfacimento di bisogni subordinati.
Resta la tendenza a rimuovere gli aspetti faticosi dell’esistenza; così la malattia, l’invecchiamento, la disabilità segnano diversità e debolezze che troppo spesso non vengono accettate, anzi, vengono respinte ed emarginate.
Il tema degli anziani, della cronicità, delle cure palliative, della asimmetria nell’accesso alle cure – sia essa determinata da fattori geografici, sociali o economici – impone a tutti noi una riflessione ed esige risposte che sappiano coniugare mezzi e fini, efficienza del sistema e diritti della persona, in un’ottica cristiana di rimozione delle diseguaglianze.
Se dovessimo utilizzare il senso dell’olfatto per riorganizzare sistematicamente questi concetti certamente l’odore, inteso nella sua accezione negativa, sgradevole, ben può rappresentare la malattia, il bisogno, il diverso da rifuggire; mentre il profumo potrebbe essere, in una lettura semantica positiva, il valore delle cure, del prendersi cura della persona nella sua totalità, di un approccio olistico, di prossimità e ospitalità. Lo affermo da decisore pubblico che cerca di testimoniare nelle azioni del quotidiano (e nella consapevolezza dei propri limiti) la propria fede.
Per questo verso, nel percorso indicato tra odore e profumo c’è l’essenza del dovere, richiamata da san Giovanni Paolo II nella Lettera apostolica Novo Millennio ineunte: «di impegnarsi per il rispetto della vita di ciascun essere umano dal concepimento fino al suo naturale tramonto» (n. 51). Tutte le volte che si abbandona questo percorso, che si devia dalla via maestra, che l’uomo pensa di bastare a sé stesso o di sostituire Dio nella propria vita, ciò che ha odore diviene scarto, rifiuto;