Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Sogno o son sveglio?
Sogno o son sveglio?
Sogno o son sveglio?
E-book205 pagine2 ore

Sogno o son sveglio?

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

Ognuno di noi ha i propri punti fermi nel condurre l'esistenza, ma è buona regola, talvolta, riflettere per confermare o cambiare le certezze che fino a quel momento ci hanno accompagnato. "Sogno o son sveglio"? ci regala pensieri, meditazioni, emozioni e considerazioni dell'autore, che ci racconta come si possa ricercare la felicità, quella vera, quella lontana dalla materialità, allontanandosi da quanto viene imposto dalla società. Passando dal concetto di consumismo al significato della politica, dall'importanza che non ci rendiamo conto di avere nel mondo fino a tematiche quali la scuola e il lavoro, Sogno o son sveglio? si offre come una sorta di utile compendio per navigare nel mare magnum della vita.
LinguaItaliano
Data di uscita22 mar 2013
ISBN9788867930159
Sogno o son sveglio?

Correlato a Sogno o son sveglio?

Ebook correlati

Corpo, mente e spirito per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Recensioni su Sogno o son sveglio?

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Sogno o son sveglio? - Luigi Miano

    cuore

    Introduzione

    Rudolf Steiner in Teosofia racconta:

    «Come al cielo nato che abbia subito l’operazione e il mondo che prima appariva buio appare radioso di luce e colori, così a chi è animicamente e spiritualmente risvegliato, le cose che prima erano apparse soltanto come corporee, rivelano le loro qualità animiche e spirituali. Per lui il mondo si riempie inoltre di processi e di entità del tutto ignoti a chi non sia animicamente e spiritualmente desto».

    Sogno o son sveglio? È un viaggio attraverso il velo che ci è stato messo di fronte per non vedere. È un insieme di riflessioni sui temi rilevanti dal punto di vista scomodo di chi si è risvegliato e sta compiendo un cammino di riappropriazione interiore.

    La domanda rimane aperta, sogno o son sveglio? Qual è la realtà? Quale pensi possa essere la verità? Tutto questo è un sogno, e mi sono veramente mai svegliato?

    Oppure quello che potrei scoprire oltre è così meraviglioso da portare a chiedermi tra lo stupore: sogno o son sveglio?

    Quando riusciamo a oltrepassare i limiti che ci siamo posti (e ci hanno imposto) si scorge un mondo (interno ed esterno) completamente differente da come lo abbiamo conosciuto e da come lo hanno sempre raccontato. E allora il senso della vita, il lavoro, la scuola, la politica, Dio e tutti i temi caldi della nostra esistenza appaiono differenti. Cambia l’approccio, la comprensione, l’attitudine. La vita acquista un significato profondo, anche se accadono avvenimenti che possono apparire inspiegabili. Tutto trova una posizione. Ogni accadimento è perfetto e ha una posizione sensata nell’ambito di un percorso.

    La vita diviene un meraviglioso mosaico in via di completamento in cui ciascuna tessera trova la sua collocazione. Il disegno ha senso, acquista un significato profondo.

    Una porta aperta apre infinite altre porte e il viaggio diviene illimitato.

    I sogni continuano la vita vissuta sino a non riuscire a distinguere dove inizi la vita reale, se esiste.

    E la vita materiale diviene con il tempo un prodotto di consapevolezza e di applicazione di coscienza. Nulla è più indispensabile se non il rapporto con la coscienza infinita.

    Non si è più vissuti ma si vive. Tutto acquista sapore, gioia. Ogni singolo momento può acquisire significati profondi. Possiamo vivere nella Grazia ed essere inondati di amore incondizionato.

    Non ci si accontenta più di essere del mondo ma di essere nel mondo. Si partecipa senza identificazioni e si va oltre. Non ci sono attaccamenti e immedesimazioni nelle cose in cui si è sempre creduto. E si comincia a vivere come non si pensava fosse possibile e si comprende profondamente quanto si stesse dormendo prima.

    Il passato sembra non esistere più, il futuro diventa una traccia e il presente è tutto.

    Questo libro è scritto con un’apertura mentale totale, senza preconcetti, in libertà assoluta. Non ho mai avuto paura nell’affermare certi concetti molte volte scomodi per il sentire comune. So che mi attirerò moltissime critiche o forse odi. Se ciò non avvenisse, il libro non avrebbe significato per me.

    Sogno o son sveglio non è un esercizio stilistico o di persuasione ma punta dritto al cuore e alle coscienze. Esso vuole sollecitare un risveglio collettivo auspicabile e ormai necessario.

    È un libro provocatorio, politico, spirituale, fuori dalle regole, completamente fuori dal sentire collettivo. Esso vuole rompere gli argini del conformismo ipocrita che ci circonda. Vuole spezzare le catene di una schiavitù mentale e fisica che non può più resistere alla nuova energia cosmica sopravveniente.

    Esso offre dei punti di vista, delle riflessioni che possono lasciare traccia interiore qualora ciò sia permesso. È un libro aperto a tutti: a chi non ha ancora incominciato. A chi è alla ricerca di significati. E chi è già in cammino da qualche tempo.

    Può essere un momento di riesame della propria esistenza. Un’occasione per fermarsi a pensare e chiedersi ciò che non si è mai avuto il tempo e il coraggio.

    Buon viaggio,

    L’autore

    Juddu Krishnamurti, grandissimo Maestro del secolo scorso, racconta questa storia che trovo meravigliosa e non ha bisogno di alcun commento aggiuntivo che ne rovinerebbe la perfezione.

    Il Maestro aveva convocato tutti i suoi allievi per una lezione speciale. Presagiva che quel giorno avrebbe potuto affidare la sua dottrina.

    Erano tutti presenti in una sala sovraffollata in attesa di ricevere il verbo.

    Il tema dell’incontro era la felicità. Il maestro parlò in maniera sublime per due ore di felicità.

    A un tratto si fermò alla ricerca di un’ispirazione: La felicità è…

    Non trovava le parole. In quell’istante quasi magicamente un uccellino si fermò sul davanzale e si mise a fare il verso, intonando un canto senza parole.

    La voce era armoniosa e le melodie sembravano sovrapporsi e rincorrersi in un’unità magica.

    A un certo punto il Maestro disse: Ecco, quest’uccello integra magicamente il mio discorso. È lui a raccontarci la felicità e supera di gran lunga le mie capacità di parlarne.

    Il Maestro lasciò la sala e l’uccellino volò dal davanzale.

    I suoi ospiti rimasero incantati e senza parole.

    Capitolo 1

    Del senso della vita

    Qualche giorno fa mi trovavo a casa di un mio cliente che abita in una zona esclusiva di Roma (la più esclusiva, i Parioli). Mentre facevo apprezzamenti per la bellezza della casa, della zona e della sua tranquillità mi ha bloccato raccontandomi una storia.

    In un appartamento di fronte al suo abita una donna. Questa donna quando esce da casa si presenta nelle migliori condizioni estetiche possibili. Parole del mio cliente: sembra la Regina Elisabetta. Vestito impeccabile, cappellino di maniera, rossetto, trucco, profumo. Sembrerebbe una nobildonna. Si potrebbe immaginare che dentro quell’appartamento vi siano le stesse condizioni. Invece le cose non stanno così.

    Diversi anni fa mentre i genitori della donna si preparavano a restaurare l’appartamento, vennero meno entrambi. Per la donna fu uno shock talmente grande da portarla alla follia.

    Da allora l’appartamento è stato abbandonato completamente e la donna non si è curata di pulirlo. A giudicare dagli odori che oltrepassano la porta e dagli scarafaggi che passeggiano facendo avanti e dietro, dentro devono esserci segreti orribili.

    Mi diceva il mio cliente che la casa si è trasformata in una grotta. E ci sono materiali deperibili in decomposizione. E nulla viene pulito o lavato. Sembra una storia tratta da un film horror.

    Sono state chiamate diverse volte le forze dell’ordine che nulla hanno potuto. La donna è malata di mente.

    Questa storia mi ha colpito molto.

    E qualche giorno dopo ho pensato che ci fosse un messaggio metaforico. Che questa fosse una sincronicità simile a quelle di Jung quando si trovava con i suoi pazienti e cercava delle risposte che arrivavano sotto forma di simboli. Ho creduto di identificare in questa storia il simbolo della nostra epoca e delle vite di moltissimi esseri umani. L’estetica, l’apparenza, il possesso materiale, il potere, la ricchezza ricercati disperatamente. E la casa che rappresenta la nostra interiorità, spiritualità abbandonata da sempre. Talmente indecente, così sporca da rappresentare un orribile segreto. Dimenticata, seppellita, non curata, eppure è il luogo dove noi viviamo, dove siamo nella gran parte del tempo.

    E da questa storia incomincio la ricerca del senso della vita.

    Che impresa cominciare un libro con il senso della vita! Si potrebbe pensare che è un capitolo troppo ambizioso o disperato. Questo capitolo è il risultato di una ricerca interiore e di una fase di transizione importante della mia vita. È il passaggio attraverso la sofferenza che porta dritto alla trasformazione interiore e nuovi livelli di coscienza. La scrittura mi ha aiutato a far chiarezza senza alcuna ambizione di assegnare significati alle vite altrui. Con grandissima umiltà.

    Sono qui a chiedermi del senso della vita, intento a decifrare il mio. Si può parlare di senso della vita quando tutte le certezze sembrano sgretolarsi da un giorno all’altro? Quando una voce mi suggerisce quattro anni fa che è giunto il mio Momento e io intraprendo un cammino significativo. E sono convinto di avere individuato la mia missione e vocazione e poi accade che quel cammino non funzioni più? Impiego le mie energie fisiche, mentali, spirituali in direzione di una meta che sembra essere una nuvola di vapore dissolta. Il mondo cui ho fin qui creduto non esiste più, è una semplice illusione. Si è sciolto come neve al sole. E non esiste più e credo che mai più esisterà.

    Cos’era realmente quel Momento sono qui a chiedermi oggi. Era un risveglio di coscienza? Un’indicazione delle forze divine? Un’illusione? Sembra che quando si discuta di risveglio tutto sia così evanescente, senza contorni. E se mi chiedo razionalmente qualcosa sul mio cammino è come se mi sfuggisse tra le mani il significato.

    Le mie parole tratte dall’introduzione a Il Momento Quantico:

    «Non so esattamente chi sia e dove stia andando. So dove sono arrivato attraverso il cambiamento. La vera finalità è il cammino e non importa se arriveremo. La differenza la farà la consapevolezza di esserci.

    Mi sento in continuo movimento, la mia coscienza è fluida. Mi sento agganciato al dinamismo di tutto ciò che ci circonda.

    La mia è la quiete in movimento che contraddistingue la materia e l’Universo e l’essere umano stesso».

    Sembra la profezia di ciò che sta realmente accadendo nella mia esistenza. Dinamismo puro privo di una finalità nel mondo.

    Sono nel mondo ma ne resto fuori, sono nel mondo ma non del mondo.

    E la vita è quindi soltanto quello che noi viviamo in questa dimensione? Non è così se decidiamo di oscillare oltre i veli che ci oscurano la vista dell’altro mondo, quello che moltissimi ignorano.

    Nei sogni assaggiamo questo viaggio oltre la dimensione. Questi viaggi possono divenire frequenti se decidiamo di uscire dal sonno che distingue le nostre esistenze. Noi non siamo nel sonno mentre dormiamo, ma siamo nel sonno stando svegli. Siamo nel sonno verticale. E crediamo che sia tutto qui, tutto ciò che è, ci circonda. Questa è l’illusione che ruba la vita a moltissimi.

    Ecco le parole di Gesù attraverso Giovanni (12,20-33):

    «…il chicco di grano, caduto in terra, non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto. Chi ama la propria vita, la perde e chi odia la propria vita in questo mondo, la conserverà per la vita eterna».

    Che meraviglia: morire in vita significa abbandonare il mondo conosciuto e vivere oltre. La vita è la morte, la morte è la vita. Tutto è Uno.

    La strada della vita è imparare a morire in vita.

    Ancora dal Vangelo (Mc 8, 34-38):

    «Se qualcuno vuol venire dietro di me rinneghi se stesso, prenda la sua croce e mi segua. Perché chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi perderà la propria vita per causa mia e del Vangelo, la salverà. Che giova infatti all’uomo guadagnare il mondo intero, se poi perde la propria anima? E che cosa potrebbe mai dare un uomo in cambio della propria anima?».

    Rinnegare se stessi significa dimenticare tutto ciò che si è pensato di essere e fare in questo mondo e abbracciare la strada segnata dal Padre. Prendere la croce è sentire che tutto è perfetto, ogni singolo accadimento. Terminare per sempre la tentazione della lamentela.

    E allora perdere la vita che si è pensata è la salvezza.

    In questi giorni sto vivendo la demolizione e ricostruzione di un antico casale in pietra di mio suocero. Il casale risale alla fine dell’Ottocento.

    Il casale non è buttato giù tutto insieme ma un pezzo alla volta, in maniera molto prudente. I materiali originali sono conservati e catalogati per essere riutilizzati.

    Ciò che è superfluo è eliminato. Al vecchio si aggiunge il nuovo. Terminata l’opera di demolizione comincerà la fase di ricostruzione iniziando dalle fondamenta. Elevando progressivamente la struttura in tutta sicurezza. Questa immagine della casa distrutta e ricostruita mi porta all’idea della nostra ricostruzione interiore. Più volte mia moglie, che è legata profondamente a quel casale, mi ha detto che la sua ricostruzione interiore va di pari passo con quella del casale. Se i lavori si interrompono lei non sta bene con se stessa. Quando riprendono acquista nuova vita.

    Quando abbiamo bisogno di ricostruire noi stessi attraverso la demolizione di ciò che è vecchio, un pezzo alla volta conservando ciò che c’è di buono dentro noi stessi e ricominciando dalle radici, ricostruiamo noi stessi.

    Tutto avviene in maniera graduale e cauta, rispettando criteri di sicurezza. Non si butta via tutto il materiale antico ma si riutilizza sistemandolo in maniera ottimale.

    Adyashanti descrive questo processo meravigliosamente in La danza della vita:

    «Non si tratta tanto di cercare la risposta giusta, quanto di spogliarsi completamente e di riuscire a individuare il superfluo, tutto ciò di cui si può fare a meno: è scoprire chi sei senza foglie. Noi esseri umani non le chiamiamo foglie ma idee, concetti, attaccamenti e condizionamenti».

    Questa fase è quella che Adyashanti chiama l’inverno spirituale che ci aiuta a spogliarci di tutto ciò che è superfluo sino a giungere all’essenza. È un lavoro fastidioso, doloroso e pesante ma assolutamente necessario per trovare autenticità.

    Arriva una fase della nostra vita in cui siamo completamente in crisi e subiamo una o più cadute. E se comprendiamo che occorre fare i conti con noi stessi affrontiamo l’inverno spirituale. Diveniamo esploratori della nostra interiorità a caccia di tutto ciò che costituisce il nostro peso superfluo. Quell’enorme bagaglio della personalità e del subconscio che ci portiamo appresso dall’infanzia. I pensieri che ci ossessionano, i giudizi pesanti su di noi e gli altri, le convinzioni inutili, le idee fisse, le strutture mentali. Tutto ciò che è rigido, netto, radicato. I ruoli, le strategie, i progetti. Tutto quello che appesantisce il nostro cammino spirituale va buttato giù dall’aereo per non appesantire il volo.

    Lavoro complesso, cui si oppone naturalmente la nostra personalità rigida attaccata alle cose che conosce.

    E allora fermati, stai nel silenzio, centrati nelle emozioni e poniti la domanda più forte: chi sono? E quale cammino sto compiendo?

    Queste domande metteranno in discussione tutto ciò che hai pensato di conoscere per certo e le tue verità false salteranno in aria. E comincerà il cammino di vera gioia e di ricerca di Dio.

    Di fronte ai cambiamenti interiori così poderosi è fondamentale essere flessibili.

    Il Tao Te Ching dice:

    «Niente sotto il cielo è così morbido e flessibile come l’acqua, eppure niente è altrettanto capace di vincere il duro e il forte».

    Essere come l’acqua per vincere le resistenze e gli ostacoli. Adattarsi al cammino accidentato e insinuarsi in ogni cosa. Fare sì che ogni contenitore possa essere adatto. L’acqua è più forte del materiale più resistente.

    Noi stessi diveniamo il contenitore che si adatta a qualsiasi materiale. Il contenitore diviene come il contenuto.

    La mia coscienza è quindi liquida e si adatta alle circostanze. Sono morbido e non uso la forza. Sono flessibile come una pianta di bambù che si piega al vento e torna all’origine. La rigidità appartiene a ciò che è morto. Ciò che è vivo è morbido, flessibile e adattabile.

    È come essere bambini incantati di fronte agli eventi senza collegare il passato al presente o pianificare il futuro. Tutto resta lì cristallizzato nel Momento. Non ci sono ambizioni, prospettive, idee, convinzioni, dualità. Tutto è lì. Mantenere il puer aeternus come lo chiama James Hillman, grandissimo psicoanalista junghiano interprete del tempo presente. Come dice nel dialogo tratto da L’anima del mondo: «L’irreale, l’inesistente, è più importante

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1