Semiotica
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Titoli di questa serie (15)
- Semiotica per principianti: ovvero Impara la disciplina più astrusa con le canzonette
4
Stai per leggere il libro di Bruno Osimo: l’hai soppesato, hai sbirciato qua e là tra le pagine. È possibile tu ti senta intorno un po’ di smarrimento. Intanto perché non c’è nessun termine inglese praticamente per le prime quaranta pagine (e anche quando infine si manifesta, non è neppure per una parola tecnica, ma è l’inglese di una frase – per di più, una frase che parla d’amore). Cioè: questo è un libro in italiano. Con tutta la sua sintassi, con delle scelte precise, le parole talmente giuste che, anche quando parlano di cose complicate, hanno questa loro caratteristica bizzarra: si fanno capire. Sono sufficienti e confortevoli, non ci fanno mai sentire fuori posto. Ma poi (e qui il tasso di perplessità è di quelli che fanno alzare le sopracciglia, è evidente): ma a chi serve sapere di semiotica? Oggi, voglio dire. In piena terza rivoluzione industriale. Nel tempo delle olimpiadi di piattaforma informatica e dei procurati infarti causa eccesso di videoconferenze, ora che l’ultima cartilagine tra privato e pubblico è stata demolita e che l’ansia da prestazione sta ripiegata tra i calzini dell’armadio e conosce perfettamente il nostro bagnoschiuma preferito – in questo momento storico: che merito, che competenza, che utilità, che servizio ci può portare conoscere la semiotica? Osimo la fa facile: serve per capire il senso delle cose, dice, con il consueto aplomb. Il che, a ben vedere, non è una affermazione così innocua.
- Manuale di semiotica della traduzione: Osnovy obŝego i mašinnogo perevoda
1
La scienza ha lo scopo di far progredire la conoscenza nel modo meno indolore possibile, pubblicando congetture e sottoponendole alla comunità mondiale perché le falsifichi. Fino al momento della loro falsificazione parziale o totale, le congetture hanno lo status di «attualità», o status of the art. Perché ciò avvenga, la scienza si è data un metodo: uso di una terminologia (metalinguaggio) a prova di sinonimia e omonimia (a livello di una stessa lingua), uso di equivalenza terminologica stretta (a livello interlinguistico), pubblicazione universale del risultati e loro esposizione al giudizio e alla critica altrui. In teoria, quindi, quando qualcuno pubblica qualcosa, non possono passare cinquant'anni senza che questo contributo venga preso in considerazione, magari anche solo per scartarlo. Soprattutto se è stato scritto nella lingua franca della scienza. Orbene, nel 1964, anno in cui è uscita la prima edizione di Osnovy obŝego i mašinnogo perevoda per i tipi dell'editore Vysšaâ škola, anche la lingua franca era contesa tra Urss e USA: per colpa della guerra fredda, c'era chi voleva far passare come lingua franca l'inglese e chi proponeva il russo. E questo è stato un danno per la scienza, e vittime ne sono state pubblicazioni di prim'ordine come questo bel manuale di Revzin e Rocencvejg. Cerchiamo di recuperare il tempo perduto pubblicandolo oggi, a mezzo secolo esatto dalla prima uscita. Di certo questo mezzo secolo di ritardo ha ostacolato lo sviluppo della scienza della traduzione, che così ha avuto modo di impantanarsi nella palude della corrispondenza biunivoca, dell'equivalenza e del saussurismo. Perfino il concetto di «strutturalismo» è stato vittima della cortina di ferro, e il 99% degli occidentali ignora che è nato a Praga negli anni Trenta, e non a casa Lévi-Strauss negli anni Sessanta. In questa prefazione cerchiamo di chiarire soprattutto alcune questioni di natura terminologica e traduttiva che poi, data la natura del testo, sono tutt'uno con le questioni di sostanza, di contenuto. La lettrice italiana trova qui la locuzione «letteratura artistica». Non si tratta d'un calco sul russo, se per «calco» s'intende che al traduttore è sfuggita una diversa impronta linguoculturale della cultura emittente. Si tratta di una concezione maggiormente accurata dei tipi di testo che evita la grossolanità della locuzione «traduzione letteraria», sotto il cui ombrellone (bucato!) trova posto di tutto, purché sia pubblicato da un editore: in realtà si tratterebbe della «traduzione editoriale» (sempre che ci sia bisogno di distinguerla da quella non editoriale, cosa di cui ci permettiamo di dubitare). Noi sposiamo quindi la concezione slava (non sovietica, ma panslava) secondo cui esistono differenze (anche se non di principio, come mostra Lûdskanov) fra traduzione artistica (di poesia e narrativa e saggistica d'autore) e non artistica (settoriale, divulgativa, scientifica, documentaria).
- La transmedialità dell'autocomunicazione della cultura: articolo-saggio di semiotica
2
Nei suoi studi sulla cultura Lotman ha espresso in modo implicito diverse idee che sono state rese esplicite dalla mediasfera contemporanea. Il presente articolo ha lo scopo di spiegare la connessione tra la semiotica della cultura di Lotman e la transmedialità come una delle pratiche comunicative più innovative di oggi. In questo modo la transmedialità si colloca nel contesto dell’autocomunicazione della cultura come meccanismo che ha funzioni creative e mnemoniche. Perciò il concetto non è legato solamente alle questioni della costruzione testuale ma soprattutto all’esistenza processuale del testo all’interno della cultura nei diversi linguaggi e discorsi dei media nel corso del tempo. Spiegando le origini e gli sviluppi del concetto dell’autocomunicatività di Lotman, centrale per la comprensione della cultura nel suo insieme, l’articolo mette in luce contemporaneamente le aree della semiotica della cultura lotmaniana che riteniamo rilevanti e produttive per la ricerca contemporanea sulla transmedialità.
- Terminologia semiotica e scienza della traduzione: Esempi nella combinazione inglese-italiano
3
In Europa occidentale abbiamo la tendenza a distinguere discipline umanistiche e scientifiche. Non è però assodato che necessariamente quando l’oggetto di studi è “umanistico” il metodo d’indagine non possa o debba essere comunque scientifico. Anzi, un approccio impressionistico alla scienza della traduzione è forse ciò che maggiormente ci differenzia dalla metodologia della ricerca a livello mondiale. In questo intervento mi propongo di descrivere alcune conseguenze negative dell’uso di parole (anziché termini) nel dibattito traduttologico in italiano e in inglese. E cerco di anticipare alcune argomentazioni contrarie all’uso esclusivo di termini scientifici, relative alla componente mentale del processo traduttivo.
- Distorsione cognitiva, distorsione traduttiva e distorsione poetica come cambiamenti semiotici
5
Sia i cambiamenti traduttivi interlinguistici che la produzione poetica possono essere visti in una prospettiva semiotica in termini di filtraggio mentale. Il terreno comune dei tre processi – cognizione, traduzione, versificazione – va trovato in una prospettiva semiotica: i segni (prototesto, realtà, percezione) vengono interpretati ed elaborati (mente, interpretanti, cognizione) e danno come output un oggetto (metatesto, poesia, visione del mondo). Cercando di classificare i cambiamenti risultanti da tali processi – distorsioni – con una griglia di categorie semioticamente condivisa, l'ipotesi è che le categorie stesse – già esistenti all'interno dei singoli campi – possano essere reciprocamente messe a punto. Il concetto stesso di «spostamento» – derivato dalla critica della traduzione, e in particolare dal raffronto prototesto-metatesto – diventa in questa ipotesi una connessione che trasforma i cambiamenti possibili negli altri campi citati in punti di riferimento reciproci.
- Filosofia della mente: Spunti di riflessione sul processo traduttivo
8
Al centro del libro c’è il concetto di «associazione» mentale, non del tutto remoto dal concetto freudiano di «associazione libera». Solo che in Peirce «la suggestione avv[iene] per contiguità o per somiglianza», e quindi la “libertà” freudiana è scomposta in una libertà che segue l’ordine cronologico o di collocazione a scaffale del ricordo – vedo una stringa e penso alla scarpa –, e una che segue il criterio della somiglianza – vedo una stringa e penso a una corda. «Suggestione per somiglianza significa, mi sia permesso ripeterlo, la suggestione indiretta di un’idea da parte di un’altra che, in virtù della natura occulta delle idee o della mente, le è stata associata in un insieme». «La somiglianza, quindi, è una modalità di associazione in base alla natura interna delle idee e della mente». Dato che la natura interna delle idee e della mente è un fatto del tutto privato, la somiglianza è culturospecifica, o soggettiva.
- Traduzione come metafora, traduttore come antropologo: La semiotica ci fa capire
7
La presenza/assenza del concetto di «linguaggio interno» nelle diverse culture crea uno spartiacque tra le varie culture per quanto riguarda la nozione di «traduzione». L'intersemiosi è vista, a seconda dei casi, come un processo interno o esterno alla traduzione interlinguistica. Questa lacuna si riflette nelle metafore legate alla traduzione. Analizzandole, l'autore ottiene un quadro delle radici culturali della visione della traduzione in ogni cultura. L'antropologia può essere un prezioso alleato nella definizione reciproca di «traduzione» e «cultura». Viene suggerito un nuovo tropo per la traduzione: la metafora. Parole chiave: antropologo, intersemiosi, metafora, traduzione
- Semiotica semplice: Guida alla sopravvivenza per il comune cittadino
6
Quasi nessuno sa cosa sia la semiotica. Peccato, perché è una disciplina che aiuta a capire molte cose della vita, non soltanto filosofiche, astratte, ma anche le cose di tutti i giorni che succedono a ciascuno di noi. Non voglio fare qui l’errore di cercare subito di dire che cosa sia con paroloni difficili, e in questo modo giocarmi la fiducia della lettrice che, così gentilmente, è disposta a seguirmi in queste prime righe. Dirò solo che la semiotica serve a capire il senso della vita, il senso delle cose. Siamo abituati a usare questa parola, «senso», e già questo ci qualifica come semiotici in erba. «Ma che senso ha?», «Quello che dici non ha senso» sono frasi che ci scambiamo, e che denunciano che ognuno di noi vede un senso in ciò che gli sta intorno. La semiotica cerca di spiegare questo senso, come nasce, da cosa scaturisce, quali sono gli elementi fondamentali che lo creano. Il libro non si rivolge quindi a professori e accademici, ma al comune cittadino che cerca di barcamenarsi tra messaggi pubblicitari sempre più infidi, mass media sempre più agguerriti, venditori ai limiti dell’onestà. Il senso di questi messaggi può essere compreso solo con l’apposita cassetta degli attrezzi. Ho cercato di crearne una e la metto a disposizione di chi vuole provare ad adoperarla. Buona lettura!
- Le tre funzioni del testo
9
Nella saggistica di Jurij Lotman, occupano un posto centrale il concetto di traduzione, la teoria dello scambio di informazioni tra i vari sistemi culturali e le modalità nelle quali agiscono i meccanismi del processo traduttivo. Secondo le riflessioni dello studioso, il sistema di corrispondenze è convenzionale, e quindi culturospecifico. Il traduttore è “modellizzatore” della realtà: può semplificarla, renderla più complessa, può produrre modelli esplicativi convincenti con i frammenti trovati. Tuttavia, rimane certa l’impossibilità di produrre un testo “equivalente”, per cui tutte le diverse ricostruzioni attuate dal traduttore sono necessariamente incomplete e circostanziali.
- Il ruolo dell'arte nella dinamica della cultura: articolo di Jurij Lotman
14
Il monologismo è estraneo all’essenza stessa della cultura. Tuttavia la mera indicazione della sua base dialogica ci dice ancora poco della specificità della cultura. Naturalmente, si potrebbe puntare sulla solidità del principio del dialogo, sulla distinzione delle strutture dialogiche fondamentali in ogni cultura. Tuttavia tale principio statico, direi quasi anatomico, di classificazione racchiude in sé una serie di comodità ed è nel contempo inadeguato; può persino diventare fonte di rappresentazioni fallaci.
- Autocomunicazione: «Iо» e «Un altro» come destinatari: (Sui due modelli di comunicazione nel sistema della cultura)
10
Questo testo di Lotman sconvolge, con poche pagine di argomentazione che però sono frutto di anni di ricerca e studio, le certezze di “buon senso” che abbiamo più o meno tutti, ossia che la conoscenza si giova in modo particolare di un interlocutore esterno, e che il rimuginio è – sostanzialmente – una perdita di tempo. L'autocomunicazione è la vera fucina della generazione di senso, poiché in essa il dialogo avviene in sostanza tra i due emisferi cerebrali, uno portatore di linguaggio discreto, l'altro di linguaggio continuo.
- Le mie memorie 1922-1940: articolo di Jurij Lotman
11
Guardando alla mia vita dall'inizio, come la ricordo, mi viene naturale chiedermi se gli altri sono interessati a quello che interessa a me. Sono uno storico e ho lavorato molto con la memorialistica. La memorialistica è di due tipi ed è interessante per due motivi. Alcune memorie raccontano di persone alle quali è successo qualcosa di insolito, e queste persone si sono distinte in qualche modo.
- La semiosfera: culture: articolo di Jurij Lotman
12
Nella nostra società, in Italia, esiste una disciplina denominata «semiotica» che appare sconosciuta alla maggior parte delle persone; non mi riferisco soltanto a chi ha un grado di istruzione mediobasso, ma anche a chi ha studiato a livello universitario. C'è proprio, nella nostra cultura italiana, scarso interesse per una disciplina che spesso viene confusa con la linguistica, a volte con la critica letteraria. Sullo scaffale della libreria Feltrinelli della stazione Centrale di Milano, la saggistica è divisa per discipline. Non esiste un reparto «semiotica» e, quando ho chiesto a un commesso dove reperirla, mi è stato indicato uno scaffale di 3 metri per 2 con la frase «Provi un po' a guardare qui tra la critica letteraria». Questo scaffale, che andrebbe fotografato e analizzato più nei dettagli per avere uno spaccato dell'atteggiamento della nostra cultura verso queste materie, contiene testi di critica e, in basso a destra, un angolino per la traduzione. Invece, nella sezione filosofia, Peirce è assente, c'è Wittgenstein, ma non c'è Ogden, né Berkeley, né Locke. Jakobson, presente solo coi saggi di linguistica generale (che lui non ha mai pubblicato in quanto tali né con quel titolo), è sempre nello scaffale jolly critica/linguistica/traduzione.
- Asimmetria e dialogo: articolo di Jurij Lotman
15
Saggio tratto dal numero 16 della rivista di semiotica Sign Systems Studies - Trudy po znakovym sistemam del 1989 nel quale il concetto di asimmetria cerebrale viene comparato con il concetto di asimmetria culturale. La formazione di senso è possibile solo in presenza di una struttura asimmetrica. Le due parti asimmetriche del sistema devono essere reciprocamente intraducibili
- Il modello della struttura bilingue: articolo di Jurij Lotman
16
Il bilinguismo è il sistema organizzativo minimo dell’intelletto dinamico. Il dualismo tra gli emisferi grandi del cervello umano e la struttura complessa della vista sono la base già al livello fisiologico del polilinguismo. L’incrocio reciproco dei sistemi semiotici inadeguati l’uno all’altro che sono scarsamente intertraducibili all'interno di qualsiasi unità semiotica è la base delle dinamiche delle strutture semiotiche. La possibilità di parlare linguaggi diversi all’interno di una certa unità semiotica è la base di tutti i processi intellettuali. Un modello notevole di questa costruzione si trova nell’episodio famoso della Divina Commedia di Dante, Canto di Ulisse I.
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