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Il Re del Mondo
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E-book86 pagine1 ora

Il Re del Mondo

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Info su questo ebook

Il Misterioso Centro Iniziatico
di Agartha, i Regni Sotterranei
e il Re del Mondo
 
Shamballa delle tradizioni transhimaliane, o Amenti nell'Antico Egitto, o Devakan in India, i Campi Elisi in Grecia o il Regno di Prete Gianni nell'Occidente cristiano, esprimono la realtà sotterranea del Centro Supremo del Mondo.
 
René Guénon, insieme a Saint-Yves d'Alvedre e Ossendovsky, descrive in dettaglio, con la sua erudizione e approfondimento caratteristici, la Tradizione del Re del Mondo, conosciuta sotto la designazione di Melchizedek e analoga all'Agharta orientale, nelle sue funzioni di Autorità Spirituale e Potere Temporale, espresse sulla Terra come manifestazione reale di Dio, attraverso due "intermediari celesti", Shekinah e Metatron.
 Nel testo l’Autore spiega il rapporto con il simbolismo dei Re Magi, di Cristo e del Santo Graal. Mostra la vicinanza di questa Tradizione Primordiale ad Atlantide, confermata in alcuni episodi biblici e nelle varie mitologie dell'antichità e dettaglia come i vari centri spirituali esistenti nel corso della storia siano sempre espressioni secondarie di un Centro Spirituale Maggiore.
LinguaItaliano
Data di uscita5 set 2023
ISBN9788869377396
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    Anteprima del libro

    Il Re del Mondo - Rene Guenon

    ​NOZIONI SU «AGARTHA» IN OCCIDENTE

    L'opera postuma di Saint-Yves d'Alveydre intitolata Missione dell'India, pubblicata nel 1910, contiene la descrizione di un misterioso centro iniziatico, designato col nome di Agartha; molti lettori di quel libro si ostinarono a supporre che questa descrizione fosse puramente immaginaria, una specie di finzione priva di fondamento reale.

    Infatti, preso alla lettera, contiene improbabilità che potrebbero, almeno per chi si concentra sulle apparenze esteriori, giustificare tale valutazione; senza dubbio Saint-Yves aveva forti ragioni per non pubblicare quest'opera, scritta molto tempo fa, ma mai del tutto terminata.

    Mai prima d'ora nessuno in Europa aveva fatto riferimento ad Agartha e al suo capo Brahmatma, ad eccezione di Louis Jacolliot ( I Figli di Dio, pp. 236, 263-267, 272; Lo spiritismo nel mondo, pp. 27-28.), uno scrittore che non merita né credito né autorità; aveva, infatti, sentito parlare di Agartha durante il suo soggiorno in India, ma come per ogni altra cosa, li aveva interpretati nel suo modo eminentemente fantasioso. Nel 1924, però, accadde un fatto nuovo e alquanto inatteso; la pubblicazione del libro Bestie, Uomini e Dei, (Versione italiana Ed.CdL) in cui Ferdinand Ossendowski racconta le avventure del suo intenso viaggio, tra il 1920 e il 1921, attraverso l'Asia centrale, riporta elementi che, soprattutto nella parte finale del libro, appaiono quasi identici a quelli di Saint-Yves; la polemica generata attorno a questo libro ci sembra un'occasione propizia per rompere finalmente il silenzio che si è formato intorno ad Agartha.

    Com'era prevedibile, alcuni spiriti scettici o malin-tenzionati non mancarono di accusare Ossendowski di aver puramente e semplicemente plagiato Saint-Yves, evidenziando, a sostegno di questa tesi, tutti i passaggi concordanti delle due opere; infatti, un buon numero di essi mostra una sorprendente somiglianza che scende al dettaglio, prima di tutto, quella che potrebbe sembrare la più improbabile delle affermazioni contenute nel libro di Saint-Yves: l'esistenza di un mondo sotterraneo con ramificazioni ovunque, sotto i continenti e gli oceani, da cui vengono stabilite comunicazioni invisibili tra tutte le regioni della terra. Ossendowski, a sua volta, non si assume la responsabilità di questa affermazione, anzi dichiara di non sapere cosa pensarne e la attribuisce a vari personaggi incontrati durante il suo viaggio. Poi, già sotto aspetti più particolari, il brano in cui il «Re del Mondo» è rappresentato davanti alla tomba del suo predecessore, che rimanda all'ordine dei Boemi, popolo che un tempo sarebbe vissuto ad Agartha ( L'esistenza di popoli in tribolazione, di cui i boemi sono uno degli esempi più lampanti, è indubbiamente qualcosa di molto misterioso, che richiede un'attenta analisi) e molti altri ancora. Saint-Yves afferma che ci sono momenti, durante la celebrazione sotterranea dei Misteri Cosmici, in cui i viaggiatori che si trovano nel deserto si fermano, in cui anche gli animali stessi tacciono ( Il Dott. Arturo Reghini ci ha fatto vedere che questo fatto potrebbe avere a che fare con il timor panicus degli antichi, ipotesi che ci sembra estremamente plausibile). Da parte sua, Ossendowski assicura di aver assistito lui stesso a uno di questi momenti di raccoglimento generale. E come esempio di una strana coincidenza, va citata la storia di un'isola, oggi scomparsa, abitata da uomini e animali straordinari: Saint-Yves cita il viaggio di Iambule Diodoro di Sicilia, mentre Ossendowsk racconta il viaggio di un antico buddista del Nepal; tuttavia, le loro descrizioni differiscono poco; se due versioni di questa storia possono essere fornite da fonti così estranee l'una all'altra, sarebbe interessante trovare quelle fonti e confrontarle attentamente.

    Una volta evidenziati questi parallelismi, però, possiamo dire che poco o nulla ci convince della realtà del plagio; inoltre non è nostra intenzione entrare qui in una discussione che ci interessa solo in modo molto relativo. Oltre alle testimonianze fornite da Ossendowski, sappiamo, da altre fonti, che descrizioni come quelle citate sono correnti in Mongolia e in tutta l'Asia centrale e che esistono, nelle tradizioni di quasi tutti i popoli, altri: che gli somigliano.

    E se Ossendowski avesse plagiato parte dell'opera di Saint-Yves, non si vede perché, in quel caso, avrebbe omesso certi passaggi, né perché avrebbe alterato la forma di certe parole, scrivendo, ad esempio, Agharti invece di Agarttha, che, altrimenti, è spiegabile da Ossendowski avendo raccolto da una fonte mongola le informazioni che Saint-Yves aveva ottenuto da una fonte indù (si sa che ebbe almeno contatti con due indù)

    ( Gli oppositori di M. Ossendowski intendevano far credere che egli fosse a conoscenza in precedenza di una traduzione russa del libro Missione dell'India, traduzione la cui esistenza è più che problematica, poiché ne sono all'oscuro anche gli eredi di Saint-Yves. - Ossendowski è stato anche criticato per aver scritto Om quando Saint-Yves ha scritto Aum; se Aum è, infatti, la rappresentazione del monosillabo sacro scomposto nei suoi elementi costitutivo è, tuttavia, Om la trascrizione corretta come pronunciata in India, Tibet e Mongolia; questa preziosità ci sembra dimostrare la (in)competenza di certe critiche); né si capisce perché avrebbe usato, per designare il capo della gerarchia iniziatica, il titolo di «Re del Mondo», che non compare nell'opera di Saint-Yves.

    Ma se si devono ammettere certi prestiti, bisogna anche riconoscere che Ossendowski a volte descrive cose senza equivalenti in Missione dell'India, che sono proprio quelle che, senza dubbio, non ha inventato per intero, tanto più che era interessato alla politica più che da idee e dottrine, ignorando tutto ciò che si avvicina all'esoterismo, si è rivelato manifestamente incapace di percepirne la portata esatta. È il caso, ad esempio, della storia di una «pietra nera» inviata in altri tempi dal «Re del Mondo» al Dalai Lama, poi trasportata ad Urga, in Mongolia e scomparsa per circa cento anni ( Ossendowski, che non sa che si tratta di un aerolite, cerca di spiegarne alcuni fenomeni, come la comparsa di caratteri sulla sua superficie, assumendola come una sorta di lavagna); le «pietre nere» giocano un ruolo importante in molte tradizioni, da quella che era il simbolo di Cibele a quella custodita nella Kaaba della Mecca ( Similmente il lapsit exillis, pietra caduta dal cielo e sulla quale, in determinate circostanze, apparivano anche delle iscrizioni; questa pietra, secondo Wolfram d'Eschenbach, è identificata con il Graal. Ciò che rende il fatto più singolare è che, secondo lo stesso autore, il Graal sarebbe stato finalmente portato nel «Regno di Prete Gianni», che alcuni destinato a collocarsi in Mongolia, sebbene questa non sia una posizione geografica letterale) .

    Il Regno di Prete Gianni (Presbyter Iohannes) è un leggendario sovrano cristiano orientale la cui origine risale alla tradizione medievale

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