Aldo Rossi: Ora questo è perduto
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Con la sua scomparsa lasciava in eredità i frutti del suo lavoro di architetto e di studioso, costituito da numerosi scritti, disegni, e progetti.
Un lavoro, il suo, caratterizzato tra l’altro da un rigoroso metodo analitico e analogico che lo portava a un continuo e ostinato ritorno sugli stessi temi per riempirli ogni volta di nuovi significati.
La scrittura, come l’architettura, è per definizione indifferente al significato della parola scritta, ed è appunto questo il senso della ricerca sulla tipologia che porterà Aldo Rossi all’elaborazione di una teoria nella quale s’individua proprio nel tipo architettonico il fattore predominante per la persistenza e adattabilità delle costruzioni al modificarsi degli usi. Inoltre, proponendo una teoria della città come locus della memoria collettiva, senza dubbio è stato in grado di apportare un prezioso e fondamentale contributo alla comprensione della stessa e alla ridefinizione della “scienza urbana”. Tra tutti i suoi progetti, alcuni riguardano Trieste e dei tre elaborati per la Città, sono proprio i due non realizzati quelli di cui ci occupiamo in questo breve scritto.
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Anteprima del libro
Aldo Rossi - Gianfranco Guaragna
Ora questo è perduto:
i progetti non realizzati di Aldo Rossi per Trieste
Il 4 settembre del 1997 Aldo Rossi perdeva la vita in un incidente d’auto nella sua Milano dov’era nato sessantasei anni prima. Con la sua scomparsa lasciava in eredità i frutti del suo lavoro di architetto e di studioso, costituito da numerosi scritti, disegni, e progetti. Un lavoro, il suo, caratterizzato tra l’altro da un rigoroso metodo analitico e analogico che lo portava a un continuo e ostinato ritorno sugli stessi temi per riempirli ogni volta di nuovi significati.
Tra tutti i suoi progetti, alcuni riguardano Trieste e dei tre elaborati per la Città, sono proprio i due non realizzati quelli di cui ci occupiamo, tuttavia, prima di procedere, cerchiamo di comprendere meglio la sua figura.
Il nome di Aldo Rossi, si sa, è ormai quasi inscindibile dall’associazione con L’architettura della città, e nonostante la città, come scrive Tafuri, si riveli poi per Rossi come semplice pretesto per la rappresentazione, non si può negare che proponendo una teoria della città come locus della memoria collettiva¹, senza dubbio è stato in grado di apportare un prezioso e fondamentale contributo alla comprensione della stessa e alla ridefinizione della scienza urbana
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La scrittura, infatti, come l’architettura, è per definizione indifferente al significato della parola scritta, ed è appunto questo il senso della ricerca sulla tipologia che porterà Aldo Rossi all’elaborazione di una teoria nella quale s’individua proprio nel tipo architettonico il fattore predominante per la persistenza e adattabilità delle costruzioni al modificarsi degli usi.
Definito da Manfredo Tafuri: Il maestro del segno trattenuto, del confine, della laconica eloquenza
³, con la sua attenzione rivolta alla storia della città, al disegno della trama urbana, alla ricerca tipologica sintetizzabile sommariamente nell’idea sulla persistenza e adattabilità delle costruzioni al modificarsi degli usi, ma soprattutto per le sue architetture in cui si mette in gioco la trasformazione dei materiali ridotti al loro grado zero e nelle quali la composizione è costituita dal montaggio di ‘parti’ e di elementi; vale a dire caratterizzata da quel procedimento additivo di cui lo stesso Rossi parla nello scambio di lettere con Ezio Bonfanti⁴, pone delle questioni che andranno a incidere profondamente nella teoria e nella pratica del mestiere, facendo sì che egli diventi in quegli anni