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Un adorabile compromesso
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E-book282 pagine4 ore

Un adorabile compromesso

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Info su questo ebook

La storia si svolge inizialmente a Londra e vede come protagonisti i colleghi rivali Alexandra, detta Alex, e Ryan. Entrambi instancabili lavoratori nella casa editrice City Reader, si contendono da sempre il posto da redattore. L'occasione perfetta per ottenere la promozione tanto agognata arriva con una donna che si presenta come la rappresentate della filiale newyorkese della casa editrice ma a condizione che si trasferiscano a New York per un paio d'anni. Un rifiuto non è ammissibile, così, Alex e Ryan, partono per la grande mela, ben consapevoli di dover mettere da parte le loro divergenze e i problemi personali. Convinti di riuscire ad avere un rapporto professionale e distaccato, saranno costretti a ricredersi quando stringeranno un curioso accordo: Ryan si fingerà il ragazzo di Alex ad un matrimonio a cui la ragazza viene invitata, tra i cui invitati ci sarà il suo ex, e in cambio Alex ospiterà Ryan nel nuovo appartamento in attesa che lui trovi una sistemazione tutta sua. Chissà forse che, costretti a convivere e a passare molto tempo insieme, non scoprano che la reciproca compagnia non è poi così male. Tra ex complicati, parenti invedenti, comiche peripezie e gaffe si renderanno finalmente conto di essere più forti insieme? Be', forse, la felicità non è poi così lontana...
LinguaItaliano
Data di uscita5 gen 2024
ISBN9791222493909
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    Anteprima del libro

    Un adorabile compromesso - Violet Hill

    UN ADORABILE COMPROMESSO

    1

    E' ufficiale, odio il lunedì mattina.

    Ma perchè inventare un giorno tanto deprimente il cui pensiero ti ricorda che la pacchia del weekend è finita e purtroppo si deve ritornare a lavoro? Sia chiaro, io amo il mio lavoro, non è da tutti essere degli affermati redattori londinesi a 30 anni, ma, per mia solita e scontata sfortuna, se il lavoro di per se mi piace, il karma, mio grande compagno di vita, non può non intervenire rendendomela difficile con qualche collega in particolare. Per la riunione programmata per questa mattina con il capo dei capi, vado sul classico, gonna aderente nera fino al ginocchio, giacca sagomata dello stesso colore e camicetta bianca, e al tutto non posso ovviamente non abbinare le mie tanto adorate decolleté nere tacco10- preferisco non esagerare con l'altezza o prima dei quarant'anni avrò piedi grandi quanto gommoni. Sono contenta di aver scoperto che i completi mi stanno piuttosto bene, o meglio, che non accentuano eccessivamente le mie forme, per colpa delle quali non rientro nella categoria magrissime, altissime e perfettissime modelle di Victoria's Secret.

    Esco dalla camera da letto che ho pensato bene di rendere totalmente a prova di spigoli (cosa per la quale i mignoli dei miei piedi ringraziano) e mi dirigo in cucina per recuperare la ventiquattrore che venerdì scorso al rientro da lavoro, ho lanciato, con fare molto teatrale, in qualche lontano e sperduto angolo della stanza. Mi faccio forza e mi strascino

    2

    in bagno, dove ad attendermi ci sono i miei fidatissimi

    cosmetici, e inizio a restaurare la mia faccia. Correttore, fondotinta, cipria, e mascara. Analizzo il risultato e devo dire che stamattina non mi dispiace affatto. Non avrò fatto chissà quale trucco pazzesco, ma di sicuro ho un bell'aspetto per essere un lunedì mattina e contemporaneamente anche un post sbronza. Per quanto riguarda la serata di ieri con Meg, posso dire di averla superata in pieno, nonostante alla fine la mia amica mi abbia mollata per passare la serata con una conquista e io sia stata costretta ad intrattenere il suo pesantissimo e noiosissimo amico. Be', sembrerebbero non esserci prove dell'ubriacatura di ieri, tranne che per gli occhi arrossati che sembrano anche più scuri del solito. Si, perchè i miei occhi sono di un banale marrone e non azzurro chiaro color mare caraibico. Nei giorni più negativi ricordo a me stessa che non si tratta di un marrone qualunque, ma di un bel cioccolato al latte, e devo dire che l'autostima torna di nuovo su. Lascio le labbra senza neanche un filo di rossetto (dato l'orario pericolosamente vicino alle nove rischierei di somigliare a Joker) e arrivo al punto dolente: i capelli. Anch'essi castani, ma con qualche ciocca ramata schiarita dal sole e da Linda, la mia parrucchiera di fiducia. Ormai da qualche anno, li porto lunghi fino alle spalle, e devo ammettere che ci vuole pazienza con dei ricci indomabili che non vogliono sentirne di collaborare. Oggi non ho tempo da perdere per sperare in un miracolo o in una loro possibile redenzione, quindi al diavolo, li lascio sciolti con qualche ciocca ribelle (che a proposito un giorno strapperò

    3

    con forza dalla cute per mancata pazienza) che mi cade sulla fronte. Finalmente esco di casa e mi incammino verso la sede della casa editrice per cui lavoro. A dire il vero più che ad una camminata, il mio somiglia al trotto di un cavallo ubriaco e senza una zampa soprattutto perchè sono anche impegnata ad indossare il cappotto e a non far cadere a terra tutto il contenuto della mia borsa. Lo ammetto, sono una ritardataria seriale, ma a mia discolpa voglio dire che la colpa non è del tutto mia, cioè la sveglia la metto sempre puntuale, sono veloce a lavarmi e a vestirmi, ma qualcosa tra un processo ed un altro va storto. Penso alla mia vita? Mi fermo a guardare fuori dalla finestra del mio appartamento? Davvero non saprei, semplicemente faccio tardi.

    Arrivata a destinazione, ad accogliermi è Jenny, la mia segretaria che grazie al cielo non è a mani vuote ma ha con se un fumante e apparentemente delizioso caffè e latte di soia amaro con cannella che mi porge e che senza indugio afferro. Brava ragazza.

    -Buongiorno capo!- mi saluta con la sua solita allegria mattutina. Jenny è una simpatica e ottimista ventiquattrenne che lavora per me da oltre due. Sono quasi del tutto abituata al suo perenne buon umore che invece si contrappone al mio freddo e distaccato carattere per il quale sono considerata, da una numerosa quantità di colleghi, l'antipatica della situazione. Non si può avere tutto, lo capisco.

    -Buongiorno Jenny- ricambio con un sorriso sincero, e con un fiatone da maratoneta mentre afferro il bio bicchiere

    4

    Starbucks. Tornando al dicorso di prima, mi sembra scontato dire che proprio perchè sono una ritardataria non riesco mai a fare una colazione decente. Fortunatamente Jenny non si fa trovare impreparata.

    -Te l'ho detto che ti amo?- commento sorseggiando il caffè e lasciandomi sfuggire un gemito.

    -Mi piace pensare che parli con me e non col caffè- commenta Jenny con l'ennesimo sorriso.

    Non so davvero se la sua colazione sia a base di zucchero filato e arcobaleni o di una qualche droga pesante (niente è da escludere).

    Neanche il tempo di posare la borsa sulla scrivania che il mio capo James mi fa chiamare per raggiungerlo in sala riunioni. E' da mesi che aspetto una promozione e, con la riunione di oggi, finalmente verrò premiata per il mio duro lavoro. Scatto in piedi e porgo il bicchiere mezzo vuoto a Jenny, mentre provo a riassestare il mio aspetto.

    -Sei perfetta, Alex- mi dice spronandomi ad andare.

    -Sicura? I capelli? Li raccolgo?- chiedo provando a sollevarli dalle spalle.

    So benissimo che il problema non è il mio aspetto. Sto prendendo tempo perchè sono una persona ansiosa soprattutto quando si parla di lavoro. La promozione è mia, ho lavorato tanto per meritarla e adesso è il momento di riscattare quello che mi appartiene.

    -I capelli vanno benissimo. Alex, basta perdere tempo, vai- mi dice accompagnandomi fino al corridoio.

    -In bocca al lupo- mi augura la mia fan che, carica di energia, supero a testa alta. Percorro il corridoio superando

    5

    le scrivanie degli stagisti e, con un enorme sorriso ricco di aspettativa arrivo davanti la sala riunioni.

    Non appena mi accorgo di chi mi aspetta all'entrata, quei piccoli e fugaci istanti di felicità, lasciano il posto ad un'espressione confusa e ad un atteggiamento autodifensivo. Chissà perchè, mi chiedo...

    Ad attendermi davanti la porta in vetro abbiamo il signor Ryan sono-fantastico-nessuno-osi-dire-il-contrario Walker, mia secolare nemesi, e avvinghiata al suo braccio, come un koala ad un ramo, Miss mondo, o come è volgarmente registrata all'anagrafe, Shelly Blake, entrambi intenti a scrutarmi con aria corcospetta. Ebbene, stiamo parlando della coppia meraviglia. Entrambi facenti parte della stessa classe sociale di ricchi figli di papà, sembra che la loro unione fosse scritta nelle stelle. Lui capitano della squadra di football, lei capo cheerleader, un giorno i loro sguardi si incrociarono e... BAM! Amore a prima vista. Ditemi se può esistere coppia più perfetta? Innamorati al liceo, e nonostante le intemperie della vita, rimasti sempre l'uno al fianco dell'altra. Be', in realtà sempre sulla carta, visto che è risaputo che si tradiscono a vicenda almeno una volta a settimana. Come dicevo... scritto nelle stelle!

    Senza saperlo hanno, a loro tempo, gareggiato l'uno contro l'altra per il primo posto nella mia lista nera ma solo Ryan è stato il fortunato a portare a casa il premio.

    Approfittatore, perfido e calcolatore batte oca giuliva viziata.

    Ricambio i loro sguardi altezzosi per nulla scalfita dal disprezzo che ne colgo aspettando di sentire chi sarà tra i

    6

    due a cominciare, stavolta. Shelly mi guarda con quegli enormi occhi color ghiaccio (ovviamente), resi ancora più perfidi dall'enorme quantità di mascara con cui stamattina non ha avuto problemi ad esagerare, e mostra un sorriso finto quanto le sopracciglia (completamente disegnate) incurvate in modalità scherno. Il mio sguardo che, teoricamente, mi piacerebbe non mostrasse alcun segno di stanchezza e affanno per la maratona appena conclusa, si sposta da lei alla figura al suo fianco. Un particolare taglio d'occhi verde intenso cattura la mia attenzione, le labbra sono carnose e il naso assolutamente regolare, l'altezza è sicuramente dalla sua visto che stiamo parlando di un metro e novanta di persona, e da sotto la giacca grigio chiaro si notano delle spalle davvero larghe (cosa che potrebbe essere motivo di imbarazzo per una qualsiasi fanciulla in età da marito, ma non per me che, geneticamente l'opposto della questa categoria, non mi faccio intimidire facilmente). Ebbene si, mi ritrovo a fare i conti con la coppia perfetta, i William e Kate dei poveri, se non fosse per il fatto che lui è un Don Giovanni, a cui manca solo un attestato di riconoscimento, e lei invece un'altezzosa cocca di papà, che lavora in questa redazione giusto perchè papino è uno dei maggiori finanziatori. Già, se non fosse stato così, avrebbe di sicuro preferito diventare, non avvocato, non medico, bensì qualcosa di molto più onorevole e nobile: la insta-fashion blogger. La regina delle influenzer che regna nel meraviglioso reame di Instagram...

    -Alzata con comodo oggi, Alex? Forse non sei stata informata, ma si dovrebbe rispettare un certo orario

    7

    d'entrata la mattina- mi saluta Shelly con una fastidiosa smorfia.

    -Devo essere davvero importante per te se arrivi a tener conto dei minuti che passano prima che io entri in ufficio. Lusingata, ma non sei il mio tipo. Ma non temere, sono sicura che troverai quacuno di speciale un giorno- ah, se solo potessi mi farei un applauso.

    -Oh, cara, ma io ho trovato qualcuno che corrisponde alla descrizione, non è vero cucciolotto? Ti augurerei la mia stessa fortuna, ma non penso riuscirai ad avere con qualcuno quello che abbiamo noi, è così raro-.

    -La speranza è quella- ribatto rapida con un'espressione disgustata che proprio non riesco a controllare.

    Dall'altra parte il viso della mia cara collega sta diventando d'un rosso sempre più simile al colore dei suoi capelli, e non per esagerare, ma mi sembra di vedere del fumo uscirle dalle orecchie. Come se nulla fosse mi rivolge un sorriso di circostanza e, voltandosi per darmi le spalle, mi sbatte in faccia almeno un paio delle sue lunghe extension. Diamine, che stia attenta, potrebbe accecare con quelle cose. Comunque sia, prima nave colpita e affondata, ora concentriamoci sulla seconda.

    -Anche tu vuoi la tua fetta di insulti, Ryan? Perché ti avverto oggi mi trovi particolarmente in vena- minaccio posando di nuovo il mio sguardo sull'uomo che ancora non ne vuole sapere di smetterla di fissarmi. La sua espressione sembra divertita e la cosa mi infastidisce, cavolo se mi infastidisce! Al contrario della sua dolce metà, che posso smontare benissimo ad occhi chiusi, Ryan è un problema,

    8

    un enorme rompiscatole. Non so mai cosa gli passi per la

    testa mentre col suo sguardo mi trapassa, e la cosa mi innervosisce non poco. Fortunatamente il mio autocontrollo mi permette di mantenere un aspetto calmo, e rilassato, facendomi così adottare la tattica di guerra che preferisco, perché pare infastidirlo ogni volta di più: la totale indifferenza.

    -Se non hai nulla da dire fammi il piacere di toglierti di mezzo, ho un'importante riunione a cui partecipare- concludo congedandolo con un gesto della mano.

    -Qual è il problema Alex, cosa ti rende tanto di cattivo umore la mattina?- domanda fingendo di non saperlo.

    -A parte vedere te e la tua dolce metà così presto dici? Non so, forse essere costretta a parlare con te e la tua dolce metà?- ribatto sarcastica.

    -Cos'è, oggi hai saltato la tua dose quotidiana di calmante?- chiede accigliato.

    -In effetti si, l'ultima l'ho diluita nel tuo caffè, ma credo che cambierò marca, questa non sembra funzionare tanto bene-.

    Mi si avvicina mentre sembra voglia rispondermi, ma per qualche ragione cambia idea dipingendo sul viso un'altro ghigno.

    Scontato dire che Ryan Walker non mi è realmente indifferente, tutt'altro; sebbene mi piacerebbe che lo fosse, quella che realmente provo per lui è ardente e inequivocabile antipatia. E sono certa di fare a lui lo stesso effetto, visto e considerato che spesso riesco ad ottenere da lui lo sguardo di chi sogna di prendermi in pieno con un tir. Meglio se oggi guardo due volte a destra e due a sinistra

    9

    prima di attraversare la strada, non si sa mai.

    Attraverso un ciuffo di capelli castano scuro che gli cade morbido sulla fronte, noto che i suoi occhi verde chiaro si riducono a due fessure, con l'intento di spaventarmi, immagino. Principiante... Se mi conoscesse saprebbe che ci sono più probabilità di vedere un asino volare piuttosto che spaventarmi con quella ridicola espressione da ebete. Mentre lo fisso spazientita non posso fare a meno di notare che la sua chioma è più corta rispetto alla scorsa settimana. Sono contenta che abbia trovato il tempo per andare dal toelettatore.

    Supero il pagliaccio che poco prima mi trovavo davanti e che adesso si affretta a starmi dietro e seguo il capo, che nel frattempo ci ha raggiunto.

    -Finalmente, vi stavamo aspettando. Accomodatevi- dice James indicandoci le poltroncine di fronte la sua scrivania. Prendo posto e alla mia destra fa lo stesso anche Ryan, quando entra una quarta figura, intenta a scrutarci come fossimo interessante materia di studio.

    -Miss Fletcher, loro sono Alexandra Prince e Ryan Walker, i due migliori redattori che abbiamo in ufficio e, se mi permette, di quasi tutta Londra- ci presenta lusinghiero James.

    -Piacere di conoscerla- mi affretto a dire porgendo rapida e decisa la mano (non che fosse una specie di gara con qualcuno, ovvio, tengo solo molto all'educazione).

    In seguito ad una leggera curvatura delle labbra, che interpreto come un sorriso, la donna afferra la mia mano e la stringe decisa. Devo ammettere che si tratta di una donna

    10

    dalla bella presenza, asiatica, sulla cinquantina, lunghi capelli neri legati in quella che sembra una strettissima e dolorosissima coda, altezza media e fisico slanciato. Per quanto, col suo abbigliamento assolutamente impeccabile, dia l'impressione di una persona autorevole e rigida, i suoi occhi a mandorla sono, invece, abbastanza rassicuranti.

    -Miss Fletcher, molto piacere- aggiunge poco dopo Ryan, con uno sguardo ammiccante. Ovviamente...

    -Piacere mio- risponde ad entrambi con voce calma.

    -Allora, signori- comincia James rivolgendosi a me e Ryan.

    -Miss Fletcher è la direttrice della City Reader di New York e ci ha gentilmente onorato della sua presenza in occasione di un interessante sviluppo organizzativo. Stiamo collaborando ad un nuovo progetto che coinvolge Londra e New York come due città a stretto contatto- continua paziente James.

    -Grazie, James. Ebbene sono qui oggi perchè la sede newyorkese della City Reader ha bisogno di nuove e brillanti giovani menti che portino avanti la sezione redazioni e io, quale suo rappresentante, sto reclutando le migliori che ci siano in circolazione. Congratulazioni, siete i migliori candidati per partecipare al progetto. Non vi chiedo assolutamente di rispondermi adesso, ma prima di lunedì vorrei avere una risposta riguardo un vostro possibile trasferimento nella grande mela. Il periodo lavorativo è di circa due anni, poi sarete liberi di rimanere a New York e continuare a lavorare con noi o tornare qui a Londra. Ci risulta quasi impossibile rinunciare a voi, ed è scontato dire che proposte del genere capitano raramente se non

    11

    addirittura una sola volta nella vita- conclude Miss Fletcher con sicurezza.

    Non so, forse ho capito male? Ha detto trasferimento? A New York?

    Io e Ryan ci lanciamo sguardi confusi ed allarmati.

    Ma dico, si è sentita? Abbiamo solo una settimana per decidere se trasferirci o no in un altro continente? Per due anni? Si è vero che ci è data un opportunità più unica che rara, ma questa è una proposta difficile che, sinceramente, non saprei valutare in un mese, figuriamoci in una settimana.

    -Sono lusingata per la sua proposta, ma devo pensarci un po' su prima di poterle dare una risposta Miss Fletcher- rispondo sperando di apparire più serena di quanto non sia.

    -Grazie per l'opportunità, Miss Fletcher- aggiunge Ryan. Anche se sorride sperando di sembrare a suo agio, ammetto, mio malgrado, di conoscerlo da abbastanza tempo da notare una nota di preoccupazione nella sua voce e nella sua espressione.

    -Benissimo, se abbiamo finito, io avrei un appuntamento a cui non posso proprio mancare- ci congeda lei come fosse il capo indiscusso del mondo. A parer mio fa anche bene a crederlo, è veramente autoritaria. Ha quest'aura da leader tutt'intorno a sè che non passa decisamente inosservata. James non se lo fa ripetere due volte e la accompagna fuori dall'ufficio.

    -Be', non me l'aspettavo- rompe il silenzio Ryan.

    -Neanche io- rispondo un po' persa nei miei pensieri.

    Entrambi in silenzio e pensierosi, veniamo di nuovo

    12

    raggiunti da James.

    -Alex, Ryan, capisco che la notizia sia ancora del tutto nuova, ma si tratta di un'importante promozione, avreste un considerevole aumento per badare a tutte le spese alle quali andrete incontro, oltre al fatto che aiutereste a migliorare la nuova sede, portando ancora più prestigio al nome della City Reader. Quindi, per quanto la cosa sia improvvisa vi chiedo di pensarci attentamente e anche abbastanza rapidamente se è possibile- spiega con una calma che, per ovvie ragioni, serve a tenerci buoni, e che deve aver ottenuto invocando una qualche grazia divina. Non è umanamente possibile rimanere così calmo quando hai di fronte due persone che ti guardano allarmate.

    -James, ti rendi conto del fatto che dovrei avere a disposizione almeno un mese solo per ottenere uno straccio di ragionamento lucido a riguardo? Non abbiamo neanche il tempo di trovarci un appartamento decente che non sia un monolocale in una zona malfamata e sicuramente periferica della città. Per non parlare del fatto che avrò bisogno di tempo per fare le valige e magari per studiare anche qualche cartina di New York- inizio io con una irrequietezza che non sapevo minimamente di possedere.

    Ebbene per quanto mi rompa doverlo ammettere, io sono una perfezionista incallita, sono quel tipo di persona che perde ore per organizzare minuziosamente anche solo la lista della spesa, figuriamoci un trasferimento.

    -Io invece trovo sia una proposta imperdibile, in fondo un trasferimento a New York è una promozione che non ho intenzione di farmi portar via da qualcuno con molti meno

    13

    anni di esperienza del sottoscritto- espone Ryan rivolgendosi a me. Anche se non lo ammetterò mai ad anima viva, ha ragione da vendere, ma non sulla questione degli anni, piuttosto su quello che riguarda l'importanza della promozione in sè. Ho lavorato duramente da quando sono stata assunta in questo ufficio, e facendo orari impossibili sostenuti solo da tanto caffè, sono riuscita a salire di livello sino ad arrivare a vice capo redattore; non sono figlia di persone facoltose o famose che avrebbero potuto farmi fare meno fatica smuovendo qualche loro aggancio, quello che sono oggi lo devo alla mia forza di volontà e al duro lavoro, e non manderò al diavolo anni di sacrifici solo perché mi si chiede un trasferimento temporaneo in un altro paese. Sto per essere ripagata per tutto il duro lavoro degli ultimi anni, io merito quel posto.

    -Accetto James, non ho bisogno di una settimana per pensarci- conclude infine Ryan sorprendendomi.

    Non avrei mai pensato che la sua impulsività arrivasse a tanto, cioè sapevo che Ryan non amasse riflettere troppo sulle cose, ma non al punto da accettare una proposta così importante su due piedi e con così tanta sicurezza e tranquillità. Ho sottovaluto il suo sangue freddo o la sua totale stupidità?

    -Ottima scelta, ragazzo. Ora manchi solo tu Alex. Non voglio metterti fretta ma non hai molto tempo, ti consiglio di darmi una risposta quanto prima- conclude scortandoci fuori dalla porta.

    Con la testa piena di pensieri reintro nel mio ufficio e Jenny mi segue irruenta portando con se la sua solita gioia di

    14

    vivere. Devo assolutamente scoprire di cosa si fa e procurarmene qualche dose.

    -Allora?- chiede curiosa e impaziente la piccola Heidi (nomignolo affibbiatole vista la somiglianza con l'omonimo personaggio).

    -La voce si è già sparsa a

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