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Una scrittrice in carriera
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E-book158 pagine1 ora

Una scrittrice in carriera

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Info su questo ebook

Riuscirà la regina del rosa a far capitolare l’editor che odia il rosa? Tra Zoe e Stefano c’è una guerra in atto che coinvolgerà anche Giovanna, la sua agente e Alice, la presidentessa del club di lettura. Dalla sua parte Stefano può contare su Augusto, uno scrittore in carriera e Marco, un seduttore seriale. Chi perderà? E soprattutto chi fra loro vincerà il premio più importante: una travolgente storia d’amore?
Una commedia romantica che vi farà ridere e sospirare con protagonisti intelligenti e ironici.
LinguaItaliano
EditoreLedra
Data di uscita1 lug 2023
ISBN9791222422268
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    Anteprima del libro

    Una scrittrice in carriera - Ledra

    Capitolo 1

    Bastava un passo falso per rovinare tutto.

    Zoe degli Altichieri Dorati si fermò, studiando la situazione. Aveva appena attuato il suo piano: togliersi le ballerine alla fine delle scale e infilarsi l’irrinunciabile tacco dodici.

    Peccato che il suolo irregolare delle strade di Positano congiurasse per renderle l’impresa più difficile del previsto. Su, si incoraggiò, decisa a non perdersi d’animo, si tratta di pochi passi. Supero la piazzetta e arrivo alla spiaggia, poi da lì ci sono le altre scale. Ma posso farcela. Basta sorridere e mantenere dritta la schiena.

    Aveva usato i tacchi in centinaia di occasioni, su tutti i tipi di terreno. Poteva superare anche quella sfida. Ticchettando sicura raggiunse la pavimentazione del molo. E, proprio lì, un rumore sordo la avvisò che i suoi peggiori timori si stavano avverando.

    All’improvviso il piede destro le si bloccò, incollato al suolo, per poi proiettarla verso terra. Zoe mise le mani avanti preparandosi all’inevitabile impatto, con un misto di terrore e rassegnazione sul viso.

    «Presa!»

    Due braccia sconosciute la circondarono, arrestando la caduta.

    Zoe trattenne il fiato, stupita. Un improvviso calore le salì alle guance.

    «Tutto bene?» continuò la voce dietro di lei. Maschile, profonda. Erano talmente vicini che sentiva il corpo di lui vibrare mentre parlava.

    Zoe cercò le parole. «Tutto bene, grazie. Credo... credo di aver rotto il tacco.» Non si era mai sentita così in imbarazzo.

    «In effetti si è infilato dritto nella fessura tra due pietre. Complimenti, un’ottima mira.»

    «Del tutto involontaria.»

    «Ce la fa a reggersi? Posso lasciarla?»

    «Penso di sì.» Zoe ruotò su se stessa e raggiunse con un salto la panchina di pietra sotto la roccia. Si sedette, cercando di mantenere la compostezza e nascondere allo sconosciuto il viso in fiamme. La scarpa era in uno stato pietoso. Il tacco spaccato l’aveva resa una sorta di ballerina arcuata.

    «Mi sono sempre chiesto come possiate voi donne camminare su quei trampoli.»

    «E io mi sono sempre chiesta come fate voi uomini a portare la cravatta d’estate. A due passi dalla spiaggia, per di più.» L’ironia un po’ caustica era l’unico modo che conosceva per difendersi dall’imbarazzo. Per il resto, la rottura di un tacco era un inconveniente abbastanza comune. Sapeva come comportarsi: rimettere le ballerine e raggiungere il primo negozio di scarpe. Non poteva certo presentarsi alla conferenza camminando rasoterra!

    «Che si fa, ora?»

    Zoe alzò finalmente lo sguardo sull’uomo davanti a lei. Era alto, capelli scuri; indossava un completo che sarebbe stato anonimo e professionale se non fosse stato per la cravatta, giocata sui toni del cremisi e dell’ocra, che rivelava un grande buongusto.

    Completò l’esame fermandosi sul viso: la totale assenza di barba esaltava la mascella virile, e soprattutto la vista metteva in mostra il sorrisetto divertito che aveva sulle labbra. E poi gli occhi neri, intensi, gentili… Zoe lottò per non arrossire ancora di più. «Io cerco un negozio di scarpe. Ma prima devo fare una telefonata.» Cercò di ignorare il suo sguardo incuriosito e raccolse lo smartphone. Dall’altro capo la raggiunse una voce stridula che urlava: «Tesoooooooro! Qui tutte aspettano teeee!».

    «Lo so, Giò, ma ho avuto un piccolo contrattempo. Mi si è rotto un tacco.»

    «Oddio!» strillò Giovanna. «Che disastro!»

    «Potete iniziare senza di me? Il tempo di comprare un paio di scarpe nuove...»

    «Tranquilla, tesoro. Tu sei l’Imperatrice, quindi è giusto farsi desiderare.»

    Zoe abbozzò un sorriso. «Grazie. A dopo, allora!»

    «Davvero notevole» osservò lo sconosciuto, appena lei chiuse la telefonata.

    «Cosa?»

    «Il suo sorriso. Anche l’aria imbarazzata di poco fa era deliziosa, ma il sorriso è davvero una meraviglia.»

    Il fatto che l’avesse salvata da una caduta rovinosa non lo autorizzava a parlare come un maschio da romanzo rosa. Zoe preferì mettere le cose in chiaro: «Sta cercando interpreti per il suo prossimo film? Ho superato il provino?».

    Lui rise.

    Zoe doveva ammettere che aveva una risata calda e contagiosa.

    «Io sono Stefano, e non sono né un regista né un serial killer. Voglio solo aiutarla, e non perché ha un sorriso fantastico. Almeno non solo…»

    «Ho capito, è un valoroso paladino in cerca di donzelle da salvare.» Si massaggiò la caviglia indolenzita: un aiuto le sarebbe stato davvero utile. «Mi offro volontaria per farle compiere un’altra impresa, cavaliere» gli propose riprendendo le ballerine dalla borsa.

    «E quale, madonna?»

    Suo malgrado lei sorrise. Le piaceva la naturalezza con cui quell’uomo, Stefano, stava al gioco. «Accompagnarmi al più vicino negozio di calzature.»

    Lui si piegò in avanti e le porse la mano. «Non potrei immaginare nulla di più gradito, madonna.»

    «Mi chiamo Zoe.» Tanto valeva giocare la partita sullo stesso piano.

    Gli occhi di Stefano, scuri e intensi, luccicarono. «Allora dovrei chiamarla basilissa come Zoe, l’imperatrice bizantina.»

    Chi accidenti aveva di fronte? Stefano era colto, affascinante, galante. Se non fosse stato per l’aria severa dei vestiti c’era da eleggerlo uomo alfa dell’anno.

    Zoe accettò il suo aiuto e si rialzò, barcollando sulla caviglia destra. Se il suo intuito non si sbagliava, quella era una conoscenza da approfondire. E il suo intuito non sbagliava mai.

    «Merda» imprecò Marco. Con orrore si guardò intorno: aveva scelto proprio il peggior periodo dell’anno per tornare a casa dai genitori. Osservò allucinato tutte quelle donne che, con tacchi altissimi, se ne andavano in giro tra i gradini e il basolato. Sospirò affranto; avrebbe voluto incarnarsi in un potente stregone per farle sparire tutte. Donne grasse, magre, in jeans, in tailleur nonostante il caldo, bionde, more, castane, rosse, gli passavano accanto, qualcuna sorridendogli altre ignorandolo.

    Sbuffò con astio. Era arcistufo delle donne, famose oppure no, stanco degli sguardi ammirati, stanco di dover essere sempre gentile e galante. Ne vide una caracollare fin quasi a cadere per terra dopo che il suo tacco si era incastrato fra due pietre. Si costrinse a non precipitarsi ad aiutarla, a non fare il gentiluomo. Si ricordò di avere appena giurato che le avrebbe ignorate, quindi eluse la sua natura galante e le girò le spalle.

    Qualcun altro la aiuterà, pensò con un lieve senso di colpa mentre si dirigeva a casa dopo sei mesi di assenza. Ma la sua natura ebbe il sopravvento e, affranto, si rigirò per andare ad aiutare quell’imbranata. Con sollievo vide che l’unico altro uomo presente l’aveva afferrata impedendole di rompersi l’osso del collo. Meno male, non sono il solo cavaliere, pensò soddisfatto. Si guardò attorno. Nonostante tutta quella confusione Positano era sempre bellissima, e lì c’era l’unica vera casa che avesse mai conosciuto nei suoi trentasei anni di vita.

    Alice la vide cadere e un grido le si smorzò in gola. La sua autrice preferita stava per planare al suolo senza possibilità di mantenere l’equilibrio. Lei era troppo distante per poterla aiutare, ma si augurò che qualcuno intervenisse a prenderla in braccio. Scosse la testa con sussiego: e dove si era mai visto un Principe Azzurro che compariva al momento del bisogno?

    Sorridendo si guardò in giro e sospirò: solo donne, all’orizzonte. Poi in un angolo scorse un uomo che se ne stava tutto impettito con un abito blu, sicuramente firmato, una cravatta con il nodo perfetto e una valigia costosa. Lo vide accennare un piccolo passo per dirigersi sul luogo dell’incidente e poi arrestarsi di colpo. Alice trattenne il fiato: quell’uomo aveva qualcosa di familiare che le fece battere il cuore, ma non credeva di conoscerlo. D ai dai, vai in missione, va’ a fare il Principe Azzurro, lo scongiurò dentro di sé. Si asciugò le mani sudate sui semplici jeans che le stavano alla perfezione e si rifece la coda che le si era allentata.

    Con delusione lo vide girare le spalle all’Imperatrice delle scrittrici rosa e gli fece una smorfia senza che lui minimamente se ne accorgesse. «Cafone!» esclamò con soddisfazione. Si precipitò ad aiutare la Altichieri Dorati e le dispiacque di aver lasciato la valigetta medica a Milano perché sarebbe potuta servire.

    Solo quando l’ebbe quasi raggiunta realizzò che l’Imperatrice era in ottima salute e anche in meravigliosa compagnia. Un altro uomo – un cavaliere, a differenza dell’altro – era accorso in suo aiuto! Si arrestò e si girò tornando da dove era venuta. Meno male che nessuno dei due l’aveva vista.

    C’erano molte ragioni per cui valeva la pena di passeggiare per Positano.

    Camminare sorreggendo una splendida sconosciuta era senza dubbio la migliore.

    Stefano era incantato da quella creatura che gli era letteralmente caduta fra le braccia. Aveva un nome affascinante e ricco di storia, una figura minuta ma perfetta e un’eleganza innata che gliel’aveva fatta notare fra le centinaia di donne assiepate fra la spiaggia e i negozietti. Lei camminava con leggerezza e sembrava delicata come un angelo, immune a quelle tentazioni. Peccato che il suolo ineguale l’avesse tradita. Stefano corresse il pensiero appena lo formulò: nessun peccato, anzi. Avrebbe dovuto benedire il suolo positanese che gli aveva permesso di afferrarla al volo e trovare un modo per conoscerla.

    «Come va?» le chiese premuroso. O forse era solo il piacere di risentire la sua voce e di ammirare quegli occhi brillanti puntati su di lui.

    «A meraviglia, grazie. Spero solo di trovare presto un negozio che venda anche scarpe con il tacco alto e non soltanto infradito.»

    Speranza opposta a quella di lui. Avrebbe passeggiato tenendola accanto per almeno altre tre ore. «Sicura che sia una buona idea rimettere i tacchi? Non sarebbe meglio continuare con le ballerine?»

    Zoe lo guardò come se avesse appena detto l’eresia numero uno.

    Stefano si mise subito sulla difensiva: «Ehi, era solo un consiglio!».

    «Sfilati la cravatta e io rinuncerò ai tacchi.»

    « Touché» replicò lui sorridendo. Niente da fare, l’editor dell’anno non avrebbe mai rinunciato al suo impeccabile completo. Stefano aveva lavorato duro per raggiungere quel traguardo, e per nessuna ragione al mondo avrebbe compiuto un passo falso.

    Quindi meglio sopportare vestito e cravatta, che in fondo non

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