Incontri
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Anteprima del libro
Incontri - Valentina Rosati
Valentina Rosati
Incontri
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Questo libro è stato realizzato con BackTypo (http://backtypo.com)
un prodotto di Simplicissimus Book Farm
Ai protagonisti dei miei ricordi,
agli attori che verranno.
Il curriculum
Cercare una trama in una vita non sempre è facile. Ci sono le cose che una persona fa. Quelle informazioni che ciascuno di noi, almeno da una certa età in poi, ha inserito in un curriculum. Dove si è nati, cosa si è studiato e fino a quale livello, le proprie esperienze lavorative, le proprie passioni, pregi e difetti. I siti internet consigliano: non più di una pagina e mezzo, massimo due. Noi, in quanto a trama, siamo tutti lì. Mi è capitato di pensare alla persona sul foglio come a qualcuno di estraneo e di diverso, di fuori da me stessa. Mi è capitato addirittura di dovermi sforzare per ricordare quello che avevo fatto, le date, i luoghi, i titoli delle tesi. Come se in realtà la trama non fosse così importante o come se non fosse un percorso interamente progettato da me. Nei lunghi viaggi in macchina da bambini (a volte anche da grandi) capita di addormentarsi e di riaprire gli occhi solo quando una buca o una curva improvvisa provocano un sobbalzo. Lo sguardo viaggia un attimo solo al di là del finestrino e si scorgono frammenti di paesaggio, di palazzi e di persone. A destinazione si è un po' intontiti. Si è sicuri di aver viaggiato e di essere arrivati dal punto A al punto B. Ci si ricorda come si era al punto A e si può dire di avere coscienza di se stessi al punto B. Ma del mezzo si ha vaga contezza. La trama del curriculum per me è un po' la stessa cosa. Anche se è difficile dire quale sia il punto A, identificare il momento della vita in cui ci si rende conto di esistere, si possono individuare diversi punti B, i traguardi. Del mezzo quanto ci ricordiamo? Le fuggevoli immagini dal finestrino, che si sovrappongono ai nostri sogni e possono condizionarne il corso. Le immagini, gli incontri. Pizzicotti lungo la vita che ci portano via da noi stessi, ci spingono fuori, giusto dentro la trama in cui viaggiavamo sognando.
Il punto A
Correre annulla i pensieri. Soprattutto quando non si è sufficientemente allenati da smettere di pensare che si sta facendo fatica. Ci si concentra sul respiro. Dentro, fuori. Il passo regolare, un piede dietro l'altro. Ed il cuore, che non si sente battere perché coperto dal suono della musica, ma che si è sicuri stia accelerando fino a prendere il ritmo. La pianura si stende ai lati della strada con i suoi campi, coltivati o meno a seconda del periodo dell'anno. Le sagome dei trattori in lontananza che avanzano sulle strade strette ma che non fanno paura perché le si vede avvicinarsi per tempo. Le nuvole sulla pianura si prendono tutto il cielo a loro disposizione perché è grande, tocca fino a terra. E costruiscono le loro sculture, serrano le loro fila a sfidare le montagne, incuranti del fatto che nulla potranno contro il vento. Ma tu stai correndo e non ti accorgi del drago laggiù in una grotta, degli unicorni lanciati contro cavalieri bianchi, di cuori e morbidi cuscini che riempiono gli occhi di bambini portati a spasso nei loro passeggini lungo il fiume. Tu corri e le nuvole sono riparo per il sole, minaccia di tempesta. Non puoi dire di averle incontrate, le hai solo guardate passare. Così continui a correre. Un passo dietro l'altro, un respiro, uno fuori, uno dentro. E la pianura ai lati della strada. Poi, ad un tratto, una sagoma interrompe la linea continua dell'orizzonte e un piccolo albero cattura il tuo sguardo. È solo ma forte ed il suo spirito libero ti viene incontro.
Ricordava ancora la sensazione che gli aveva provocato il contatto con la terra umida quel primo giorno nella sua nuova casa. Era terra scura, ricca ma di una freddezza insondabile e profonda. Le radici si erano accomodate nello strato soffice mentre due uomini robusti, con mani rosse e ruvide strette sul suo tronco tenero e sottile, lo facevano girare come una trottola per posizionarlo il più dritto possibile. Poi si erano allontanati, madidi di sudore ed il signore con il largo panama in testa e la giacca di lino bianco aveva impartito loro nuovi ordini e disposizioni. Ma non per quel giorno, perché il cielo si tingeva di blu sulla pianura e l'umidità scendeva misericordiosa sulle sue piccole foglie provate da tutte quelle emozioni.
Così il giovane albero si preparò ad aspettare l'arrivo dei propri vicini. Il signore elegante, il padrone, aveva parlato chiaramente di viali alberati e di una villa di ampie dimensioni con scuderie ed una serra per i freddi invernali.
Aspettò a lungo ma non giunse nessuno. Per giorni sentì solo rombo di aerei spandersi nel cielo di primavera sopra la sua chioma ancora verde che però già temeva l'arrivo dell'estate con la sua afa, una mano che dall'alto avrebbe soffocato, schiacciato nel caldo i germogli, prosciugato le acque che gli scorrevano nel corpo. Biciclette mal ridotte correvano sulla lontana strada bianca, figure di donne curve sul manubrio, magre in lisi vestiti di cotone, con sguardi vuoti che non si voltavano mai ad incrociare il suo profilo che spezzava coraggioso la monotonia della pianura.
Superò quell'estate amara. Nonostante fosse ridotto a poco più di un arbusto ingiallito, attaccato dalle sterpaglie che anelavano al suo tronco, a portargli via quel po' di linfa che gli era rimasta. Infine, quando era ormai allo stremo delle forze, dei trattori comparvero sul martoriato suolo di fine estate. E il giovane albero notò con una punta di sollievo che erano gli stessi uomini che l'avevano