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Rinata, tartaruga lenta di passo ma svelta di cuore
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Rinata, tartaruga lenta di passo ma svelta di cuore
E-book136 pagine1 ora

Rinata, tartaruga lenta di passo ma svelta di cuore

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Info su questo ebook

Rinata è una tartaruga fortunata: mani sollecite l’hanno salvata da morte certa e le hanno regalato una libertà preziosa e ricca di sorprese. La sua vita s’è colorata di mille scoppiettanti avventure, vissute con i sorprendenti abitanti dell’Isola Senza Nome. Infine, giungerà l’amore a coronare la sua ritrovata libertà.

Lore Dardanello Tosi vive a Milano. Ha collaborato per molti anni come traduttrice e redattrice presso la Piero Gribaudi Editore di Torino. Collabora da molto tempo con la rivista camilliana «Missione Salute».
Ha scritto vari libri di spiritualità, molti dei quali tradotti all’estero. Tra questi, ricordiamo 50 lettere in polemica con Dio, (Effatà, 2018), E tu, che carattere hai? (Franco Angeli, 2017), Storie di santi e beati e di valori vissuti (Paoline, 2016), Piccola guida verso la gioia (Effatà, 2015).
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2023
ISBN9788830682474
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    Anteprima del libro

    Rinata, tartaruga lenta di passo ma svelta di cuore - Lore Dardanello Tosi

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterly. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    Parte Prima

    L’INCONTRO

    1 - Un amico scomodo

    Sulla strada che porta all’isola Senza Nome, correva un giorno un’automobile speciale. Al suo interno viaggiavano Nonna, Nonno e il loro amico Briccone.

    Stavano chiacchierando del più e del meno (per la verità, Nonna preferiva chiacchierare del più, Nonno del meno, mentre Briccone non chiacchierava affatto), quando Nonna si interruppe all’improvviso.

    - Mi è sembrato di vedere una tartaruga – esclamò, stupefatta.

    Nonno, che era al volante, scosse la testa.

    - Impossibile – disse. – Non ci sono tartarughe da queste parti.

    - Eppure io l’ho proprio vista! Era sul bordo della strada e temo che si accingesse ad attraversarla.

    - Una tartaruga… - mormorò Briccone tra sé e sé. – Molto, molto interessante!

    - Se sei davvero sicura di ciò che dici – disse Nonno, – propongo di andare a prendere visione della situazione.

    - Sì sì! – bofonchiò Briccone.

    Con grande attenzione, Nonno tornò indietro, molto lentamente. Tre paia d’occhi scrutarono la strada, ed ecco che Nonna sobbalzò sul sedile e lanciò un urlo:

    - Eccola! La vedete?

    Effettivamente, poco più avanti una grossa tartaruga stava iniziando ad attraversare la strada. Il traffico era intenso e se non si fosse agito quanto prima, per la tartaruga non ci sarebbe stato scampo.

    - Presto, presto! – esclamò Nonna. – Prima che sia troppo tardi, per carità!

    Con un grande stridore di freni, Nonno inchiodò l’automobile. Sul sedile posteriore, Briccone, che non metteva mai la cintura di sicurezza, andò a sbattere il naso contro il sedile di fronte. Normalmente avrebbe dato in escandescenze ma era troppo interessato alla tartaruga per lasciarsi distrarre da una nasata. Vide passare una girandola di stelle, riconobbe un paio di galassie, si strinse il naso contuso fra le mani e si sporse dal finestrino, pieno di curiosità.

    Nonna schizzò fuori dall’automobile come una saetta, si chinò sulla tartaruga e la sollevò fra le mani. Appena in tempo! Dove un attimo prima l’ignaro animale muoveva il primo passo per attraversare la strada, un attimo dopo passava la gigantesca ruota di un camion.

    La tartaruga, che non s’era resa conto di nulla, era ormai in salvo. Sempre tenendola fra le mani, Nonna risalì a bordo e Nonno riprese il viaggio verso l’isola Senza Nome.

    - Ma guarda un po’ com’è bella! - esclamò Nonna, rigirando la piccola creatura fra le mani. Dal sedile posteriore, comparvero due occhi spalancati sopra un grosso naso rosso e ammaccato.

    - Fammela un po’ vedere. Dammela qua! - disse Briccone.

    - Oh, no! - rispose Nonna. - Non la do a nessuno: sono io che l’ho vista per prima! Poveretta - aggiunse poi, - sarà spaventata: non ci conosce, non sa dove la portiamo, non sa che intenzioni abbiamo…

    - A proposito - la interruppe Nonno, - dove la portiamo?

    - Beh, beh… - s’intromise Briccone. - Se me la date, io la porto a casa mia, dove starebbe benissimo.

    - Ma tu abiti in montagna - fece notare Nonno, - e in montagna fa freddo. Caro Briccone, se tu la portassi a casa tua, quella povera tartaruga morirebbe in quattro e quattr’otto.

    - Non solo - aggiunse Nonna, - il tuo giardino è troppo grande per lei. Si perderebbe. Scapperebbe.

    Briccone scoppiò in una risata fragorosa che si trasformò subito in una smorfia di dolore perché, ridendo, il naso gli si era arricciato come un cespo di lattuga.

    - Ma figuriamoci! - esclamò. - Non potrebbe assolutamente scappare, perché io… io… sapete cosa farei?

    - No - disse Nonna.

    - No - disse Nonno.

    - Io le farei un grosso buco nel guscio, ci infilerei una corda, poi la legherei da qualche parte e quella, state pur certi, non scapperebbe più!

    - Ma siamo impazziti?!? - esclamò Nonna. - Non lo sai che il guscio delle tartarughe è fatto d’osso? Le faresti un male terribile. No no no, non te la darò mai!

    Briccone sbuffò spazientito e si lasciò ricadere sul sedile posteriore, chiudendosi in un silenzio rancoroso.

    Nonno scosse la testa sconsolato e si chiese, per l’ennesima volta, come facesse ad essere amico di un tipo così poco raccomandabile. Eppure, sperava sempre che prima o poi si ravvedesse…

    Quanto a Nonna, s’era appoggiata la tartaruga in grembo e la osservava con amorevole curiosità, ammirando il suo caldo colore di terra bruciata, la testolina dal collo lungo e le quattro zampette armate di robusti unghioni.

    Sapeva che le tartarughe vanno in letargo e in autunno si scavano la tana per cercarvi un po’ di calore. Era settembre, dunque il momento si stava avvicinando e certamente quella tartaruga doveva sentire forte il desiderio di un po’ di terra da scavare.

    "Tartarughina - pensò - non preoccuparti,

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