Il Segreto di una Bambina
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Anteprima del libro
Il Segreto di una Bambina - Anna Simonetto
1
L’amico d’infanzia
Era una tiepida giornata di primavera e Dalia si trovava nel retro del giardino dell’abitazione dei nonni, dove passava gran parte del suo tempo, quasi sempre da sola. Non era una bambina che si infilava in situazioni di rischio, per cui i nonni non avevano timore a lasciarla giocare fuori, ma era comunque vivace e vitale, avventurosa, in un certo senso, e amava scoprire, esplorare, imparare. I suoi lunghi capelli color oro erano morbidi come velluto sulle spalle, semplice e luminosa cornice al viso da ragazzina e al sorriso privo di malizia. Esile e fragile all’apparenza, aveva una forza innata, interiore, un motore pulsante di curiosità e voglia di fare. Il suo gioco preferito era quello di pettinare e di vestire le sue bambole. Certe volte, però, preferiva indossare i pattini in linea e ogni tanto sfrecciava, facendo il giro della casa.
Ma, appunto, spesso giocava da sola, perché i suoi genitori erano sempre impegnati con il lavoro e lei passava la maggior parte del suo tempo senza di loro. Proprio per questo, la casa dei nonni era il suo ambiente più familiare, un luogo dove sentirsi al sicuro, anche se lontana da mamma e papà. Sola, no, non si sentiva sola in modo brutto, non soffriva ma certo non era sempre facile inventare giochi, sentirsi parte di qualcosa, divertirsi.
Ecco, però capitava spesso che Ron, il suo vicino di casa, la salutasse dalla finestra, oppure scendesse in cortile per mostrarle le ultime monetine della sua collezione. Dalia ne era sempre irrimediabilmente attratta, attratta da quello che lui esibiva con orgoglio o raccontava: anche lei avrebbe desiderato possedere una bella collezione come quella. Le monete di Ron erano così scintillanti, uniche... e lei ascoltava sempre con molto entusiasmo la loro storia.
Ron aveva qualche anno più di lei, ed era un ragazzino magrolino, con capelli e occhi molto scuri, color dell’inchiostro nero; era divertente, simpatico e la faceva sempre ridere a crepapelle con le sue battutine. Insomma, era un tipo socievole e scherzoso, sapeva far passare il tempo in allegria quando stavano insieme. I loro incontri si chiudevano sempre nello stesso modo: Ci vediamo domani!
Le diceva, alzando una mano per salutarla. Dalia sorrideva e rispondeva lusingata: A domani!
In realtà, ogni mattina Ron passava a prenderla per percorrere assieme il tragitto che portava fino all’edificio scolastico. Dalia frequentava la prima elementare, mentre lui era in quinta. Come un fratello maggiore, si prendeva cura di lei, la accompagnava e poi la riportava a casa. Era un buon amico e lei si fidava, non tanto per quanto lui faceva, in realtà, ma perché nei sorrisi di Ron, nel suo modo di cercarla, nel suo modo di proteggerla c’era un mondo di affetto, e lei era sicura che non lo avrebbe mai perso. Se a scuola qualche bambino le dava noia, lui era sempre pronto a prendere le sue parti e a difenderla, a volte perdendo pure le staffe. Quando capitava, lei lo guardava, ne osservava l’espressione seria sul volto da ragazzino, dai tratti ancora infantili, ma su cui già iniziavano a intravedersi le ombre di espressioni più da grande. In quei momenti, lei si sentiva davvero al sicuro.
Vieni a casa mia a giocare oggi?
Le chiese Ron, di ritorno dalla scuola, in un giorno come gli altri.
Devo fare i compiti,
rispose lei, alzando le spalle.
Ron diede un calcetto a un sasso, poi si guardò intorno, un po’ contrariato.
Potresti farli dopo che ci siamo visti.
Sono molti.
Ma dai, tanto sei brava, non ci metterai molto a farli.
Dalia lo guardò con aria combattuta, avrebbe voluto accettare l’invito, ma no, non poteva.
Non sono così brava, ho bisogno di studiare gli argomenti nuovi, per una verifica.
Uffa va bene,
le rispose Ron, con tono seccato.
Dai non ti arrabbiare.
Non mi arrabbio, ma ci tenevo a farti venire a casa.
Camminarono uno di fianco all’altra per tutto il resto della strada, senza dire molto, qualche sguardo, respiri appesantiti dalla fatica di portare gli zaini. Ron ogni tanto si sistemava meglio il suo in spalla