Il pensiero metacreativo: Nuovi percorsi della mente
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Anteprima del libro
Il pensiero metacreativo - Gianluca Conte
Table of Contents
Gianluca Conte Il pensiero metacreativoNuovi percorsi della mente
Gianluca ConteIl pensiero metacreativo
Nota dell’autore
Introduzione
Prelogico. Intuitivo. Fantasticativo
Intuizione e conoscenza
Gioco e metapensiero
Pensiero magico infantile e forme intuitive
Clessidra.
Pellicano.
Pesce.
Metastoria e metafigure
L’arte come intuizione e metazione
Conclusioni
Itinerari metacreativi
Bibliografia
Profilo biografico
Pubblicazioni
Ringraziamenti
Gianluca Conte
Il pensiero metacreativo
Nuovi percorsi della mente
Progetto grafico
Bookground
In copertina:
Paul Klee, Città di sogno, 1921
(elaborazione digitale)
© Musicaos Editore, 2015
Tutti i diritti riservati
Nessuna parte di quest’opera può essere riprodotta senza il consenso dell’editore.
Musicaos Editore
Via Arciprete Roberto Napoli, 82
73040 Neviano (Le)
info@musicaos.it
www.musicaos.it
I edizione: Maggio 2015
ISBN 978-88-99315-214
Gianluca Conte
Il pensiero metacreativo
Nuovi percorsi della mente
∞ ITINERARI METACREATIVI
Creatività è l’abilità di vedere relazioni là dove non ne esistono ancora
.
Thomas Disch
L’arte non riproduce ciò che è visibile, ma rende visibile ciò che non sempre lo è
.
Paul Klee
La vera opera d’arte nasce dall’Artista: una creazione misteriosa, enigmatica e mistica. Separata da lui acquista una vita autonoma, una personalità, diventa un soggetto indipendente, animato da un respiro spirituale. Il soggetto vivente di un’esistenza reale
.
Vasilij V. Kandinskij
È importante e salutare parlare di cose incomprensibili
.
Carl Gustav Jung
Gianluca Conte
Il pensiero metacreativo
Nota dell’autore
Questo libro, pur costituendo un’opera a sé stante, con una sua compiutezza e una sua autonomia, può essere considerato altresì come un sussidio, atto a integrare i contenuti di un percorso volto alla scoperta di un modo differente di intendere la creatività rispetto all’idea tradizionale di pensiero e atto creativo. Abitualmente, infatti, il momento creativo è percepito come una semplice ideazione/realizzazione di un oggetto/contenuto superfluo. Questo differente modo di sentire
la creatività nasce da un modello di pensiero laterale, il pensiero metacreativo, che si pone al di là dell’ideazione creativa come impulso alla fabbricazione di un non-contenuto
superfluo per andare alla ri-scoperta del pensiero intuitivo, dell’aspetto prelogico del nostro universo/multiverso, delle forme originarie ed elementali della creatività e dell’arte. Si tratta di un cammino da compiere attraverso il riavvicinamento alla nostra sfera interiore, con un approccio al mondo esterno che sia intuitivo e scevro da preconcetti. Quello che ci proponiamo di intraprendere non è un cammino unico, singolare, individualistico, ma plurale, inclusivo, partecipativo. Stiamo parlando, infatti, di tanti percorsi, tanti sentieri trasversali, laterali, obliqui da percorrere insieme, tanti itinerari metacreativi.
a Loredana, l’amore della mia vita
a mia madre e mio padre
a tutte le persone care
Introduzione
In passato era largamente diffusa la credenza secondo cui la vera conoscenza non si raggiungesse attraverso modelli di apprendimento basati sullo studio di una qualche dottrina o disciplina, né si potesse conseguire per mezzo di ragionamenti induttivi, deduttivi o logico-analitici. Si riteneva, infatti, che l’autentica conoscenza, con la quale si acquisiva la facoltà di entrare nella profondità delle cose, carpendone l’essenza, originasse da una elementare forma di intuizione. L’idea di fondo presupponeva che la forma intuitiva della conoscenza fosse contraddistinta da una preponderanza dell’esperienza immaginifica, una visione immediata, quasi una sorta di apparizione (meta)creativa che poteva manifestarsi all’individuo e generare una trasfigurazione dell’immagine ideatica; peculiarità, questa, che differenziava fortemente la conoscenza intuitiva dalla forma conoscitiva logico-deduttiva. Platone, nel Fedro, riferendosi alle idee, sosteneva che «La verace essenza, che né colore ha, né figura, e non può essere toccata […] può esser contemplata solo dalla mente, reggitrice dell’anima […]»¹. Per il grande filosofo greco, l’Iperuranio, il vero mondo del quale il mondo immanente altro non era che una copia, poteva essere conosciuto nella sua essenza soltanto per via intuitiva. Lo stesso Aristotele ammetteva l’eventualità di poter afferrare
i principi primi che regolavano tutte le cose attraverso l’intuizione, ovvero in maniera diretta.
In tempi più recenti, autori come Thomas Reid e Dugald Stewart hanno attribuito al momento intuitivo la facoltà di intendere principi razionali oltre la forma conoscitiva empirica. Anche in questo caso, dunque, si potrebbe parlare di una forma immediata del conoscere, capace di porre direttamente in relazione il soggetto conoscente con l’oggetto della conoscenza.
Una lettura dell’intuizione come forma conoscitiva si trova, tra gli altri, in Henri Bergson: «[…] un assoluto non può esser dato che per intuizione, mentre tutto il resto dipende dall’analisi. Intuizione chiamiamo qui la simpatia per cui ci si trasporta all’interno di un oggetto, in modo da coincidere con ciò che esso ha di unico e, conseguentemente, di inesprimibile. L’analisi, al contrario, è l’operazione che riporta l’oggetto a elementi già conosciuti, vale a dire comuni a questo oggetto e ad altri»².
L’intuizione, dunque, come forma di conoscenza semplice³, spontanea, diretta, non mediata da terzi termini che si frappongano tra lo sciente e l’oggetto dello scibile. Sono proprio questi terzi termini, in quanto mezzi/conduttori, estranei sia al soggetto conoscente che all’oggetto da conoscere, a pilotare l’individuo verso modelli conoscitivi sofisticati, indiretti, per cui gli oggetti della conoscenza non sono più pensabili e/o percepibili in maniera intuitiva e immediata.
L’intuizione, che già nell’origine del lemma include una forte profondità ideatica⁴, è una forma conoscitiva che può essere relazionata al pensiero magico infantile, poiché questo rappresenta un modello di pensiero primitivo, archetipico, non ancora contaminato
dalle tante sovrastrutture socio-culturali della post-modernità. Si tratta di un pensiero libero da legami logici di causa-effetto e, soprattutto, sciolto dalle catene dell’iper-razionalità dell’individuo tecnologizzato, che tendono a fare del pensiero comune
una sorta di entità ibrida, in cui le percezioni e le sensazioni si innestano su forme di conoscenza preconfezionate e dirette da desideri e bisogni indotti.
Con l’affermarsi di idee materialistiche e meccanicistiche (perlopiù di matrice filosofica) di pensatori come Descartes, La Mettrie, Diderot, d’Holbach, Marx, Engels, e con la riscoperta di riflessioni di alcuni filosofi antichi come Epicuro e Democrito, una delle tendenze più diffuse fu quella di considerare ineludibile la distinzione tra mondo interiore (dell’uomo) e mondo esteriore o, in certe configurazioni radicali di materialismo, perfino di negare l’esistenza di tutto ciò che non fosse materia fisica, concreta, tangibile.
La divisione cartesiana tra res cogitans e res extensa, ad esempio, ebbe come conseguenza la netta separazione tra la sfera interna dell’individuo e l’universo esterno, considerato come un mondo a sé stante e spesso ostile; una divisione di cui ancora oggi, superata l’età dell’infanzia, sentiamo il peso. Occorre però chiarire che la dicotomia interno/esterno non è una costante di tutte le età dell’individuo. Nel bambino, infatti, la forma intuitiva (forma della vera
conoscenza), che sembra essere preclusa all’adulto, trova un luogo-base che permette di mantenere vive le facoltà (meta)creative, seppure con le molte difficoltà scandite dall’iper-tecnicismo post-moderno. Ciò spiega il perché, una volta cominciata la fase della crescita, si tenda a perdere la capacità di vedere e sentire il fantasticativo, il prelogico, il creativo; in parole semplici, non abbiamo