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Paolo e i quattro mostri
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E-book248 pagine3 ore

Paolo e i quattro mostri

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Info su questo ebook

In un mondo spesso crudele e ingiusto, l'infanzia di Paolo è segnata da abusi sessuali, violenza fisica e bullismo. Si rifugia nel cibo, l'unico conforto che conosce, trasformando questa dipendenza nel suo quarto mostro.Cresciuto in un ambiente ostile, Paolo diventa la stessa violenza che l'ha segnato, vivendo costantemente con i quattro mostri sotto il letto. Questo libro vuole condurre il lettore in un viaggio emotivo per sottolineare l'importanza dell'amore e della gentilezza nel plasmare la vita di ogni individuo.L'obiettivo è evidenziare con urgenza la necessità di educare i bambini con amore, mostrando le devastanti conseguenze che possono derivare dalla sua mancanza. È un grido di speranza: l'amore può spezzare le catene dell'odio e della violenza, trasformando le vite e la società. La storia di Paolo spera di stimolare una profonda riflessione e un cambiamento nell'educazione e nella crescita dei bambini.
LinguaItaliano
Data di uscita2 gen 2024
ISBN9791222707396
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    Anteprima del libro

    Paolo e i quattro mostri - Plumari Gabriele

    Capitolo 1: Infanzia.

    Paolo era un bambino felice che giocava con i suoi amici dell’asilo. Era amato da tutti per essere un bambino molto affettuoso e coccolone, popolare tra tutte le maestre dell’asilo. Tuttavia, iniziò a manifestare una serie di comportamenti strani.

    Un giovedì, sua madre lo accompagnò all’asilo, ma non appena fu lasciato tra le maestre, Paolo riuscì ad ingannare i controlli della scuola materna e uscì senza destare alcun sospetto. Si mise a vagare per tutto il paese in cerca di sua madre. Giovedì era il giorno del mercato, e Paolo conosceva molto bene la routine.

    Camminando per il paese, arrivò finalmente al mercato. Vide molte bancarelle di ogni genere che vendevano una varietà di articoli e prodotti. C’era una bancarella di pesce il suo forte odore di pesce crudo permeava l’aria. C’era la bancarella dei vestiti, piena di magliette appese. C’era la bancarella delle cassette musicali, e quella della rosticceria, che emanava un invitante profumo di pollo allo spiedo appena cucinato. Ma ciò che attirò l’attenzione del bambino, fu la bancarella degli animali. Si fermò a guardare le tartarughe, gli uccellini in gabbia, i pesci rossi, i conigli e i cani. Il bambino rimase affascinato da tutti quegli animali e pensò di chiedere alla madre di comprargli un pesce rosso da tenere a casa.

    Il venditore di animali si accorse di questo fanciullo che vagava da solo, ignaro dei pericoli che poteva incontrare. Fu così che chiamò un vigile urbano, indicando il bambino di 4 anni che vagava per il mercato. Il vigile si avvicinò e chiese: Ehi, piccolo, come ti chiami? Dove stai andando?

    Mi chiamo Paolo! Sto cercando la mia mamma! rispose.

    Il vigile, immediatamente, chiese: E chi è la tua mamma?

    Paolo rispose: Non la vedo!

    Il vigile, diede una carezza al bambino, lo prese per mano e disse: Allora cerchiamola insieme!

    Dopo vari tentativi e ricerche, e una lunga passeggiata tra le bancarelle del mercato, riuscirono finalmente a trovare la mamma di Paolo. Il vigile, dopo aver fatto una serie di domande a Paolo, lo consegnò alla mamma, che immediatamente lo portò indietro a scuola ed alle sue maestre. Queste ultime, incredule, non riuscirono a capire come un bambino così piccolo potesse essere scappato da scuola.

    Paolo era amato da tutti, soprattutto dalle maestre dell’asilo, e lui adorava andarci. Era il preferito di suor Anna, che lo coccolava sempre e gli riservava sempre le caramelle più buone! Le aveva anche regalato un libro illustrato sulla vita di Gesù, con immagini che rappresentavano la strada per il paradiso e l’inferno: una scalinata in salita piena di rovi spinosi, e l’altra in discesa coperta di petali di rose. Suor Anna, quando le diede il libro, disse: Paolo, ricorda sempre, la strada più difficile è sempre la migliore!

    Si divertiva moltissimo all’asilo: giocava con gli altri bambini, cantava, disegnava, era sempre molto sereno. Il suo gioco preferito era quello con i chiodini di plastica, che usava per creare immagini nei buchini. Non si capiva perché avesse cercato di fuggire dalla scuola materna.

    Qualche tempo dopo, mentre era all’asilo e giocava a nascondino con gli altri bambini, ebbe un lieve attacco di convulsioni, allertati i soccorsi un’ambulanza a sirene spiegate, portò il piccolo in ospedale per accertamenti.

    Cosa successe esattamente a Paolo? Non lo sappiamo, né comprendiamo il motivo di questi eventi. Ma la storia di Paolo inizia proprio da qui.

    Capitolo 2: Estate.

    Paolo andò, come ogni anno, in vacanza al mare con i suoi genitori per visitare parenti e nonni. Era felicissimo, chi non lo sarebbe? Andare in vacanza a Palermo, al mare, in macchina con la propria famiglia. La bellezza di un lungo viaggio in macchina, oltre mille chilometri di strada, era il senso di libertà, vedere il paesaggio naturale che cambiava, l’orizzonte che faceva da cornice alla strada, e poi... Le soste ai ristoranti lungo l’autostrada.

    Le soste ai ristoranti per il Paolo erano qualcosa di magico: il profumo dell’aria che cambiava ad ogni tappa, gli accenti delle persone, che per lui erano un segno che il viaggio stava andando avanti e che si trovavano in regioni diverse. Appena entrava con i suoi genitori in un ristorante, era sopraffatto da un’esplosione di sapori e odori dei prodotti tipici della regione in cui si trovavano, e ogni volta era diverso dal precedente. I panini, le polpette, le frittate fatte dalla mamma, le lattine di Coca-Cola, e la borraccia con l’acqua fresca per il viaggio: per lui, la vera vacanza iniziava da lì, come se tutto partisse da un picnic che durava quasi un giorno.

    Proprio quando Paolo stava per chiedere per l’ennesima volta quanto mancasse all’arrivo, si accorse che erano giunti a Villa San Giovanni per prendere il traghetto, da quel momento capì che erano quasi arrivati a destinazione. Il traghetto era un momento importante del viaggio, perché poteva gustarsi il suo primo arancino.

    L’odore del mare, con il suo sale che accarezzava il viso di Paolo, regalandogli una sensazione di dolce asciutto sulle guance, il profumo degli arancini all’interno del bar, il rumore del motore mescolato all’acqua del mare che si infrangeva contro il traghetto, lo riempivano di gioia.

    L’avvicinarsi del traghetto al porto per il piccolo era un momento magico, dapprima vedeva tutta la costa minuscola quasi come se potesse afferrarla in una mano, con l’avanzare della nave iniziava a distinguere i profili delle case, tanti palazzi che qualche istante prima sembravano piccoli come formichine si palesavano nella loro grandezza e Paolo si sentiva piccolissimo a confronto, ora riusciva a vedere chiaramente il porto e il punto di attracco, tutti i passeggeri si apprestavano a riprendere le proprio auto, era una procedura un po’ noiosa bisognava aspettare che tutte le auto prima di quella della famiglia Palumbo uscissero, ma una volta terminata tale operazione, era finalmente vacanza.

    Nella parte finale del viaggio, da Palermo a Cinisi c’erano soste nelle strade urbane per raccogliere fichi d’India selvatici lungo il percorso, Paolo ne era ghiotto.

    Tutto era così affascinante: le feste paesane, le sagre, cibi con nomi e fattezze che nel settentrione non si trovavano da nessuna parte, arancini con tanti riempimenti diversi, pani câ meusa, le stigghiole, carretti che vendevano cibo di strada tipici per poco dal dolce al salato, le ruote giocattolo piene di caramelle, le ciambelle zuccherate e i ceci tostati. Questo mondo diverso dal suo solito lo riempiva di gioia.

    La nonna, Agata, era abile nel preparare la pasta fatta in casa, che era la sua specialità e lui l’adorava. Ogni volta che era in vacanza, Paolo si sentiva da brividi perché quei momenti erano i più belli dell’anno per lui! Naturalmente solo dopo il Natale, poiché per i bambini niente batte l’eccitazione del Natale.

    Paolo aveva molti cugini con cui giocava durante le vacanze in diversi, ma vicini, villaggi. Giocava a pallone, andava in bicicletta e faceva giochi di macchinine. A volte, per fare compagnia alla cugina, si univa anche nei suoi giochi con le bambole.

    Un giorno, Paolo con i suoi genitori andarono a trovare altri parenti e un cugino, Matteo, molto più grande di lui, lo invitò a vedere la sua nuova bicicletta BMX, color grigio acciaio. Paolo rimase impressionato dalla bellezza di questa bicicletta e esclamò: Wow!!! È bellissima!

    Ti piace? rispose il cugino.

    Paolo volle provare la bicicletta, ma risultò essere troppo piccolo per poterla guidare. Nonostante ciò, il cugino lo invitò a giocare nella sua stanza e lui lo seguì volentieri.

    Matteo gli mostrò un nuovo gioco, sbottonandosi la cintura, una cintura della Charro con una grande fibbia e coinvolgendolo in atti inappropriati. Lo convinse a partecipare utilizzando il pretesto del gioco e un rapporto orale. Il cugino insistette sul fatto che Paolo non doveva parlare di questo gioco, sostenendo che era riservato ai grandi.

    Paolo, ingenuamente, assimilò questa esperienza come un gioco per bambini grandi e nei giorni successivi chiese al cugino di ripeterlo. Durante quelle vacanze, ogni volta che incontrava il cugino più grande, continuavano a giocare. Voleva farlo perché come detto da Matteo era un gioco da grandi e in quel modo si sentiva grande, non riusciva a capire che quell’essere, perché solo così poteva essere nominato, gli stava rubando l’ingenuità dell’infanzia e allo stesso tempo stava innescando in lui una condanna, un macigno dolente che il piccolo Paolo si sarebbe portato dentro per tutto il resto della sua vita.

    Passò un anno e Paolo ritrovò suo cugino. Chiese di poter giocare ancora a quel gioco per bambini grandi, ma il cugino rifiutò. Nonostante Paolo non capisse il motivo del rifiuto, questo avvenimento segnò in lui l’insorgere di un mostro, generando una serie di insicurezze e problemi psicologici riguardo alle relazioni interpersonali.

    Iniziò così la formazione del primo mostro: L’abuso sessuale.

    Questo mostro silenzioso emergerà successivamente nella sua vita adulta, generando timidezza e insicurezza in Paolo. Non si può dire, infatti, che Paolo sia mai stato un maschio alfa. La sua fragilità si è sempre manifestata nelle sue relazioni, dove ha sempre mostrato una posizione debole temendo di agire in modo invasivo e forzato.

    Capitolo 3: Epilessia.

    La vita di Paolo fu segnata anche da un altro aspetto difficile durante l’infanzia: la diagnosi di epilessia. Questa situazione, iniziata con una crisi convulsiva avuta alla scuola materna, diede origine a una serie interminabile di controlli medici e procedure stressanti.

    Per far fronte alla malattia, furono prescritte diverse cure con diversi farmaci. Inizialmente, fu adottato un trattamento con un farmaco specifico che, tuttavia, si rivelò piuttosto potente, provocando una serie di squilibri nella sua vita.

    Paolo aveva delle assenze, durante le quali cadeva in una sorta di ipnosi. Mentre svolgeva qualsiasi attività, si soffermava girando gli occhi indietro. Anche quando giocava con il Commodore 64 con gli amici, gli capitava di soffermarsi e girare gli occhi indietro. Subito dopo, quando ciò accadeva, era molto stanco. Inoltre, succedeva spesso che, mentre saliva le scale di casa, inciampava negli scalini e cadeva, andando a sbattere la testa.

    Accadde anche mentre stava eseguendo un compito per l’asilo, si stava divertendo molto, il lavoretto consisteva nel mettere l’immagine della madonnina nelle conchiglie svuotate delle Capesante, improvvisamente però il bambino cadde con i gusci in mano, i quali gli lesionarono la tempia, quindi via con la corsa in ospedale; quella volta rincasò con 5 punti.

    Di conseguenza, la madre di Paolo era iperprotettiva nei suoi confronti, precludendo in parte la sua libertà di gioco. Era sempre nascosta dietro la finestra o sul balcone di casa, a sorvegliare ogni volta che giocava con gli amici, come un cecchino di guerra che aspetta il momento per sparare. Questo perché Paolo non era un bambino normale, era diverso, come quelle pubblicità che mostrano un’icona di una persona rosa in mezzo a tante blu! Paolo era un difetto di fabbrica, ma anche un rodaggio fatto male, aveva avuto delle crisi epilettiche e la sua testa era fragile come un soprammobile di vetro soffiato che si rompe appena lo tocchi. Non poteva mai giocare tranquillo a palla, andare in bicicletta, ecc. Paolo si sentiva sempre limitato, non riuscendo mai ad esprimere ciò che avrebbe voluto fare.

    Un genitore saggio lascia che i figli commettano errori. È bene che una volta ogni tanto si bruciano le dita. (M. Gandhi)

    A volte, Paolo e il fratello giocavano insieme al Commodore 64. Tuttavia, la differenza di età fece sì che quel gioco condiviso durasse poco; il fratello, infatti, frequentava già le superiori e aveva una sua cerchia di amici coetanei. Di conseguenza, il tempo dedicato al gioco insieme si ridusse notevolmente.

    Inoltre, fu testimone di numerose sfuriate della madre, dirette al fratello più grande a causa dei suoi scarsi risultati scolastici in alcune materie. La madre a volte perdeva il controllo, distruggendo piatti e bicchieri della credenza, urlando come una forsennata.

    Queste scene spaventavano Paolo, che si rifugiava nell’armadio della sua camera, ripetendo tra sé e sé, con le lacrime agli occhi: Basta, basta, basta!

    Da quel momento, la situazione domestica cambiò drasticamente. Le sfuriate della madre divennero frequenti e la pace sembrava essere un ricordo lontano. La madre aveva delle aspettative precise per i figli, e non ammetteva deviazioni. Pretendeva ottimi risultati scolastici, convinta che i figli dovessero rispecchiare perfettamente i suoi desideri.

    Bisognerebbe capire che:

    Un figlio non viene al mondo per realizzare i tuoi sogni e non è nato nemmeno per essere quello che tu non hai potuto essere.

    Capitolo 4: Scuole Elementari.

    Con un misto di paura e curiosità, Paolo cominciò il suo percorso alle scuole elementari. Era il 1987, un’estate particolare, segnata dall’eccitazione della corsa alla raccolta del materiale scolastico.

    La mamma di Paolo aveva scelto per lui uno zaino dei Masters, il suo cartone animato preferito, che veniva trasmesso in televisione ogni pomeriggio. Quando iniziò l’anno scolastico, Paolo si ritrovò in un mondo completamente nuovo. Essendo un bambino piuttosto timido, faticò a inserirsi tra i nuovi compagni.

    Fortunatamente, nella sua stessa scuola c’era Franco, il vicino di casa con cui trascorreva i pomeriggi a giocare a pallone, ad andare in bicicletta, a parlare dell’Inter, la squadra del cuore di entrambi, e a guardare i cartoni animati. Franco aveva lo stesso zaino di Paolo, un dettaglio che sembrava rafforzare ancora di più il loro legame.

    In classe, però, Paolo notò che un altro compagno aveva lo stesso zaino dei Masters. Continuò a osservarlo, incuriosito dallo zaino identico al suo. Mentre, Cesare, il maestro teneva lezione, Paolo cercava un modo per creare un collegamento con questo nuovo compagno.

    Presse un pezzo di carta e glielo tirò addosso per farsi notare, bisbigliando: Ehi tu, come ti chiami?

    Il compagno rispose: Federico!

    Hai anche tu la cartella dei Masters?

    Ma certo, rispose Federico, è il mio cartone animato preferito!

    Ma dai, anche il mio! esclamò, mostrando orgogliosamente la sua cartella. E che squadra tifi?

    Federico rispose: Inter!

    E fu così che Paolo Franco e Federico fecero subito amicizia.

    Questo avvenimento rincuorò Paolo, se dentro casa la furia distruttiva della madre aumentava sempre più, fuori nel mondo esterno a quelle mura del terrore, il bambino aveva trovato uno spazio per garantirsi un po’ di serenità quotidiana che ogni adulto in un modo o in un altro gli aveva rubato.

    Trascorrevano i giorni e, nei pomeriggi, i tre amici si incontravano a casa l’uno dell’altro, a pomeriggi alterni, per fare i compiti, giocare, guardare i Masters e fare merenda.

    Ma da lì a poco, la scuola non entusiasmò molto Paolo. C’erano da fare i compiti, che erano molto noiosi, era molto più bello stare fuori a giocare con i suoi amichetti, piuttosto che stare in classe ad ascoltare il maestro che insegnava l’alfabeto; insomma, era una noia mortale.

    Inoltre, non era un ambiente bello perché il maestro urlava tanto e aveva le sue preferenze, inoltre umiliava tantissimo quelli come Paolo che non avevano voglia di studiare.

    Una compagna di classe di Paolo alla sera andava a dormire sempre tardi perché i genitori avevano una pizzeria in città e a volte capitava che non venisse a scuola, e per questo motivo si addormentava spesso sul banco di scuola.

    Un giorno il maestro Cesare si accorse che la bambina stava dormendo e si mise a urlare tanto, dando un forte colpo sulla cattedra.

    Paolo si mise a piangere dalla paura e la sua compagna di classe si svegliò di colpo, facendosi la pipì addosso.

    Il maestro, anziché fermarsi, continuò a umiliare la compagna perché si era fatta la pipì addosso, bagnando completamente il grembiule e prendendola in giro: Dai, alzati!

    Fai vedere ai tuoi compagni cosa hai fatto!

    Visto! Si è fatta la pipì addosso!

    Fai schifo! Vergognati!

    Poverina, il grembiule nero era bagnato tutto sotto e i compagni di classe la additavano e ridevano a crepapelle.

    La compagna di classe piangeva tantissimo ma nessuno smetteva di ridere!

    Era un ambiente malsano e Paolo l’aveva capito subito.

    Più l’ambiente era malato, più Paolo non voleva andare a scuola e si inventava sempre mal di pancia o finte febbri!

    Aveva scoperto che avvicinando il termometro al calorifero o strofinandolo, la temperatura si alzava e correva dalla mamma a far vedere il termometro, dimostrando di avere la febbre.

    Ma ovviamente la mamma non gli credeva e Paolo doveva andare a scuola.

    Un giorno aveva veramente la febbre, ma come la favola al lupo al lupo la madre non gli credette e senza neppure provargli la temperatura lo cacciò in auto

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