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L'infinito, qui, ora
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E-book264 pagine4 ore

L'infinito, qui, ora

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Info su questo ebook

Empatia, che termine meraviglioso, non è altro che la capacità di comprendere appieno lo stato d'animo altrui, gioie, dolori, sentire dentro la gaiezza e allo stesso tempo la sofferenza del mondo, mettersi nei panni dell'altro.

Una bambina minuta, puntigliosa e dotata di un'incredibile energia è la protagonista di questa storia. Vive con i genitori in un piccolo paese di provincia, la sua vita scorre nella tranquillità, insieme ai parenti e agli amici. Il suo carattere calmo riesce a placare gli animi di chi le sta intorno, la sua dolcezza diventa fonte di aiuto per gli altri bambini, la sua empatia è così grande da poter stravolgere le regole del mondo. Eppure il suo buon cuore e la sua sensibilità vengono messe a dura prova quando è iscritta alla scuola materna e poi a scuola.

In mezzo a persone che non vogliono crescere spiritualmente e che non sono pronte ad ascoltare gli altri, è difficile non sentirsi soli e sbagliati.

L'infinito, qui, ora è un romanzo dolce e toccante che ci fa riflettere sul nostro posto del mondo e che, suscitando dentro di noi tutta la solidarietà e la generosità di cui siamo capaci, ci accompagna in un prezioso viaggio di scoperta e rinascita.
LinguaItaliano
Data di uscita10 lug 2023
ISBN9791221485301
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    Anteprima del libro

    L'infinito, qui, ora - Federica Calamai

    Questa è la storia di una bambina piccola piccola, esile, talvolta cagionevole, capelli color oro e occhi verdi smeraldo; il suo corpo è magro, ma l’energia e la forza che emana sono molto forti.

    Lei nasce sotto il segno della Vergine, segno molto attento ai particolari, preciso, puntiglioso, perfezionista, metodico e attento a tutte le sfaccettature della vita. Ha sempre creduto che nascere nella prima decade del mese di settembre sia una delle tante sfortune dell’esistenza umana, perché ogni anno, quando si accinge a prepararsi per i festeggiamenti del suo compleanno, riceve dalla maggior parte degli invitati una risposta negativa sulla partecipazione alla festa, in quanto il giorno 8 settembre i suoi amici sono ancora quasi tutti al mare con le proprie famiglie.

    Vive con la sua famiglia, composta dalla madre, dal padre e dai nonni paterni, in un piccolo paese di provincia, dove tutto sembra essere perfetto. Gli abitanti si conoscono tutti gli uni con gli altri, la vita scorre liscia nella tranquillità della routine quotidiana, un vero paradiso.

    La casa dove è nata e cresciuta è grande, si sviluppa su due piani e ha un giardino enorme dove poter giocare ogni giorno con le sue bambole, c’è pure un piccolo orticello sul retro che viene gestito e curato dai nonni, i quali ogni giorno lavorano sodo per poter assicurare sempre verdure fresche alla propria famiglia.

    Al piano terra ci sono i garage che si affacciano sul giardino. Lei abita al primo piano, mentre al secondo piano abitano i suoi zii e sua cugina; al centro del giardino c’è un’enorme magnolia che ogni anno in primavera ed estate regala a tutti ombra e tantissimi fiori di colore rosa, e in entrambi i lati ai confini della proprietà ci sono due grossi pini sotto i quali sono stati allestiti tavoli con sedie per pranzare o cenare all’aperto.

    Le due famiglie sono unite, festeggiano sempre insieme qualsiasi evento, sia che si tratti di compleanni, Natale, Pasqua, oppure semplicemente la condivisione delle ferie estive.

    Tutto fila liscio, per la piccola i giorni passano condivisi fra la gioia di stare in famiglia e le ore trascorse a giocare in strada con le amichette facenti parte del cosiddetto vicinato.

    Il suo gruppo di amici è abbastanza vasto e vario, comprende bambini e bambine di età diverse e naturalmente personalità differenti, ma lei riesce sempre a integrarsi al meglio con tutti quanti. Le piace stare con le persone, e, vista questa sua dote di notevole importanza che le dona una spiccata socialità, aiuta sempre con grande piacere chi invece trova difficoltà a inserirsi all’interno del gruppo.

    La bambina si accorge già in tenera età di essere una parte importante per garantire l’armonia fra le persone, la sua calma dona pace a chi è arrabbiato, il suo spirito combattivo dona forza a chi è deluso e la sua mano sempre tesa aiuta chi non riesce a rialzarsi dopo un trauma subìto. I genitori dei bambini che lei frequenta le chiedono spesso di aiutare il proprio figlio fragile e riservato ad affrontare le difficoltà che il mondo offre quotidianamente, la considerano una specie di buona amica di cui fidarsi.

    Pensa vivamente che tutto questo non sia frutto di una coincidenza, ma crede davvero di poter fare qualcosa di buono nella sua vita. Decide così di investire buona parte del suo tempo in questo campo, di amare quel seme che le è stato donato dall’alto, piantarlo, prendersene cura e annaffiarlo tutti i giorni con amore e attendere che la pianta nasca e cresca rigogliosa, e che possa finalmente diventare un grosso albero, i cui rami possano donare tanta ombra e refrigerio a tutti coloro che ne hanno bisogno.

    Investe molto in se stessa, e la sua sensibilità aumenta gradualmente ogni giorno, è forte e sensibile allo stesso tempo, ama molto gli animali di qualsiasi genere e ama stare in mezzo alla natura. I suoi colori preferiti sono il rosa che richiama la sua personale visione del mondo e della vita, il verde che riflette la natura e la bellezza del nostro pianeta, il rosso che richiama la forza e la potenza del carattere che si trova a dover gestire.

    Arriva l’età della scuola materna e i suoi genitori provvedano a effettuare l’iscrizione nell’istituto più vicino.

    La piccola si prepara ad affrontare un mondo nuovo, un percorso di vita sconosciuto tutto da scoprire, ma come di consueto è piena di buoni propositi e crede vivamente di affrontarlo al meglio migliorando di gran lunga la propria situazione, arricchendo così anche la lista delle sue conoscenze e delle sue amicizie.

    Il primo giorno di scuola trova davanti a sé tanti bambini nuovi, mai visti fino ad allora. Lei cerca di fare conoscenza, di integrarsi, cerca di instaurare un primo approccio ma non le riesce facile, molti di loro si conoscono già per cui riescono subito a fare gruppo, e non è affatto facile entrare in contatto con gruppi composti da bambini già in confidenza fra loro; si trova dunque a socializzare con i maschietti, loro hanno un carattere forte come il suo, e così lei si adegua giocando a calcio con loro e talvolta, ahimè, facendo anche a botte.

    I fine settimana si susseguono tutti nella piena tranquillità di famiglia, spesso vengono organizzati picnic all’aperto, magari sulle sponde di un fiume o di un lago. I suoi genitori sono organizzati per questo tipo di avventure: la macchina è piena di sedie e tavoli ripiegabili, borse frigo e contenitori pieni di prelibatezze da gustare all’ombra di qualche grossa quercia.

    Ogni mattina lo scuolabus giallo arriva alla stessa ora, suona il clacson per richiamare l’attenzione della nonna che ha il compito di preparare la colazione e fare in modo che la nipotina abbia tutto il necessario per poter affrontare nel migliore dei modi la giornata, la accompagna in strada e la aiuta a salire, infine la saluta.

    La vita all’interno della scuola diventa gradualmente sempre più difficile. Le maestre sono sempre meno tolleranti verso quei bambini che, come lei, hanno deciso già alla tenera età di quattro/cinque anni di avere un regime alimentare diverso dal comune. Le pietanze che vengono preparate in cucina sono sempre a base di carne, la bambina invece ha deciso di non cibarsi più di animali e di seguire un piano alimentare privo di carne e pesce, mangiando soltanto alimenti esenti da qualsiasi forma di violenza.

    «Questo è il tuo pranzo!» le ripetono ogni giorno, sbattendole davanti agli occhi un piatto contenente la medesima fetta di carne cotta nell’olio e una fetta di pane, dopo che lei aveva supplicato le cuoche di poter avere due semplici fette di pane con olio e pomodoro al posto della carne.

    Rimane lì, immobile, a fissare il suo piatto, quello che doveva essere il suo pranzo, e come ogni giorno il suo stomaco rimane vuoto.

    La decisione di non mangiare carne è una scelta che prende in autonomia, non influenzata da niente e da nessuno, e in pieno contrasto con la sua famiglia che inizialmente non riesce a capire cosa stia succedendo.

    Tutti quanti cercano di esortarla a cambiare idea, di convincerla che la strada intrapresa non è quella giusta, ma lei prosegue in armonia con quanto il suo cuore le ha suggerito di fare.

    Come ogni mattina, arriva lo scuolabus e suona il clacson. La nonna in tutta fretta si prepara per non farle fare tardi, ma lei non ne vuole sapere di andare a scuola. Dopo qualche minuto il clacson suona di nuovo, la nonna chiede scusa all’autista e domanda se per favore può attendere qualche altro minuto; si precipita da lei e le chiede il motivo per cui non vuole andare a giocare con gli altri bambini. La riposta è palese, lei si attacca fortemente con gambe e braccia ai mobili di casa, la nonna prova a strattonarla ma senza esito e lo scuolabus se ne va.

    Si siedono entrambe al tavolo di cucina, quel tavolo dove ogni giorno la famiglia si riunisce, pranza e cena insieme, dove vengono festeggiate tutte le feste, e che adesso diventa un luogo fatto di domande e risposte ben precise.

    «Posso sapere il motivo per cui non vuoi più andare a scuola?» chiede la nonna.

    La bambina rimane in silenzio, titubante se raccontare o meno quanto subìto alla scuola materna. Passa qualche minuto, tempo nel quale i loro sguardi si incrociano diverse volte, poi, improvvisamente, comincia a descrivere minuziosamente le umiliazioni di quando la chiudono per ore al buio in una piccola stanza dove attraverso una fessura nel muro riesce a scorgere il giardino della scuola, e da dove riesce a vedere tutti i bambini felici che giocano insieme. Tutto questo perché non mangia carne e secondo i gestori della struttura non sa apprezzare la cucina della scuola.

    La nonna rimane in silenzio e ascolta attentamente il racconto della nipote.

    «Da quanto tempo va avanti questa storia? Come mai non ne hai mai parlato con nessuno?» indaga la nonna.

    A questa domanda non segue nessuna risposta se non un silenzio imbarazzante.

    La nonna, allibita da quanto le è stato riportato, decide subito di informare la madre che nel frattempo sta lavorando in fabbrica, e che ogni giorno è costretta a faticare molte ore per poter aiutare la famiglia a vivere al meglio.

    La piccola finalmente si sente libera di quel grosso peso, di quel brutto segreto che porta dentro da mesi, e che pian piano avrebbe finito per logorarla dentro. Non ne ha mai parlato con nessuno perché non ama creare preoccupazioni all’interno del nucleo familiare, ma adesso che, grazie all’aiuto della nonna, ha preso il coraggio di farlo si sente di gran lunga alleggerita.

    Non posso crederci! L’ho detto finalmente! pensa fra sé e sé.

    I genitori, una volta appresa la notizia, si arrabbiano molto.

    Si recano all’asilo per far presente il problema, discutono con le maestre, e, nonostante questo, chiedono alla figlia di proseguire il percorso scolastico.

    Le mattine seguenti, come di consueto, arriva lo scuolabus per portarla in quell’istituto pieno di ostilità. Lei sembra essersi arresa all’idea di dover andare in quel brutto posto, ma in realtà sta pensando, sta cercando un escamotage per poter fuggire da tutto questo. In breve tempo le viene in mente un’idea per poter mettere in atto la sua fuga: mentre tutti quanti, bambini e maestre, sono intenti a prepararsi per il pranzo, lei fugge indisturbata dalla scuola scavalcando l’alto e robusto cancello che la separa dalla libertà. Sale sul primo pullman che le capita davanti, chiedendosi come mai fino ad allora ha sempre visto i pullman di colore giallo mentre quello sul quale è salita adesso è di colore arancione. Si tratta infatti di un normale pullman di linea, e, con tanto di sbalordimento da parte dell’autista, la piccola riesce a spiegargli la strada per essere condotta alla propria abitazione.

    La nonna sbalordita vede arrivare davanti casa un normale pullman di linea, guarda meglio, e vede la nipote accanto all’autista, soddisfatta e felice di essere tornata a casa.

    Da quel momento ha davvero capito con chi ha a che fare: con una bambina perseverante e resiliente, testarda.

    Perseveranza e resilienza? Eh sì, due caratteristiche fondamentali che la accompagneranno per tutto il resto della sua vita, perché lei sa essere molto determinata nel raggiungimento dei propri obiettivi, allo stesso tempo sa anche rialzarsi sempre dopo qualsiasi evento traumatico, trasformando la triste esperienza in un punto di forza utile per forgiare il proprio carattere e renderlo sempre più forte e resistente.

    L’esperienza non molto piacevole della scuola materna finisce qua, con soltanto un anno di frequentazione.

    Il periodo successivo lo trascorre a casa, in compagnia della nonna con la quale le piace molto giocare a carte e grazie alla quale capisce di avere una grande fortuna nel gioco.

    Le sue giornate sono accompagnate da programmi tv (per la maggior parte cartoni animati), telenovelas da seguire assiduamente in compagnia della nonna, giochi in strada con il gruppo di amici e, infine, non meno importante, ascolto intenso di musica melodica, con l’aiuto della quale riesce a collegare la mente a un mondo fantastico, fatto di pace, tranquillità, riesce a esplorare il suo io più profondo, e a fare un bellissimo viaggio dentro se stessa. Gli occhi si chiudono e il mondo intero comincia e finisce in quella stanza.

    Le giornate a casa scorrono veloci, ma altrettanto veloce cresce la consapevolezza in lei della situazione che la circonda. Comincia a rendersi conto che tutta la sua famiglia si regge su una struttura gerarchica, all’interno della quale vige la regola che le persone più fragili vanno sempre e comunque protette e assecondate, mentre quelle più forti e tenaci devono tenersi sempre a completa disposizione delle altre.

    Ma che regola è questa? È forse una legge che non conosco ancora? medita fra sé e sé.

    La nonna, soprattutto, crede fermamente che il compiacimento sia la più alta forma di aiuto che si possa offrire a una persona con un qualsiasi tipo di problema, e comincia così la sua opera, quella che lei stessa definisce la sua missione terrena.

    Lei è una bambina forte, tenace, per cui secondo l’opinione dei familiari non ha nessun bisogno di aiuto e deve anzi obbligatoriamente essere di sostegno psicologico a una delle sue parenti più prossime, più adulta di lei, che al contrario è una persona fragile, riservata, e con pochi contatti sociali.

    Ha soltanto cinque anni, una tenera e bellissima età, un periodo dell’infanzia in cui l’unico pensiero di un qualsiasi bambino dovrebbe essere quello di giocare, ridere e divertirsi, ma che invece si sta trasformando in un qualcosa di più grande, una montagna altissima da scalare in solitaria, una strada tortuosa in salita dove non si vede mai il punto di arrivo, l’assumersi responsabilità più grandi di lei.

    Si aprono giorni in cui si alternano divertenti programmi tv, partite a carte con la nonna e splendidi brani musicali a intere mezze giornate a osservare tristi realtà fatte di pianto, sgomento, visioni negative della realtà circostante, bisogno estremo di compassione e approvazione. In tutto questo lei è obbligata moralmente a partecipare passivamente e a offrire sempre e comunque la sua presenza, onde evitare di essere considerata la pecora nera della famiglia, colei che non offre supporto a chi ha bisogno.

    «Perché devo essere sempre obbligata a vedere tutto questo? Io non voglio! Voglio andare a giocare!» protesta rivolgendosi alla nonna.

    «Quando una persona ha bisogno di aiuto, tu devi offrire la tua presenza sempre, anche se non ne hai voglia. Quando le cose si sistemeranno, potrai andare a giocare!» risponde in modo severo la nonna.

    Il suo mondo colorato di rosa in quei momenti fa conoscenza con un colore sconosciuto, il nero e il buio, il misterioso tunnel che lei non ha mai voluto vedere perché lei osserva i colori, i fiori, il cielo azzurro, gli uccellini che giocano sui rami degli alberi, e non ama che qualcuno con modo di fare impositivo le versi una secchiata di nero sulla sua tavolozza piena di colori vivaci con la quale disegna la vita.

    Sua madre lavora in fabbrica molte ore al giorno, si alza presto al mattino quando la figlia sta ancora dormendo e rientra la sera tardi quando la famiglia si unisce per la cena; nei weekend è impegnata a tenere in ordine la casa e a portare avanti tutti quei lavoretti che durante la settimana per mancanza di tempo non riesce a fare.

    Il dialogo tra madre e figlia è molto limitato, il tempo trascorso insieme è molto ristretto. La bambina vorrebbe condividere la sua vita con la madre ma non le è possibile farlo, così sfrutta al meglio il poco tempo a disposizione per affrontare i temi principali che le premono maggiormente, impara a darsi delle priorità.

    Il padre ugualmente lavora in fabbrica molte ore al giorno, ma fortunatamente fa i turni, per cui ha molto più tempo da dedicare alla figlia.

    La piccola aspetta con ansia il trascorrere dei giorni e finalmente arriva la fantastica settimana in cui il padre ha il turno di notte, durante la quale lavora in notturna e si riposa al mattino, e pertanto nel pomeriggio possono trascorrere tante ore insieme.

    Il padre è un appassionato di moto e macchine. Possiede una Vespa di colore marrone che utilizza ogniqualvolta vuole andare da qualche parte con la figlia. Lei sale sempre molto volentieri a bordo della Vespa, il suo posto è davanti, in piedi, fra le gambe protettive del papà; i suoi capelli color oro volano nel vento, l’asfalto corre sotto i suoi piedi, e che dire delle sensazioni provate in quei momenti, passa da un sentimento di libertà assoluta alla felicità, al senso di protezione, pensa che nonostante la velocità niente di brutto può succedere, il papà l’avrebbe salvata da tutto e da tutti.

    «Dove andiamo, babbo?» chiede ogni volta.

    «A fare una sorpresa alla mamma!» risponde costantemente il padre.

    Si recano ogni giorno sul ponte vicino a casa e aspettano insieme che la madre rientri dal lavoro.

    La piccola si mette seduta sulla Vespa in sosta e attente trepidante che in lontananza si possa scorgere l’auto guidata dalla mamma. Appena riesce a vederla, comincia a sventolare in aria le braccia, la chiama con voce sostenuta, come se la madre potesse sentirla a distanza e con il rumore caotico delle macchine in circolazione; improvvisamente il clacson della macchina suona ripetutamente più volte e lei pensa che la madre stia suonando perché in lontananza ha udito la sua voce, ne è fermamente convinta e lo confida al padre, che nel frattempo sorride, annuisce e asseconda le convinzioni della figlia.

    Nel pomeriggio, dopo pranzo, lei e suo padre si recano almeno due o tre volte alla settimana in un posto magico, sul greto del fiume, dove da entrambi i lati si trovano delle piccole spiaggette su cui poter sostare. La località si chiama Luciaccio ed è distante da casa una decina di chilometri.

    «Andiamo a fare il bagno nel fiume, babbo?» chiede entusiasta.

    «Se il tempo lo permette, sì, certo!» risponde il padre.

    Preparano insieme la Vespa equipaggiandola di bevande, merende, coperte per potersi sdraiare in piena tranquillità e di sandalini che la piccola indossa ogni volta che deve camminare su pavimenti ghiaiosi.

    Il posto è tranquillo, è un’oasi di pace, i visitatori durante la settimana sono veramente pochi, c’è silenzio, l’ombra dei platani dona refrigerio nelle giornate torride estive; l’acqua del fiume scorre veloce, è pulita e trasparente, e si possano osservare i pesciolini che nuotano felici nel loro habitat.

    Appena giunti sul posto, il padre stende subito la coperta a terra e prepara in anteprima la merenda per la figlia, si siede e comincia a leggere uno dei suoi fumetti preferiti: Tex Willer; eh sì, perché lui è un appassionato di storie a fumetti, di cui fanno parte anche Dylan Dog e Martin Mystere.

    Lei invece si diletta a esplorare il posto, lo ha visto tante volte ma le piace talmente tanto che ogni volta è come se fosse la prima. Ascolta il canto celestiale degli uccellini sugli alberi, osserva l’acqua che scorre e prova a sentirne il suono profondo, osserva la luce del sole che dove va a posarsi crea dei colori meravigliosi, si prende cura dei fiori che nascono spontaneamente fra le rocce, infine prende coraggio per immergere i piedini nell’acqua gelida del fiume e sentirne l’essenza, un brivido le sale lungo le gambe, è una sensazione davvero piacevole e bella. Le piace molto osservare tutti i minimi dettagli che la natura le dona, vista la sua grande empatia con il mondo circostante. Empatia, che termine meraviglioso, non è altro che la capacità di comprendere appieno lo stato d’animo altrui, gioie, dolori, sentire dentro la gaiezza e allo stesso tempo la sofferenza del mondo, mettersi nei panni dell’altro.

    Arriva sera e il sole sta per tramontare, per cui entrambi si preparano a tornare a casa per la consueta cena in famiglia.

    Nei giorni rimanenti di questa splendida settimana lei e suo padre si divertono a giocare in strada a pallavolo, il padre ha praticato questo sport per anni per cui sa giocare molto bene, trascorrono intere ore a palleggiare e allenarsi fino al tramonto.

    «Facciamo una bella partita insieme?» domanda la figlia.

    «Ma certo! Preparati! Non ti lascerò vincere questa sfida!» risponde in modo scherzoso il padre.

    E come di consueto la partita finisce sempre con la vittoria del padre, che, ahimè, è davvero molto bravo.

    Un altro hobby non meno importante degli altri è l’assemblaggio degli aquiloni. Non si può descrivere la felicità che corre sul volto della figlia mentre il padre ne sta costruendo uno, non manca niente, è perfetto, è pronto per volare; si recano nel campo vicino a casa e mettono in opera la loro creazione. L’aquilone prende il volo, vola alto, si nota appena, lei lo fissa nonostante il sole le dia fastidio agli occhi.

    «È altissimo! Secondo te, babbo, sta volando più in alto degli uccellini?» chiede la figlia.

    «Visto che bell’aquilone che abbiamo costruito? Se vola più in alto degli uccellini non so, magari sta volando insieme a loro!» risponde il padre.

    «Che cosa riesce a vedere da lassù, babbo?» chiede di nuovo incuriosita.

    «Non lo so, ma sicuramente riesce a osservare molte più cose di quante ne vediamo noi da qua!» risponde il padre.

    Quest’ultima risposta non la soddisfa tanto, lei vorrebbe in realtà sapere cosa si riesce a vedere da quell’altezza, ma a questa domanda non le è stata mai data una risposta, comincia così a capire che non a tutto c’è una precisa spiegazione.

    La fantastica settimana nella quale il padre ha il turno di notte sta per terminare, e ne stanno per cominciare altre, differenti e sicuramente più noiose, nelle quali vengono portate avanti le normali attività quotidiane fatte principalmente di ascolto incondizionato di musica, intere giornate trascorse in compagnia della nonna. Il

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