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Come avere idee fantastiche: Metodo, tecniche, neuroscienza di una "creatività efficace"
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E-book266 pagine2 ore

Come avere idee fantastiche: Metodo, tecniche, neuroscienza di una "creatività efficace"

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Info su questo ebook

In questo libro troverai:
  • Il più completo repertorio di tecniche per generare idee di valore mai raccolto in un libro: impara a risolvere un problema in 100 modi diversi!
  • "Basta fuffa": una trattazione basata esclusivamente sugli studi psicologici e neuroscientifici più attendibili su creatività e pensiero divergente degli ultimi decenni.
  • Principi di lavoro, affermazioni e "pillole" dei più grandi geni, inventori, artisti, imprenditori ed innovatori come Leonardo Da Vinci, Steve Jobs, Walt Disney, Bruno Munari, Salvador Dalì, Nikola Tesla, e tanti altri.
  • "Sei forze", Analogie, "Vincere senza combattere", "Nove intelligenze", "Tecnica dei pilastri", "Fiore di loto" e tantissime altre tecniche per approcciare i nostri problemi quotidiani da prospettive nuove e impensabili.
  • Tanti consigli neuroscientifici per "riprogrammare", letteralmente, il nostro cervello, e cominciare a pensare in modo più creativo ed innovativo ogni giorno.
  • Esempi e casi di studio aziendali, che ci aiuteranno a studiare, analizzare dinamiche e alchimie di ciò che distingue un'idea che ha saputo creare un vero impatto, rispetto ad una che ha fallito nel tentativo.
  • Una ricchissima bibliografia a fine testo, dove potrai verificare le informazioni, approfondirle, e trovare tutti i migliori studi e libri connessi agli argomenti affrontati.
Il nostro estratto preferito
"Se nell’infinità di principi, manuali, corsi sull’argomento dovessi estrarre un consiglio, e uno solo, attraverso cui maturare l’abilità per convertire le proprie idee in risorse, sarebbe: lavora costantemente sulle tua capacità di apprendimento. -Impara a imparare-, se si può dire così. Quando infatti incontro una persona che si è “intellettualmente arrestata”, so anche che il suo potenziale è già esaurito, che non si muoverà più di un centimetro di lì fino alla tomba. Quando incontro invece una persona curiosa, sempre alla ricerca di qualcosa di stimolante con cui crescere e costruire, non pongo veramente limiti a dove questa persona potrà arrivare. E non è solo la mia “immaginazione” qui a parlare: so che c’è una vera e propria maturazione di “interesse composto” nell’assimilare e reinvestire la propria conoscenza. E che si tratta di uno dei principi più potenti di cui potremo mai beneficiare."
LinguaItaliano
Data di uscita12 set 2023
ISBN9791222446844
Come avere idee fantastiche: Metodo, tecniche, neuroscienza di una "creatività efficace"

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    Come avere idee fantastiche - Danilo Lapegna

    I - Allenamento Neurale Creativo

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    La vera creatività, il vedere improvvisamente una combinazione inedita che forma nuova utilità o significato, crea una reazione tale che i nostri neurocircuiti improvvisamente modificano il loro comportamento. Si secernono diversi neuromodulatori, tra cui la dopamina, e nasce un senso di eccitazione, di anticipazione futura, perché tale combinazione possa apparirci di nuovo.

    (Andrew Huberman)

    Proprio come i muscoli dell’atleta necessitano del giusto allenamento prima di affrontare una gara, è probabile che una mente che voglia effettuare il proprio salto quantico nel mondo della creatività dovrà innanzitutto essere allenata adeguatamente a pensare liberamente; che detta così poi potrebbe suonare tanto come un vezzo per intellettuali da bar, ma in realtà consiste nel fondamentale disimparare ciò che si sa, e saper fare evolvere il proprio pensiero al di là dei propri quotidiani bias, condizionamenti e pregiudizi. Insomma un vero e proprio processo di riscrittura parziale dei propri processi cognitivi che detta così può suonare estremamente difficile da realizzare; eppure molto banalmente, come ogni allenamento, richiede nulla più che la disponibilità a effettuare uno sforzo e a ripetere tale sforzo nel tempo con costanza e dedizione. La fisiologia del nostro cervello d’altronde non si sottrae in alcun modo a questo principio, visto il modo in cui la sua naturale plasticità può consentire ai suoi neuroni di stabilire nuove connessioni sinaptiche nel tempo, a seconda delle esperienze vissute e degli atti deliberatamente praticati. Il che, e questa è forse una delle verità più preziose consolidate dalla ricerca neuroscientifica recente, non appartiene solamente ai bambini o agli adolescenti, ma persiste anche in età adulta avanzata (in barba, forse, anche a quella retoricaccia secondo cui le persone non cambiano mai; retorica a mio avviso estremamente pericolosa, in quanto usata troppo spesso per giustificare ogni rinuncia allo sforzo necessario per divenire degli esseri umani un po’ migliori).

    Cominciamo pertanto introducendo proprio qualche indispensabile tecnica di palestra mentale con cui sviluppare tutti i nostri migliori muscoli di pensiero creativo e indipendente. Leggile, rileggile, imparale, prova a capire man mano quali potrebbero essere più adatte a te e al tuo modo di ragionare, e probabilmente comincerai a notare dei cambiamenti molto prima di quanto avresti potuto credere.

    Visualizzare tutto

    Il cervello umano rimane un terreno di scoperta inesauribile, e le storie di grandi menti creative del passato non possono non recare con sé un’alone di fascino tra realtà e leggenda; tuttavia, nonostante non si possa (ancora?) prendere una qualche macchina del tempo per tornare nel passato e monitorare attraverso pratiche di neuroimaging alcune tra le grandi menti creative del passato (anche perché cosa sia una grande mente creativa andrebbe prima definito; lasceremo tuttavia, per semplicità, la complessità di questo dibattito a un’altra volta), alcune ricerche scientifiche stanno provando comunque a gettare luce sui meccanismi neurali che potrebbero rappresentare un valore aggiunto in termini di capacità creative; primo tra tutti, la capacità di visualizzazione e di formazione di immagini mentali.

    Prendiamo ad esempio uno studio di Kosslyn, Ganis e Thompson nel 2001; in una ricerca pubblicata sull’ American Psychologist, questi ricercatori hanno ipotizzato che la capacità di visualizzare mentalmente delle immagini possa avere un impatto significativo in aree cognitive come la memoria, il problem solving e, sì, la creatività. Ma un altro pezzo del puzzle potrebbe inoltre provenire dal lavoro di Pearson, Logie e Green nel 1996. Nel loro studio sul Journal of Experimental Psychology: General, hanno infatti riportato che l’uso di immagini mentali può dare una spinta notevole alle capacità mnemoniche, fondamentali per stabilire relazioni creative tra concetti differenti.

    Ma proviamo anche a pensare per un attimo alle verità, seppur aneddotiche, sulla capacità di ragionare per immagini di alcuni grandissimi geni del passato: pare che Einstein, nel descrivere il processo di pensiero dietro lo sviluppo della teoria della relatività, ha detto di essersi immaginato mentre cavalca un raggio di luce. Oppure il pensiero di Leonardo Da Vinci, a partire dai suoi scritti e dai suoi schizzi, viene spesso citato come caso emblematico di pensiero visuo-spaziale, un tipo di ragionamento che coinvolge la manipolazione mentale di immagini e oggetti tridimensionali.

    Certo, la complessità del fenomeno creativo ci condurrà spesso in una posizione in cui è veramente difficile estrarre delle verità uniche e assolute dalla ricerca scientifica o (men che meno) dalle testimonianze aneddotiche; tuttavia, finché non si fanno delle sciocchezze, a mio avviso può essere interessante fare da esploratori, pionieri, e sperimentatori con i pattern che sembrerebbero emergere dalle verità a nostra disposizione. In questo caso, risolvendosi in un banalissimo prova ad allenare la tua capacità di visualizzare creativamente e vedi quanto beneficio ne emerge. Chiaro poi che molti di noi potrebbero possedere già una capacità naturale di elaborare visivamente i propri pensieri, per le quali persone probabilmente questa sezione potrebbe anche risultare abbastanza inutile. Ma per tutti gli altri? Semplicemente il mio consiglio è: adottate una pratica giornaliera con cui sviluppare questa abilità. Fermatevi per qualche minuto al giorno, magari per cinque minuti al risveglio, o durante una pausa pomeridiana, e provate a dare una forma, una dimensione, e un colore a cose che altrimenti non l’avrebbero. Per esempio, come visualizzeresti una musica suonata al pianoforte? Una suonata bene? Una suonata male? Come ti immagini l’ispirazione del musicista che, esprimendosi al massimo del suo potenziale, proietta sui tasti una melodia meravigliosa?

    E come visualizzeresti una relazione generica tra due numeri? E il dubbio del matematico che deve scoprire tale relazione? E l’idea che arriva quando tale dubbio viene risolto?

    Ora prendi cinque spezie diverse. Che forma e colore daresti al loro aroma? Cosa differenzia un aroma da un altro? E ora prosegui tu. Cerca elementi astratti e prova a capire come visualizzarli. E nel creare queste forme ricordati che la tua immaginazione visiva non ha, e non deve avere limiti: nella tua mente infatti hai libertà assoluta di creare, costruire, visualizzare, immaginare tutto quello che vuoi ed è qui che risiede la gemma più preziosa del tuo tesoro creativo mentale.

    Una lezione fondamentale infatti che si dovrebbe trarre da questo discorso è anche nel principio del coltivare la propria immaginazione senza troppi freni, senza troppi limiti, senza auto-giudizi. Muoviti nello spazio, nel tempo, nelle dimensioni. Crea, combina, edifica, colora. Ma soprattutto, prova a non limitarti mai, perché anche il semplice limitarsi nell’immaginazione potrebbe finire per condizionarti anche quando userai la tua creatività per fini pratici. In fondo, che si stia sognando, o cercando di riparare un tavolo, le barriere che tendiamo a innalzare nel nostro pensiero potrebbero risultare spesso di natura estremamente similare e complementare. Ciò non solo ha delle ovvie radici di natura psicologica, ma potrebbe essere in gran parte dovuto al fatto, ormai abbastanza convalidato, secondo cui le emozioni, e pertanto anche le restrizioni di natura emotiva che applichiamo ai nostri processi cognitivi, sembrano influenzare chiaramente i nostri processi logici (si veda lo studio How emotions affect logical reasoning del 2014); ma molto può derivare anche dal principio secondo cui, come suggerito nel caso di Leonardo, la creatività vive di un pensiero integrato e multidimensionale, in cui vengono necessariamente coinvolte più aree possibili nel nostro cervello. Da cui, diviene sensato immaginare che più impieghiamo il nostro cervello in un processo evocativo complesso, interconnesso, e privo di limitazioni, e più ricco e profondo potrebbe essere il risultato del pensiero stesso. Il che, se vogliamo, può trascendere il campo della mera visualizzazione, e rappresentare un principio chiave universale da portare con noi ogniqualvolta vogliamo giungere a un’idea creativa veramente significativa.

    Come Ulisse

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    Nata con Sigmund Freud e divenuta famosa con James Joyce, la tecnica del flusso di coscienza consiste nel focalizzarsi sul proprio flusso di pensieri, e sul lasciarlo scorrere senza giudizio, forzatura, o razionalizzazione alcuna, per poi riportarlo per iscritto. Il che, se applicato concretamente e con costanza a quelli che sono i nostri pensieri quotidiani, può rafforzare il legame tra pensiero istintivo e razionale, migliorare il dialogo interiore, potenziare l’esercizio della memoria e portare così a uno sviluppo delle proprie capacità creative.

    Molto spesso, infatti, tendiamo a essere i peggiori critici di noi stessi, filtrando e reprimendo, anche in maniera inconsapevole, concetti, idee, schemi del nostro pensiero più istintivo e spontaneo. E considerando quanto, come visto, il nostro cervello sia un organo profondamente adattivo, adottare l’abitudine di lasciare scorrere queste parti più oscure di noi senza alcun giudizio può aiutarci a riconoscerle ogni giorno, sempre più, come parte naturale di noi stessi. Il che, se combinato con quanto detto nel punto precedente e svolto con la precisa regola di lasciarsi andare completamente a ciò che la propria mente suggerisce, senza freni o limiti, può rendere enormemente più fertile e creativo il nostro terreno mentale.

    D’altronde, anche qui, è possibile citare un po’ di studi a sostegno: lo studio Writing about Emotional Experiences as a Therapeutic Process (1997), ha suggerito che lo scrivere liberamente, specialmente se su esperienze emotivamente rilevanti, può ridurre lo stress e migliorare la salute, entrambi fattori estremamente utili per consentire ai propri meccanismi creativi di fiorire. Oppure, secondo quanto pubblicato da Michael Shermer nel 2012 su Nature, l’utilizzo di questo stile di scrittura parrebbe aiutare a sviluppare la cosiddetta resilienza creativa, ovvero la capacità di adattarsi e di trovare soluzioni anche in situazioni imprevedibili o caotiche.

    Prova, pertanto, a utilizzare questa pratica per circa 10 minuti al giorno; oppure, se tieni quotidianamente o settimanalmente un diario, prova a dedicare, per esempio, un 10-20% a una scrittura priva di qualunque struttura. Riporta in maniera incontrollata pensieri, idee, ragionamenti, sfoghi, lamentele, speranze, idiozie del momento. Senza alcuna procedura, senza schemi preimpostati, senza giudicare ciò che esce. Scrivi e basta. E noterai che l’altro vantaggio straordinario in un simile esercizio è nel fatto che esso potrebbe naturalmente spingerci a guardare il nostro pensiero da un punto di vista esterno portandoci così, potenzialmente, ad assumere una prospettiva più ampia, profonda e onesta sugli schemi con cui ragioniamo ogni giorno. Il che rappresenta anche un ottimo modo per andare oltre questi schemi e non esserne più i semplici, acritici schiavi.

    L’arte è una linea attorno ai tuoi pensieri.

    (Gustav Klimt)

    Oltre i limiti della parola

    Questo è un semplice consiglio, poi hai tutta la libertà di mandarmi a quel paese: nel tempo libero, nei fine settimana, o alla fine della tua giornata di studio o lavoro, prova a dedicare dei minuti al prendere confidenza con un’arte. Scultura, musica, pittura, poesia, canto, danza. Ma anche arti non classiche come design di oggetti domestici, decorazione di piante o creazione di marchingegni meccanici con le costruzioni Lego. Semplicemente vai, scegli il mezzo che più ti piace o più ti è congeniale usare, sviluppa la tua tecnica, e impara a usarla per esprimerti. Questo è un punto che, inutile negarlo, non descrive una reale, classica tecnica di allenamento mentale e pertanto, viste anche le ovvie barriere in termini di organizzazione del proprio tempo e risorse, potrebbe non essere adatto a tutti.

    Però, anche a coloro che istintivamente tenderebbero a evitarlo, mi sentirei di dire: provaci e non fermarti alle prime difficoltà. Perché credimi se affermo che l’esprimersi liberamente tramite l’arte è molto più che un esercizio fine a sé stesso: si tratta infatti, innanzitutto di un’eccellente pratica di supporto alla propria ricerca di un’idea di ottimale bellezza. Inoltre, ciò può migliorare la relazione con la propria parte più istintiva e spontanea, fornendo così una via per superare le proprie limitazioni strutturali, cognitive, verbali. L’arte a volte infatti è veicolo di messaggi assai più complessi di quanto le semplici parole possano esprimere, e imparare a esprimersi con simboli più complessi ci allena anche a creare, costruire e comunicare in modo più complesso ed efficace.

    D’altronde, a voler fare un po’ di lavoro bibliografico, anche qui gli studi a sostegno di questa ipotesi sono tanti: secondo Creative Thinking, Problem Solving & Decision Making, di Thomas Saaty del 2001, l’arte può aiutare a sviluppare la capacità di pensare fuori dagli schemi e di trovare soluzioni innovative ai problemi. Oppure, secondo lo studio Combat Art: An Avant-Garde Approach to Developing Critical Thinkers del 2022 le lezioni d’arte possono risolvere i problemi di sviluppo del pensiero associativo e immaginativo, migliorare il mondo emotivo dei bambini e contribuire alla formazione dei loro criteri morali ed estetici. Ma persino gli anziani possono beneficiare creativamente della pratica artistica, poiché, come suggerito nello studio Il pensiero anziano: verso l’ultima creatività, di Cristini, Cesa-Bianchi et al. del 2000, tale pratica può aiutare a mantenere alta la curiosità e lo sviluppo di nuove conoscenze. Chiaro, anche qui, che riferendosi a fenomeni umani e psicologici molto complessi, alcuni dei risultati di questi studi potrebbero lasciare il tempo che trovano; tuttavia, non credo che nessun nuovo risultato possa condurci improvvisamente a riconsiderare del tutto l’impatto positivo dell’arte sulla vita e sui processi cerebrali di ognuno di noi.

    Il mio consiglio personale qui infine è: se puoi scegliere, prova a non seguire maestri o guide troppo rigide e sta’ solamente con maestri che ti consentano equilibratamente di imparare e di esprimerti per ciò che sei. È come quando si costruisce un palazzo: una struttura troppo rigida o pesante impedisce ai materiali di fare i loro naturali movimenti in caso, ad esempio, di terremoto, mentre troppa poca struttura non consente loro di disporsi nel miglior modo possibile. Puntare a una condizione di flessibilità minima necessaria, quindi, come accade spesso, è la migliore soluzione.

    Esercitare un’arte, non importa quanto bene o male, è un modo per far crescere la tua anima. Quindi fallo.

    (Kurt Vonnegut)

    Una mentalità Tesla

    Nikola Tesla (1856-1943) può essere considerato come il padre di molte invenzioni che ognuno di noi usa tutti i giorni nella propria vita quotidiana. Molte grandi conquiste tecnologiche del XX secolo infatti, come i sistemi elettrici polifase a corrente alternata o i motori a campo magnetico rotante, derivano in gran parte dalle sue invenzioni e dai suoi studi. Cominciamo con le brutte notizie, tuttavia: non tutti siamo Nikola Tesla. Anzi, davvero pochissimi tra noi avranno probabilmente mai il suo stesso talento naturale nell’afferrare le leggi del mondo attraverso il semplice intuito. Ma se c’è qualcosa che ognuno di noi può imparare dalla storia di Nikola Tesla è che una solida fiducia nei confronti dell’esistenza di una soluzione può fare da propulsore essenziale al processo creativo.

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