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L ultimo segreto: Harmony Collezione
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E-book164 pagine3 ore

L ultimo segreto: Harmony Collezione

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Info su questo ebook

Alessandro Di Sione è noto per essere un uomo freddo e cinico, ciononostante non riesce a negare a suo nonno la gioia di rivedere il quadro che gli è così caro e che è legato a uno scandalo che travolse la famiglia reale quasi cinquant'anni prima. La chiave per trovare il dipinto, però, è la timida principessa Gabriella e Alessandro non si fa scrupoli a trascinarla con sé sull'Isola d'Oro per riuscire a carpirle quell'ultimo segreto.



I giorni passano e l'erede dei Di Sione è sempre meno coinvolto dalla sua missione e sempre più attratto dalla principessa. Forse la purezza di quel nuovo amore saprà indicargli la strada della salvezza che considerava perduta per sempre.
LinguaItaliano
Data di uscita20 nov 2017
ISBN9788858974049
L ultimo segreto: Harmony Collezione

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    Anteprima del libro

    L ultimo segreto - Maisey Yates

    successivo.

    1

    Si diceva che lui, Alessandro Di Sione, una volta avesse licenziato un dipendente solo perché gli aveva portato il caffè con due minuti di ritardo, e che si fosse sbarazzato della donna con la quale aveva avuto una lunga relazione semplicemente con un gesto della mano, e che poi avesse dato ordine al suo assistente di comprarle un regalo di addio.

    Si sussurrava anche che soffiasse fuoco dalle narici, che dormisse in una prigione sotterranea e traesse nutrimento dalle anime dei dannati.

    Così, quando la sua segretaria personale temporanea, rossa in viso e con un sorriso di scuse incollato alle labbra, entrò nell'ufficio alle calcagna di Giovanni Di Sione, non c'era da sorprendersi se avesse l'aria di chi stava andando al patibolo.

    Naturalmente nessuno poteva impedire l'accesso a Giovanni Di Sione in qualsiasi luogo desiderasse accedere. Nessuna segretaria, nemmeno la più capace, sarebbe riuscita a tenere suo nonno fuori dalla porta, nonostante l'ormai veneranda età e le precarie condizioni di salute.

    Ma la sua segretaria personale era in congedo per maternità e la sostituta aveva preso servizio solo da un paio di settimane, dunque non poteva essere al corrente di tutto ciò. Semplicemente temeva che Giovanni fosse un intruso e che lei sarebbe stata licenziata per non essere riuscita a mandarlo via.

    Non vedeva la necessità di chiarire quel frainteso, decise Alex.

    «Mi dispiace, signor Di Sione» esordì la donna, il respiro affannoso, appoggiandosi una mano sul seno generoso.

    Alex aggrottò un sopracciglio poi fece schioccare la lingua.

    La poveretta cominciò a tremare, come un piccolo cane terrorizzato. «Posso tornare al mio posto, signore?» chiese, lanciando uno sguardo speranzoso alla sua scrivania, nel locale che precedeva l'ufficio.

    Alex agitò una mano in aria e la donna sparì velocemente così come si era materializzata.

    «Felice di vederti in piedi, nonno» disse poi rivolgendosi al suo visitatore, tralasciando ogni convenevole, perché il tipo di rapporto che aveva con lui non ne prevedeva.

    «È passato qualche giorno dall'ultima terapia, quindi mi sento meglio» confermò Giovanni. «Non sei stato gentile con la tua segretaria, Alessandro» lo rimproverò mentre si accomodava sulla sedia posta di fronte alla scrivania.

    «Sai che non m'interessa essere considerato gentile

    «Vero, ma so anche che non sei terribile come ti piace apparire» precisò suo nonno, appoggiandosi allo schienale.

    Giovanni aveva ormai novantotto anni e dopo svariati anni di remissione la leucemia era tornata a manifestarsi. Di conseguenza non gli restava molto da vivere, e questo rendeva più urgente la sua ricerca dei Perduti Amori, oggetti preziosi che una volta gli erano appartenuti, e che erano i protagonisti di una favola che tante volte aveva raccontato a lui e ai suoi fratelli nel passato, pensò Alex.

    Il nonno aveva chiesto a ognuno dei suoi nipoti di rintracciarne uno, tranne che a lui.

    Era certo però che non avrebbe dovuto aspettare ancora molto prima di essere coinvolto in quella sorta di caccia al tesoro. «Forse no» concesse, incrociando le braccia sul petto.

    «Almeno non comportarti male in mia presenza» lo invitò Giovanni.

    «Proverò... Ma dimmi, perché sei qui?» s'informò Alex. «Forse ti stai annoiando e vuoi tornare al lavoro?» Nonostante la malattia e l'età, non era poi un'ipotesi così azzardata. Suo nonno era uno scaltro imprenditore, che era arrivato negli Stati Uniti senza un centesimo in tasca e aveva costruito una fortuna nel campo delle spedizioni marittime. Aveva una mente acuta e lucida, capiva il mondo degli affari. Era quel tratto che li univa, che li rendeva così simili.

    «Assolutamente no. Ma ho un compito da affidarti.»

    Alex annuì. «Devo recuperare uno dei Perduti Amori, giusto?»

    «Giusto. Ho lasciato l'ultimo per te. Si tratta di un quadro.»

    «Un quadro?» ripeté Alex, il tono perplesso. Prese un fermacarte di cristallo e lo rigirò fra le mani. «Non sapevo che ti interessasse la pittura.»

    «Infatti non mi interessa, in generale. Mi interessa quest'unica tela, L'Amante.»

    «È passato un po' di tempo da quando ho studiato arte al liceo, ma questo titolo non mi è nuovo» commentò Alex.

    «In effetti dovresti conoscerlo. Cosa sai della Famiglia Reale dell'Isola D'Oro?»

    «Se avessi immaginato che la tua intenzione era sottopormi a un esame di storia, mi sarei preparato prima del tuo arrivo.»

    «Hai ricevuto la miglior educazione possibile presso il miglior collegio possibile. Mi addolorerebbe scoprire di aver solo buttato i miei soldi.»

    «Un collegio riservato a ragazzi lontani da casa, con un altro molto vicino, riservato a ragazze lontane da casa. Cosa credi che studiassimo?»

    «Questo quadro potrebbe inserirsi perfettamente nel contesto che descrivi. L'Amante è un dipinto scandaloso, o almeno così affermano i pochi che lo hanno visto.»

    «Tu sei uno di questi pochi, suppongo.»

    Giovanni annuì. «Sì, io posso confermare che il ritratto esiste.»

    «Sei un uomo dalle mille sorprese.»

    «È vero» replicò il nonno sorridendo, «ma questo dipende dall'aver vissuto tanto a lungo. Un uomo deve avere segreti e dipinti scandalosi nel proprio passato, non pensi?»

    Alex si strinse nelle spalle. «Non saprei cosa rispondere. La mia vita è fatta di lavoro.»

    «Uno spreco di virilità e giovinezza, se vuoi la mia opinione.»

    «Questo lo dice l'uomo che ha dedicato i suoi anni migliori alla costruzione di un impero economico» puntualizzò Alex.

    «È un privilegio degli anziani poter giudicare con il senno di poi, e tentare di dare ai giovani buoni consigli in questo senso.»

    «E suppongo sia un privilegio dei giovani ignorare questi consigli...»

    «Forse, comunque non sono qui per questo. Io voglio quel dipinto. È l'ultimo dei miei Perduti Amori.»

    Quell'uomo era l'unico padre che avesse mai avuto, rifletté Alex guardandolo. Giovanni aveva accolto lui e i suoi fratelli dopo la prematura morte dei loro genitori, offrendogli stabilità e affetto. Gli aveva insegnato tutto quello che sapeva, incluso non dare mai nulla per scontato.

    Benito, il figlio di Giovanni, suo padre, era stato un uomo preda dell'alcol e delle droghe, ma il nonno aveva fatto ammenda per i suoi peccati occupandosi dei suoi nipoti. «E intendi incaricare me di ritrovarlo?» domandò.

    «Sì. Tu lavori troppo, considera questa missione come un'avventura. La ricerca di un tesoro sparito da tempo.»

    Alex posò il fermacarte sulla scrivania. «Io credo invece che dovrei considerarla per quella che è» replicò. «Una transazione d'affari. Tu sei stato buono con me, che senza di te sarei andato a fondo. O peggio, mi sarei trasformato in una sorta di arrampicatore sociale che avrebbe trascorso le sue giornate sulla spiaggia bevendo champagne.»

    «Oserei dire che sarebbe stata una prospettiva avvilente.»

    «Soprattutto se si considera il fatto che saresti stato tu a pagare il mio champagne.»

    «Hai chiarito il tuo punto. Mi devi molto» precisò Giovanni, un sorriso che gli incurvava le labbra. «E ora hai la possibilità di restituire il favore, almeno in parte. Devi portarmi il ritratto. Per me è già stata un'impresa uscire di casa e venire qui oggi, proprio non ce la farei ad arrivare fino ad Aceena per recuperare personalmente il quadro.»

    «Aceena?» ripeté Alex con tono perplesso. Aveva sentito parlare della piccola isola del Mediterraneo, famosa per le sue spiagge bianche e il mare cristallino, e soprattutto per la movida notturna.

    «Esatto, ragazzo. Credo proprio che dovrò chiedere un risarcimento alla direzione del collegio.»

    «So dov'è Aceena, nonno» sbuffò Alex. «Ma so anche che è frequentata principalmente da studenti universitari in vacanza a caccia di emozioni forti.»

    «Però è anche il posto dove la famiglia D'Oro ha trascorso il suo esilio dopo essere stata bandita dalla patria» puntualizzò Giovanni. «La regina Lucia vive ancora lì con una sua nipote. È lei la donna ritratta nel quadro, ed è sempre lei l'ultima proprietaria del dipinto, almeno così si dice in giro.»

    Non gli piaceva che il nonno stesse cercando d'ingannarlo, pensò Alex. Giovanni non lo avrebbe mai mandato dall'altra parte del mondo basandosi solo su qualche pettegolezzo. «Apparentemente sei molto informato riguardo alla famiglia reale» commentò.

    «Ho dei legami con l'Isola D'Oro» spiegò Giovanni, mantenendosi sul vago. «Ci sono stato tempo fa, e ho dei bei ricordi di quel periodo.»

    «Capisco. Affascinante» sottolineò Alex con tono ironico.

    «Non devi essere affascinato. Devi solo riportarmi il quadro» lo redarguì il nonno.

    Naturalmente lo avrebbe fatto. Glielo doveva, come il nonno gli aveva rammentato. Lo aveva accolto nella sua casa, dandogli poi un'istruzione e un lavoro. Se non ci fosse stato Giovanni, lui non sarebbe arrivato a nulla.

    E se l'ultimo desiderio del nonno era riunire tutti i suoi Perduti Amori prima di morire, lui avrebbe fatto in modo da realizzarlo. «Agli ordini» dichiarò.

    «Questa mi sembra una battuta tratta da un vecchio film.»

    «D'altra parte, cercare un dipinto misterioso nascosto da una famiglia reale caduta in disgrazia è proprio un argomento da vecchio film» tenne a puntualizzare Alex.

    2

    «C'è un uomo alla porta che chiede di vedere la regina Lucia.»

    La principessa Gabriella sollevò lo sguardo dal libro, un'espressione contrariata sul viso. Era in biblioteca, raggomitolata su una poltrona foderata di velluto rosso, e il personale di servizio sapeva che non doveva essere disturbata quando leggeva.

    Si tolse le lenti da vista e si stropicciò gli occhi, poi allungò le gambe che fino a quel momento aveva tenuto ripiegate sotto di sé. «Capisco. E come mai quest'uomo crede di potersi presentare qui senza prima annunciarsi, e ottenere comunque un colloquio con la regina?» chiese, inforcando di nuovo gli occhiali.

    «Si chiama Alessandro Di Sione, è americano. Ha detto di essere interessato a L'Amante.»

    Gabriella balzò in piedi, e nel movimento il sangue le defluì dalla testa, causandole un capogiro. Si appoggiò allo schienale della poltrona e aspettò che la stanza smettesse di vorticarle intorno.

    «Si sente bene, signora?» s'informò Lani, la cameriera.

    «Sì, sì, sto bene» replicò Gabriella, agitando una mano in aria. «È interessato al quadro?»

    «Io non so se si tratta di un quadro, principessa.»

    «Lo so io. So tutto del ritratto, tranne se esiste davvero» commentò Gabriella. Non aveva mai interrogato sua nonna, una dolce e tenera signora, apertamente al riguardo, non riusciva a immaginarla mentre adottava l'atteggiamento scandaloso immortalato ne L'Amante, eppure... Eppure doveva esserci un fondo di verità nei pettegolezzi che circolavano su quel quadro.

    «Mi perdoni, signora, ma credo che questa informazione sia anche la più necessaria.»

    «No, non è così» affermò Gabriella. Nel campo delle ricerche genealogiche una possibilità, anche se non provata, era pur sempre un punto di partenza. A volte estrapolare notizie dalle leggende era ciò che permetteva di verificare l'effettiva realtà di un oggetto o di un evento. Per quello che riguardava l'esilio della sua famiglia dall'Isola D'Oro, i racconti e le voci avevano rivelato spesso un fondo di verità.

    «Cosa devo dire al nostro inatteso ospite, signora?»

    Onestamente era tentata di fargli sapere che lei e la nonna erano all'estero, rifletté Gabriella. Ma quello sconosciuto aveva accennato a L'Amante, di conseguenza voleva scoprire cosa esattamente sapeva al riguardo. Per prima cosa doveva capire a che mirava, decise. Se era solo un malfattore intenzionato a truffare una donna anziana, il che era molto probabile, allora gli avrebbe impedito di parlare con sua nonna, e fatto passare la voglia di riprovarci in futuro.

    «Gli parlerò io. La regina sta prendendo il suo tè, è inutile disturbarla» affermò Gabriella. Oltrepassò la cameriera, uscì dalla biblioteca e si incamminò lungo il corridoio, i piedi nudi che affondavano nella morbida moquette verde. Certo, accogliere uno sconosciuto senza scarpe non poteva definirsi un comportamento da principessa. Era brava a interpretare il suo

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