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Santuari Toscani
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E-book651 pagine4 ore

Santuari Toscani

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Info su questo ebook

Un viaggio di fede, alla scoperta di un territorio sconosciuto alla gran parte, non solo della gente comune, ma anche dei toscani stessi, che prediligono luoghi famosi, autostrade, viaggi lontani.

Questo libro, che costituisce il risultato di una ricerca lunga e anche difficile, permette ai fedeli una conoscenza di luoghi particolarmente ricchi del fascino delle cose antiche e della fede.

Contemporaneamente, vagare in questa regione permette anche di conoscerla nella sua nascosta realtà: i piccoli paesi, i borghi, le cittadine spesso trascurate perché in parte sconosciute, in parte tralasciate per mete più importanti di un’Italia “maggiore”.

Ma l’Italia cosiddetta “minore” non è meno affascinante.

Non c’è dubbio che le grandi città come Firenze, Pisa, Lucca, Siena, solo per dirne alcune, rappresentino il fulcro della nostra terra, ma i borghi e i paesini, dove spesso si trovano i santuari, mantengono ancora viva la tradizione della piazza, che rappresenta il salotto buono, dove la gente, la sera, si ritrova perché si conosce, perché vuole comunicare i suoi problemi agli amici e ricevere in cambio le loro notizie. È un’esperienza che vale la pena di rivivere.
LinguaItaliano
Data di uscita31 ott 2013
ISBN9788891124180
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    Anteprima del libro

    Santuari Toscani - Rodolfo Malquori

    primo

    Santuari Cristiani

    della provincia di

    Arezzo

    Arezzo – Madonna del Conforto

    Il Santuario è inserito nella Cattedrale.

    La venerazione per la Madonna risale al 1796, quando, la sera del 15 febbraio, tre calzolai, Antonio Tanti, Giuseppe Brandini e Antonio Scarpini, si recarono nella cantina dell’ospizio dei monaci camaldolesi per acquistare del vino. Nella cantina era presente un fornello che la cantiniera utilizzava durante l’inverno per scaldarsi e per cuocere qualche vivanda. Questo fornello aveva annerito le pareti e il soffitto della cantinetta e anche l’immagine colorata di una Madonna in terracotta murata sulla parete. Il loro argomento di conversazione era la paura del terremoto, che in quei giorni si era fatto sentire più volte. Il Tanti volle accendere il lume all’immagine di questa Madonna, poi i tre uomini si misero a pregare.

    Poco dopo l’inizio delle preghiere, l’immagine divenne bianchissima, perdendo lo sporco, il nero e il giallo che l’aveva sempre caratterizzata. Era il 15 di febbraio del 1796. A vedere il miracolo e a raccomandarsi alla Madonna intervenne, oltre la popolazione in grandissimo numero, il Vescovo di Arezzo, che dette inizio al processo di accertamento.

    La notte del 19 Febbraio di quell’anno, la Madonna fu trasferita in Duomo, dove gli aretini le costruirono una splendida cappella, che tuttora si può ammirare, ornata con opere d’arte rimarchevoli e degne di accogliere il reliquiario della loro Madonna del Conforto.

    Il 15 agosto 1814 fu incoronata dal Capitolo Vaticano.

    All’interno della cattedrale si possono ammirare opere di Piero della Francesca, del Vasari, di Andrea della Robbia e di Luigi Sabatelli.

    L’anniversario del prodigio si festeggia il 15 di Febbraio, che corrisponde, appunto, alla data in cui si verificò il miracolo.

    Al miracolo va attribuita anche la coesione del popolo aretino prima e toscano dopo, che trovò la forza di ribellarsi all’esercito francese, liberando le città toscane dal loro giogo. La ribellione iniziò il 6 maggio 1799 in Arezzo: al grido di Viva Maria! fu abbattuto l’albero della libertà che i francesi avevano eretto nella Piazza Grande il mese precedente. Si può ben dire che il miracolo della Madonna che si sbiancò produsse un miracolo ben maggiore nel dare il coraggio alla popolazione di opporsi decisamente a un esercito invasore.

    Ora pensiamo a noi: si può ottenere ospitalità presso il Convento di San Pier Piccolo, che si trova nei pressi della Chiesa di San Francesco. È dotato di 25 posti letto.

    Se poi si vuole alloggiare in ambienti più signorili, Arezzo non presenta alcuna difficoltà.

    Arezzo - Madonna delle Grazie

    Il Santuario si trova in Via Santa Maria, nella periferia di Arezzo. Per raggiungerlo occorre informarsi sul posto o utilizzare, viaggiando in auto, il navigatore satellitare.

    Il Santuario fu eretto dove, in epoca etrusca, si svolgevano i riti pagani della fertilità, in prossimità di una fonte detta Fois Teta. Per gli etruschi l’acqua di questa fonte aveva la proprietà di guarire i bambini.

    San Bernardino da Siena tentò una prima volta di distruggere la fonte, senza riuscirci per intervento degli aretini, che lo cacciarono dalla città; ma in seguito, raccolta una turba di fanatici, con zappe e pale riuscì nell’intento e, nel 1428, il santuario etrusco e tutto quello che non era cristiano fu distrutto: sul posto venne eretta una chiesetta, sull’altare della quale fu dipinto da Arri Spinelli un grande affresco con l’immagine della Madonna della Misericordia.

    L’edificio fu col tempo ampliato, fino alla situazione attuale. Il bellissimo loggiato antistante è opera del fiorentino Benedetto da Paiano e fu completato nel 1482.

    All’interno della piccola chiesa, l’altare maggiore è un’importante opera di Andrea della Robbia, in marmo e terracotta invetriata: nel timpano, tra due angeli, c’è la Madonna con il Bambino, nelle nicchie i santi Lorenzo, Vergatino, Donato e Bernardino.

    Nel paliotto troviamo la Pietà, con al centro un affresco di Parri di Spinello, figlio di Spinello Aretino, che ritrae la Madonna nell’atto di proteggere il popolo col suo mantello.

    Lungo il perimetro esterno, già nel 1400, doveva esserci un grande porticato, disegnato forse da Giuliano da Maiano, poiché il Vasari dice che Piero della Francesca dipinse un ciclo di affreschi con la vita di San Donato vescovo, evidentemente perduti nei vari rimaneggiamenti avvenuti nel corso dei secoli.

    Il bellissimo prato antistante al santuario, il loggiato e l’antico convento conferiscono al complesso un’armonia straordinaria e una grande suggestione.

    I padri Carmelitani custodiscono il Santuario fin dal 1695 e la festa si celebra appunto il 16 luglio, che è il giorno della Madonna del Carmelo.

    Si può ottenere ospitalità presso il Convento di San Pier Piccolo, che si trova nei pressi della Chiesa di San Francesco. È dotato di 25 posti letto.

    Se poi si vuole alloggiare in ambienti più signorili, Arezzo non presenta alcuna difficoltà.

    Arezzo – Madonna delle Lacrime (o della SS. Annunziata)

    La Compagnia della SS. Annunziata ottenne dal Vescovo nel 1349 la facoltà di costruire un oratorio vicino all’antico monastero di Santa Ursina. Di questo oratorio rimane il portale al numero civico 87, con sopra l’affresco dell’Annunciazione di Spinello Aretino.

    Nel 1444 fu posta nell’oratorio una bella statua della Madonna (che ora si trova sull’altare maggiore), donata da Carlo Marsuppini, segretario della Repubblica Fiorentina.

    Un avvenimento straordinario avvenne la sera del 26 febbraio 1490, quando una statua della Madonna col Bambino, venerata nell’ospedale della Compagnia della SS. Annunziata, fu vista piangere e lamentarsi.

    Il pianto iniziò quando un giovane di La Spezia, di ritorno da Loreto, a seguito di un fortissimo temporale si rifugiò nell’ospedale e si raccomandò alla Madonna.

    Molti accertarono le lacrime e sentirono i lamenti della Madonna, per cui fu deciso di costruire una chiesa in ricordo e venerazione del miracolo.

    Anche il Consiglio comunale di Arezzo emise una delibera, nella quale, tuttavia, si diceva che il pianto e i lamenti della Madonna dovevano essere interpretati «come un segno di flagello, piuttosto che di prosperità». Il Vescovo Gentile de’ Becchi scrisse tuttavia l’orazione con la quale chiedeva a Dio che «le lacrime che crediamo sgorgare da questa immagine, muovano la misericordia sopra questo popolo, piuttosto che prospettino qualche male imminente».

    L’incarico per la costruzione della chiesa fu affidato a Giuliano e Antonio da Sangallo, che la edificarono in una perfetta architettura rinascimentale.

    Nel santuario vi sono importantissime opere d’arte di grande suggestione: le vetrate di G. di Marcillat, il tabernacolo con l’Annunciazione di Spinello Aretino, l’altare maggiore del Buontalenti, la statua della Madonna delle Lacrime di Michele da Firenze, una deposizione di Giorgio Vasari, un crocifisso ligneo del 1300.

    Si festeggia la Madonna delle Lacrime il 25 marzo di ogni anno, con grandissima partecipazione di popolo.

    Si può ottenere ospitalità presso il Convento di San Pier Piccolo, che si trova nei pressi della Chiesa di San Francesco. È dotato di 25 posti letto. Se poi si vuole alloggiare in ambienti più signorili, Arezzo non presenta alcuna difficoltà.

    Badia Tedalda (AR) – Madonna del Presale

    Il Santuario della Madonna del Presale si trova nella parte nordorientale estrema della Toscana. Da Sansepolcro occorre imboccare la SS 258 e dopo aver raggiunto Badia Tedalda, prendere a destra verso il fondovalle. È consigliabile tuttavia chiedere informazioni sul posto per avere la certezza di raggiungere la meta.

    Arrivati nel fondovalle, la strada presenta a sinistra una piazzola dove conviene parcheggiare la macchina. Davanti si eleva una collinetta ripida, sulla sommità della quale è posto il Santuario. Occorre prendere, a piedi, la stradella che sulla destra risale verso la vetta. La strada è un po' disagevole, ma con buona volontà si raggiunge il Santuario, immerso, e quasi nascosto, in un boschetto di pini.

    Documentata fin dal XII secolo, la chiesa fu originata da un insediamento castellare, oggi distrutto, collegato ad altri lungo il fiume Marecchia.

    L’edificio presenta un semplice impianto ad aula unica e tetto a campana, al quale si affianca, sul lato sinistro, un piccolo romitorio, destinato un tempo a raccogliere pellegrini e viandanti. Addossato alla facciata c'è un avancorpo a due arcate, elemento architettonico ricorrente nelle chiese di montagna in queste zone dell’Appennino. Sull’architrave della finestrella posta a destra sotto il portico sono scolpite interessanti figurazioni zoomorfe e antropomorfe altomedievali.

    Durante il grande Giubileo del 2000 il Santuario è stato inserito nel progetto culturale e religioso dell’Appennino Via Romea dell’Arte Contemporanea. In tale occasione un artista moderno, Sergio Battarola, ha dipinto per la chiesa del Presale una Mater barbarica, di forte suggestione ed effetto. L’opera, all’interno del Santuario, evoca il carisma luminoso e senza tempo del sito sacro, i giorni in cui - sono parole dell’artista - la grande Madre dal volto popolano e dalle mani di terra tutto ascoltava e tutto riceveva, dispensando latte e forza per donne e bestiame, pascoli e stalle, raccolti e speranze.

    Bibbiena (AR) – Santa Maria del Sasso

    Bibbiena si raggiunge sia da Firenze che da Arezzo percorrendo la SS70. Il Santuario è situato a Nord-Est, nella valle del torrente Vessa.

    Il Santuario della Madonna del Sasso ha questo nome a seguito dell’apparizione, il 23 giugno 1347, della Madonna sopra un’enorme roccia, attualmente incorporata nella chiesa.

    Emanuele Repetti così racconta: «Mezzo miglio a levante di Bibbiena trovasi la devota chiesa ufiziata dai frati domenicani dove si venera una prodigiosa immagine di S. Maria, detta del Sasso. Fu eretta sotto umile forma nel 1347, con più grande disegno e artifizio chiesa e clausura nel 1486 dai fondamenti rialzate, contribuendovi molti personaggi di Firenze, fra i quali Lorenzo il Magnifico, che vi oppose il suo emblema. Fu data ai religiosi di S. Marco di Firenze che vi continuano la dimora; e la consacrò il 25 Agosto 1501 Cosimo de’ Pazzi vescovo di Arezzo».

    Sembra che il Savonarola sia stato l’ispiratore della costruzione così come oggi la troviamo. La ricostruzione fu resa necessaria per la distruzione compiuta da un incendio che, tuttavia, risparmiò la Madonna col Bambino e due angeli dipinta da Bicci di Lorenzo e la Madonna del Buio, una statua lignea conservata nell’oscurità della cripta. Quest’ultima, forse con maggior devozione, viene venerata e riti particolari vengono celebrati dai fedeli contro il mal d’ossi.

    Bellissima l’immagine del complesso visto dall’alto della strada che conduce al santuario.

    Il 15 di Agosto si festeggia la Solennità dell’Assunta con S. Messa Solenne, animata dal Coro del Santuario.

    Nel 2007, il 25 di Agosto, è stato celebrata la commemorazione dei 500 anni dalla consacrazione del Santuario, retto e custodito dai Padri Domenicani

    A Bibbiena è facile trovare alberghi e ristoranti a prezzi accessibili, e nelle adiacenze della cittadina molti agriturismi.

    Per chi lo desidera, accanto al Santuario c’è la Casa del Pellegrino per accoglienza giornaliera o per gruppi per giorni di ritiro (massimo 25 persone), tel. 0575.593452.

    Brolio - Gaiole in Chianti (AR) – Santuario dell’Annunciazione

    Per raggiungere Brolio, provenendo da Firenze, occorre prendere l’autostrada A1 e uscire a Monte San Savino. Proprio davanti al casello autostradale si erge il bellissimo santuario della Madonna delle Vertighe, che vale la pena di visitare prima di proseguire.

    Da qui raggiungere la SS 327, che si percorre per circa 4 km verso sud prima di trovare, sulla sinistra, il raccordo per Brolio.

    Brolio, costituito quasi esclusivamente dal bellissimo castello, è al centro del Chianti, tra Arezzo e Val di Chiana, e si raggiunge da varie parti, percorrendo straordinarie strade immerse in boschi di quercia. Il Santuario si trova sulla strada, immediatamente prima dell'ingresso del castello.

    La storia del Santuario ha in sott’ordine la devozione verso la Madonna dell’Annunciazione, benché questa rappresenti il fulcro su cui ruota, appunto, la vicenda di questo luogo sacro.

    La documentazione risale agli ultimi anni del 1500, ma la costruzione è antecedente, poiché è attestato che un visitatore dell’epoca «trova l’oratorio in buono stato, costruito con le elemosine e la Chiesa ha un solo altare».¹

    Con la soppressione granducale la Chiesa è ridotta a stanza mortuaria e quando viene messa all’asta, il Barone Ricasoli, su sollecitazione del parroco, ne entra in possesso. Per salvarla, frattanto, l'immagine viene trasferita nella chiesa parrocchiale, benché sia in cattive condizioni.

    In seguito, sorge una disputa tra il barone e il parroco. Il barone non vuole cedere la proprietà dell’immobile, mentre il parroco non vuole restituire l’immagine, finché nel 1901 un uragano distrugge la Chiesa quasi completamente.

    A questo punto tutto si sistema, perché il barone si fa carico della ricostruzione e ne rimane proprietario, la Compagnia ne assume la gestione e il parroco ritorna a celebrarvi le sacre funzioni.

    Benché il castello sia visitabile solo nella parte esterna, è consigliabile una visita ai giardini per godere dello spettacoloso panorama sui vigneti e sulle colline toscane.

    Per l’ospitalità potete rinvolgervi a Casa Landi, un bellissimo agriturismo sulle colline, a circa 800 metri s.l.m.

    Per accoglienza a basso costo ci si può rivolgere alla Casa Francescana di Accoglienza Santa Margherita, Piazzale S. Margherita 1, Cortona - tel. 0575.603116.

    Calleta (AR) – Madonna delle Grazie

    Percorrendo la SP 70 in direzione di Arezzo, giunti a Pieve Sovana, si devia a destra in direzione di Talla; dopo circa 3 km si giunge al bivio per Castelfocognano e Calleta. Si risale la valle sulle pendici orientali del Pratomagno e si giunge a Calleta, piccolo borgo con una bellissima chiesa, dopo circa 14 km.

    Da Calleta il Santuario si può raggiungere in auto, meglio se con un fuoristrada, percorrendo una stradella bianca in cattive condizioni. Si può anche raggiungerlo a piedi in circa 20 minuti, godendo di un magnifico panorama della valle.

    Il Santuario fu costruito nel 1413, data scolpita su una pietra, e il motivo è dovuto alla «devozione del popolo per un certo fatto prodigioso, del quale è traccia in una pietra esistente in detta chiesa».²

    Un altro fatto, quantomeno vicino al miracolo, si compì verso la fine della Seconda Guerra Mondiale, nel 1944, quando «il missionario cappuccino p. Ildefonso Meucci da Calleta, propone un voto ai suoi paesani: per ottenere la grazia di scampare dalla guerra vita e beni, ogni famiglia dovrà versare per il restauro del santuario £ 10 a persona, £ 100 per ogni mulo e cavallo, £ 50 per ogni miccia, £ 20 per ogni suino, £ 5 per ogni pecora e capra. Calleta le vide brutte, ma fu risparmiata; altrettanto, forse, non si può dire del santuario».

    Infatti, con il restauro del 1944 il Santuario è diventato più grande, ma ha perduto la sua semplicità montanara ed è stato distrutto il loggiato antistante. Questo loggiato non aveva solo una funzione estetica, ma serviva a riparare i fedeli dalle ingiurie del tempo e soprattutto a dare riparo ai pastori o ai taglialegna che si trovavano nei boschi circostanti quando minacciava temporale, o anche per un semplice riposo.

    La festa si celebra la domenica più vicina all’8 Settembre e tutti i calletani, vicini e lontani, si sentono impegnati a parteciparvi: «Per la festa a Calleta non ne manca uno!».

    Scendendo verso valle fermatevi a Carda, altro borgo medievale, e visitate la chiesetta dove è conservata una Madonna col Bambino in terracotta invetriata.³

    Per l’accoglienza occorre ridiscendere a valle alla ricerca dei numerosi agriturismi, oppure informarsi direttamente sul posto, secondo le vostre esigenze.

    Per un’accoglienza a basso costo si può rivolgersi alla foresteria del Monastero di San Giovanni Evangelista a Pratovecchio, Piazza Landino, 20 – tel. 0575.583767, oppure al Santuario della Madonna del Sasso a Bibbiena – tel. 0575.593452.

    Camaldoli (AR) – Sacro Eremo

    Partendo da Firenze l’Eremo si raggiunge percorrendo la SS 67 fino a Pontassieve, da qui s’imbocca la SP 70 seguendola fino a Poppi, dove, all’uscita dal paese, a sinistra, ci si immette sulla strada che conduce direttamente al santuario.

    La storia del Santuario, in riferimento alla sua creazione, richiama fortemente quella del Santuario della Verna. Anche qui un sant’uomo, certo Romualdo, si aggirava per i monti casentinesi alla ricerca di un posto dove potersi ritirare in eremitaggio e in preghiera, quando incontrò un certo Maldulo.

    Maldulo rimase fortemente impressionato dalla personalità di Romualdo e dalle sue espressioni di spiritualità, tanto che gli offrì un terreno dove Romualdo potesse ritirarsi e costruire il suo eremo. Il posto si chiamava Campo di Maldulo e dopo varie trasformazioni mutò definitivamente il nome in Camaldoli.

    Romualdo accettò di buon grado l’inatteso dono e nel 1019 iniziò la costruzione del monastero. Fu questo il primo passo per la nascita dell’ordine dei Camaldolesi, tuttora operante.

    «Camaldoli ha alle spalle mille anni di storia.

    Non è un po' troppo per pensare che una comunità monastica, nata in un contesto storico e culturale così lontano dal nostro, abbia ancora un messaggio capace di interessare la vita di uomini e donne del nostro tempo?

    È vero che un certo turismo alternativo va in cerca di luoghi un po' fuori mano, propone antiche ricette di cucina, e suggerisce vacanze intelligenti nei monasteri, ma...

    Seguire Camaldoli nella storia, in realtà è come seguire una grande avventura dello spirito, vissuta da monaci e da monache toccati da un grande innamoramento per Dio, suscitato in loro dall'esempio e dall'insegnamento di San Romualdo (+1027).

    Persone e comunità capaci di grandi slanci creativi e di smarrimenti.

    Ma come in ogni autentico innamoramento, anche nei momenti più oscuri ha continuato a permanere nella loro memoria e nella loro coscienza una segreta attrattiva per l'originaria esperienza spirituale che attraverso San Romualdo e i suoi discepoli aveva fatto nascere Camaldoli.

    Lungo questi mille anni si registrano momenti di intensa vitalità, di debolezze, di vigorose riprese e di creatività spirituale, culturale e organizzativa.

    Questo non deve stupire perché l'esperienza monastica camaldolese ha raccolto anche le istanze e sfide delle epoche storiche che ha attraversato.

    La storia di Romualdo e di Camaldoli in qualche modo è anche la storia di ciascuno di noi.

    La storia di esistenze segnate da incontri misteriosi con Dio».

    Per settimanali e ospitalità scrivere a foresteria@camaldoli.it

    , oppure telefonare allo 0575.556021, fax 0575.556001.

    La ricorrenza della fondazione dell’eremo si festeggia in giugno, nel giorno di San Romualdo.

    Per l’accoglienza occorre ridiscendere a valle alla ricerca dei numerosi agriturismi, oppure informarsi direttamente sul posto, secondo le vostre esigenze.

    Campogialli (AR) – Madonna di Campo Arsiccio

    Difficile da trovare, ancora più difficile da spiegare. Per trovarlo, comunque, occorre percorrere la provinciale che collega Arezzo a Loro Ciuffenna e oltrepassato San Giustino Valdarno, seguire le indicazioni stradali.

    Siamo nel 1551: il suo Rettore può contare su una rendita di 60 staia di grano, 25 barili di vino e un po’ d’olio. Nel 1583 la Chiesa si presenta con due altari «muniti di tutto». Nel 1906 l’intonaco «cascando fa vedere pitture».

    Da una visita pastorale del 1551 si apprende che la chiesa ha in comune col parroco campane, libri per cantare e ferri per fare le ostie.

    Oggi la Chiesa è di proprietà privata: questo a seguito delle soppressioni leopoldine. Dopo la soppressione, la Chiesa è stata utilizzata come «cappella per tumulare cadaveri».

    In aderenza alla Chiesa esisteva un ospedaletto, destinato all’assistenza dei pellegrini che si recavano a Roma.

    All’interno, una serie d’affreschi trecenteschi con le storie del Nuovo e del Vecchio Testamento oltre ad un’Annunciazione datata 1364 e una Madonna con Bambino, che si ritiene fosse l’immagine miracolosa che ancora nel 1906 veniva scoperta per ottenere grazie.

    Poiché nella Chiesa si faceva dottrina ai fanciulli, gli affreschi documentavano i fatti raccontati dal parroco, aiutando la comprensione e stimolando l’attenzione dei ragazzi.

    Bello il porticato ristrutturato.

    Attualmente la chiesa è sconsacrata.

    Nelle vicinanze vari agriturismi garantiscono un’accoglienza dignitosa e a buon prezzo.

    Per un’accoglienza a basso costo rivolgersi a Montevarchi, presso il Centro Pastorale San Marco, località San Marco, 21 - tel. 055.9702167. Dispongono di 24 posti letto, in camere singole con servizi privati.

    Camucia - Farneta (AR) - Abbazia di Maria SS. Assunta

    Provenendo dall’autostrada A1, si esce a Valdichiana e si imbocca subito la superstrada per Perugia. Dopo pochi chilometri, sulla destra, vi sono le indicazioni per Farneta, raggiungibile in pochi minuti.

    L’Abbazia benedettina risale all’epoca longobarda e fu fondata tra il IX e il X secolo.

    Nel tempo è stata sottoposta a vari rimaneggiamenti, che chiamerei piuttosto mutilazioni. Raggiunse il massimo splendore nel XIII secolo, soprintendendo a una larga parte della Val di Chiana. Un tempo comprendeva diversi fabbricati, ma ora rimane solo la chiesa, che ha forma a T latina.

    Purtroppo alla fine del Settecento fu abbattuta una metà della navata e pochi anni dopo anche la torre campanaria. Come se non bastasse, nel 1923 fu distrutta l’abside, che corrispondeva esattamente alla cripta sottostante.

    Nel 1940 fu finalmente restaurato il fonte battesimale in arenaria di forma esagonale. Durante i lavori, nel transetto, vennero alla luce tre affreschi raffiguranti la Madonna di Loreto, Santa Lucia e San Pietro Martire.

    Particolarmente interessante la cripta del IX secolo, di forma circolare, che fu ritrovata anch'essa nel 1940, quindi dopo 350 anni, e liberata dai morti accatastati nella fossa comune, dalla terra, dai detriti e da un’infinità di serpenti.

    Sulla facciata due colonne di granito sono gli unici elementi superstiti dell’antico chiostro.

    Interessante la chiesa e un piccolo museo archeologico, gestito dal parroco, che mette in mostra reperti della zona ritrovati da lui stesso.

    Nel suo complesso, nonostante i tagli, le deturpazioni, i rimaneggiamenti scriteriati, rimane sempre una cosa notevole da vedere e un luogo ideale per meditare.

    La festa liturgica si celebra il 16 Luglio.

    Nelle vicinanze, alcuni ristoranti che offrono menù turistici a ottimi prezzi.

    Per l’accoglienza a basso costo ci si può rivolgere alla Casa Francescana di Accoglienza Santa Margherita, Piazzale S. Margherita, 1 - Cortona - tel. 0575.603116.

    Caprese Michelangelo (AR) – Santa Maria della Selva

    Caprese Michelangelo, come dice il nome appunto, è il paese natale di Michelangelo Buonarroti e si raggiunge deviando dall’E45 Perugia-Cesena a Pieve Santo Stefano, risalendo verso monte sulla SS208 e seguendo le indicazioni stradali.

    Il Santuario si trova oltre il paese, sulla strada per Anghiari, superato il borgo di Manzi. È consigliabile chiedere informazioni man mano che si procede sulla strada.

    Il Santuario è una costruzione in pietra del XVII secolo; è detto Della Selva perché nasce immerso in un bosco.

    La leggenda racconta che il primo sabato di maggio del 1634 a una ragazza, Giulia Aliotti, che come sempre andava a pregare presso un’edicola dov’era affrescata un’immagine della Madonna, apparve una signora, vestita con gli stessi abiti del dipinto; la donna rivelò di essere la Vergine e le chiese di erigere in quel preciso posto una chiesa in suo onore. Lei stessa avrebbe provveduto con larghezza ai mezzi necessari.

    Seguirono dei fatti miracolosi e un mese dopo si ripeté l’apparizione. Si tenne quindi un regolare processo da parte delle autorità ecclesiastiche della Diocesi di Sansepolcro. Furono chiamati a deporre sui fatti avvenuti il parroco di Papiano Dondoli, Franceschino da Castro, custode della cappella, Giulia Aliotti e altre persone che affermarono di aver ricevuto grazie e guarigioni dalla Madonna della Selva.documenti del processo sono conservati nella parrocchia della Madonna della Selva e presso l’archivio diocesano di Sansepolcro.

    Appena cominciati i lavori, si avverò la predizione: i mezzi cominciarono a piovere. Da ogni parte giunsero benefattori e portarono somme tali che consentirono un rapido concludersi della costruzione.

    La festa del Santuario si celebra due volte l’anno, la prima domenica di maggio e la prima domenica di ottobre.

    Prima di lasciare Caprese Michelangelo non mancate di visitare la casa natale di Michelangelo e il relativo museo.

    Per l’ospitalità potete rivolgervi alla Casa di Accoglienza di Zenzano, che dispone di 40 posti con uso di cucina, oppure ridiscendete a Pieve Santo Stefano e rivolgetevi all’Eremo Cerbaiolo – Ostello Francescano, località Cerbaiolo, 21 – tel. 0575.799228.

    Castiglion Fiorentino (AR) - Madonna delle Grazie del Rivaio

    Castiglion Fiorentino si trova in

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