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Social è responsabilità!: Le questioni aperte dallo scontro tra le piattaforme digitali e Trump
Social è responsabilità!: Le questioni aperte dallo scontro tra le piattaforme digitali e Trump
Social è responsabilità!: Le questioni aperte dallo scontro tra le piattaforme digitali e Trump
E-book172 pagine2 ore

Social è responsabilità!: Le questioni aperte dallo scontro tra le piattaforme digitali e Trump

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Info su questo ebook

Un anno dopo l'assalto dei suoi sostenitori a Capitol Hill, la conseguente cacciata di Donald Trump dai social network continua ad alimentare domande ineludibili.

Come si tutela la libertà di espressione nelle piattaforme social? Quale ruolo devono giocare governi, istituzioni e singoli cittadini? Quali regole servono? 
È possibile adoperare i social senza esserne usati? Come fare? 

A queste e a molte altre domande risponde questo libro, frutto di quasi trent'anni di presenza online e nella comunicazione politica.
LinguaItaliano
Data di uscita12 apr 2021
ISBN9791220291149
Social è responsabilità!: Le questioni aperte dallo scontro tra le piattaforme digitali e Trump

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    Anteprima del libro

    Social è responsabilità! - Antonio Palmieri

    Antonio Palmieri

    Social è responsabilità!

    Le questioni aperte dallo scontro tra le piattaforme digitali e Trump

    UUID: 41edf730-52df-4a50-b279-3f284fffdce3

    Questo libro è stato realizzato con StreetLib Write

    http://write.streetlib.com

    A Elisabetta, Martino e Dario,

    che mi insegnano ogni giorno

    il valore della responsabilità.

    ​Ringraziamenti

    Prendo in prestito da Michele Mezza, che ringrazio, l’idea di iniziare il libro dai ringraziamenti. In questo modo posso dire subito grazie a tutte le persone le cui riflessioni ho citato nel testo. Il loro (involontario) ma prezioso contributo mi è stato utile per chiarirmi le idee e soprattutto per ricostruire i termini di una vicenda che è complessa e complicata ma molto interessante. Come ho scritto nel primo capitolo, è possibile che alcuni loro avrebbero preferito fossero citate altre parti dei loro ragionamenti. Ho scelto nei limiti delle mie capacità, avendo come criterio il rispetto delle posizioni espresse e, naturalmente, lo svolgimento coerente del testo.

    Quindi, un grande grazie a: Allegranti David, Antonucci Maria Cristina, Attal Gabriel, Azzollini Vitalba, Barbuto Azzurra, Bardazzi Marco, Bartocci Matteo, Bassini Marco, Battista Pierluigi, Belisario Ernesto, Bezos Jeff, Blengino Carlo, Biden Joe, Boccia Artieri Giovanni, Boldrini Laura, Borraccino Marco, Borrell Josep, Brèton Thierry, Brockovich Erin, Calise Mauro, Cacciari Massimo, Camisani Calzolari Marco, Cannavò Salvatore, Capezzone Daniele, Carnevale Maffè Carlo Alberto, Carone Martina, Cartabia Marta, Casadei Rodolfo, Castellani Lorenzo, Castelnuovo Marco, Castigliego Giuliano, Cazzullo Aldo, Cédric, Cheli Enzo, Chiusi Fabio, Ciccone Arianna, Clegg Nick, Clementi Francesco, Comin Gianluca, Conti Camilla, Coraggio Giancarlo, Cortiana Fiorello, Cosenza Vincenzo, Crosetto Guido, D’Avenia Alessandro, De Baggis Mafe, De Biase Luca, De Kerckhove Derrick, De Martin Juan Carlos, De Minico Giovanna, Della Morte Gabriele, Dettori Gianluca, Di Corinto Arturo, Dorsey Jack, Epifani Stefano, Facci Filippo, Feltri Mattia, Feltri Stefano, Feltri Vittorio, Ferrara Giuliano, Ferrazza Federico, Filippetti Simone, Floridi Luciano, Fontana Andrea, Franchi Jacopo, Frediani Carola, Fubini Federico, Fuggetta Alfonso, Garassini Stefania, Gatto Gabriele, Giacalone Davide, Giaccardi Chiara, Giorgino Francesco, Giua Gian Mario, Godin Seth, Griseri Paolo, Iabichino Paolo, Iozzia Giovanni, Irving Larry, Il Pedante, Kasparov Garry, Lanier Jason, Le Maire Bruno, Loiacono Martino, Longo Alessandro. Luna Riccardo, Madron Paolo, Magatti Mauro, Manca Daniele, Mantellini Paolo, Marino Giuseppe, Mascheroni Giovanna, Masera Anna, Massarotto Marco, Mastroianni Bruno, Mazzini Gianluca, Merkel Angela, Meotti Giulio, Menichini Stefano, Messeri Maddalena, Messora Claudio, Mezza Michele, Micalessin Gian, Mingardi Alberto, Mirabelli Cesare, Munari Francesco, Muzio Matteo, Navalny Alexey, Nayak Pandu, Nicita Antonio, Nicodemo Francesco, Orlowski Alex, Orsina Giovanni, Pagliaro Beniamino, Panerai Paolo, Pasquino Gianfranco, Pavolini Antonio, Penelope Nunzia, Pennisi Martina, Piana Carlo, Pregliasco Lorenzo, Preiti Antonio, Punzi Federico, Quattrociocchi Walter, Quintarelli Stefano, Rampini Federico, Riotta Gianni, Rizzo Marco, Rocca Christian, Rociola Arcangelo, Rodotà Stefano, Ross Alec, Russo Franz, Russo Rosy, Scancarello Gea, Scandellari Riccardo, Scano Roberto, Schwab Andreas, Scorza Guido, Segal Ned, Seibert Steffen, Serafini Giovanni, Severgnini Beppe, Sgarzi Barbara, Signorelli Andrea Daniele, Spadaro Antonio, Stagnaro Carlo, Stern Joanna, Stille Alexander, Taino Danilo, Trump Donald jr, Venturini Marco, Vestager Margrethe, Violante Luciano, Vita Vincenzo, Wasserman Edward, Wolf Mauro, Zingales Luigi, Zuckerberg Mark, Zuckerman Ethan.

    Un grande grazie va a Eugenio Cipolla, che mi ha supportato pazientemente e con intelligenza nei tre mesi di lavoro che hanno portato al completamento del testo, alla creazione e alla scelta del titolo e della copertina. Grazie anche a Marco Marturano per la critica costruttiva e utile e a Stefano Epifani per il decisivo consiglio ai fini della pubblicazione.

    Naturalmente, grazie anche alla mia famiglia. Quando il tempo strappato al riposo non bastava più, moglie e ragazzi mi hanno concesso qualche ora nei fine settimana di marzo per completare il lavoro.

    Introduzione

    La decisione di Twitter e Facebook (e, a cascata, di Instagram, Twitch, Tik Tok, Snapchat, Youtube, Shopify) di sospendere gli account di Donald Trump subito dopo l’assalto al Campidoglio del 6 gennaio 2021 ha provocato polemiche, riflessioni e commenti, buona parte dei quali ospitati in Twitter e Facebook, oltreché nei quotidiani tradizionali e digitali e, naturalmente, in tv e radio. Commenti pro e contro Trump, pro e contro la decisione dei proprietari delle piattaforme, riflessioni sul rapporto tra social e democrazia e sul ruolo delle piattaforme nel dibattito pubblico e nella società.

    Occupandomi di comunicazione, di web e di politica, sono stato inizialmente travolto da questo dibattito: mi sembrava che ciascuno avesse un pezzetto di ragione ma nessuno l’avesse totalmente. Ho iniziato così a raccogliere tweet, post, articoli e interviste. Lo facevo per me stesso, per cercare di farmi una idea più chiara e precisa. Dopo qualche giorno, vista la densità e la qualità dei contributi che stavo raccogliendo e dato che ciò che leggevo mi aveva suscitato alcune riflessioni, ho deciso di mettere tutto nero su bianco. Così nasce questo libro.

    Punto di partenza l’atteggiamento di grande cautela proposto dal giornalista, già corrispondente Ansa dagli a Stati Uniti, Marco Bardazzi: Anche questo tweet passerà alla storia. Ma ci vorrà tempo e molta riflessione per capire se è stata una giusta censura. Invidio chi ha solo certezze su questo tema, io non ne ho. I social esistono da troppi pochi anni e dobbiamo ancora imparare a usarli bene. (@marcobardazzi, 9 gennaio).

    La materia è molto complessa, serve una riflessione fuori dalla emotività e dalla frenesia dell’essere pro o contro Trump. È questo il metodo che ha indicato la ricercatrice CNR e docente di comunicazione politica alla Sapienza Maria Cristina Antonucci: Le molte tematiche emerse dallo scontro tra Trump e le piattaforme social necessitano quindi di una riflessione collettiva più profonda e scevra dalle logiche del momento, al fine di garantire la conciliazione tra diritti di espressione e condivisione dei cittadini e dei gruppi sociali e le regole di governance di imprese private quali i social network.. (formiche.it, 9 gennaio).

    Uscire dalla logiche del momento. Sono passati poco più di tre mesi dai fatti di inizio gennaio. Un tempo forse sufficiente per affrontare molte delle questioni emerse a causa di quanto è successo: questioni con le quali avremo a che fare per molto tempo a venire. Per questo è necessario ampliare lo sguardo, per non cadere nell’errore dal quale ha messo in guardia il docente di economia dei media digitali all’Università Carlo Bo di Urbino Giovanni Boccia Artieri: Impostare la discussione #deplatformtrump sul tema libertà di espressione o su allora voi sostenete un fascista è sbagliato. Il problema è più profondo. Riguarda il rapporto tra noi e le piattaforme e tra queste e la posizione assunta nel dibattito pubblico (@gba_mm, 9 gennaio).

    Questo rapporto è ciò che ho tentato di approfondire con questo libro. Nel primo capitolo parto dal caso piattaforme versus Trump. Ho rappresentato le varie posizioni in campo e quindi aggiunto mie considerazioni su alcuni punti dirimenti di natura generale emersi nel corso del dibattito. Nel secondo capitolo propongo una serie di suggerimenti per un accordo istituzionale con le piattaforme e presento le principali soluzioni legislative vigenti e in discussione, in Europa e in Italia. Nel capitolo finale presento una visione del rapporto tra ciascuno di noi e le piattaforme e una serie di suggerimenti operativi sul modo in cui possiamo (con)vivere con i social. Considerazioni, proposte e suggerimenti derivano dalla mia esperienza di comunicatore (online dal 1994 e primo deputato ad aprire un account Twitter nel giugno 2007) e dalle riflessioni che ho continuato a fare costantemente nel corso degli anni.

    Ho scritto questo libro nel minor tempo possibile, perché mi piacerebbe che la questione del rapporto tra social e politica, tra istituzioni, società e grandi piattaforme non cadesse nel dimenticatoio. So bene di correre un rischio, perché, come dice il sociologo della comunicazione e docente all’Università Mercatorum di Roma Massimiliano Panarari, anche il Nuovo Mondo Algoritmico, come ogni continente sconosciuto, è pieno di terreni da bonificare, ed espone chi cerca di avanzare al suo interno (poiché il ritornare indietro non è comunque possibile) a rischi…La complessità dello stadio del Web 3.0 rende ora urgente abbandonare l'approccio dicotomico e da tifosi - quello tipico della polarizzazione tra buoni e cattivi imperante proprio sui social network - per problematizzare le questioni in senso costruttivo, e per provare a dotarsi di qualche attrezzatura. (La Stampa, 12 gennaio).

    È ciò che ho cercato di fare, avvalendomi anche delle riflessioni, dei commenti e delle proposte avanzate in questi mesi, come le molte citazioni presenti nel testo dimostrano. Non ho la pretesa di avere trovato LA soluzione. Come deputato e come appassionato di web, di comunicazione e di buona politica, spero di aver dato un contributo utile a stimolare chi è più capace di me e chi ha responsabilità - parola chiave della mia riflessione - molto più grandi delle mie, nelle istituzioni e, perché no, anche nel mondo delle grandi imprese tecnologiche.

    Buona lettura!

    Le domande aperte dal caso Trump

    "In un certo senso, la vicenda Trump

    rivela questo contrappasso.

    Anche chi condivide le ragioni

    delle scelte delle piattaforme, in questo caso,

    si pone il problema di come governare

    uno spazio pubblico di discussione

    in modo trasparente e non discriminatorio.".

    Antonio Nicita, Avvenire, 12 gennaio

    1. ​I criteri per rappresentare il dibattito

    Questo tweet di Maddalena Messeri, autrice e digital strategist, fissa il punto di partenza della prima fase del dibattito: Twitter e Facebook, chiudendo la bocca a #Trump , hanno aperto un dibattito di portata internazionale. Voi da che parte state? Oggi su @leggoit #socialclub (@maddai_ 9 gennaio).

    Dopo la cacciata di Trump dai social si è in effetti aperto un gigantesco dibattito. Per averne una idea la più completa possibile e capire la complessità della questione, nella prima parte di questo capitolo propongo una selezione serie di contributi che a mio avviso forniscono spunti di ragionamenti utili. Per cercare di dare ordine, ho suddiviso le tipologie di interventi in alcuni paragrafi, ciascuno dei quali è dedicato a un singolo aspetto:

    a) i social hanno fatto bene. C’era una emergenza democratica, era doveroso intervenire;

    b) Trump andava silenziato molto tempo prima, ma faceva comodo alle piattaforme;

    c) una impresa privata non può silenziare il Presidente degli Stati Uniti;

    d) i social (e gli altri big del digitale) sono un pericolo per la libertà di espressione e per la democrazia.

    Data l’abbondanza degli spunti e delle riflessioni che su questi punti e sulle questioni ulteriori che essi aprono, ho organizzato i paragrafi di questo capitolo come se ciascuno di essi fosse una stanza di Clubhouse. La differenza sta ovviamente nel fatto che i pensieri sono espressi per iscritto, ma lo spirito è il medesimo: entrare in una stanza nella quale si discute del caso Trump esaminando un singolo aspetto. In ogni stanza/paragrafo si incontrano editorialisti, giornalisti, studiosi dei media e dei social, ma anche non addetti ai lavori che hanno espresso un pensiero per me interessante tramite un tweet. Nella prima parte del capitolo ho esposto le varie posizioni nel modo più neutro possibile, come se assistessi al dibattito. Nella seconda parte del capitolo partecipo anch’io alla discussione, esprimendo il mio punto di vista.

    Ho preferito lasciare accanto a ogni citazione l’indicazione della fonte da cui è tratta, senza ricorrere a note. Nell’indicare la data, ho indicato l’anno solo quando diverso dal 2021.

    Ho scelto di non proporre prese di posizione di politici italiani. Se lo avessi fatto, inevitabilmente il giudizio politico preventivo sul singolo personaggio avrebbe preso il sopravvento sul contenuto. Invece bisogna uscire dalla logica del tifo, per valutare al meglio e con ragionevolezza tutti gli aspetti in gioco.

    Ultima avvertenza. Per quanto riguarda le citazioni di tweet, non ho inserito le virgolette e ho indicato alla fine di ogni citazione oltre alla data anche l’account dell’autore. Mi sembra più preciso dal punto di vista filologico.

    È possibile che alcuni degli autori menzionati avrebbero preferito fossero citate altre parti dei loro ragionamenti. Confido nella loro clemenza. Ho scelto nei limiti delle mie capacità, avendo come criterio il rispetto delle posizioni espresse e, naturalmente,

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