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Traduzione e nuove tecnologie: Informatica e internet per traduttori. Seconda edizione
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E-book204 pagine2 ore

Traduzione e nuove tecnologie: Informatica e internet per traduttori. Seconda edizione

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Info su questo ebook

Dopo l’esaurimento della prima tiratura, vent’anni dopo, pubblico in proprio questa seconda edizione aggiornata. L’aggiornamento, in questo campo, vent’anni dopo è proprio necessario. Resta immutato lo spirito divulgativo e il rivolgersi a non specialisti. Abbiamo una grande quantità di tecnici: quella che ci manca è, semmai, un’altrettanta abbondanza di “traduttori culturali”, ossia di persone a conoscenza di qualcosa di tecnico e in grado di spiegarlo a chi queste cose non conosce, nel linguaggio di chi non conosce, e non in quello tecnico.
Sembra banale, ma invece si riscontra più spesso un fenomeno ben diverso: chi sa, si pasce del proprio sapere ostentando tecnicismi a volte anche fuori luogo, magari solo per averli orecchiati distrattamente. Questo modo di porsi non aiuta il diffondersi della conoscenza, ma dell’ignoranza mascherata da sapienza, che è un po’ il male dei nostri giorni.
Mi auguro che questa seconda edizione possa soddisfare i nuovi bisogni tecnologici dei traduttori, e sia d’aiuto agli studenti di traduzione che muovono i primi passi in questo campo, pur da nativi digitali.
LinguaItaliano
Data di uscita10 set 2021
ISBN9788831462464
Traduzione e nuove tecnologie: Informatica e internet per traduttori. Seconda edizione

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    Anteprima del libro

    Traduzione e nuove tecnologie - Bruno Osimo

    Bruno Osimo

    Traduzione e nuove tecnologie

    Informatica e internet per traduttori

    Seconda edizione

    Copyright © Bruno Osimo 2021

    Bruno Osimo è un autore/traduttore che si autopubblica

    La stampa è realizzata come print on sale da Kindle Direct Publishing, Wrocław

    ISBN 9788831462457 per l’edizione cartacea

    ISBN 9788831462464 per l’edizione elettronica

    Contatti dell’autore-editore-traduttore: osimo@trad.it

    Prefazione alla prima edizione

    Nel 1998 Hoepli pubblicava il Manuale del traduttore in cui l’ultimo capitolo, dedicato agli strumenti del traduttore, accennava all'uso del computer e di internet in modo necessariamente frettoloso. Dato che l’evoluzione della scienza e della tecnica passa sempre di più attraverso i progressi dell’informatica e della telematica, mi è sembrato opportuno approntare un secondo volume dedicato specificamente all'uso del computer e della Rete per facilitare alcune fasi del lavoro di traduzione e, soprattutto, per migliorare la qualità delle traduzioni insieme alla qualità della vita del traduttore.

    Da un lato queste applicazioni danno sempre maggiore libertà al traduttore, che ha bisogno di strumenti sempre meno ingombranti e sempre più trasportabili, e nel contempo vieppiù precisi; d'altro canto, la consultazione dei corpora informatici, per esempio, offre possibilità di analisi delle collocazioni e, di conseguenza, della loro resa nella cultura ricevente che prima non erano nemmeno concepibili.

    Due settori tecnologici in forte espansione, l’immissione vocale dei dati e la telefonia mobile, aprono prospettive ancora nuove per l’immediato futuro. Non è lontano il giorno in cui il traduttore potrà lavorare parlando al microfono di un telefono mobile, dettando la traduzione, consultando opere di consultazione e corpora on-line e inviando il prodotto finito senza mai sedersi alla scrivania e senza dover fisicamente risiedere in un luogo preciso.

    In attesa di questi mirabolanti sviluppi, che vanno di pari passo con una massificazione della fruizione tecnologica e quindi con un abbassamento dei costi, questo testo intende dare una panoramica delle possibilità del presente, ed è rivolto a chi non ha molta dimestichezza con tecnologia e macchine.

    È bene precisare che l'impostazione di questo volume procede in una direzione affatto diversa rispetto agli studi sulla traduzione automatica (machine translation). Per anni sono stati fatti tentativi di creare il computer che traduce, ma nessuno di questi sforzi è stato coronato da successo. Ciò non significa però che il traduttore debba considerare tutto ciò che è innovazione tecnologica come una specie di demonio dal quale difendersi perché un giorno la macchina potrebbe prendere il posto del traduttore umano.

    Per il momento gli sviluppi tecnologici aiutano il traduttore a lavorare meglio, non sempre a lavorare più rapidamente. Non credo che verrà il giorno in cui il numero di persone occupate nel campo della traduzione diminuirà a causa del diffondersi delle macchine, come è successo, per esempio, in agricoltura. Per quanto possa apparire paradossale, per il momento il traduttore che si serva di tutti gli ausili informatici e telematici di cui può disporre lavora più lentamente, è meno produttivo del traduttore tradizionale, con macchina per scrivere o word processor e dizionario appoggiato sul tavolino di fianco. Il nuovo traduttore dedica molto più tempo all'analisi traduttiva del testo e all'impostazione delle strategie traduttive, nonché alla ricerca di strumenti e metodi sempre nuovi, ma i suoi risultati sono improntati a una maggiore precisione.

    È così che la tanto auspicata confluenza di teoria della traduzione, ricerca sulla traduzione automatica e traduzione pratica si realizza nella pratica quotidiana. Vanno sparendo tre figure del passato: l'accademico che, senza mai por mano al lavoro di traduzione, detta regole e teorie, tanto generali quanto prive di applicabilità; il traduttore ingenuo che, dotato di sensibilità linguistica e/o letteraria – qualsiasi cosa voglia dire –, affronta il testo col cuore, con l'istinto e con altri strumenti approssimativi, un po' alla cieca, privo della consapevolezza di ciò che sta facendo; e il ricercatore informatico che tenta invano di sostituire al genio poliedrico umano la stupidità (per quanto integrata da intelligentissime applicazioni) strutturale della macchina.

    Come nel caso del Manuale del traduttore, anche questo volume cerca di non dare per scontato nulla. Vi sono molti traduttori, specie in campo letterario-editoriale, che hanno forti resistenze a fare uso di strumenti informatici e, a maggior ragione, telematici. A loro risulta ostico il tecnichese dei softwaristi e, più in generale, di chi ha assorbito concetti sempre nuovi troppo rapidamente per riuscire a esporli con coerenza, ordine, proprietà di linguaggio. Ho perciò postulato un lettore che non conosca alcun concetto dell'informatica e della telematica prima di accingersi alla consultazione. Con buona pace degli esperti del settore. Anche in questo caso il volume è dotato di un ricco glossario che può servire, ultimata la prima lettura, per consultazioni successive anche molto rapide.

    Una nota a parte merita la grafia della parola «internet». Si è optato per scriverla con la iniziale minuscola, nonostante nell'uso prevalga la maiuscola, perché è un nome comune di cosa. Non è stato creato da un'azienda, ma è nato da sé. È un mezzo di comunicazione come il telefono e la televisione, e scriverlo con la maiuscola può essere forse dettato da timore reverenziale verso un oggetto sconosciuto o dalla novità del fenomeno.

    Per suggerimenti, dubbi, contestazioni invito a scrivermi all'indirizzo osimo@trad.it.

    Milano, 31 dicembre 2000

    Bruno Osimo

    Prefazione alla seconda edizione

    Dopo l’esaurimento della prima tiratura, vent’anni dopo, pubblico in proprio questa seconda edizione aggiornata. L’aggiornamento, in questo campo, vent’anni dopo è proprio necessario. Resta immutato lo spirito divulgativo e il rivolgersi a non specialisti. Abbiamo una grande quantità di tecnici: quella che ci manca è, semmai, un’altrettanta abbondanza di traduttori culturali, ossia di persone a conoscenza di qualcosa di tecnico e in grado di spiegarlo a chi queste cose non conosce, nel linguaggio di chi non conosce, e non in quello tecnico.

    Sembra banale, ma invece si riscontra più spesso un fenomeno ben diverso: chi sa, si pasce del proprio sapere ostentando tecnicismi a volte anche fuori luogo, magari solo per averli orecchiati distrattamente. Questo modo di porsi non aiuta il diffondersi della conoscenza, ma dell’ignoranza mascherata da sapienza, che è un po’ il male dei nostri giorni.

    Mi auguro che questa seconda edizione possa soddisfare i nuovi bisogni tecnologici dei traduttori, e sia d’aiuto agli studenti di traduzione che muovono i primi passi in questo campo, pur da nativi digitali.

    Buona lettura.

    Milano, 7 settembre 2021

    Bruno Osimo

    1 - Il traduttore e il computer

    1.1 ​La comodità del computer

    Molti traduttori e studenti di traduzione manifestano una certa resistenza a usare il computer, preferendo strumenti più tradizionali e meccanici. È innegabile il fascino del pennino che scorre sulla carta, del profumo dell'inchiostro, delle macchine per scrivere nere ingombranti e rumorose, le cui parole non si cancellano neanche se viene a mancare la corrente o se si sbaglia a fare una copia di riserva su dischetto. Per quanto possa essere importante riuscire a fare ancora uso di questi strumenti per attività di carattere non professionale-produttivo, l'uso del computer non solo allevia la fatica del traduttore, ma modifica il modo stesso di lavorare migliorandone la qualità.

    Il computer è formato da una unità di memoria e da varie unità periferiche che servono per immettere dati nell'unità di memoria o per far uscire dati dall'unità di memoria. Le unità di immissione (o input) – gli strumenti per inserire dati in memoria – più tradizionali sono la tastiera e il mouse; le unità di emissione o output – gli strumenti per attingere ai dati contenuti nella memoria – sono lo schermo e la stampante. Tutti i componenti fisici di un computer, tutti i pezzi della macchina, unità periferiche comprese, formano il cosiddetto hardware. In inglese questa parola significa «ferramenta». Si desidera insomma distinguere la ferraglia (che in realtà spesso è plastica, silicio e altri materiali), dai byte che contiene e che la fanno funzionare, i programmi o software.

    La genialità dell'invenzione del computer da tavolo consiste proprio nell'aver progettato – e reso tecnicamente possibile – la compresenza sulla scrivania della tastiera (immissione dati), dello schermo (visione dati immessi) e della stampante (emissione dati), elementi che prima o erano assenti (come lo schermo) o erano assai più complicati (al posto della tastiera si usavano le schede perforate). Il personal computer consente di immettere dati (scrivere, per esempio) con estrema facilità, controllare contemporaneamente la correttezza dei dati immessi, eventualmente modificarli e, se necessario, stamparli o inviarli.

    La memoria: ROM, RAM e dischi

    La memoria del computer è di tre tipi: le istruzioni non modificabili che vengono inserite alla fabbrica e servono a far sì che il computer all'accensione compia una serie di operazioni che consentono poi di usarlo; queste istruzioni sono custodite nella cosiddetta ROM, acronimo di Read-Only Memory (memoria di sola lettura) e non sono di alcun interesse per l'utente comune, che non può né leggerle né modificarle.

    RAM

    Esiste poi la RAM (Random Access Memory – memoria ad accesso casuale o randomizzato) che ha la caratteristica di cancellarsi completamente ogni volta che il computer viene spento. La RAM legge le istruzioni  dai programmi che l'utente lancia, ossia fa partire, usa, di modo che poi sia possibile lavorare. Per esempio, solo dopo che la RAM ha letto un programma di videoscrittura, l'utente può usare il computer per scrivere.

    Volendo azzardare un paragone con la memoria umana, è come se all'accensione il computer non ricordasse nulla, nemmeno su di sé, chi è, cosa deve fare, non parliamo poi del perché, ed è quindi necessario che la RAM legga tutte le informazioni sull'identità del computer, sulle parti di cui è fisicamente formato, sulle operazioni che è in grado di svolgere. La RAM, in altre parole, contiene le informazioni utilizzabili in un dato momento. Le altre informazioni, presenti su disco ma non lette dalla RAM, non sono per il momento disponibili.

    Nella RAM sono contenuti sia le istruzioni relative al comportamento del computer (software, o programmi vari), sia i dati che sono in corso di consultazione o modifica.

    I dischi

    Infine c'è la memoria su disco, indifferentemente su disco fisso (hard disk), ossia disco interno al computer, o su dischetto (floppy disk). Ultimamente sono molto diffuse anche le memorie solid state. Il disco è un supporto magnetico, analogo alle cassette audio e video, e perciò è possibile registrarvi dati e in un secondo tempo cancellarli. I primi computer utilizzavano, al posto dei dischi, dei nastri a bobina giganteschi che occupavano da soli lo spazio di enormi armadi. I dischi fissi, o dischi rigidi (hard disk), sono molto più resistenti dei nastri e possono essere registrati e cancellati più volte senza danni. Anche per loro però viene il giorno della fine, e tutto quanto vi è registrato, dati e programmi, va perduto, a meno che ne sia stata effettuata una copia di riserva (si veda più avanti).

    L'unità di misura dei dati elettronici è il byte, che in termini di scrittura corrisponde a un carattere alfabetico o numerico, a uno spazio o a un segno di interpunzione. L'unità di misura dei traduttori italiani è la «cartella» che, a seconda che si tratti di traduzioni editoriali o non editoriali, varia in lunghezza: la cartella editoriale è lunga 2000 battute (e quindi 2000 byte), quella non editoriale 1500 (battute o byte).

    La pagina di un libro stampato, benché possa variare grandemente, di solito contiene circa 2500-3000 battute-byte. Perciò un libro di 350-400 pagine di questo tipo contiene circa un milione di byte, ossia un megabyte.

    Ebbene, un normale dischetto estraibile o floppy disk può contenere 1,4 megabyte, ossia più di un libro di medie dimensioni. La capacità del disco fisso o rigido (hard disk) di un computer nuovo attualmente si misura in gigabyte (= miliardi di byte). Ciò significa che ogni disco fisso può contenere l'equivalente di svariate migliaia di libri di medie dimensioni.

    Ciò non significa che davvero sia possibile memorizzare in un disco fisso migliaia di libri: una parte della capacità del disco è infatti occupata dai programmi (software) che l'utente vi

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