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La regola del milionario: Harmony Collezione
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E-book152 pagine2 ore

La regola del milionario: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

L'incantevole sorriso di Clementine Chevalier e il suo corpo da sirena sono sufficienti a scatenare un vero uragano di emozioni nel solitamente impassibile Serge Marinov. Clementine è così attraente che anche per un uomo come lui è indispensabile fissare una ferrea regola: lasciare libero sfogo al desiderio di notte, ma sparire subito nella fredda luce dell'alba di San Pietroburgo.

Serge è la fantasia segreta di Clementine che si trasforma in realtà, ma lei non è interessata alla sua ricchezza: vuole essere per lui qualcosa di più di una semplice conquista.
LinguaItaliano
Data di uscita12 ago 2019
ISBN9788830502260
La regola del milionario: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    La regola del milionario - Lucy Ellis

    Titolo originale dell’edizione in lingua inglese:

    Untouched by His Diamonds

    Harlequin Mills & Boon Modern Romance

    © 2012 Lucy Ellis

    Traduzione di Chiara Fasoli

    Questa edizione è pubblicata per accordo con

    Harlequin Books S.A.

    Questa è un’opera di fantasia. Qualsiasi riferimento a fatti o

    persone della vita reale è puramente casuale.

    Harmony è un marchio registrato di proprietà

    HarperCollins Italia S.p.A. All Rights Reserved.

    © 2013 Harlequin Mondadori S.p.A., Milano

    eBook ISBN 978-88-3050-226-0

    1

    Clementine guardò nuovamente attraverso la vetrina, quasi premendo il naso contro il vetro.

    Lussuria, era questo ciò che provava, puro desiderio. Dall’altro lato della vetrina era adagiato un paio di altissimi, seducenti stivali russi bordati di pelliccia.

    Si disse che in fondo avrebbe lasciato San Pietroburgo tra due giorni. Meritava un ricordo della città.

    Cinque minuti dopo era all’interno del negozio e stava infilando lentamente gli oggetti del suo desiderio, sentendosi come Cenerentola con le sue scarpette di cristallo. La vera prova sarebbe stata allacciarli al di sopra del ginocchio. Era alta quasi un metro e ottanta, e la maggior parte di quell’altezza stava nelle sue bellissime gambe.

    Emise un piccolo suono deliziato, quando lo stivale si chiuse senza sforzo e la commessa inginocchiata davanti a lei alzò la testa.

    «Possono arrivare anche più in alto, proviamo?»

    Senza esitare, Clementine sollevò la gonna di pelle rossa, si chinò e tirò il bordo di pelliccia sempre più su, fino a fargli sfiorare la lieve rotondità della coscia.

    Le sue gambe sembravano incredibilmente lunghe, con la gonna così alta intorno ai fianchi. Assorta nella contemplazione della propria immagine, allungò una gamba accarezzando sovrappensiero la morbida pelliccia. Con la coda dell’occhio colse un movimento alle sue spalle, alzò lo sguardo e incrociò quello di un uomo in piedi sulla porta, che occupava interamente lo spazio con la sua presenza massiccia.

    E la stava fissando.

    Doveva essere più alto di lei di almeno una testa e la sua corporatura muscolosa era in perfetto accordo con quell’altezza. Decisamente una bella visione. Non esistevano più molti uomini come lui.

    Forse esistevano nei secoli in cui gli uomini russi erano guerrieri valorosi, o ancor prima, quando dovevano uccidere grossi animali a colpi di clava per sfamare le proprie famiglie.

    Oh sì, riusciva a immaginarlo mezzo nudo e con le cicatrici di vecchie ferite di artigli sul dorso e sul petto, mentre attraversava la steppa.

    Ma al giorno d’oggi, nell’era della tecnologia e dell’emancipazione femminile, non c’era più bisogno di uomini di quel tipo.

    Tranne che a letto. Un inaspettato flusso di calore le imporporò le guance.

    Immagina le sue mani su di te. Immagina che sia lui a sistemare il bordo superiore dei tuoi stivali.

    Tornò a guardare lo specchio e percepì nell’espressione del viso del cosacco la sua stessa attrazione. Era quasi come se la stesse realmente toccando.

    Avrebbe dovuto coprirsi, ma dopo un anno di vita quasi monacale, si stava godendo quelle attenzioni. Se quell’uomo voleva guardare che guardasse pure, non avrebbe comunque potuto toccarla davvero, in un luogo pubblico. Era al sicuro. E la cosa le piaceva.

    Si chinò, lenta e aggraziata a piegare il bordo orlato di pelliccia degli stivali, esponendo alla vista la parte superiore della coscia snella. Poi, con movimenti lenti e aggraziati abbassò la gonna centimetro dopo centimetro, fino a essere coperta in modo decente.

    Ecco, lo show era terminato. Era ora di pagare per quei gioielli e uscire. Ma quando si girò di nuovo verso lo specchio vide che il cosacco continuava a fissarla, immobile. Dava la netta sensazione di aspettare lei.

    Il cuore di Clementine iniziò a battere più veloce. Era il sogno proibito di ogni donna, ma allo stesso tempo le incuteva timore.

    «Ha un ammiratore» disse la commessa, con un’occhiata complice in direzione della porta.

    «Probabilmente un feticista delle scarpe» mormorò lei, ma sulle sue labbra comparve un sorriso.

    Prendendo un profondo respiro, si avviò verso l’uscita, solo per scoprire che lui non c’era più. Si immobilizzò per un istante, delusa.

    Raggiunse la strada principale e fu allora che lo vide. Appoggiato a una limousine, i pollici infilati nelle tasche dell’abito su misura, la seguiva con lo sguardo, esaminando ogni centimetro del suo corpo. Il cuore di Clementine mancò un colpo, poi accelerò.

    Okay, Clementine, continua a camminare, si impose, non esiste che tu vada laggiù a presentarti.

    Gli uomini vestiti in quel modo, con macchine come quelle a disposizione erano un territorio nel quale non aveva intenzione di avventurarsi.

    Serge non riusciva proprio a distogliere lo sguardo dalle lunghe gambe di lei, incorniciate da pelliccia e calze sottili. Sapeva bene che cosa sosteneva quelle calze: delicati reggicalze di colore blu scuro.

    Aveva appena lasciato la gioielleria Krassinsky, in cui aveva portato a riparare i suoi gemelli preferiti, e stava attraversando la galleria che collegava le entrate di molti negozi lussuosi, quando l’aveva vista attraverso la vetrina.

    Una giovane donna chinata, la gonna che delineava perfettamente la forma del suo fondoschiena scolpito che ondeggiava in modo provocante. Quella visione lo aveva immobilizzato.

    Quando aveva iniziato ad allacciare gli stivali, il desiderio lo aveva investito come un’onda.

    Se si fosse fermata lì, forse lui sarebbe riuscito a trascinarsi via, ma all’improvviso aveva allungato una gamba esponendo allo sguardo di lui la parte alta della coscia, quel soffice punto all’estremità delle gambe di una donna che veniva messo in evidenza dal bordo superiore delle calze.

    Come se avesse avvertito i suoi pensieri, la ragazza aveva alzato lo sguardo e incontrato il suo nel grande specchio del negozio, ed era rimasta impietrita. Aveva il viso a forma di cuore, una grande bocca carnosa e il mento appuntito.

    Lui aveva aspettato una sua reazione ed era stato ricompensato da un piccolo, intimo sorriso.

    Era stato tutto per lui. Lei sapeva che la stava osservando. E questo aveva reso la cosa ancora più eccitante. Sapeva bene che avrebbe continuato a pensare non solo alle gambe di lei, ma anche al suo sorriso, per il resto della giornata.

    A quel punto la ragazza aveva rivolto la sua attenzione alla commessa, era tornata a essere semplicemente una donna in procinto di fare un acquisto, e questo lo aveva risvegliato. Non era ad Amsterdam, lei non era sul mercato e soprattutto quella sconosciuta non era il suo tipo.

    Aveva deciso di lasciar perdere, ma avvicinandosi alla macchina si era sorpreso a esitare, aspettando di vederla passare, curioso, interessato.

    Quando comparve con quei ridicoli stivali indosso, l’eccitazione di Serge crebbe a dismisura. Lunghi e lucenti capelli bruni, spalle strette, seno prosperoso e fianchi morbidi. Le sue gambe erano forti, ben modellate e lunghe. Davvero molto lunghe.

    Si disse che avrebbe dovuto lasciarla perdere. Aveva delle faccende da sbrigare e di certo non avrebbe fatto fatica a trovare un’altra donna disposta a fargli compagnia a letto.

    Poi lei si mosse e Serge dimenticò ogni altro piano per la giornata.

    Si accorse subito del momento in cui lei lo notò. Strinse gli occhi e accelerò, le gambe sensazionali che divoravano la strada e la gonna che ondeggiava in modo provocante. Sarebbe sparita in pochi minuti tra la folla pomeridiana.

    Come se avesse avvertito la sua indecisione, lei scelse proprio quel momento per voltare la testa e rivolgergli un sorriso che avrebbe reso invidiosa Monna Lisa. Era un invito velato ma innegabile.

    Vieni a prendermi.

    E un istante dopo era sparito, nascosto da una scrollata di capelli lucenti.

    Serge si allontanò dalla macchina, e dando un brusco ordine all’autista si avviò all’inseguimento.

    Clementine non era riuscita a trattenersi.

    Aveva lanciato un’ultima occhiata alle sue spalle e quando aveva visto che lo sguardo di lui era ancora fisso su di lei, aveva sorriso. A quanto pareva era stato sufficiente, perché ora la stava seguendo.

    Accelerò d’istinto, il corpo teso.

    Quando guardò nuovamente lui era ancora lì, impossibile da non vedere, un uomo alto e molto attraente, con i capelli scuri che gli ricadevano sulle tempie, la mascella ben delineata e un sorriso spavaldo che gli compariva sul volto quando lo sconosciuto la sorprendeva a guardarlo.

    Non avrebbe dovuto incoraggiarlo. Avrebbe dovuto girarsi e affrontarlo. Ma non lo fece. Rallentò, diede un andamento più ondeggiante ai propri fianchi e continuò a camminare. Si girò ancora a controllare. La stava seguendo ma non si avvicinava e questo la fece sentire relativamente al sicuro.

    Serge rallentò e guardò la ragazza allontanarsi dalla strada principale e attraversare la strada.

    Il suo corpo emanava un’energia che si traduceva nella camminata più sensuale che lui avesse mai visto in una donna. E quello che lo lasciava senza parole era il fatto che lei sembrasse completamente all’oscuro del caos che creava intorno a sé.

    Non voleva perderla.

    Clementine si arrischiò a lanciare un’altra occhiata alle proprie spalle, ma non riuscì a vederlo. La delusione la portò a rallentare, mentre la realtà prendeva il sopravvento. Fine dei giochi. Maledizione.

    Di fronte a lei c’era un sottopassaggio. Odiava quei tunnel sporchi e male illuminati, dove non si sentiva mai completamente al sicuro, ma era l’unica strada che conosceva. Gli stivali iniziavano a darle fastidio e senza la distrazione di quella ridicola fantasia erotica nella sua mente iniziarono ad affollarsi preoccupazioni di ogni tipo.

    Serge, fermo al semaforo, la guardò iniziare la discesa verso il sottopassaggio da sola, vide il pericolo che le si avvicinava e senza perdere un istante iniziò a correre.

    Quella donna non si curava minimamente dei rischi che correva. Prima sapeva che lui la stava seguendo, e ora che due uomini puntavano alla sua borsa, lei continuava a camminare come se niente fosse, persa nel suo mondo.

    Fermali!, urlò una voce selvaggia nella sua mente, che lo portò a lanciarsi contro l’uomo che aveva già afferrato la borsa di lei. Agguantò l’assalitore per il collo e lo tirò indietro.

    Era soddisfacente usare il proprio corpo per qualcosa che non fosse stare seduto in macchina o in aereo. Era in perfetta forma, la corsa e la boxe erano molto utili per questo, ma il combattimento era nel suo sangue ed era da troppi anni che non combatteva.

    Non che questa fosse una sfida troppo impegnativa. Il primo assalitore tentò di tirargli un pugno, che lui bloccò. Invece di fare la cosa più furba e scappare, la ragazza si lanciò sull’assalitore più vicino a lei, colpendolo con la borsetta. Questo distrasse Serge e

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