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Un insolito Natale
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E-book61 pagine49 minuti

Un insolito Natale

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Dimentichiamoci il cenone e la messa di mezzanotte. Niente letterine e regali sotto l’albero. Via i festoni, le luci intermittenti, i giochi fra amici e parenti. Questo non è un Natale come tanti.
È un Natale passato per le strade della città in mezzo a criminali, prostitute e pericolose creature notturne; fatto di storie personali e familiari inquietanti, che lasciano il segno; un momento di consapevolezze nuove e di risoluzioni dell’ultimo minuto. E poi la vita non è più la stessa.
Sei racconti, frutto del lavoro dei partecipanti al seminario di scrittura creativa che si è tenuto online fra dicembre 2020 e gennaio 2021. Il Natale non è mai stato così insolito.
LinguaItaliano
EditoreIl Prato
Data di uscita29 mar 2021
ISBN9788863365481
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    Anteprima del libro

    Un insolito Natale - Sibyl von der Schulenburg

    Un insolito Natale

    Scrivere l’insolito è il primo seminario di scrittura creativa organizzato dall’editore Il Prato nel 2020.

    Dopo le formule già collaudate dei seminari di editing, ci piaceva l’idea di offrire a chi scrive un ciclo formativo diverso dagli altri, che andasse sì ad affrontare i punti fondamentali della teoria, ma che si spingesse a presentare ciò che in narrativa si può dare di alternativo, dalla caratterizzazione delle voci e delle forme fino alla scrittura dialettale e al connubio giallo-filosofia.

    Evidentemente, la formula non è piaciuta solo a noi; e al seminario – a cui era associato un concorso di scrittura, dal titolo Un insolito Natale, che abbiamo ripreso per questo ebook – è seguita la stesura di racconti a tema, ciascuno insolito a suo modo, dal noir metropolitano all’horror, dalla vicenda personale a quella familiare, dalla storia circolare a quella di una repentina inebriante presa di consapevolezza. Confezionati in una nuova collana di narrativa, Il dardo: simbolo di chi fa centro, ma solo dopo il giusto impegno nello studio, nell’esercizio, nella preparazione, nella concentrazione.

    È una grande emozione dar vita a un progetto nuovo in un momento storico in cui molti, per diversi motivi, tendono a guardare più volentieri al passato che al futuro. Un momento che forse si presta particolarmente a pensare all’insolito.

    Buona lettura a tutti.

    Sibyl von der Schulenburg e Paolo Calabrò

    Il treno di Natale

    di Sibyl von der Schulenburg

    Era l’ultimo giorno dell’avvento: il momento in cui la trepidazione per la festa si mescolava alla frenesia degli acquisti e Santo Stefano era considerato l’obiettivo da raggiungere, il punto oltre il quale si riprendeva a respirare.

    Betty non amava quel periodo dell’anno: la gente si sentiva troppo buona e qualcuno credeva davvero di dover essere fedele alla moglie, almeno per un paio di giorni. Faceva freddo, era buio e da ore non si fermava un’anima a chiederle: «Quanto?»

    Salire su una macchina riscaldata sarebbe stato un sollievo poi… beh, poi avrebbe fatto il suo lavoro cercando di soddisfare il cliente e avrebbe guadagnato qualcosa. Invece era lì, con le tasche vuote e le gambe nude che stavano congelando: Stacek aveva l’abitudine di portarle via ogni centesimo e di non voler spendere per capi d’abbigliamento che riteneva inutili. «Meno ne hai addosso e meglio è» diceva sempre.

    Ma quella sera, Betty aveva bisogno di calore, una calzamaglia, un pullover o — meglio — un cappotto lungo per coprire le cosce affusolate e le braccia magre.

    Volse le spalle al piazzale del supermercato ormai spento e si diresse verso la stazione dove si trovava sempre qualcuno che, in cambio di effusioni, offriva un cappuccino caldo dal grande distributore automatico e due parole amichevoli.

    Stacek l’avrebbe cercata come un pazzo, creduto che lei se ne fosse andata, fuggita… magari con un cliente innamorato. E si sarebbe infuriato. Ma, al momento, i morsi del freddo la preoccupavano più dei pugni del suo lenone.

    Attraversò il portone d’ingresso della stazione ferroviaria stringendosi addosso la piccola borsetta che conteneva le cose necessarie al lavoro. Batteva i denti e i suoi movimenti erano rallentati, non era sicura di farcela ad arrivare fino al distributore automatico in fondo all’androne. Entrò nei bagni pubblici, deserti come l’ingresso; corse all’asciugamani ad aria e lo mise in funzione per godere del caldo che le soffiava sulle mani e sul decolleté nudo. Dopo qualche minuto si sentì meglio, così permise al dispositivo di spegnersi.

    Fu allora che sentì un mugugno. Poi un altro e un altro ancora.

    Passò nel corridoio su cui si affacciavano le cabine con le tazze sporche e notò che solo una era occupata. Si fermò davanti alla porta con il segno rosso sul pomello e chiese: «Tutto bene?»

    All’interno si generò del trambusto e il mugugno si ripeté.

    Le dita riscaldate frugarono rapidamente nella borsetta ed emersero con un coltellino a serra-manico, uno di quegli articoli che la buoncostume non sapeva mai se classificare come arma da punta e taglio o accessorio per la manicure. Betty lo usò per girare la serratura dall’esterno, là dove normalmente si usa una semplice moneta. Ma lei era proprio al verde.

    Dall’interno qualcuno

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