La famiglia di YHWH
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Anteprima del libro
La famiglia di YHWH - Alessandro De Angelis
al-Nadim.
Introduzione
di Alessandro De Angelis
Al fine di comprendere al meglio questo libro, sarebbe opportuno leggere il primo volume di Codex Yhwh, in quanto non è possibile sintetizzare le oltre 300 pagine di ricerca interdisciplinare con comparazioni tra testi storici, reperti archeologici e studio degli aplogruppi.
Studio degli aplogruppi che ha portato a scoperte a dir poco sconvolgenti, in quanto Noè sarebbe stato il decimo re della lista reale sumerica Ziusudra, discendente di Adamo, primo re della lista reale sumerica Alulim, appartenenti all’aplogruppo R1b. I sumeri erano infatti discendenti dei guerrieri kurgan che invasero la Vecchia Europa e che poi invasero la terra tra il Tigri e l’Eufrate, la Terra di Sumer.
Vediamo da Eupedia l’origine dell’aplogruppo R:
L’aplogruppo R* ebbe origine in Asia settentrionale poco prima dell’ultimo massimo glaciale (26.500-19.000 anni fa). È stato identificato nei resti di un ragazzo vissuto circa 24.000 anni fa nella regione dei monti Altaj, in Siberia centromeridionale (Raghavan et al. 2013). Questo individuo apparteneva a una tribù di cacciatori di mammut che, durante il Paleolitico, conducevano una vita nomade tra la Siberia e parte dell’Europa. Secondo l’analisi autosomica, questa popolazione paleolitica sembra abbia contributo soprattutto a determinare l’attuale composizione genetica degli Europei moderni e degli abitanti dell’Asia meridionale, le due regioni dove anche oggi l’aplogruppo R è più diffuso (R1b in Europa occidentale, R1a in Europa orientale e in Asia centrale e meridionale, R2 in Asia meridionale).
Le forme più antiche di R1b (M343, P25, L389) si trovano oggi disperse con basse frequenze in un’area compresa tra l’Europa occidentale e l’India, una regione molto vasta dove, durante l’era glaciale, avrebbero vagabondato le tribù di cacciatori nomadi R1b. Sembra che tutti e tre i rami principali di R1b1 (R1b1a, R1b1b, R1b1c) abbiano avuto origine in Medioriente. Il ramo meridionale, R1b1c (V88 o R1b1a2), si trova oggi soprattutto nel Levante e in Africa. Il ramo settentrionale, R1b1a (P297 o R1b1a1a), sarebbe apparso da qualche parte tra il Caucaso, l’Anatolia orientale e la Mesopotamia settentrionale; da qui si sarebbe poi diffuso proprio nel Caucaso per poi colonizzare l’Europa e l’Asia centrale. Il terzo ramo, R1b1b (M335 o R1b2), fino ad oggi è stato trovato solo in Anatolia. È stato ipotizzato che, circa 10.500 anni fa, i bovini siano stati addomesticati per la prima volta nella storia dalle tribù R1b della Mesopotamia settentrionale, probabilmente insieme ai loro vicini J2. Queste genti R1b discendevano dai più antichi cacciatori di mammut che, quando questi animali si estinsero, cominciarono a cacciare soprattutto bisonti e uri. Nella Mezzaluna fertile, anche grazie all’incremento demografico cominciato con il neolitico (12.000 anni fa), fu necessario sostituire alla caccia indiscriminata una caccia più selettiva. L’influenza dell’attività umana sulla vita degli uri, dei maiali selvatici e delle capre portò al loro progressivo addomesticamento. L’analisi del DNA bovino rivela che tutti i bovini odierni (Bos taurus) discendono da una popolazione di soli ottanta uri ancestrali. Le prove più antiche della domesticazione dei bovini risalgono all’8.500 a.C. circa e sono state trovate tra le culture del neolitico preceramico che popolavano i monti del Tauro. I due siti archeologici che per primi hanno mostrato tracce di bovini domestici sono i villaggi di Çayönü Tepesi nella Turchia sudorientale e Dja’de el-Mughara in Iraq settentrionale, separati da circa duecentocinquanta chilometri. Si presume che sia proprio questa l’area da cui le linee R1b cominciarono a espandersi; in altre parole, questa sarebbe la terra d’origine
di R1b. I linguisti moderni hanno localizzato la terra natale dei protoindoeuropei nelle steppe pontico-caspiche, una precisa regione geografica e archeologica che si estende dall’estuario del Danubio fino ai monti Urali a Est e fino al Caucaso settentrionale a sud. Le culture delle steppe pontico-caspiche del periodo Neolitico, dell’Eneolitico o della prima età del bronzo, cadono tutte sotto la denominazione di cultura Kurgan (4.200-2.200 a.C.) elaborata per la prima volta da Marija Gimbutas. Ciò è dovuto all’usanza, mantenuta dalle diverse culture che hanno di volta in volta abitato la regione, di inumare i morti in tumuli chiamati appunto kurgan. È ormai noto che i siti di sepoltura di tipo kurgan apparvero a partire dal IV millennio a.C., e quasi certamente ebbero origine nel Caucaso meridionale. Dato che la variabilità genetica di R1b è massima intorno all’area orientale della penisola Anatolica, è molto difficile negare che questo aplogruppo si sia evoluto da queste parti prima di entrare nel mondo delle steppe. […] Dopo aver raggiunto il Maghreb, i mandriani R1b-V88 potrebbero aver attraversato lo stretto di Gibilterra per spostarsi nella penisola Iberica, probabilmente accompagnati da contadini G2 e J1 e da pastori di capre T1a. Potrebbero essere stati proprio questi pastori-agricoltori neolitici ad aver dato inizio alla cultura della ceramica almagra nell’Andalusia del VI millennio a.C⁸.
L’aplogruppo J appartiene agli ebrei, vediamo ancora da Eupedia cosa si dice di questo gruppo:
Circa il 20% degli Ebrei appartiene all’aplogruppo J1-P58, e molti di loro sono positivi anche per ZS227, L858 (Z642, YSC76 e FGC12) o Z18297. Tra gli Ebrei J1 L816 rappresenta una minoranza. ZS227 comprende il Cohen Modal Haplotype. Nella Bibbia ebraica, l’antenato comune di tutti i Cohen viene identificato in Aronne, il fratello di Mosè. Circa la metà di tutti i Cohanim appartiene a J1-ZS227. L’aplotipo Cohanim (YCAII=22-22) di ZS227 corrisponde alla clade profonda Z18271. In Europa, è possibile trovare tutti e tre i rami di J1-L858 (S640, YSC76 e FGC11), soprattutto in Spagna, in Italia e in Europa centrale e orientale. La divergenza piuttosto recente dai loro cugini mediorientali (tarda età del bronzo e età del ferro) suggerisce che queste linee siano state portate dai Fenici (Sicilia, Sardegna e Spagna) e, più tardi e in misura maggiore, dalla diaspora ebraica. In Europa le percentuali più alte di FGC12 si trovano in Spagna e in Portogallo, ma anche in queste regioni ammonta a circa il 12% di tutte le linee J1, cioè meno dello 0,5% della popolazione totale. Questo dato suggerirebbe che gli Arabi avrebbero avuto un impatto genetico sulla popolazione iberica inferiore a quello di Ebrei e Fenici⁹.
Le nostre scoperte storiche hanno invece dimostrato che Mosè era fratellastro del faraone Akhenaton, entrambi figli del faraone Amenhotep III e appartenenti all’aplogruppo r1b.
Infatti abbiamo dimostrato che Amenhotep III era figlio del patriarca biblico Giuseppe, discendente di Tare, padre di Abramo e Sarah, discendenti di Sem, figlio di Noè, alias Ziusudra, decimo re della lista reale sumerica. Questi personaggi erano i mittani, Tare era il re di Mittani Parsatatar e Giacobbe il re di mittani Artatama. Questa la distribuzione dell’aplogruppo r1b in Europa:
Immagine tratta da:
https://it.m.wikipedia.org/wiki/File:Distribution_Haplogroup_R1b_Y-DNA.svg. Autore dell’immagine: Crates. All’immagine non sono state apportate modifiche.
Ricordiamo che gli Ebrei, secondo la Bibbia, discendono da Eber, figlio di Sela, figlio di Arpacsad, figlio di Sem, figlio del sumero Noè/Ziusudra, discendente kurgan come dimostrato nel precedente volume di CODEX YHWH.
Il problema che riguarda queste scoperte storiche, è che i popoli europei appartengono all’aplogruppo r1b, e sono quindi discendenti dei kurgan, così come lo era Eber, da cui secondo la Bibbia discenderebbero gli ebrei.
Questo porterebbe a un interessante paradosso storico: i nazionalsocialisti sarebbero entrati in guerra guerra contro gli ebrei, nonostante da un punto di vista genetico gli europei sarebbero i parenti genetici dei capi ebraici, mentre gli attuali ebrei non lo sarebbero. Non solo, Israele dovrebbe allora essere dato agli europei, che appartengono allo stesso aplogruppo r1b di Mosè, e non agli attuali occupanti, con aplogruppo J, che sono definiti ebrei
, ma che non discenderebbero da Eber.
Naturalmente la nostra è una provocazione atta a mostrare come gli esseri umani abbiano sovente manipolato la storia in base ai propri interessi politici ed economici.
In questo secondo volume, oltre che ad approfondire la questione kurgan
, come antenati dei Sumeri/Anunnaki/Elohim della Bibbia, ci occuperemo di risolvere la questione sull’identità di Yahweh, il dio degli Ebrei – nato da un processo sincretistico che ha attinto dalle caratteristiche di altri déi, o personaggio storico realmente esistito?
La conclusione della nostra indagine è a dir poco sconcertante, oltre a identificare Yahweh con uno dei pronipoti di Noè, ci siamo imbattuti in altri due personaggi, Baal, dio dei cristiani, ed El Elyon, dio dell’Islām, di cui sveleremo l’identità.
___________________
⁸ https://www.eupedia.com/genetics/Aplogruppo_R1b_DNA-Y.shtml.
⁹ https://www.eupedia.com/genetics/Aplogruppo_J1_DNA-Y.shtml.
Capitolo I
Kurgan, l’origine del potere
Esiste una linea di demarcazione dove nascono il potere e le religioni? Probabilmente sì. Abbiamo testimonianza di culture che vivevano in pace, senza guerre, religioni e potere di pochi verso molti. Società egualitarie matrilineari dove non sono state trovate armi, né muri perimetrali a difesa dei villaggi, e dove lo stesso governatore aveva un’abitazione con la stessa cubatura dei suoi concittadini. Parliamo della cultura di Vinca o cultura di Turdas-Vinca, chiamata anche antica Europa
.
Questa civiltà si colloca alla fine del del Calcolitico, tra i 7000 e i 3000 anni a.C., e fu preceduta da una più antica cultura, quella di Starcevo, dove sono state ritrovate case rettangolari. Nel 1908 un gruppo di archeologi diretto da Miloje Vasic effettuò degli scavi nella località di Vinca, che copriva una vasta regione che includeva regioni della Serbia, del Montenegro, della Croazia, il sud-est dell'Ungheria, il nord-ovest della Bulgaria e una parte della Romania, la Transilvania, oltre quella che sorge lungo il corso del Danubio, le cui propaggini arrivavano fino ai Balcani e nell'Europa centrale e occidentale fino in Asia Minore.
Dobbiamo la conoscenza di questa civiltà all’archeologo Vere Gordon Childe (1892-1957), che aveva considerato la cultura di Vinca influenzata da altre culture, come quella dei Sumeri, mentre, come vedremo in seguito, furono quest’ultimi ad assorbire la cultura di Vinca.
Nel 1961 N. Vlassa, durante gli scavi di un sito transilvano di Tartaria, che fa parte della cultura di Vinca, tra i diversi reperti trovò tre tavolette d'argilla, che analizzate al radiocarbonio furono datate a circa il 4000 a.C., molto più vecchie della scrittura cuneiforme trovata a Uruk.
Vlassa aveva trovato forti similitudini tra la cultura Vinca
e quella di Sumer, ma aveva inizialmente pensato che fossero stati i Sumeri ad aver influenzato la cultura di Vinca, tanto che il sito di Tartaria si era visto attribuire d'ufficio una data tra 2900-2600 a.C., e Sinclair Hood suggerì che i ricercatori sumeri si erano stabiliti in quelle zone contaminando la cultura locale per assimilazione.
Area della cultura Vinca. Immagine tratta da:
https://en.wikipedia.org/wiki/Prehistory_of_Southeastern_Europe#/media/File:Balkan_Late_Neolithic.png. Pubblico dominio.
Ma i risultati della datazione al carbonio hanno confermato che la cultura di Vinca è più antica di Sumer, e gli oggetti della cultura di Vinca, come il vasellame, sono stati ripresi da quelli di Sumer. Non solo, essi condividono una scrittura che sembra identica, una scrittura che aveva influenzato il Vicino Oriente e che aveva un legame anche con Creta.
La cultura Vinca si è rivelata essere una vera civiltà dimenticata, che Marija Gjmbutas chiamerà antica Europa
, con città composte da case con una complessa architettura e più camere, costruite in legno, che venivano in seguito ricoperte di fango. Le case venivano costruite lungo le strade, facendo risultare Vinca il primo insediamento urbano in Europa e più vecchio delle città della Mesopotamia e dell'Egitto.
Insieme a Vinca furono trovate altre città a Divostin, Potporany, Selevac, Plocnik e Predionica, tutte con templi con più piani, una scrittura sacra, case con quattro o cinque stanze e operai artigiani, ceramisti, tessitori, metallurghi del rame e dell'oro, e una rete di strade commerciali per la vendita di articoli come l'ossidiana, le conchiglie, il marmo, il rame e il sale.
Shan Winn ha catalogato 210 segni di Vinca, e la maggior parte dei segni erano composti di linee diritte con forma rettilinea in maggioranza, solo una minoranza ha delle curve per la difficoltà di inciderle sulla superficie dell'argilla. La sua conclusione è stata che tutti i segni Vinca sono stati costruiti su cinque segni di base: una linea diritta, due linee che si incrociano al centro, due linee che si incrociano a un'estremità, un punto, una linea curva.
La cultura di Vinca è stata anche la prima a dedicarsi allo sfruttamento minerario, come dimostra la scoperta della miniera di rame a Rudna Glava, a 140 km a est di Belgrado, vecchia di almeno 7000 anni e che aveva anche dei pozzi.
Inoltre nel novembre 2017 gli scavi hanno riportato alla luce un'antica colonia nel sud della Serbia con la presenza di un forno, utilizzato per la fusione del metallo. Il forno conteneva un bulino di rame, un martello a due teste e un'ascia, oltre ad altri oggetti metallici.
Gli scavi hanno anche riportato alla luce anche una serie di statue, e l'archeologa Julka Kuzmanovic-Cvetkovic ha osservato che le giovani donne erano magnificamente vestite con delle mezze magliette e delle minigonne, e indossavano dei braccialetti intorno alle braccia. Coloro che vivevano nel sito di Plocnik conoscevano il commercio, l'artigianato, l'arte, la metallurgia, pozzi termici e quindi con molta probabilità stazioni termali. Le case erano dotate di stufe e avevano dei buchi speciali per i rifiuti, inoltre in queste città i defunti venivano sotterrati in una necropoli e le persone fabbricavano indumenti di lana, di lino e di cuoio, ed erano dediti all’allevamento degli animali. Sono stati ritrovati anche giocattoli a forma di animali, dei sonagli e piccoli vasi fabbricati dai bambini per divertimento.
Richard Rudgeley disse che: «L'antica Europa
è stata la precorritrice di molte evoluzioni culturali più tardive e [...] la civiltà ancestrale, piuttosto che essere perduta tra i flutti di qualche cataclisma geologico, è stata persa dalle ondate di invasioni delle tribù dell'est», e che quando ci si trova di fronte all'improvviso sorgere della civiltà a Sumer o altrove, dobbiamo guardare verso l’antica Europa.
Marija Gimbutas ha dimostrato che questo centro era emigrato verso l'Europa sotto l'avanzata degli Indoeuropei kurgan, e che si trattava dei Proto-indoeuropei, prima dell'arrivo di quest’ultimi. Questa società di tipo gilanico-matrilineare era dedita al culto di una grande dea madre, soppiantata durante l'età del Bronzo dalla nuova cultura androcratica e patriarcale dei Kurgan che portarono con essi il cavallo e la gerarchia guerriera militare.
Fu Marija Gimbutas a chiamare questa cultura dell'antica Europa; cultura che si estendeva dall'Italia meridionale fino al litorale della Turchia, Creta, Malta, Cecoslovacchia, la Polonia meridionale e l'Ucraina occidentale. Questa civiltà europea è esistita dal 7000 al 3500 a.C., e sin dal VI millennio utilizzava il rame e l'oro per ornamenti e utensili, oltre ad aver concepito una scrittura rudimentale.
Sul fondo di un pozzo sacrificale, insieme ad alcune ossa umane, sono state trovate tre tavolette con incisioni che rappresentano una scrittura primitiva. La scrittura di Vinca è stata ritrovata anche su molti siti di scavi archeologici nei Balcani e in Pannonia; la cultura dell’Antica Europa era presente nell'Europa del sud-est durante il Neolitico, tra 6000 e 4000 a.C., e fu spazzata via da un'invasione dei Kurgan.
Le tre tavolette di Tartaria. Immagine tratta da:
https://hu.wikipedia.org/wiki/F%C3%A1jl:Tat%C3%A1rlaka.PNG. Autore: Mazarin07. All’opera non sono state apportate modifiche.
I Balcani erano dunque la culla della civiltà ben prima della Mesopotamia. Dall'Austria alla Slovacchia sono stati portati alla luce più di 150 templi edificati tra il 4800 e il 4600 a.C.
Le società gilaniche sono state scoperte dall’archeologa Marija Gimbutas, seguita dall'antropologa Riane Eisler. Marija Gimbutas coniò il termine gilan dall'unione di gi e an, dai termini greci gyné (donna) e anér (uomo), con in mezzo la lettera elle
, segno fonetico greco leyin/lyo che vuol dire liberare
. Queste società erano matrilineari, il padre lasciava ai figli della sorella la sua eredità in quanto non era sicuro della paternità dei suoi figli; evidentemente esisteva una promiscuità nei rapporti sessuali.
L’archeologo Patrick Malloryl, professore alla Queen's University di Belfast, si occupò di queste civiltà auto-organizzate e non violente, in cui uomini e donne hanno gli stessi diritti. Queste civiltà si collocano temporalmente tra il Neolitico e la nascita degli Stati, quindi stiamo abbracciando un grande arco di tempo che va dal 7000 al 3500 a.C., dove l'auto-organizzazione, protratta per migliaia di anni, non ha mai generato guerre, caos né violenze. Prova ne è che in nessun sito o tomba sono state trovate armi nonostante erano dediti alla lavorazione dei metalli, e non esiste nessuna raffigurazione che riporti scene di guerra, né sono stati ritrovati muri perimetrali a difesa delle città.
Queste società confutano in maniera clamorosa i ricercatori che sono ancorati all'idea secondo cui l'essere umano tende per natura al dominio e alla sopraffazione dei suoi simili, e dimostrano che la cooperazione è esistita, così come la capacità di auto organizzarsi.
Espansione indoeuropea secondo l’ipotesi Kurgan. Immagine tratta da:
https://en.wikipedia.org/wiki/Kurgan_hypothesis#/media/File:IE_expansion.png. Autore: Dbachmann. All’immagine non sono state apportate modifiche.
Come dimostra la cartina geografica, popolazioni indoeuropee, patriarcali e guerriere, si introdussero in Europa, estinguendo o assoggettando con le armi, come asce e mazze di pietra, le comunità gilaniche, imponendo un modello sociale gerarchico e guerresco, dove la forza fisica e l'autorità maschile erano gli elementi dominanti. Sono stati trovati scheletri di donne e bambini con il cranio sfondato dalle armi dei Kurgan, che costrinsero all’esodo in Anatolia e a Creta parte di queste popolazioni, dove la cultura egualitaria continuò a sopravvivere, come si può dedurre dai reperti archeologici