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La tua vita nell'aldiquà è la tua vita nell'aldilà
La tua vita nell'aldiquà è la tua vita nell'aldilà
La tua vita nell'aldiquà è la tua vita nell'aldilà
E-book138 pagine1 ora

La tua vita nell'aldiquà è la tua vita nell'aldilà

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Info su questo ebook

Come continua la nostra vita dopo la morte e in che modo determiniamo già ora come vivremo nell'aldilà? Con la morte la nostra anima non diviene né più luminosa né più oscura. La vita continua e noi restiamo quelli che siamo. Per le anime le sfere dell'aldilà sono altrettanto "reali" di quanto lo sono la materia, ossia la vita sulla Terra, per l'uomo. Nell'aldilà ci sono mondi luminosi, di sostanza sottile, con paesaggi meravigliosi, ma ci sono anche sfere oscure, dove regnano sofferenza e dolore interiore. Paradiso e inferno non sono luoghi fisici, ma condizioni della nostra coscienza. Pertanto, con il proprio modo di pensare, con i propri pensieri, le proprie parole e azioni ognuno determina se per lui l'aldilà diverrà un paradiso o un "inferno". Chi utilizza l'opportunità che ci viene data nella scuola di vita terrena, adempiendo le Leggi divine che troviamo per esempio nei Dieci Comanamenti o nel Discorso della Montagna, si prepara fin d'ora a una vita luminosa e chiara nell'aldilà.
LinguaItaliano
Data di uscita29 ago 2017
ISBN9783892016427
La tua vita nell'aldiquà è la tua vita nell'aldilà
Autore

Gabriele

A prophetess of God-in our time? Yes, Gabriele is a woman of the people who was called by God to serve Him as a prophetess. And she accepted this call. One hundred percent, until today. The fullness of the prophetic word is available in the form of books and audio recordings.

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    Anteprima del libro

    La tua vita nell'aldiquà è la tua vita nell'aldilà - Gabriele

    Caro lettore,

    lo scopo del libro La tua vita nell’aldiquà è la tua vita nell’aldilà è quello di spiegare sinteticamente che l’uomo non è in grado di cogliere la verità con parole e concetti. Dato che noi uomini ci possiamo comunque intendere solo a parole, vorrei redigere questo scritto nel modo più semplice possibile. In tal modo, il lettore potrà immedesimarsi più facilmente nelle parole e nei concetti che, comunque, non esprimono ciò che è la realtà che si cela dietro ai veli della comprensione umana; infatti, neanche con la mente possiamo afferrare ciò che per noi è impenetrabile. Dato che la nostra anima conosce questa realtà, la verità, dobbiamo farla vibrare dentro di noi.

    Il nostro corpo fisico è un prodotto della Terra; per questo anche la nostra mente umana può entrare in comunicazione solamente con i livelli di vibrazione della Terra. La nostra anima, invece, è un essere cosmico e può recarsi in base al suo livello di coscienza nei regni dell‘aldilà a noi celati. Ciò avviene quando il corpo terreno dorme.

    Ciò che scende dall‘aldilà al nostro livello deve passare attraverso il filtro delle nostre tre dimensioni che rappresentano la nostra sfera di comprensione e quindi venire così decifrato, affinché noi lo possiamo comprendere. Per poter fare questo, veniamo aiutati soprattutto dalla verità che ci è stata rivelata, che ci spiega la vita nei Cieli eterni e nelle sfere di purificazione.

    Noi uomini dobbiamo, quindi, accontentarci di parole e concetti. Il contenuto di questo scritto rappresenta una sfaccettatura della verità, che ha lo scopo di spiegarci la vita nell’aldiquà e nell’aldilà, la nascita e la morte, il periodo di vita e di morte. Facciamo agire consapevolmente su di noi questa sfaccettatura espressa in parola, e potremo così presagire che la nostra anima è immortale e che noi siamo sempre gli stessi sia di qua che di là. Infatti, così come l’albero cade, così rimane al suolo, l’anima continua a vivere nell’aldilà nello stesso livello di coscienza in cui l’uomo si trova al momento della sua morte.

    Cerco ora di togliere i veli che separano l’aldiquà dall’aldilà nella misura in cui mi è possibile farlo con parole e concetti.

    Gabriele

    La vera realtà, l’Essere, è celata dietro ai veli che ricoprono la coscienza, costituiti dagli aspetti umani

    L’aldiquà e l’aldilà sono concetti che indicano a noi uomini l’esistenza di un aldiquà e di un aldilà e che la nostra vita continua nelle sfere di materia sottile, invisibili al nostro occhio umano.

    A seconda della prospettiva da cui li consideriamo, sia l’aldiquà che l’aldilà sono sempre l’aldiquà.

    Coloro che credono nella vita dopo la morte affermano che l’anima continua a vivere nei mondi dell’aldilà dopo la morte del corpo. Dopo il decesso fisico, quando si trova nei mondi di materia sottile, l’anima percepisce che ciò che era per lei l’aldilà quand’era in veste umana, è ora l’aldiquà. I mondi di sostanza grossolana, l’universo materiale, vengono quindi da essa definiti come l’aldilà, dato che si trovano al di là delle sfere in cui essa sta vivendo.

    Dipende quindi dall’ottica con cui si considerano le cose e dalla prospettiva della coscienza. Se per esempio facciamo un viaggio da qui a un determinato luogo, da un paese all’altro, anche in questo caso parleremo di qua e . Il paese in cui ci troviamo è il qua, mentre l’altro paese, da cui siamo provenuti, è il . Una volta ritornati alla nostra dimora, al paese dal quale abbiamo iniziato il nostro viaggio, diremo di nuovo che quello è il qua e definiremo il paese che abbiamo visitato come il .

    Riconosciamo quindi che tutto è relativo. Questo vale anche per la nostra vita terrena; anch’essa è relativa. Dipende dalla prospettiva da cui consideriamo la nostra esistenza.

    Fino a che sperimentiamo e vogliamo comprendere i processi della nostra vita terrena come per esempio il nostro modo di pensare e di comportarci, le quattro stagioni, gli astri, i soli e i mondi solo al di fuori di noi, fino a che non li riconosciamo e non li accettiamo come una parte della nostra vita spirituale, faremo sempre una divisione tra ciò che si trova qua e ciò che si trova . Considereremo la totalità in base allo spazio, perché la riferiremo alle tre dimensioni, su cui si basa la nostra capacità di comprendere, che si accontenta di sopra e sotto, di destra e sinistra, di dietro e davanti. Solo quando ammetteremo che la vita terrena e la materia non possono essere tutto, si risveglierà in noi l’interesse anche per ciò che è extrasensoriale, per ciò che si trova al di là dei veli della coscienza e che può essere recepito solo in base al livello di coscienza dell’anima.

    Se comprendiamo che l’infinito è una totalità e che ciò che si trova più in alto compenetra ciò che è più in basso, ma che non avviene mai il contrario, ci renderemo conto un po’ alla volta che le frequenze più basse ossia le frequenze della materia non riusciranno mai a compenetrare le forze ad alta vibrazione dell’universo e che noi uomini non potremo quindi mai cogliere la realtà di queste sfere con la mente. Per questo l’aldiquà e l’aldilà rimangono parole e concetti che servono a colui che si basa solo sulla propria mente e che non accetta che nell’uomo esiste il Divino che conosce ogni cosa, la verità.

    Tuttavia, non appena accettiamo il Divino, dobbiamo ammettere che esiste ben più della sola materia e che con il nostro modo di pensare e i nostri sensi grossolani, orientati solo sulle tre dimensioni e su ciò che è visibile, non possiamo scoprire ciò che è extrasensoriale. Se ci sforziamo di riflettere sul nostro modo di pensare e di vivere, sulla nascita e sulla morte, possiamo a poco a poco sperimentare e sentire che ci sono cose ben più grandi e perfette delle leggi naturali materiali.

    Per riuscire a comprendere, almeno in parte, questi processi che avvengono dietro ai veli della coscienza umana ossia oltre ciò che possiamo cogliere dobbiamo innanzitutto accettare che la nostra anima è un essere cosmico e che Dio è la forza, la luce, l’eterna Legge dell’universo. Se riconosciamo Dio come forza universale, riconosceremo anche noi stessi come esseri che fanno parte di questa forza universale, della Legge dell’universo. Se ci sentiamo quindi a casa nel nostro interiore al punto da riconoscere Dio come nostro Padre, di Cui noi siamo figli, abbiamo già fatto un passo verso l’eterna Legge di Dio, che è amore.

    Se ci rendiamo conto, in modo più cosciente, che siamo esseri dell’universo, diventeremo anche consapevoli che non potremo mai vivere felici e sani se non realizziamo le eterne Leggi. Solo quando ci comporteremo come figli di Dio, aspirando a valori e ideali più elevati e vivendoli sempre più concretamente, i nostri lati umani, che costituiscono il nostro basso ego, moriranno a poco a poco e otterremo una visione più ampia degli aspetti più elevati e più nobili. Solo allora ci accorgeremo, a poco a poco, che il nostro intelletto non sarà mai in grado di comprendere i processi che avvengono nel profondo della nostra anima. Solo allora sperimenteremo noi stessi e potremo comprendere che l’aldiquà e l’aldilà sono solo concetti di un modo di pensare esteriore, immagini che la coscienza umana, la mente, si è creata e che proietta nel conscio.

    L’uomo si è allontanato sempre più da Dio, l’eterna Intelligenza. Per questo motivo, considera tutto solo secondo i suoi modelli umani di pensiero, con la sua immaginazione, sotto forma di immagini. In questo modo, ha eretto tra l’amore di Dio, ovvero la Sua irradiazione, e se stesso una cosiddetta parete, attraverso e oltre la quale non è in grado di guardare. Solo quando avremo abbattuto questa o queste pareti, ossia i veli di coscienza costituiti dal nostro ego umano, ovvero se non ci baseremo più solamente sul nostro intelletto, ma approveremo anche le Leggi di Dio, orientandoci sempre più su di esse, faremo nel nostro interiore l’esperienza che Dio è vita infinita e che solo la parte più profonda della nostra anima ci può rispecchiare una realtà che l’intelletto non è in grado di afferrare.

    Ciò che è elevato, puro, di sostanza sottile pervade ciò che si trova a un livello inferiore, compresa la materia. Ciò che si trova ad un livello inferiore non può tuttavia pervadere ciò che è più elevato. Quando due aspetti sono in grado di pervadersi e compenetrarsi a vicenda, non creano alcuna ombra e alcuna immagine riflessa e, quindi, nemmeno dei riflessi. L’uomo non può compenetrare la materia; perciò proietta i suoi pensieri e le sue opere sulla superficie del lago che è la Terra. La Terra e tutto ciò su cui egli dirige i suoi pensieri e le sue opere riflettono ciò che egli ha inviato. Per questo, qualsiasi cosa pensi e faccia, l’uomo sperimenta come riflesso ciò che lui stesso ha proiettato.

    L’occhio umano non vede, anche se noi diciamo di vedere. Esso recepisce solamente le proiezioni, ossia i riflessi di ciò che l’uomo ha proiettato nel proprio ambiente, e solo nella misura in cui egli ha accolto questi riflessi nel proprio potenziale terreno di percezione, ossia in cui li ha memorizzati nelle proprie cellule cerebrali.

    Il

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