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Non entrate in quella chiesa
Non entrate in quella chiesa
Non entrate in quella chiesa
E-book200 pagine2 ore

Non entrate in quella chiesa

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Info su questo ebook

Intrighi sovrannaturali circondano Alex quando una sinistra chiesa rivela oscuri segreti. Il demone Salokin emerge, minacciando l’umanità. Legami inaspettati e battaglie epiche culminano in un vero inferno terrestre. Una scelta impossibile lega il destino di tutti. L’eroismo e la tragedia si intrecciano in un duello finale, dove la sopravvivenza dell’umanità pende in bilico. La lotta per la salvezza raggiunge l’apice e tra il bene e il male non ci sarà alcuna esclusione di colpi.
LinguaItaliano
Data di uscita25 ago 2023
ISBN9788869633478
Non entrate in quella chiesa

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    Anteprima del libro

    Non entrate in quella chiesa - Nikolas Renzi

    Nikolas Renzi

    NON ENTRATE IN QUELLA CHIESA

    Elison Publishing

    © 2023 Elison Publishing

    Tutti i diritti sono riservati

    www.elisonpublishing.com

    ISBN 9788869633478

    Indice

    Capitolo 1 - L'incontro

    Capitolo 2 - Linda

    Capitolo 3 - L'aggressione

    Capitolo 4 - Ritorno sul posto

    Capitolo 5 - Questione di cuore

    Capitolo 6 - La notizia

    Capitolo 7 - Due sogni e una preghiera

    Capitolo 8 - Un funerale

    Capitolo 9 - Una questione in sospeso

    Capitolo 10 - La confessione

    Capitolo 11- La rivelazione

    Capitolo 12 - Il corvo

    Capitolo 13 - L'anarchico, il fascista e il paciere

    Capitolo 14 - Fiamme dall'inferno

    Capitolo 15 - Il momento della verità

    Capitolo 16 - Fiamme sulla terra

    Capitolo 17 - Patto con il male

    Capitolo 18 - La grande tempesta

    Epilogo

    Capitolo 1

    L’incontro

    Alex sente la brezza marina che gli scorre sul volto mentre fa jogging. La sera sta per scendere e la madre lo redarguirà qualora non tornasse in tempo per la cena, che è per le 19:00 in punto. Non ha mai fame per quell’ora, nemmeno dopo la corsa. Suo padre e sua madre però staccano dal lavoro per le 18:00 e quando rientrano hanno una fame da lupi. In quindici anni di vita (ormai quasi sedici) Alex non ricorda una sola volta in cui abbiano cenato più tardi.

    Guarda l’orologio, manca qualche minuto alle 18:00, il che significa che ha ancora un po’ di tempo prima che passi l’autobus, così decide di girare a destra, lungo una via dove non è mai stato prima, giusto per vedere se si può tornare indietro allungando un po’ il percorso. Questa scelta cambierà per sempre il suo destino.

    Il profumo del mare si allontana, ma tra gli edifici tira molta meno aria e questo lo fa stare bene.

    Passa davanti a un piccolo negozio di alimentari dove il negoziante (probabilmente un egiziano o qualcosa del genere) sta facendo dei giochi di prestigio per intrattenere il bambino di una cliente che sta piangendo. Lei sembra non apprezzare molto. Nessun adulto apprezza quando un altro adulto, magari sconosciuto, si avvicina troppo al suo pargoletto prendendosi molta confidenza. Soprattutto se questo sconosciuto ha la pelle più scura del genitore. Ad Alex non piace tale forma di razzismo, ma ha imparato da tempo a sopportare le cose che non gli piacciono. Del resto le sue opinioni vengono scartate in principio poiché provengono da una bocca troppo giovane. Puzzi ancora di latte, è quello che dice sempre suo padre. Cosa diavolo ne vuoi sapere di come va il mondo?

    Puzzerà ancora di latte, ma ha comunque studiato più di lui, che invece si è fermato solo alla terza media. Una volta Alex ha fatto notare questo dettaglio al vecchio, ma quando lo ha visto piuttosto offeso ha preferito non tornare più sull’argomento. Papà però continua a dirgli che puzza di latte. Può farlo perché Alex non riesce a offendersi. Ha buoni voti, è il migliore della classe. Può darsi sia ancora troppo piccolo, ma un giorno crescerà e odorerà di fumo e caffè. Il padre invece non studierà mai, non ha tempo né voglia. Dunque sa già di aver vinto, ecco perché non può sentirsi offeso.

    Dopo il negozio di alimentari, sulla sinistra, nota l’insegna spenta di un ristorante. Può darsi sia ancora presto, ma ad Alex sembra proprio che quel locale sia stato dismesso. Forse più tardi lo cercherà su internet. Magari se è un buon ristorante potrebbe invitare a cena Linda. Sono fidanzati dalla prima volta che si sono visti in classe, solo che lei non lo sa e forse non lo saprà mai, visto che è la fidanzata del suo migliore amico.

    Alex decide di togliersi subito il pensiero di Linda dalla testa e guarda avanti. Gli edifici sono già terminati. Ora l’asfalto comincia a deteriorarsi e ai lati si vede solo erba mal tagliata e zone di terra arida. Forse è meglio tornare indietro, pensa. La curiosità di vedere se c’è qualcos’altro però è troppo grande.

    Passa qualche minuto, ma ora riesce a vedere un campo da calcetto sulla destra. A differenza del ristorante di prima, questa volta sembra ben tenuto e aperto al pubblico, anche se al momento a giocare non c’è nessuno. Quella appare proprio essere una via alquanto desolata.

    Ora intravede un ponticello sopra quello che dovrebbe essere un fiume. Quando ci passa sopra, si accorge che definirlo fiume è piuttosto generoso. Sembra più un canale fognario: l’acqua è profonda ma decisamente sporca: ha un colore marrone che ricorda quello delle feci, mischiato a chiazze verde-vomito. Superato il ponte, Alex non può più proseguire dritto: la strada si biforca, formando due angoli retti. Una strada porta a destra, l’altra a sinistra. Quella a sinistra ha un cartello a forma di freccia che dice: Scuola di equitazione.

    Wow! pensa. Non sapevo ci fosse una scuola di equitazione in questa città.

    Per un attimo si ferma e pensa di prendere quella, poi guarda l’orologio. Si sta facendo tardi, meglio non rischiare. Andrà a vedere i cavalli un’altra volta. Ora deve prendere la via che va a destra per ritornare al punto di partenza.

    Passa lungo il fiume, dall’altra parte non c’è nulla tranne erbaccia. Non c’è anima viva.

    Dopo circa cinque o sei minuti di corsa sostenuta, scorge in lontananza un edificio isolato sulla sinistra. Inizialmente pensa sia abbandonato, poi vede un’enorme croce esposta in alto e un campanile. Capisce che si tratta di una chiesa.

    Si avvicina sempre di più, fino a giungerci davanti. In quel momento si ferma per scrutarla meglio (e anche per riposare un attimo le gambe e i polmoni). Si trova esattamente a metà strada tra fiume e chiesa. Pensa che se quel posto fosse tenuto meglio, sarebbe davvero un bel luogo in cui sposarsi, sebbene lui non sia molto incline a credere alle religioni e nemmeno al matrimonio.

    Alex si chiede se la chiesa sia abbandonata. A differenza del ristorante di prima, o del campo di calcetto, questa volta non è così chiaro. La posizione farebbe intuire di sì, ma l’edificio non sembra essere così fatiscente come era sembrato da lontano. Inoltre il prato che lo circonda, delimitato da una sorta di recinto arrangiato con pali e corde, sembra essere tenuto bene rispetto al resto dell’erba fuori dalla circonferenza. Quindi qualcuno ha tagliato il prato di recente, ma perché farlo se la chiesa è abbandonata?

    Spinto dalla curiosità, si avvicina e arriva davanti all’enorme portone. Di solito le chiese hanno una bacheca all’esterno dove vi tengono scritti eventi, preghiere e altre cose simili. Questa non ha nulla. Anche le porte più piccole sulla destra e sulla sinistra sembrano essere ben chiuse e piuttosto rovinate.

    Alex pensa di aprirle, ma poi sente un brivido salire lungo la schiena, si ricorda che si sta facendo tardi e volta le spalle alla chiesa.

    Un suono improvviso fa venire un altro brivido. Sente dietro di lui un forte rumore metallico, poi un lento e fastidioso cigolio.

    Gira la testa: una delle porte, quella di sinistra, si è aperta da sola. Non di molto, non è spalancata, ma è aperta a metà. C’è un piccolo fascio di luce che si intravede dall’esterno. Forse è stato proprio quello a convincere Alex ad avvicinarsi. Spinge la porta e sbircia all’interno.

    A discapito della luce che si osservava da fuori, la chiesa è piuttosto buia. Si riesce a vedere tutto in realtà, ma è come se stesse vedendo la stanza illuminata di una casa con indosso gli occhiali da sole.

    Entra per dare un’altra sbirciatina.

    Sull’altare c’è un enorme crocifisso di legno. A dire il vero sembra quasi tutto fatto di legno lì dentro, deve essere una chiesa davvero molto vecchia. La croce è illuminata dalle finestre a mosaico laterali. Fa un ottimo effetto vista da davanti, sembra quasi che Dio la stia illuminando apposta per mostrarla bene ai suoi fedeli.

    Alex dà un’occhiata all’acquasantiera: è bagnata. Questo significa che la chiesa non può essere abbandonata. Qualcuno ha messo l’acqua benedetta lì di recente.

    Decide di filarsela. Quel luogo lo sta mettendo a disagio. Ma proprio mentre sta girando la testa, nota qualcosa di strano che prima non aveva notato: esattamente tra l’altare e l’organo musicale vi è una teca di vetro, appoggiata su una colonnina di marmo. La teca ha al suo interno una piccola luce che illumina uno strano oggetto. Apparentemente sembra una statuetta e Alex pensa che raffiguri la Vergine Maria. Poi si avvicina di qualche passo e nota che in realtà si tratta di una Matrioska. Si chiede cosa ci faccia un simile oggetto all’interno di un luogo religioso.

    Mentre si avvicina, si rende conto di uno strano gioco di luci. Da lontano sembrava che l’immagine femminile della Matrioska stesse sorridendo. Eppure, man mano che si avvicina, si accorge di quanto in realtà quell’espressione sembri triste. Sembrava anche più giovane vista dall’entrata. Ora invece nota che si tratta di una signora molto anziana.

    Si guarda intorno per essere certo che non ci sia nessuno. Fa per aprire la teca, le sue mani stanno tirando lo sportello di vetro e…

    No, quella non si può toccare dice una voce alle sue spalle.

    Dopo uno spavento iniziale che lo fa sobbalzare e gli accelera notevolmente il battito cardiaco, Alex si gira.

    Dai lati più bui della chiesa vede spuntare fuori a passo lento un uomo vestito da prete.

    L’uomo è piuttosto giovane e perfino attraente. Ha i capelli castani, una barba folta ma ben curata, il fisico è asciutto. Sarà alto almeno un metro e ottanta.

    Il parroco cammina lentamente con le mani dietro la schiena. Il volto non sembra arrabbiato e nemmeno il tono della voce lo sembrava. Questo tranquillizza il ragazzo.

    Mi scusi dice Alex. Non volevo essere maleducato. Pensavo che la chiesa fosse abbandonata (mente) e poi mi ha incuriosito… Insomma… Cosa ci fa una Matrioska qui dentro?

    Il prete sorride e gli mette una mano sulla spalla: Scusami tu se prima ti ho spaventato. Non avevo sentito nessuno entrare, stavo pregando nel confessionale. Riesco a concentrarmi meglio lì.

    Ora indica la teca: Questa Matrioska è una sorta di Annabelle. Conosci Annabelle vero? Ci hanno fatto diversi film dell’orrore.

    Oh sì, li ho visti tutti risponde. Il fatto che li conosca anche il parroco e che ne parli con tanta tranquillità e leggerezza lo colpisce. Quel prete gli sta simpatico.

    Qualche tempo fa, neanche molto a dire il vero, è stata trovata nella casa di una famiglia. Tutti morti. Si sono uccisi tra loro, dando di matto all’improvviso.

    E perché dovrebbe essere stata…

    La Matrioska è poi finita in un mercatino dell’usato lo interrompe il prete. Quello che la possedeva, ha dichiarato di aver vissuto strane esperienze con questo oggetto. Diceva anche di sognare in continuazione la famiglia sterminata in precedenza. Così l’ho tolta io dal mercato e l’ho portata qui per esorcizzarla. Ora la benedico regolarmente ma non la tolgo mai dalla teca. Lo faccio sempre da fuori con il vetro ben chiuso. Pare che stesse prendendo sempre più potere.

    Alex alza le spalle: Non so che tipo di esperienze abbia vissuto il venditore, ma tutta questa storia mi sembra un po’ poco per dire che un oggetto è indemoniato o roba simile.

    L’uomo sorride ancora, gli dà due pacche amichevoli sulla spalla e va a sedersi su una panchetta: la prudenza non è mai troppa, non trovi anche tu?

    Sarà… risponde Alex.

    Non sei una persona religiosa vero?

    Vuole farmi una predica per convincermi a credere? chiede scherzosamente.

    Perché dovrei?

    Non è un vostro compito? Voglio dire… Cercare di condurci tutti in paradiso?

    Sorride anche il parroco: Immagino te ne abbiano già fatte parecchie di prediche e non mi pare abbiano funzionato. Io sono un esorcista è questo il mio compito. Non voglio costringere nessuno a credere. Ho molti amici non credenti. Parliamo semplicemente di altre cose e prego io per loro.

    Già… risponde Alex. Pur essendo ateo l’idea di avere davanti un esorcista lo intriga. Non crede di averne mai incontrato uno ma ricorda di dover tornare a casa. Guarda nuovamente l’orologio: Cavolo esclama. Ora devo proprio andare. Si sta facendo tardissimo.

    Abiti lontano?

    Non tanto a dire il vero. Però devo prendere l’autobus.

    Il prete si alza: Vuoi che ti accompagni?

    Alex vorrebbe rispondere di sì, non sa perché ma si fida molto di quell’uomo. Però lo ha comunque appena conosciuto, pensa non sia prudente e declina l’offerta: Ho voglia di farmi ancora un po’ di corsetta. Grazie lo stesso.

    Comunque mi chiamo Don Enrico, scusa se non mi sono ancora presentato gli porge la mano. Alex gliela stringe.

    Io mi chiamo…

    Alex risponde il parroco.

    Il ragazzo sente un nuovo brivido.

    Come sa il mio nome?

    Lo hai scritto sulla maglia. Dietro la schiena.

    Ci pensa per qualche secondo, ricorda di avere la maglia della SS Lazio che suo padre gli ha regalato per il compleanno. La maglia è personalizzata e ha il nome dietro (lo preferiva al cognome).

    Oh già! Vero. Ride e si sente un po’ stupido, poi aggiunge: Ma poteva anche essere il nome di un calciatore. Don Enrico sorride, si mette una mano dentro il colletto dell’abito nero e tira fuori una collanina argentata con lo stemma di un’aquila stilizzata: Sono laziale anche io. Non abbiamo nessun Alex tra i nostri giocatori.

    Un altro punto simpatia al Signor Don Enrico, che segue anche il calcio e tifa la sua stessa squadra.

    Alex e il sacerdote escono insieme dalla chiesa. Il ragazzo lo guarda: Bé… è stato un piacere conoscerla. Magari un giorno ripasserò, così mi racconterà meglio la storia della Matrioska e le cose che sono accadute al signore del mercatino. O anche di altri esorcismi, credo sarebbe interessante.

    Don Enrico annuisce: Ma certo. Potremmo anche commentare il mercato della nostra squadra di calcio se vuoi. Le porte della mia chiesa saranno sempre aperte per te. Torna quando ti pare. I due si salutano.

    Alex si allontana di corsa mentre arriva il crepuscolo, il prete lo osserva, ora non sorride più. Rientra nella chiesa. Si avvicina alla teca con la Matrioska e la scruta con attenzione, come se non l’avesse mai vista prima.

    Capitolo 2

    Linda

    Al suono della campanella gli alunni entrano in classe. Alex indossa una polo grigia a maniche corte e un paio di pantaloncini fatti a jeans. Fa un caldo infernale in quell’Istituto e tutti stanno sperando che questo mese di maggio finisca presto, dopodiché rimarranno solo dieci giorni e l’anno scolastico sarà finito.

    Alex varca la soglia di entrata del Liceo Classico e si guarda intorno. Nessuna traccia di Linda e nemmeno del fidanzato Filippo, suo migliore amico.

    In compenso nota Olivier, l’anarchico della scuola. Tutti lo chiamano Baku (diminutivo di Bakunin, filosofo russo dell’ottocento). Al liceo classico hanno

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