Ditta mia
()
Info su questo ebook
Correlato a Ditta mia
Ebook correlati
Cotta a puntino Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniFinally You Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUna splendida bugia Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniAll of me Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTienimi ancora per mano Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL'uomo perfetto Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTutto questo non può finire bene Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniNon ti lascio alla notte Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGraffi sulla pelle Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSei tu la mia principessa? Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUn quinto di secondo: Perché tutti siamo fatti per amare Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTutta colpa del segugio infernale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniP.S. Ti odio da morire Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPaolina. La casina rosa Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniRemember me when: Edizione italiana Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniHo scelto te Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIo Sogno Anche Di Giorno Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSei in ogni mio attimo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUn amore quasi per caso Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCon te o senza di te Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniTutti i colori del cielo Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniScherzi Dei Vicini Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniNon è solo questione di naso Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniNon aspettavo che te Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniNuova Vita Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIndovina chi è l'assassino Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMai con una bionda Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniVita Rjustika Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniThe Butler Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniUn adorabile compromesso Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Metodi e materiali didattici per voi
Grammatica viva Valutazione: 3 su 5 stelle3/5Storia della Figa Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Proverbi Italiani: I migliori proverbi italiani, divisi per regione, nella lingua dialettale e con il loro significato Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni101 Conversations in Simple Italian: 101 Conversations | Italian Edition, #1 Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Conversando in italiano - Coinvolgenti attività di conversazione per insegnanti di lingua italiana Valutazione: 4 su 5 stelle4/5Sveglia! Oltre 100 attività di conversazione e giochi per insegnanti di lingua italiana Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Imparare il tedesco - Bilingue (Testo parallelo) Racconti Brevi (Tedesco e Italiano) Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniImparare l'inglese II con Testi paralleli - Racconti Brevi (Livello intermedio) Bilingue (Italiano - Inglese) Valutazione: 4 su 5 stelle4/5101 Conversations in Intermediate Italian: 101 Conversations | Italian Edition, #2 Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniL'Arte di Comunicare Valutazione: 5 su 5 stelle5/5101 Lezioni d'italiano da un minuto Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniSaper Fare Conversazione Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniIl metodo di studio: Quando, quanto, cosa, come e perchè studiare Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLa storia semplice e divertente Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniInsegnare Italiano, Storia e Geografia con le LIM Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniLaboratorio di Scrittura Creativa Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMemoria illimitata: Impara più velocemente e ricorda tutto con tecniche di memoria pratiche e potenti Valutazione: 5 su 5 stelle5/5Il nome della rosa di Umberto Eco (Analisi del libro): Analisi completa e sintesi dettagliata del lavoro Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniParole che confondiamo in inglese e vocabolario di livello avanzato Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniCreatività - Istruzioni per l'uso Valutazione: 4 su 5 stelle4/5IO SONO Me - i 7 Specchi Esseni: Tecnologia di liberazione emozionale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniGuida alle abitudini intelligenti: 36 piccoli cambiamenti nella vostra vita di cui vi sarà grato il cervello Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniChimica: tavola periodica degli elementi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniItaliano Per Principianti - Basico Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniImparare il portoghese - Testo parallelo - Racconti Brevi (Italiano - Portoghese) Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniPerché odiamo la matematica Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMusicista 2.0: Come guadagnare scrivendo musica per venderla online Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniImparare Cinese - Testo parallelo (Cinese e Italiano) Racconti Brevi Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioniMusica in Fiaba: Una fiaba da creare, vivere e trasformare attraverso le suggestioni del linguaggio musicale Valutazione: 0 su 5 stelle0 valutazioni
Recensioni su Ditta mia
0 valutazioni0 recensioni
Anteprima del libro
Ditta mia - Grazia Previato
1
Non me ne ero resa conto fino a quando non sono andata per la prima volta al mare con la signora Gina: una donna prosperosa e ironica, amica di famiglia, solita mettere in mostra le sue tette strabordanti, piene e talmente voluminose da far pensare subito a quelle di una vacca da mungere. È stata lei, osservandomi in costume, a lodare pubblicamente i miei seni, specificando che l’attaccatura alta e la forma a pallina li rendono estremamente belli. Lì per lì non ho capito appieno il significato di quel commento; ho preferito evitare di complicarmi la vita da sola, sfuggendo alla sua affermazione.
Non sono a mio agio in spiaggia, mi dà fastidio essere obbligata a starmene senza fare nulla per ore e ore; sono abituata a sgobbare dalla mattina alla sera, avendo messo al mondo otto figli, tuttora da gestire, e con un marito sempre voglioso di sesso e mai di lavoro.
Mi sono lasciata convincere dai miei due figli più grandi a mollare tutto per un giorno: per il mio quarantesimo compleanno hanno voluto a tutti i costi portarmi in spiaggia con la Gina. Per non sentirli predicare li ho accontentati, a patto che per altri quaranta mi lascino in pace. La mia accompagnatrice, invece, è di casa al mare: ci va con il marito tutte le estati per riposare. Ma io questa cosa mica l’ho capita: lei, di figli, zero; di lavoro, meno che meno; è servita e riverita; ha una donna che le stira i panni e una che le pulisce casa e, allora, da che cosa si deve riposare? Boh?! L’unico pensiero che mi viene è che, forse, abitando in città si stanca a venire al paesello da me. Ma viene comoda-comoda, tenendo le chiappe sulle ruote. Sì, lo so che si dice auto, ma io così mi capisco meglio: noi con la quinta elementare siamo gente pratica, che non fa giri di parole e che non confonde… usandone altre altolocate. Per questo, se capisco io capiscono tutti!
Comunque, la Gina mi fa simpatia; ho accettato il suo invito anche per questo motivo. In fatto di uomini, mi diverte ascoltare le sue massime sussurrate in un orecchio. Ogni cinque minuti, sotto l’ombrellone mi bisbiglia qualcosa ed io, per nulla abituata a tutto questo incipriamento,¹ me la rido a voce alta e fisso intensamente il lui di turno, solo per verificare se la Gina ci ha preso. E, sacramento², ci azzecca ogni volta! Lei nota delle cose negli uomini a cui io, in tanti anni di matrimonio con lo stesso individuo, non ho mai fatto caso. Non capendone il perché, provo a chiederlo alla Gina che, da autentica gatta in calore, mi dice che non è colpa mia. È che non posso accorgermi di certi particolari maschili per il semplice fatto che non ho avuto la possibilità di diversificare. Ma che vuol dire? Ecco, è per frasi come questa che mi arrabbio con me stessa per non aver studiato e per essere costretta a non poter ribattere perché non ho gli strumenti per farlo.
Mi è bastato sentire una parola: diversificare, per essere avvolta dalla nebbia. Sì, quella che ti bagna tutta, ti entra anche nelle ossa e ti confonde, impedendoti di vedere con chiarezza tutto quello che ti è davanti. Quella! Lascio correre per non mostrare ai quattro venti la mia ignoranza, ripromettendomi di chiarire la questione la prima volta che verrà da me in campagna.
Stanca morta di starmene stesa sulla sdraio, chiedo alla Gina di andare in riva al mare per sentire se l’acqua è fredda e lei, che non vedeva l’ora di farlo, mi accompagna di corsa muovendo un gran polverone. Solo che non si accontenta di bagnarsi i piedi, nossignore, si getta dentro il mare e io appresso a lei. Ad ogni onda fa un balzo e si strizza le tette… la guardano tutti, perché, un pezzo di donnona come quella, devi proprio guardarla!
Io faccio il meglio che posso, nel senso che sto a galla; ho imparato a cavarmela saltando i fossi con mio marito. E poi rido e urlo ad ogni onda che mi colpisce: ci sto prendendo gusto! Mi spiace solo per la messa in piega fatta ieri per non sfigurare rispetto alla Gina.
A costringermi ad andare dalla parrucchiera, stavolta sono state le mie figlie: temevano che non reggessi il confronto con la Gina. Invece, a dispetto delle gravidanze, posso vantarmi di cavarmela: ho una carrozzeria ancora in buono stato e meno pancia della Gina.
Lei è piena in tutto, ma il suo grasso è ben distribuito, ad eccezione del soppalco dove, a Nostro Signore, deve essere scappata un po' la mano quando l’ha creata.
Uscite dall’acqua, la Gina tira fuori dalla borsa un’insalata rachitica e sbiadita, da non far venire voglia di mangiarla nemmeno ad un affamato bavoso. La guardo con compassione e non ci penso un attimo a toglierle dalle mani quella porcheria che anche le mie galline rifiuterebbero. Lei mi fa una faccia come a dire…e ora che mangio? E io, che di economia domestica ne so più di un dottorone dell’università, piazzo davanti al suo bel musetto un panino strabordante di salame. Non faccio nemmeno in tempo a darglielo che la Gina mi abbraccia e mi dà pure un bacetto sulla guancia chiamandomi tesoro. Senza mezzi termini le dico: «stammi lontana bellezza, e non chiamarmi in quel modo, che io ho gusti semplici e non sopporto tutto questo sbavare³ e poi… mi piace ancora il mio Zeffiro, anche se mi ingravida ad ogni primo bacio che mi dà». Per mostrarle che non le tengo il muso, le passo anche un bicchiere colmo di bianchetto per mandare giù il pane e la Gina, da gattona, lo tracanna d’un fiato senza toccarmi.
Mi metto seduta e mi godo il mio spuntino guardando in giro.
Un bambino sotto l’ombrellone, tre file davanti a noi, mi guarda e ad ogni morso di panino manda giù. Sua madre nemmeno se ne accorge, tutta presa a leggere un giornaletto che io chiamo il conta balle. Allora, senza tante cerimonie vado verso il piccoletto, saluto e chiedo alla madre se posso offrire a suo figlio un po’ del mio panino. Quella, desivia⁴, mi fa un cenno con la mano, come a dire mi hai interrotta nel bel mezzo della balla più grossa
.
Accompagno il ragazzino verso la mia postazione, apro la mia borsa e scelgo per lui un bel panino con la frittata fatta con le uova delle mie cocche padovane. Il piccoletto addenta il pane come se non avesse mai mangiato in vita sua. Quando assisto a queste cose mi parte subito l’embolo e, a voce alta, commento rivolta a quella insemenia⁵ che l’ha fatto: «sito vegnù a cavarte la fame dala Ditta!? Ghe penso mì, caro el me putìn⁶». La Gina, ridendo, mi fa notare che ho usato parole in italiano e altre in dialetto: «io, tutto il tuo italianamento⁷ non lo so. Anzi, se mi sforzo posso anche cavarmela piuttosto bene, ma oggi non mi va di sudare e, comunque, mi faccio intendere lo stesso e anca massa», rispondo seccata alla donna!
Intanto, il piccolo mi chiede un secondo panino: è diventato tutto rosso e si capisce che mangia proprio di gusto. La Gina vuole a tutti i costi prendergli un gelato, che lui rifiuta subito. «Per forza», le dico io, «non hai fatto i conti con i due panini da due etti l’uno; ti pare che il bimbo riesca a mangiare anche quello?». Ma che ne sa questa qui di figli!
Una volta riaccompagnato il bimbetto dalla madre, la Gina pretende che ci spostiamo al bar per bere il caffè, sedute e riverite per bene, e non al banco come due che vanno di corsa.
«Va bene, facciamo anche questo», le dico, «basta che il caffè non mi costi come l’oro». Sceglie il tavolo e si accomoda mettendo in bella mostra tette e cosce, tanto che il cameriere, arrivando, inciampa e per poco non ci rovescia i caffè addosso. La Gina, lusingata, mi bisbiglia che, se una possiede tanto ben di Dio, ha l’obbligo di esibire le sue doti. E come darle torto! Se fossi un uomo, vedendola, mi sarebbe venuto subito duro. Glielo dico e lei, sussurrando di nuovo ‘tesoro’ mi ringrazia del complimento. Sono contenta che la nostra giornata finisca in gloria.
Prima di salutarci, la Gina mi dà il suo regalo di compleanno. Nell’aprirlo sono imbarazzata: non sono abituata a ricevere regali e, soprattutto, non sono in grado di ricambiare. Lei sembra accorgersi del mio disagio e, prima che apra del tutto il pacchetto, mi dice che non devo assolutamente sentirmi in debito, considerato tutto quello che faccio per lei e il marito. Risollevata, mi concentro sulla sorpresa: è una camicia da notte lilla, in seta, morbida e molto provocante. Notando il mio stupore, la Gina mi sussurra che sono una donna: è mio dovere farmi desiderare ogni istante dal mio uomo. Divertita, ricordo alla Gina che ho otto figli e li ho fatti anche senza tanti fronzoli! Quel regalo mi ha comunque fatto piacere e so già che lo metterò da parte per la mia Nina.
___________________
¹ Modo di dire per indicare un eccessivo formalismo, paragonato al gesto di incipriarsi abbondantemente il viso; come a dire che il troppo storpia
² Modo di dire, intercalare
³ Desiderare qualcuno o qualcosa in modo ardente, eccessivo
⁴ Insipida
⁵ Scema
⁶ Sei venuto a toglierti la fame dalla Ditta (diminutivo di Giuditta), a te ci penso io caro il mio bambino
⁷ Italiano fluente
2
Stamattina mi sono alzata alle cinque, un’ora prima del mio solito orario: ho tanto da fare oggi, ci sono sei casse di pomodori che mi aspettano. Inizio con il lavarli con cura sotto la pompa davanti a casa, gli do una prima passata con le mani per togliere la terra, poi li butto nelle bacinelle disposte in fila e piene d’acqua, per un secondo lavaggio. Procedo facendo attenzione a non svegliare i miei figli: la pompa dell’acqua è proprio sotto le loro finestre che danno sull’aia davanti all’abitazione. Intanto che lavoro, sento, senza vederla, che si è alzata l’Armida; la camminata della mia primogenita è inconfondibile, per via del suo trascinare un passo dopo l’altro; è la meno bella delle figlie, ma è una gran lavoratrice. Portandomi un caffè, si siede accanto a me e in poco tempo prepariamo i pomodori per la seconda operazione: la strizzatura.
Una alla volta arrivano fuori anche le sorelle; chiedo a Nina, la più piccola, di passarmi quel pomodoro sporco che mi è finito dentro la bacinella più grande. Lei, obbediente e ancora piena di sonno, immerge un braccio nel contenitore, afferra qualcosa e, senza guardare, me lo porge. Armida ride e inizia a prenderla in giro, io faccio finta di niente, solo che Nina, finito lo sbadiglio, guarda quello che ha in mano e, buttandolo via, inizia a strillare come una matta tenendo il braccio in alto come se scottasse. «E che sarà mai un topolino annegato», le dico per sminuire l’accaduto, ma la piccola, in preda al delirio, inizia a strofinare la mano con il sapone poi, non contenta, ripete l’operazione con quello di Marsiglia che uso per i panni sporchi; allora la sgrido, perché sa che quello non si tocca: costa caro e mi deve durare. Furiosa, entra in casa e poco dopo esce con il contenitore della candeggina. Si versa sulla mano il liquido tossico e poi di nuovo sotto l’acqua corrente per sciacquare la mano che ora sa di chimica. Avrà già consumato quattro ettolitri di acqua!
Se non fosse che ho un debole per quest’ultima nata, l’avrei già rimproverata a dovere. Per sminuire l’accaduto, le ordino di andare a fare la spesa dalla Cosetta, così si distrae e non pensa al sorcio. Armida la canzona dicendole che, al suo rientro, la panteganina⁸ sarà già asciugata e appesa in camera sua… e le due ragazze finiscono per tirarsi i capelli a vicenda. Zeffiro, svegliato dal casino fatto dalle figlie che bisticciano, fa una rapida apparizione da una delle due finestre della nostra stanza; mi sorride e commenta che è ancora troppo presto per lui per scendere di sotto però, rivolto all’Armida, le dice di aver voglia del suo caffellatte «con il pane biscotto, mi raccomando, non con il pane duro di ieri» sottolinea. «E ti pareva» commento io, quest’uomo mi manderà al Creatore. È uno scansafatiche, l’ho sempre saputo, solo che è tanto ruffiano e con lui rido sempre. Fisicamente si difende molto bene, tanto da essere soprannominato Beléssa (di bell’aspetto). Qui, in paese, i capi famiglia hanno tutti un soprannome, per distinguersi nei casi di omonimia o dai diversi nuclei familiari con lo stesso cognome. Tutto sommato il soprannome del mio uomo non è male, ne vado fiera perché è legato alla sua bellezza fisica. Alcuni paesani, poveretti, hanno soprannomi davvero orribili anche da pronunciare come…culofiappo o bosegato⁹. Comunque, tornando a Zeffiro, sembra avere una predisposizione innata nel trattare le donne. Mi fa sentire importante, è gentile e sensibile e non mi forza mai. Ecco, sono queste le cose belle che ha, nonostante quelle brutte non pareggino il conto. Con lui sto bene, a dispetto di quello che può pensare la gente. Dal primo istante che l’ho visto, ho pensato subito a una poesia imparata a memoria a scuola:
Quant’è bella giovinezza,
che si fugge tuttavia!
chi vuol esser lieto, sia:
di doman non c’è certezza.
(Trionfo di bacco e Arianna - Lorenzo de’ Medici)
Zeffiro, con il solo stare accanto a me, m’invoglia alla spensieratezza, stimola l’allegria e la voglia di godere pienamente di tutto. Ne è consapevole e qualche volta ci marcia, ma mi rispetta e, secondo me, non è una cosa da poco. I miei figli maschi lo sopportano solo per il mio bene, non accettano che non abbia un lavoro sicuro e che non faccia abbastanza per mantenere la famiglia. Viviamo in un paesino piccolo, nella casa che era dei bisnonni di Zeffiro. Qui ci si conosce tutti e, per la gente del paese, mio marito è un buono a nulla e un mantenuto. In parte è vero, perché non ha un lavoro fisso, ma non me n’è mai importato molto. Per fortuna sono tanto indaffarata; non ho tempo di star dietro a quelle quattro comari sempre pronte a spettegolare. Alla prima occasione voglio chiedere al prete come mai le più pettegole sono proprio le vedove. Voglio sentire che mi dice il curato e se anche lui la pensa come me. Sono convinta che le vedove ci diano dentro con la lingua: primo, perché l’hanno sempre avuta lunga; secondo, perché, quando erano in vita i loro mariti, facevano finta di essere remissive e ora che non ci sono più viene fuori la loro vera indole di donne volubili e mai contente, e per questo, sempre con la boca roèssa. I miei ragazzi hanno ragione sulla scarsa voglia di lavorare del padre, lo so questo, però, ringraziando la Madonnina, non ci manca niente e a me va bene così.
Finalmente sull’aia è tornato il silenzio. Armida ed io lavoriamo senza sosta fino a mezzogiorno; siamo riuscite a mettere a sgocciolare tutti i pomodori delle sei casse; velocemente togliamo anche i semi e predisponiamo il passaverdure. Prima di triturare i pomodori, li scottiamo sul fuoco; poi, nel