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Mai vista prima: L'origine delle nuove idee
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Mai vista prima: L'origine delle nuove idee
E-book139 pagine1 ora

Mai vista prima: L'origine delle nuove idee

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Info su questo ebook

Questo saggio affronta l’ardua complessità umana di originare nuove idee e l’eccezionale rarità di concepirne di veramente autentiche e distintive, cioè mai-viste-prima. Attraverso un percorso ragionato, si in-daga sulla natura delle nuove idee, sulle condizioni cognitive, esistenziali e culturali che favoriscono la loro nascita e sui processi mentali che le generano. Il discorso principale non punterà l’attenzione sul cosa ideare, ma piuttosto sul come ideare meglio, offrendo suggerimenti per sviluppare una forma mentis più ideativa e individuare il momentum ideativo più favorevole, propizio e fertile che meglio potrebbero innescare la miccia e incendiare la fiamma per concepire e poi partorire nuove idee mai-viste-prima. Il libro è sconsigliato a coloro che considerano la riflessione concettuale superflua o che sottovalutano l’importanza dell‘innovazione, mentre è consigliato a chi è interessato a esplorare inediti scenari e a chi riconosce il valore della ricerca di nuove idee.

La generazione di nuove idee mai-viste-prima potrebbe essere osservata come una disciplina tra arte e scienza che combina e congiunge la prospettiva soggettiva-istintiva con quella oggettiva-progettuale.
LinguaItaliano
Data di uscita26 apr 2024
ISBN9791254843192
Mai vista prima: L'origine delle nuove idee

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    Anteprima del libro

    Mai vista prima - Emanuele Sacerdote

    Introduzione

    «Chi vuole cambiare il mondo cambi prima sé stesso»

    ¹

    Edoardo Bennato evoca con brillante poetica l’essenza dello spirito indispensabile per originare nuove idee. L’isola che non c’è, brano ispirato alla storia di Peter Pan, potrebbe essere la canzone emblema di tutte le persone che cercano di realizzare i propri sogni a occhi aperti. L’isola che non c’è è un luogo che non esiste nella realtà. È un’utopia, un luogo ipotetico. Per raggiungerla bisogna sforzarsi usando l’immaginazione. L’isola diviene, in questa metafora della vita, la destinazione nella quale conquistare i propri desideri. Le capacità di immaginare i passaggi mancanti, di disegnare utopie e di colmare il vuoto sono le rivelazioni aspirazionali per un’esistenza diversa. Forse anche migliore.

    «Seconda stella a destra, questo è il cammino / E poi dritto fino al mattino / Poi la strada la trovi da te/ Porta all’isola che non c’è.

    Forse questo ti sembrerà strano / Ma la ragione ti ha un po’ preso la mano / Ed ora sei quasi convinto che / Non può esistere un’isola che non c’è.

    E a pensarci, che pazzia / È una favola, è solo fantasia / E chi è saggio, chi è maturo lo sa / Non può esistere nella realtà.

    Son d’accordo con voi, non esiste una terra / Dove non ci son santi né eroi / E se non ci son ladri, se non c’è mai la guerra/ Forse è proprio l’isola che non c’è, che non c’è.

    E non è un’invenzione / E neanche un gioco di parole / Se ci credi ti basta, perché / Poi la strada la trovi da te»².

    Il presupposto che accompagnerà questo saggio considera che la concettualizzazione di nuove idee funzionali e pertinenti all’aumento del vantaggio e del valore sia l’inevitabile sfida su cui qualsivoglia organizzazione (profit o non-profit) si debba confrontare. Ne consegue, che la bontà, la sostanza e l’intensità della produzione di idee siano il transito nevralgico su cui impiegare e investire le migliori risorse umane, materiali e immateriali disponibili. Si potrebbe affermare che, le risultanti idee migliori divengono dei leading mover, cioè quei motori che impattano positivamente e che influenzano l’evoluzione futura. Ideazione è movimento. Ideazione è trasformazione. Ideazione è vita.

    L’altro aspetto essenziale è che originare nuove idee autentiche e distintive mai-viste-prima sia molto difficile e faticoso. Al pari di individuare e sbarcare su L’isola che non c’è. Francamente non conosco un lavoro più complicato, più impegnativo e, probabilisticamente, più incerto. Forse anche più misterioso. I motivi di questa difficoltà risiederebbero nel fatto che sia raro concepire una vera-nuova e buona idea, alquanto singolare averla prima degli altri e, infine, che sia ancor più complicato metterla in pratica, magari per primi. Potenza intuitiva, superiorità ideativa, capacità adattiva, disponibilità di risorse, coraggio e tenacia risulterebbero essere le più evidenti rarità.

    L’attenzione principale sarà riservata a quest’ardua fase generativa di nuove idee mai-viste-prima. La realtà ci insegna che non tutti sono, sarebbero e saranno capaci di compiere questo gesto di nuova creazione. Realisticamente, non tutti i progetti (in senso lato) necessitano e necessiteranno di questo slancio e di questa ricerca di cosa-nuova. Perché? Perché non serve. Perché va bene così. Perché costa tanto. Perché è più facile fare il follower. Perché è meglio che gli errori li facciano gli altri. E così via.

    Originare nuove idee non è una questione puramente fisica, materica oppure economica. È principalmente una disputa aspirazionale, cognitiva e attitudinale. A volte verso sé stessi, altre volte una sfida contro il mondo intero. Per compiere questo gesto bisognerebbe imparare a percepire, osservare, esplorare e scoprire nuovi territori e nuove emozioni. Bisognerebbe apprendere come originare, generare e partorire nuovi concetti, ma anche come saltare gli ostacoli, seguire percorsi non lineari, intravedere varchi nascosti. Purtroppo, a volte, non è sufficiente tutto questo sforzo, il risultato finale è modesto e le energie profuse si disperdono.

    Questo lavoro si addentrerà ai confini della ricerca per la generazione dell’idea nuova mai-vista-prima per tentare di rivelare le modalità, il senso e la sagacia. Si cercherà di dare densità e profondità al lavoro progettuale per accreditare il compito essenziale di esplorazione, di estrazione e di sperimentazione per originare nuove idee, ma, soprattutto, per suffragare l’ambizione, l’intenzione e l’ideale di superare i limiti conosciuti.

    Prima di tutto è necessario fare alcune considerazioni preliminari.

    L’ipotesi di partenza consiste nel ritenere che la predisposizione immaginativa, cioè la capacità di vedere distintamente nuovi luoghi, nuovi oggetti, nuovi passaggi, nuove relazioni e idee nuove, sia una abilità molto speciale nonché inconsueta. Questa sorta di occhio della mente, oltre a saper immaginare, descrivere e raffigurare cose-nuove, dovrebbe divenire l’impulso per stimolare il moto, l’azione e la decisione verso una precisa e vivida direzione, verso il cambiamento intenzionale e desiderato. L’attivazione di queste sinapsi celebrali, quindi, dovrebbe essere considerata la coscienza e la consapevolezza iniziale di avviamento per originare nuove idee mai-viste-prima.

    Questa propulsione progressista ed evolutiva dell’uomo dovrebbe essere ricercata indagando le due pulsioni primitive. Da un lato, la ricerca di risolvere un problema emergente, sia esso semplice, complicato, molto intricato. Dall’altro lato, la ricerca di miglioramento, attraverso la battaglia interiore con le proprie contraddizioni dell’essere e del divenire, per appagare la propria impellente insoddisfazione. Filosoficamente si potrebbe affermare che potrebbero essere i due lati della stessa medaglia ma con diverse attribuzioni di importanza. Tuttavia, in entrambi i casi, la pulsione incalzante e iniziale produce un sentimento e un’emozione individuale che genera un senso di non appagamento e di insofferenza per una certa condizione esistenziale. L’ingegno e l’ideazione nascono da inquietudine, turbamento, ansia e, ovviamente, dalla ricerca di una risoluzione. Se ricorrenti e molto vibranti, questi impulsi generano percezioni, stimoli e intenzioni per cercare la soluzione. L’ardore e la passione del desiderio di risolutezza, di cambiamento e di miglioramento, sono il motore e la spinta che muovono la ricerca di nuove alternative e nuove soluzioni. In senso più ampio, questa spinta è una principale ragione antropologica che sottende all’evoluzione e all’avanzamento della specie. Questa lettura della soddisfazione potrebbe essere vista anche in chiave freudiana. Secondo Freud, il desiderio emerge da una situazione di mancanza e di ricerca di gratificazione per soddisfare il bisogno originario e perduto. Questo contributo accredita, pertanto, un peso rilevante ai desideri insoddisfatti «quali forze motrici della fantasia e alimentano i sogni notturni e quelli a occhi aperti».

    In aggiunta a questi aspetti, l’ingegno e l’ideazione si sviluppano tramite la vocazione, l’emotività, l’impegno e la dedizione in contesti e terreni pregni di conoscenze, sia specifiche, sia culturali più allargate. Ritengo che le persone creative, geniali e innovative – artisti, imprenditori, ricercatori, scienziati, architetti ecc. – siano mosse da un’inclinazione, da un desiderio e da un bagaglio di competenze molto ampio e variegato. L’abilità per l’origine di nuove idee trova la massima potenzialità favorevole nella commistione tra l’educazione specialistica, l’indipendenza di pensiero e le doti attitudinali e comportamentali.

    Allargando lo spettro a una dimensione sociale, l’ingegno risulta essere una dinamica predominante per analizzare e per comprendere l’evoluzione e il progresso dell’essere umano nel suo tempo. Spesso, specialmente nei sistemi democratici e meritocratici, primeggia chi riesce a esprimere, conseguire e affermare le idee nuove migliori. Il primato nei sistemi liberi e aperti si esercita prevalentemente potendo attestare, proporre e distribuire idee e soluzioni superiori e inedite che generano un vantaggio per la proprietà e per qual si voglia organizzazione, un distanziamento rispetto agli avversari e un valore per gli utenti-clienti.

    Di contro, da tempo viviamo in un contesto nel quale le parole nuovo e innovazione sono usate ampiamente e, a volte, anche a sproposito. Se, però, osserviamo attentamente alcuni comportamenti dell’essere umano scopriamo che privilegia il conosciuto allo sconosciuto. Cioè, esprime una certa avversione e diffidenza per il nuovo che avanza.

    Tuttavia, in un mondo iperconnesso e ipercontaminato, evidenziare la vera origine delle idee potrebbe rivelarne la reale autenticità. Tutto è veramente nuovo? Tutto è veramente innovativo? Uno dei problemi emergenti è determinare e dimostrare la sostanza e la paternità della nuova idea. Nonché valutare consensualmente e pragmaticamente l’incontaminata unicità di un’idea genuinamente nuova. Per risolvere questi dilemmi sarà importante, da un lato, che l’originatore-inventore sia in grado di documentare e dimostrare tutto il lavoro di preparazione, di studio, di ricerca, di sviluppo, di sperimentazione, di brevettazione ecc. e, dall’altro lato, che l’idea nuova mai-vista-prima sia consacrata e avvalorata da parte del pubblico, dalla maggioranza, da esperti esterni.

    Detto ciò, la nozione di idea nuova mai-vista-prima reclama una definizione.

    Al netto dell’impulso iniziale, che sia un problema irrisolto o un sentimento di insoddisfazione, l’idea nuova è l’ideazione e la concretizzazione di un’intuizione inerente a una forma, a una funzione e a un significato di un concetto, di un oggetto, di un progetto che si può considerare mai-visto-prima. L’idea, se autenticamente nuova, dovrebbe essere considerata al pari di una creazione inedita e pionieristica che si contraddistingue

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