Ernesto Nathan Rogers: La rappresentazione come strumento per la conoscenza dell’architettura. L’architettura come strumento per la rappresentazione della società
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Di conseguenza, a partire dall’idea contenuta nel concetto “rogersiano” di disegno, che è inteso non come semplice tecnica di rappresentazione bensì come studio dell’opera architettonica rivolto alla conoscenza della storia, si è poi cercato di delineare, attraverso una chiave di lettura che potesse essere in grado di eviscerarne tutta la complessità, il tipo d’interesse che egli pone nei riguardi del rapporto tra tradizione e innovazione. Quando Rogers, infatti, alla fine del 1953 assume la direzione di Casabella, oltre alla questione del disegno, fa si che la rivista si caratterizzi fin dai primi numeri proprio per la volontà di tenere insieme l’archetipo, inteso come tradizione, e l’innovazione tecnologica. Tuttavia, un altro aspetto importante che caratterizza questa prima fase della rivista è proprio la continuità - anche se di breve durata - con quel filone ‘spontaneista’ inaugurato dalla precedente conduzione di Pagano. Pertanto noi crediamo che il concetto dell’architettura come rappresentazione dei valori non solo di una comunità ma dell’intera società, si evinca proprio dai temi trattati in questi primi numeri di Casabella e dai progetti che Rogers realizza negli stessi anni; tra questi, quello per Borgo San Sergio a Trieste.
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Anteprima del libro
Ernesto Nathan Rogers - Gianfranco Guaragna
La rappresentazione
Probabilmente potrà apparire una scelta peregrina, quella di introdurre la figura di Ernesto Nathan Rogers partendo dalla nozione di rappresentazione piuttosto che prendere le mosse dalla sostanza della sua architettura, ma a ben vedere, quest’approccio è indotto proprio dall’idea contenuta nel concetto rogersiano di disegno, che infatti è inteso non come semplice tecnica di rappresentazione bensì come studio dell’opera architettonica rivolto alla conoscenza della storia¹. Un concetto che naturalmente trascende dalle tecniche, dalle tecnologie e dal fattore temporale.
Rogers, difatti, in quel lucido programma di rinnovamento didattico e culturale enunciato nitidamente nel suo Gli elementi del fenomeno architettonico², attribuisce un ruolo fondamentale alla conoscenza della storia e della tradizione
per la formazione dell’architetto, individuando nello strumento della rappresentazione una duplice funzione, finalizzata da un lato all’indagine e alla conoscenza degli elementi architettonici, dall’altro, alla configurazione dell’idea in immagine codificata. E per essere più chiaro, ci fa notare come nella lingua inglese³ questa differenza risulti già evidente dall’esistenza dei due diversi termini che si usano per distinguere rispettivamente il disegno (Drawing) dal Design⁴.
Per Rogers quindi, il disegno è di primaria importanza sia quando è lo strumento utilizzato per la rappresentazione del progetto, sia quando è in funzione del rilievo architettonico. Nel primo caso ci serve per comporre gli elementi dell’architettura, nel secondo per scomporli e quindi conoscerli.
Di conseguenza, ponendo l’attenzione su ciò che intende Rogers per comporre⁵, quello che cerca di stabilire è in sostanza il rapporto concreto tra gli elementi della composizione e il rilievo; vale a dire la necessità di rendere evidente la strettissima relazione tra il creare e il desumere
⁶.
Vitruvio nel suo trattato descrive tre tipi di disegno architettonico: la pianta (ichnographia), il prospetto (orthographia) e la visione prospettica (scaenographia)⁷, tuttavia, Leon Battista Alberti, nonostante avesse elaborato il suo trattato di architettura proprio sulle basi di quello vitruviano, sarà anche il primo ad opporsi all’uso della prospettiva o del chiaroscuro per ricreare la profondità, in quanto considerava queste ultime, tecniche pittoriche e quindi contrarie alle esigenze della costruzione⁸. Poi in seguito, Antonio da Sangallo il Giovane, Baldassarre Peruzzi e Andrea Palladio, fedeli a quest’idea, utilizzarono le proiezioni ortogonali non solo per l’illustrazione dei loro progetti ma anche per la rappresentazione di edifici esistenti⁹. Del resto, come ci fa notare Ackerman, i progettisti che seppero vincere l’attrazione della prospettiva nella rappresentazione dell’architettura, furono anche i primi ad avere avuto una formazione da architetti, come appunto questi ultimi, e non da artisti figurativi¹⁰.
Non v’è dubbio che Rogers, nella sua idea di disegno, in un certo qual modo si ricolleghi proprio a questa tradizione rinascimentale dove non solo, come abbiamo visto, si utilizzano le stesse tecniche