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Le passioni di Angelo. Arte, amore e seduzione
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Le passioni di Angelo. Arte, amore e seduzione
E-book195 pagine2 ore

Le passioni di Angelo. Arte, amore e seduzione

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Info su questo ebook

Angelo è un consulente d’arte, il suo lavoro consiste nel catalogare, studiare ed espertizzare i quadri per determinarne il valore culturale e commerciale. È un uomo affascinante, appassionato d’arte antica; vive a Riccione, in un casolare, insieme ai suoi due fedeli cani. A Jesi, nel negozio di antiquariato di Elena, scoprirà un dipinto che gli cambierà letteralmente l’esistenza. L’autore ci
dona un’opera avvincente dove passione e tensione viaggiano sullo stesso binario.

Atanasio Cecchini, laureato in Scienze dei Beni Culturali all’Università di Urbino, è autore di diversi libri, tra i quali Piano Dream e La Magia dell’Arte, con il quale nel 2014 ha vinto il premio letterario Internazionale “Il Molinello”. Imprenditore, storico ed esperto d’arte, da oltre trent’anni svolge l’attività di antiquario e consulente per la conservazione e valorizzazione dei beni culturali al servizio del pubblico e del privato.
LinguaItaliano
Data di uscita11 lug 2023
ISBN9788830686786
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    Anteprima del libro

    Le passioni di Angelo. Arte, amore e seduzione - Atanasio Cecchini

    cecchiniLQ.jpg

    Atanasio Cecchini

    LE PASSIONI

    DI ANGELO

    Arte, amore e seduzione

    © 2023 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-7687-9

    I edizione luglio 2023

    Finito di stampare nel mese di luglio 2023

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Ringraziamenti: Antichi Tesori Fine Art, antiquariato da investimento,

    via Cella Raibano 29 –47843 Misano Adriatico (RN) info@antichitesori.it

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    LE PASSIONI DI ANGELO

    Arte, amore e seduzione

    Ai miei figli

    Nuove Voci

    Prefazione di Barbara Alberti

    Il prof. Robin Ian Dunbar, antropologo inglese, si è scomodato a fare una ricerca su quanti amici possa davvero contare un essere umano. Il numero è risultato molto molto limitato. Ma il professore ha dimenticato i libri, limitati solo dalla durata della vita umana.

    È lui l’unico amante, il libro. L’unico confidente che non tradisce, né abbandona. Mi disse un amico, lettore instancabile: Avrò tutte le vite che riuscirò a leggere. Sarò tutti i personaggi che vorrò essere.

    Il libro offre due beni contrastanti, che in esso si fondono: ci trovi te stesso e insieme una tregua dall’identità. Meglio di tutti l’ha detto Emily Dickinson nei suoi versi più famosi

    Non esiste un vascello come un libro

    per portarci in terre lontane

    né corsieri come una pagina

    di poesia che s’impenna.

    Questa traversata la può fare anche un povero,

    tanto è frugale il carro dell’anima

    (Trad. Ginevra Bompiani).

    A volte, in preda a sentimenti non condivisi ti chiedi se sei pazzo, trovi futili e colpevoli le tue visioni che non assurgono alla dignità di fatto, e non osi confessarle a nessuno, tanto ti sembrano assurde.

    Ma un giorno puoi ritrovarle in un romanzo. Qualcun altro si è confessato per te, magari in un tempo lontano. Solo, a tu per tu con la pagina, hai il diritto di essere totale. Il libro è il più soave grimaldello per entrare nella realtà. È la traduzione di un sogno.

    Ai miei tempi, da adolescenti eravamo costretti a leggere di nascosto, per la maggior parte i libri di casa erano severamente vietati ai ragazzi. Shakespeare per primo, perfino Fogazzaro era sospetto, Ovidio poi da punizione corporale. Erano permessi solo Collodi, Lo Struwwelpeter, il London canino e le vite dei santi.

    Una vigilia di Natale mio cugino fu beccato in soffitta, rintanato a leggere in segreto il più proibito fra i proibiti, L’amante di lady Chatterley. Con ignominia fu escluso dai regali e dal cenone. Lo incontrai in corridoio per nulla mortificato, anzi tutto spavaldo, e un po’ più grosso del solito. Aprì la giacca, dentro aveva nascosto i 4 volumi di Guerra e pace, e mi disse: Che me ne frega, a me del cenone. Io, quest’anno, faccio il Natale dai Rostov.

    Sono amici pazienti, i libri, ci aspettano in piedi, di schiena negli scaffali tutta la vita, sono capaci di aspettare all’infinito che tu li prenda in mano. Ognuno di noi ama i suoi scrittori come parenti, ma anche alcuni traduttori, o autori di prefazioni che ci iniziano al mistero di un’altra lingua, di un altro mondo.

    Certe voci ci definiscono quanto quelle con cui parliamo ogni giorno, se non di più. E non ci bastano mai. Quando se ne aggiungono altre è un dono inatteso da non lasciarsi sfuggire.

    Questo è l’animo col quale Albatros ci offre la sua collana Nuove voci, una selezione di nuovi autori italiani, punto di riferimento per il lettore navigante, un braccio legato all’albero maestro per via delle sirene, l’altro sopra gli occhi a godersi la vastità dell’orizzonte. L’editore, che è l’artefice del viaggio, vi propone la collana di scrittori emergenti più premiata dell’editoria italiana. E se non credete ai premi potete credere ai lettori, grazie ai quali la collana è fra le più vendute. Nel mare delle parole scritte per esser lette, ci incontreremo di nuovo con altri ricordi, altre rotte. Altre voci, altre stanze.

    CAPITOLO 1 - IL VIAGGIO

    L’emozione fu così forte che dovetti uscire dal laboratorio per respirare un po’ di aria fresca. In realtà non si trattava solo di emozione, ma di una vera e propria crisi psico-fisica dovuta ad un eccesso di adrenalina: probabilmente avevo fatto la scoperta del secolo nel mondo dell’arte!

    Ma torniamo indietro di alcuni giorni, al 20 marzo del 1976. è una radiosa mattina di primavera; ho 36 anni, sono in piena forma, fisico atletico, sicuro di me e inguaribile ottimista. Attualmente non sono legato sentimentalmente, ho troncato di recente una storia d’amore con Clara, una stupenda ragazza di 27 anni. Tuttavia spesso sento la sua mancanza perché è impossibile dimenticare i momenti felici trascorsi con lei. Giornate, ore e istanti indimenticabili dei quali sento una profonda nostalgia. Non sono mai riuscito a capire i motivi che mi hanno spinto a lasciarla, forse ha prevalso il mio istinto per la libertà. Le ragioni del cuore sfuggono alla logica e sono preda dell’irrazionalità, quindi è inutile continuare a pensarci, bando ai ricordi, devo vivere il presente.

    Con la mia auto, un’Alfa Romeo GT Junior del 1975, sto percorrendo l’autostrada da Riccione ad Ancona destinazione Jesi, una stupenda cittadina marchigiana situata su un ameno crinale a ridosso del fiume Esino. Sono diretto al negozio di antiquariato di Elena per periziare un blocco di dipinti antichi che la titolare dell’esercizio ha appena acquistato da una nobile famiglia jesina.

    Vado sempre volentieri a visionare opere d’arte nelle Marche perché è una regione di ampio respiro culturale e non di rado dalle sue case e dai suoi palazzi vengono alla luce veri e propri capolavori artistici. Questa circostanza non deve stupire perché in quella terra sono nati e hanno operato maestri assoluti come Gentile da Fabriano, Piero della Francesca, Federico Barocci e Raffaello Sanzio, solo per citarne alcuni.

    Con questi autori si apre e si chiude quella straordinaria stagione dell’arte che è il Rinascimento, universalmente riconosciuto come il movimento culturale che ha determinato la nascita e lo sviluppo dell’attuale civiltà occidentale.

    Il mondo deve molto a questa regione, in particolar modo a Urbino e alla sua corte illuminata del XV secolo.

    Con Elena ho instaurato una buona collaborazione di lavoro, sono il suo consulente per i dipinti antichi. Lei è una bella donna di 42 anni, mora, piccolina, ma di grande fascino. Non sono a conoscenza di come e quando sia arrivata a Jesi perché il nostro è un rapporto esclusivamente professionale per cui non mi sono mai permesso di indagare sulla sua vita privata che, sinceramente, non mi interessa.

    Al contrario lei spesso mi ha rivolto domande sulla mia, non so per quale motivo, forse le piaccio oppure è solo curiosa.

    Tuttavia il suo atteggiamento nei miei confronti non mi lascia indifferente perché con me si rapporta con estrema dolcezza e questo suo comportamento mi lusinga e mi attrae.

    Conosco Elena da soli sei mesi e ignoro il suo passato, a Jesi non ha amici o parenti e sembra che sia nativa della Sardegna, tuttavia la nostra collaborazione è molto proficua e il lavoro mi viene pagato regolarmente. Il mio compito consiste nel catalogare, studiare ed espertizzare i quadri per determinarne il valore culturale e commerciale. è normale consuetudine che un antiquario si rivolga ad un consulente esterno per valutare i suoi dipinti, perché per acquisire competenze sull’arte figurativa, è necessaria una preparazione specifica, la quale è sempre il frutto di conoscenze maturate in anni di studio e di ricerche mirate e approfondite. In questo mestiere, gli studi e le ricerche letterarie da soli non sono sufficienti a maturare le profonde competenze che sono indispensabili per poter svolgere bene il lavoro di critico d’arte. Le conoscenze devono essere necessariamente indirizzate e veicolate da un mentore, un conosseur di provata esperienza. Sarò sempre grato alla mia professoressa universitaria, docente di storia dell’arte moderna, per avermi indicato la metodologia da utilizzare nell’attività di consulente d’arte e per avermi insegnato tutti i trucchi del mestiere.

    Oltre alle suddette competenze, è indispensabile vivere la professione con interesse e passione come se si trattasse di un hobby.

    Per la verità, in me, tale passione è talmente acuta che con il tempo si è trasformata in una vera e propria mania, ma l’arte, quando ti prende, è una salutare droga che spesso ti manda in overdose.

    Ma torniamo al viaggio. Sono ansioso di arrivare a Jesi perché Elena mi ha anticipato telefonicamente che i dipinti sono molto belli e potrebbero essere di autori importanti, quindi accelero a fondo per arrivare al più presto nella bellissima cittadina marchigiana.

    Quando sono in auto amo molto ascoltare musica, in particolar modo quella degli anni ‘60, quindi senza esitazione inserisco nella radio una cassetta dei Rolling Stones e la loro fantastica Satisfaction al massimo del volume. Entro in autostrada al casello di Riccione in direzione sud e in pochi minuti superato il castello di Gradara, famoso per il tragico epilogo della storia d’amore tra Paolo e Francesca, mi ritrovo nelle Marche, una regione con una flora più rigogliosa della mia Romagna, la quale, votata ad un’agricoltura di tipo estensivo, ha necessariamente rinunciato in parte al verde e ai boschi. Oltrepassato il crinale della Siligata, naturale confine tra le due regioni, piombo su Pesaro e costeggiando l’Adriatico in trenta minuti arrivo al casello di Ancona Nord, esco e vado in direzione di Jesi, bene, finalmente sono fuori dalla noiosa autostrada.

    La strada che conduce nella cittadina marchigiana è bellissima e mi apre alla vista luoghi meravigliosi; campi verdissimi di grano appena nato contornati da siepi di biancospino che, con le sue brocche appena sbocciate, preannuncia la primavera. Ho voglia di natura, di sole, apro il finestrino, l’aria è freschissima, l’asfalto perfetto e scorrevole rende la guida facile e intuitiva. Le curve seguite da lunghi rettilinei si sviluppano per alcuni chilometri con continui saliscendi veramente belli da percorrere. Guidare la mia Alfa Romeo è una grande emozione, è una coupé stupenda con il volante in legno di noce, piacevole al tatto e preciso nelle curve. è un’auto molto performante con sedili anatomici e un potente motore che consente una guida veloce e sportiva.

    Sono ansioso di vedere i dipinti, ho fretta di arrivare, accelero a fondo, mi diverto da matti, ma dopo una curva, un trattore che procede a bassa andatura mi rallenta; meglio, stavo andando troppo forte; nel rettilineo lo supero e ascoltando Light my fire dei Doors in quindici minuti arrivo a Jesi.

    Il negozio di antiquariato si trova nel centro storico, quindi sono costretto a parcheggiare l’auto a circa trecento metri dal locale. Mi avvio a piedi e ne approfitto per ammirare la città, le sue strade, i suoi palazzi e le sue scalinate. In questo borgo si respira aria di storia, è presente in ogni edificio e in ogni via, la percepisci istintivamente, è immanente, ti penetra intimamente, non puoi non assaporarla.

    Jesi mostra pienamente la sua antica architettura costituita da una continua sovrapposizione di stili costruttivi che vanno dal XII secolo al Rinascimento, per finire con i palazzi che richiamano le glorie industriali di fine Ottocento.

    Bellissima città che ha dato i natali a Federico II di Svevia, imperatore del Sacro Romano Impero, nato sotto una tenda nella piazza principale il 26 dicembre 1194.

    In pochi minuti arrivo al negozio. L’antica porta a vetri si apre su una miriade di mobili, oggetti e dipinti antichi ancora posizionati a terra in maniera palesemente provvisoria; sicuramente sono i quadri e gli oggetti che Elena ha appena acquistato. Il resto del negozio è ben curato, le merci sono esposte con buon gusto e professionalità, nella loro disposizione si intuisce la mano di una donna attenta ai particolari e all’ordine.

    Lei è al telefono e riesce solo a farmi un cenno di saluto con la mano, quindi approfitto della circostanza per osservare sommariamente quel materiale al momento poco visibile perché accatastato senza ordine al fine di occupare poco spazio.

    Intravedo molti quadri, almeno due dozzine, unitamente a diversi mobili e oggetti antichi posizionati a terra alla rinfusa: lampade, tappeti e arredi di ogni genere ed epoca. Accidenti, catalogare tutto questo materiale sarà un’impresa ardua!

    Tra le tante cose noto immediatamente uno splendido scrittoio a boulle¹ con intarsi in bronzo e tartaruga, veramente delizioso con le sue gambe originali a tortiglione e i cassetti mossi.

    In terra sono posizionate diverse scatole e scatoloni contenenti ogni ben di Dio. Ci rovisto dentro con la curiosità di un bambino ed ecco che da uno di essi salta fuori un piccolo quadro, un olio su tela firmato Anton Raphael Mengs, un pittore del ‘700 di origini cecoslovacche, ma che ha lavorato lungamente a Roma. L’opera rappresenta Cupido, il dio dell’amore che con le sue ali ci ricorda la volatilità dei sentimenti amorosi e con le sue frecce le dolorose ferite che a volte l’amore provoca negli amanti. Il delizioso dipinto è inserito in una cornice in foglia d’oro finemente incisa a filigrana che con il passare degli anni ha abbandonato l’eccessiva lucentezza a favore di un cromatismo più naturale, morbido, acquisendo una patina che solo il tempo può creare.

    Dalla stessa scatola estraggo un secondo dipinto anche questo di piccole dimensioni. Nel quadro è rappresentato un bambino con accanto un teschio e dei fiori recisi, entrambi evidenti simboli di precarietà dell’umana esistenza a testimoniare come la gioventù, simbolicamente rappresentata dal bambino, svanisce in fretta come la bellezza dei fiori recisi. Un quadro che ci ricorda la transitorietà e la caducità della nostra vita, probabilmente un’opera di Domenico Piola, artista genovese del XVII secolo.

    Di colpo una voce mi distoglie dalla osservazione di quei bellissimi oggetti, è Elena che nel frattempo ha terminato la telefonata:

    - Eccomi Dott. Angelo, mi scusi se ha dovuto aspettare.

    Le rispondo:

    - Tranquilla, ne ho approfittato per dare un’occhiata agli oggetti che le sono appena arrivati.

    Mentre le stringo la mano, noto per l’ennesima volta, la sua bellezza che non è solo fisica ma anche comportamentale.

    Elena si muove con grazia e femminilità, fisicamente è stupenda: una mora con

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