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Lo stadio intermedio
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E-book52 pagine42 minuti

Lo stadio intermedio

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La resurrezione è una realtà definitiva, ultima, il cuore della fede di ogni cristiano. Ma c’è un tempo sospeso, uno stadio intermedio fra la morte e la resurrezione su cui è interessante riflettere. 
Orfeo Suzzi, attingendo ad alcuni testi del Nuovo Testamento, dei Vangeli e soprattutto alle lettere di S. Paolo, cerca di fare luce su uno dei temi più complessi della teologia cristiana. Mentre la Chiesa occidentale assume “la morte come un tempo di attesa per il corpo e per l’anima”, accogliendo la più semplice distinzione aristotelica tra “anima” e “corpo”, nel giudaismo e negli apocrifi è descritto come tempo nello “sheol”. Lo Stadio intermedio è un tempo di vita prima della Resurrezione ultima e definitiva.
Un breve testo illuminante e ben documentato, di sicuro interesse per tutti gli studiosi dei testi biblici e delle questioni religiose di ampia portata.

Orfeo Suzzi (Cesena 1942). Ordinato diacono nel 1966, ha studiato a Bologna quando era Vescovo il Card. Giacomo Lercaro. Ha vissuto dieci anni a Monteveglio, a Gerico e a Gerusalemme con don Dossetti e la sua Piccola Comunità. A Gerusalemme ha scritto Appunti di Pentecoste. Nel 1978, dopo essere stato in Egitto e in Iraq, è tornato a Gerusalemme, dove ha fondato la Piccola Famiglia della Resurrezione. Ha aperto diversi monasteri a Gerusalemme, in India, in Mozambico e a Padova. Sacerdote, monaco, missionario e teologo, partendo da Gerusalemme è arrivato fino in Cina. Nel 1993 ha aperto una scuola di lingue bibliche a Cesena.
LinguaItaliano
Data di uscita14 feb 2024
ISBN9788830695580
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    Lo stadio intermedio - Orfeo Suzzi

    LQSuzzi.jpg

    Orfeo Suzzi

    Lo stadio intermedio

    La morte se è uno stadio intermedio è uno stadio di vita

    a cura di Anna Maria Miciano

    Conferenza agosto 2010 – Hotel Monte Fumaiolo

    © 2024 Gruppo Albatros Il Filo S.r.l., Roma

    www.gruppoalbatros.com - info@gruppoalbatros.com

    ISBN 978-88-306-9300-5

    I edizione marzo 2024

    Finito di stampare nel mese di marzo 2024

    presso Rotomail Italia S.p.A. - Vignate (MI)

    Distribuzione per le librerie Messaggerie Libri Spa

    Lo stadio intermedio

    La morte se è uno stadio intermedio è uno stadio di vita

    Icona in copertina: Discesa agli Inferi – PFR 2007.

    Il pensiero occidentale

    L’anno scorso (2009) iniziammo un discorso sull’escatologia, le realtà ultime, vedendo le varie posizioni sulla fine dell’uomo e cogliendo infine che già ora hic et nunc, c’è una realtà definitiva: la resurrezione.

    Quest’anno se non ci sono obiezioni, continuo quello che ho lasciato in sospeso, in particolare cerchiamo di cogliere qual è il senso dello stadio intermedio fra la morte e la resurrezione.

    Nel Vangelo secondo Giovanni, vengono bruciate tutte le tappe; già all’inizio del Vangelo è scritto: Chi ascolta le mie parole non vedrà la morte in eterno. In queste parole cogliamo l’aspetto dell’eschaton nel senso mistico, mentre nel senso storico permane lo stato di morte.

    Cercheremo di cogliere da alcuni testi del Nuovo Testamento, Vangeli e lettere di S. Paolo, l’esistenza e la comprensione dello stadio intermedio.

    Dio è Dio della vita, Dio non vuole la morte

    Anticipo che questo stadio, se è intermedio, è uno stadio di vita. La morte, se è uno stadio intermedio, è uno stadio di vita.

    L’ultimo giorno, l’eschaton, non si identifica con il giorno della morte, mi riferisco alla morte individuale, di conseguenza se il momento della morte individuale non coincide con l’ultimo giorno, allora sorge o la domanda o il problema su quello che avviene nel frattempo.

    Qui non si presume di sapere tutto o di spiegare tutto. La teologia cattolica su questo punto si è formalizzata e strutturata prevalentemente nel periodo dell’alto medioevo, con la Scolastica; riguardo a questo tempo intermedio e a cosa avviene di fatto nel frattempo, ha trovato una soluzione con la teoria della immortalità dell’anima.

    Questa teoria dell’immortalità dell’anima voleva proprio dare una risposta al grande quesito di ciò che accade nello stadio intermedio.

    Lutero rifiutò questa risposta, perché la riteneva troppo filosofica, un pensiero filosofico che andava a intromettersi nella realtà della fede.

    Non aveva tutti i torti, difatti fu proprio Aristotele¹, il Filosofo, a determinare la definizione che specifica i modi dell’essere: l’uomo è composto da anima e corpo.

    Se infatti questi sono i termini, anima e corpo, allora alla morte scompare il corpo e rimane l’anima, perché l’anima è considerata immortale. Diventa un fatto automatico.

    Dopo questa interpretazione aristotelica, compare la parola anima nella traduzione della Bibbia, in quanto si ritenne giusta questa specificazione filosofica.

    Questa mattina, durante l’omelia, vi ho brevemente accennato che, quando incontriamo nella Sacra Scrittura il termine anima, non si intende il concetto di anima e corpo secondo Aristotele.

    La Bibbia non è aristotelica.

    Amare Dio con tutta l’anima è quella realtà globale che siamo noi in forza della materia nel soffio dello spirito.

    Una piccola parentesi per avere un termine di confronto. La Scrittura non parla di anima e corpo. L’uomo nell’antropologia biblica ha tre aspetti: la psiche, lo spirito non traducibile con anima nel senso

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