Tensionamento e telai
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Anteprima del libro
Tensionamento e telai - Lorenzo Marchet
TENSIONAMENTO E TELAI DEI DIPINTI SU TELA, FRA TRADIZIONE E INNOVAZIONE… CON IN MEZZO IL MINIMO INTERVENTO
Erminio Signorini, Restauratore e Docente
Cesmar7, Via Mentana 5, 37128 Verona, 3482250045 - erminio.signorini@gmail.com
Abstract
Cenni storici sull’evoluzione dei telai e spunti teorici rispetto alle funzioni loro assegnate. Obbiettivo del Seminario: creare il confronto tra esperti e restauratori, cercando proposte eseguibili da costoro, anche per il tensionamento elastico con molle. Note per una buona conservazione della tensione dipendente da molti altri fattori e interventi, sia sul dipinto (protezione retri) che nell’ambiente di collocazione.
Relazione
Questo nostro Seminario non è certo il primo incontro dove si presentino relazioni sopra studi, ricerche, analisi ed esperienze sui meccanismi del tensionamento dei dipinti su tela e sulla funzione e caratteristiche dei telai. In varie occasioni e diversi contesti sono state presentate sperimentazioni o esperienze su singoli casi, oppure illustrazioni di metodologie e meccanismi. Forse esso è uno dei primi che intende affrontare specificamente questi temi in un confronto aperto, davanti ad un pubblico di professionisti e studenti del restauro, tra studiosi, ricercatori e restauratori. Ci auguriamo che il dibattito riesca a creare questo confronto diretto e che la presenza di alcuni dei più conosciuti ricercatori italiani ed europei riesca ad approfondire i temi e le conoscenze di quanti interessati al restauro e alla conservazione dei dipinti su tela. Ci siamo proposti di rendere maggiormente comprensibili ad una vasta platea di restauratori, i presenti e quanti leggeranno gli Atti stampati, le premesse teoriche, le soluzioni tecniche e soprattutto l’approccio ad argomenti piuttosto complessi. Applicare una tela ad un telaio fa parte del lavoro di ogni restauratore del settore, ma la piena coscienza di che cosa si faccia e di quali conseguenze potrà avere sulle opere, è ancora poco sviluppata o segue pari pari quanto la tradizione ci ha insegnato. Talora è anche una delle pratiche routinarie del nostro lavoro. La tradizione porta con sé saperi e valori da non trascurare, ma può diventare anche facile alibi per non riflettere ancora e rinnovare i metodi.
Negli ultime decenni sono state sviluppate esperienze e sperimentazioni innovative, ancora non largamente diffuse, spesso patrimonio di poche persone anche fortemente specializzate, divenute professionisti quasi specificamente su queste metodologie. Vorremmo che in questo Seminario si potesse arrivare a conoscerle meglio. Quindi aggiornamento, approfondimento e metodologie alla portata dei restauratori stessi, da loro direttamente gestibili nei loro laboratori.
Sappiamo che rispetto ad altri momenti di una disciplina complessa come il restauro, gli aspetti meccanici
, come ad esempio il consolidamento e i materiali e metodi consolidanti, sono ancora quelli meritevoli di ulteriori e più approfondite ricerche. Lo abbiamo verificato anche nei congressi passati di Colore e Conservazione dedicati a questi temi. Spesso la ricerca, su questo e anche su altri temi, si basa ancora prevalentemente su singoli strati o materiali costitutivi delle opere ed esegue le prove su modelli costruiti ad hoc o su simulazioni. È utile, indispensabile e prudente che si agisca così, cioè che prima di passare a casi applicativi reali vengano svolte tutte le prove possibili da laboratorio di ricerca
. Solo in questo modo quando poi i metodi sono applicati sui casi reali si riducono i rischi di insuccessi o peggio di danni irreversibili, dal momento che le verifiche reali, possibili solo a posteriori, non permettono sempre il ritorno.
Nonostante la presentazione di ricerche ed esperienze innovative, sarebbe sbagliato dimenticare che i metodi applicativi più diffusi sono an cora quelli tradizionali. Vale in Italia e forse ancor più all’estero. Quindi l’esperienza operativa più comune è ancora quella dell’uso di telai in legno, con la tela fissata per punti (chiodi o graffette) sullo spessore esterno del telaio, predisposto con tensori angolari di vario tipo, costruzione, materiali: biette semplici o doppie, dilatazioni con barre filettate e bulloni di spinta inserite nello spessore del legno, dilatatori metallici con due filettature inverse, ecc., secondo tradizione.
Proprio per questo la spinta a svolgere il Seminario è stata quella di realizzare un confronto tra varie proposte e non una vetrina per esporre dei prodotti da vendere. Anche, o soprattutto, le soluzioni innovative ci interessano non tanto per scegliere il fornitore della proposta e del servizio migliore (attività comunque legittima), quanto per cercare di approfondire nelle singole presentazioni i ragionamenti e la base teorica, i metodi per valutare i valori di tensione, che dovrebbero avere i dipinti per la loro migliore conservazione, e l’efficacia delle diverse soluzioni proposte. Quasi tutti i dipinti su tela che arrivano al restauratore sono ancora applicati su una struttura rigida
, i telai appunto. Probabilmente fin dall’inizio e comunque per secoli essi avevano incastri bloccati (a mezzo legno o anche con tenone e mortasa, ma sempre tenuti con colle, chiodi metallici o cavicchi). Erano detti appunto telai fissi e questa è una prova indiretta, come già sostenuto da molti, che al telaio veniva assegnato principalmente il compito di sostegno
della tela. Dal ‘700 furono introdotti, come noto, telai con possibilità d’espansione agli angoli con biette in un’unica o nelle due direzioni. E questo per ovviare alla perdita di tensione dei dipinti invecchiati. Come si capisce facilmente il telaio mobile
sarà adottato anche per i dipinti restaurati, per cui non è frequente trovare dipinti antichi ancora con i loro telai originali. Ben presto, dall’800 soprattutto, furono messe a punto varie soluzioni, soprattutto nell’organizzazione degli incastri, per rendere più economica o funzionale o semplice la costruzione e più morbido il sistema di espansione.
Altri elementi condizionano il tensionamento dei dipinti e quindi la loro conservazione e l’aspetto: Tra essi vanno considerate le caratteristiche delle tele e degli strati pittorici e il loro stato, la presenza della foderatura (tipo di tela e di adesivo, lo stato di conservazione e l’efficacia) e ancora gli eventuali trattamenti o protezioni sul verso. Ultimi ma sempre fondamentali, i fattori ambientali della collocazione di provenienza e di ritorno.
Nell’esperienza del Cesmar7 e anche della scuola EnAIP Veneto di Piazzola s.B. e del corso di restauro presso l’Accademia di Belle Arti di Lecce gli aspetti del tensionamento e dei telai è stato affrontato in maniera molteplice. Abbiamo cercato con i colleghi di affrontare la costruzione o il riuso dei telai, cercando di coniugare l’approccio di Minimo Intervento con l’efficacia dei vari sistemi approntati, compresi quelli per noi più innovativi, per la buona conservazione del tensionamento. Forse vale la pena riprendere qui alcune considerazioni di Erasmus Weddigen al 1° Congresso di Colore e Conservazione (2002), rispetto alla euforia rinnovatrice degli anni ‘60
, alla euforia tecnologica
; egli proseguiva affermando la necessità del dubbio e delle domande critiche rispetto a tutte le tecniche, i mezzi operativi e le strategie d’intervento
, per concludere che ogni meno varrebbe di più
. Una prima applicazione del Minimo Intervento è sicuramente quella di mantenere i vecchi telai, tutte le volte che siano sufficientemente funzionali. E questo nella visione del restauro che impone di salvare l’autenticità delle opere, intesa come conservazione di tutti gli elementi e materiali originari o costitutivi: essi fanno parte della storia materiale delle singole opere e della cultura delle epoche in esse contenuta. In molti casi poi sono sufficienti piccoli interventi di restauro o parziali sostituzioni capaci di rifunzionalizzate i telai, talora anche senza lo smontaggio generale degli stessi. Varie possono essere le applicazioni di questa impostazione metodologica:
Tenere il dipinto sul suo telaio senza smontarlo: non staccando il dipinto si mantiene l’equilibrio esistente, che talora è sufficiente per un tensionamento adeguato. Nell’esempio riprodotto, in un dipinto del ‘500 non foderato sul telaio originale, oltre alle operazioni necessarie sul recto, sono stati applicati due telai nuovi con una tela tensionata nelle luci di quello originale, che era stato solo pulito, risanato e consolidato in un angolo. (Fig. 1)
Fig. 1
Paolo Farinati (Verona 1524-1606)
Salita al Calvario
Chiesa parrocchiale
Mezzane di Sotto (VR)
Restauro seguito dalla SBSAE di Verona
Il telaio originale del dipinto è stato pulito e leggermente consolidato e risanato. Sono stati inseriti due telai nuovi con una tela d’appoggio nella luce del telaio.
Consolidare e sostituire singole parti, con eventuale smontaggio parziale: sono interventi di vario tipo (aggiustaggio di incastri, incollaggio di fessurazioni, consolidamento di parti indebolite da forti attacchi di tarli o funghi, inserti di legno, sostituzione di aste particolarmente inadeguate per svergolamenti o inarcamenti dovute a sbagliate scelte del materiale, ecc.). (Fig. 2)
Fig. 2
Anonimo sec. XX
Stazione Via Crucis
Santuario Madonna dei miracoli
Motta di Livenza (TV)
Lavoro eseguito presso il corso EnAIP Veneto, sede di Piazzola sB (PD) e seguito dalla SBSAE di Venezia-Veneto Orientale. Sostituzione di un regolo deformato, mantenendo il dipinto ancorato sugli altri lati.
Riutilizzare il vecchio telaio di restauro rifunzionalizzandolo: nell’esempio presentato si tratta di un dipinto di circa 2 metri per lato, con un telaio senza traverse e sottodimensionato, per cui si era inarcato verso il centro. È stato trasformato in telaio fisso bloccando gli incastri a capitello
e aggiungendo una crociera per controllare l’inarcamento delle aste perimetrali. (Fig. 3)
Fig. 3
Anonimo sec. XIX
Figura di Papa
Chiesa di S. Maria Maggiore, Treviso
Lavoro eseguito presso il corso EnAIP Veneto, sede di Piazzola sB (PD) e seguito dalla SBSAE di Venezia-Veneto Orientale.
Il telaio di restauro, in quanto il dipinto attuale sta sopra uno precedente sostanzialmente ridipinto con un’altra immagine, è stato rafforzato con l’inserimento di una doppia traversa a croce.
Fissare la tela sul verso del telaio, quando il dipinto venga staccato dal telaio: in tal modo la tela di prolungamento eccedente il dipinto è parzialmente in grado di compensare i suoi piccoli movimenti. Questa modalità di inchiodatura, già indicata da Franco Del Zotto da parecchio tempo, potrebbe costituire un primo semplice miglioramento rispetto a quella sullo spessore esterno del telaio. (Fig. 4)
Fig. 4
Dipinto di proprietà privata, prestato per esercitazioni scolastiche. Fissaggio delle fasce perimetrali, con graffette, sul verso del telaio.
Sostituire chiodi e graffette con il nastro Velcro: oltre al miglioramento visto sopra, con questo sistema certamente valido per dipinti di piccole o medie dimensioni (ma con nastri Velcro più robusti si può pensare anche per opere più grandi) si evitano materiali ossidabili e si crea la possibilità di rimuovere la tela molto facilmente per controlli del verso del dipinto o per altri motivi. Inoltre se la tela di prolungamento viene preparata già con un’asola saranno possibili anche soluzioni elastiche in futuro. (Fig. 5)
Fig. 5
Dipinto di proprietà privata del sec. XIX
Il fissaggio della tela è stato eseguito con il nastro Velcro sul verso del telaio.
Applicare un controtelaio di spinta sulle aste perimetrali del telaio esistente: è una proposta che abbiamo recuperato da esperienze di Alberto Finozzi. Si inserisce un telaio fisso più piccolo in quello esistente, debole o sottodimensionato o che presenta leggere deformazioni. Attraverso fori passanti nel nuovo telaio, in cui inserire una bussola filettata all’interno, con un bullone si spinge l’asta del telaio esistente laddove serve con la forza necessaria, previo averlo protetto per non sfondare nel legno vecchio. Inoltre sul nuovo telaio è possibile applicare una tela o altra protezione del verso del dipinto. (Fig. 6)
Fig. 6
Particolare di un dipinto di proprietà privata del sec. XVIII
Dentro il telaio originale sottodimensionato è stato inserito un controtelaio di rinforzo e di spinta, che tensiona una tela nuova libera d’appoggio a quella originale.
Adottare soluzioni innovative - sistemi di tensionamento elastico con molle: si rifà a regole e principi che saranno meglio spiegati in seguito, ma nella nostra intenzione e pratica si è cercato di costruire dei sistemi semplici ma sufficientemente efficaci, eseguiti con materiali e strumenti di facile reperibilità e poco costosi, eseguibili dai singoli operatori in normali laboratori di restauro. (Fig. 7) Nel predisporre telai a molle con questi criteri, ci siamo resi conto che la preparazione e il montaggio della tela sono un po’ più lunghi, ma gli studenti stessi hanno compreso, gestito e applicato il metodo. Per questo riteniamo che anche in un normale laboratorio possa essere praticato da restauratori sufficientemente formati. L’aumento del tempo, data la maggiore complessità rispetto al tradizionale sistema, si giustifica perché la tecnica cerca di rispondere meglio alle necessità conservative delle opere. Costituisce il costo maggiore, perché i materiali possono incidere assai poco e inoltre si possono quasi sempre riutilizzare i vecchi telai. Abbiamo utilizzato semplici strumenti, acquistabili nelle ferramenta, in mollifici o dove si vendono prodotti tecnici per l’industria: barre o angolari in alluminio o in acciaio, molle a compressione o a estensione, tondino in acciaio o vetroresina, bulloni, rondelle e dadi; nastro teflonato per favorire lo scorrimento della tela sullo spessore del telaio. (Fig. 8)
Fig. 7
Particolare di un dipinto multilineare del sec. XVIII
Lavoro scolastico eseguito nell’Accademia di Belle arti di Lecce nell’anno 2012. Lungo il perimetro, in un lato concavo, il tessuto di prolungamento è stato suddiviso e fissato con un sistema a molle semplice.
Fig. 8
Alcuni dei materiali per il tensionamento a molle, semplici, facilmente recuperabili e poco costosi,