Le Ali
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Anteprima del libro
Le Ali - Massimiliano Cerrone
Titolo | Le Ali
Autore | Massimiliano Cerrone
ISBN | 9788891128126
Prima edizione digitale 2013
© Tutti i diritti riservati all’Autore
Youcanprint Self-Publishing
Via Roma 73 - 73039 Tricase (LE)
info@youcanprint.it
www.youcanprint.it
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Le ali
In un mondo dove tutto ha un senso
di Massimiliano Cerrone
Introduzione
Prodotto di un procedimento a noi superiore, siamo tutti frammenti, schegge dalle proporzioni microscopiche in un mondo macroscopico, infinito. In questo mondo infinito, in continua espansione, niente è fine e niente è inizio. Come un tunnel che nessuno ha mai costruito, quella che potrebbe essere la fine, può essere anche l’inizio, quello che conta è come lo si percorre. Così la vita come la morte seguono lo stesso percorso, quello che cambia è solo il punto di vista. Nell’ignoranza di ciò che non capiamo, abbiamo creato i miti, sui miti abbiamo costruito nazioni e sulle nazioni abbiamo creato leggende. Infinite storie, hanno colorato piccole schegge, che si sono unite ad altre formando frammenti sempre più grandi. Come i pezzi di un puzzle dalle proporzioni cosmiche, il disegno finale ci è sconosciuto. Colori come il bianco e il nero hanno e continuano a tingere questi frammenti, bene e male, hanno preso possesso di spazi in cui annidare.
Il messaggio nella bottiglia, non è altro che l’ultimo frammento che attraversa il tempo, portando con se, per chi lo leggerà, il verdetto finale, l’appello finale. Se dobbiamo essere gli artefici della nostra fine, facciamolo almeno con la consapevolezza del giudizio e con la coscienza del bianco e del nero. Tutto quello che fu scritto, non deve essere, non può essere, solo un buon inizio, ma un giusto cammino. Oggi, purtroppo abbiamo perso il giusto percorso e colori meno vivaci continuano a tingere i frammenti.
Perché inviare un messaggio di pace nello spazio, se non riusciamo a recepirlo sulla terra?
Se vogliamo invece, essere gli artefici della nostra fine, lasceremo che il nero ricopra indisturbato ogni cosa e il solo messaggio che tramanderemo, sarà quello della nostra fine nella piena ignoranza, senza aver saputo dare il giusto valore al senso della vita, al perché esistiamo. Cercare di migliorare è un diritto, un dovere che è intrinseco alla nostra natura, ma farlo sulle sofferenze altrui è un diritto che non ci spetta. Perché cerchiamo altre forme di vita, se siamo consapevoli che il nostro agire non può che essere visto e giudicato come dannoso e controproducente? Non dovremmo temere di non trovare nessuno la fuori
, dovremmo invece temere il contrario, poiché potremmo essere giudicati per le nostre azioni. In un mondo dove la libertà è diventata merce di scambio, in un mondo dove la giustizia e uguaglianza sono effimere chimere, dovremmo temere il giudizio e non cercarlo a tutti i costi. In un mondo dove l’armonia è la chiave della vita, abbiamo scelto di suonare le note sbagliate. In un mondo dove tutto ha un senso, facciamo cose che non lo hanno. In un mondo, dove tutto o quasi ci è concesso, abbiamo scelto l’autodistruzione e la solitudine.
Chiave di lettura
In un mondo dove tutto ha un senso.
Immaginate un mondo senza orizzonti, dove il tempo spazia oltre la normale concezione, dove ogni cosa trova una spiegazione che è racchiusa nell'umana coscienza. Dove gli spazi, pur se limitati da pareti, non hanno fine poiché non rappresentano un luogo, ma la personificazione di un modo di agire, il cui fine però non porta da nessuna parte. Segni, ombre che nascondono forse segreti, porte che conducono altrove, in luoghi lontani nel tempo dove nuove leggi regolano il tutto. Frammenti, piccole cose che innescano un processo analitico selettivo, in un mondo che non conosce limiti. Oltre l'umana consapevolezza di quel che si sta vivendo, in una disperata ricerca del proprio io o dell'essere umano, forse. Le Ali; non una storia romanzata di un mondo alieno, sparso chi sa dove nelle profondità del cosmo, ne uno scontro tra razze aliene, con armi laser e astronavi gigantesche che si lanciano in battaglie memorabili, ma, una riflessione pacata del proprio io, in un viaggio oltre la fantascienza, un viaggio per catturare l'anima o forse, l'attimo in cui è racchiusa. Dove la presenza o la mancanza di spazi vitali è rapportata ad una mancanza di punteggiatura, dove l'ansia si fa pressante, la lettura ne risulterà più faticosa. Le Ali; un viaggio in un mondo, dove tutto ha un senso.
Tempo
Quei bastardi non hanno perso tempo, hanno attivato due nano sfere, forse tre.
Disse Jack.
Tre sfere!! tre, sono stati fin troppo buoni. Visti i precedenti mi stupisco che non abbiamo purificato tutta l’area. Bastardi!!!
Urlò a squarcia gola Jim.
In lontananza, il suono del sonar emesso dalle sfere sonda, inconfondibile e fastidioso, rimbalzava di parete in parete in cerca di qualche maldestro ribelle, assumendo man mano che si avvicinava un tono sempre più cupo. Un lampo velocissimo non molto distante illuminò un tratto di muro, Jack e Jim appoggiati di schiena a quello che una volta era un muro di sostegno della Cupola Padronale dell’Impero, mantenevano nascosta la loro presenza. Dopo il lampo di luce, come di consueto il solito tanfo ricoprì l’area circostante.
Merda!!! Abbiamo perso un altro uomo. Ei Jim, tieni tu il conto, vero? Qualche idiota deve aver dimenticato di attivare lo scudo sonar. Quante volte dovrò dirlo ancora?
Puntualizzò con freddezza Jack. Jim gli volse uno sguardo seccato, ma non disse nulla.
Lo so, non ti piace!!!
Precisò Jack.
Odio la tua freddezza. Ti conosco da quanto ormai, dieci anni? E pure non ho mai capito questo tuo modo di fare. Se non ti conoscessi direi che odi i tuoi uomini, ma non è così, quindi?
Quindi, fatti i cazzi tuoi, che non è il momento.
Rispose Jack con tono seccato.
Intorno a loro, tutto era sottosopra. Ovunque le granate dirompenti del primo assalto avevano mandato in frantumi la maggior parte degli oggetti. Gran parte delle pareti avevano subito ingenti danni, delle dodici grandi colonne che sostenevano la Cupola Padronale, solo quattro, forse cinque non avevano subito danni. Quelle investite in pieno dall'esplosione erano state completamente sbriciolate, polverizzate, le altre, più fortunate, colpite di striscio riportavano ingenti lesioni e i grossi blocchi di granito asportati erano sparsi un po' ovunque all'interno della Sala Padronale. Del maestoso lavoro di pazienza e meticolosità che adornava il pavimento solo alcune piccole porzioni emergevano dalla polvere e dai detriti, come voci del passato, quando la guerra non aveva avvelenato ancora quella parte del pianeta. L’odore dei residui della sonda ancora dominava sul solito tanfo di muffa che regnava in quella zona. L'odore di morte non aveva ancora lasciato spazio alla quiete della solitudine e al disordine della distruzione arrecata. Lungo le pareti della sala, sparse in modo disordinato erano visibili le inconfondibili macchie di bruciatura lasciate dalle sonde. Non molto lontano, si intravedevano come sempre, le ceneri dei corpi folgorati. I metalli più resistenti non venivano distrutti dalla folgorazione e un po' ovunque piccoli sbrilluccichii erano la testimonianza visibile di quello che rimaneva dei corpi. Lo sbalzo di temperatura doveva essere spaventoso. Alcuni di quei metalli pur se avevano resistito al tremendo calore ne risultavano piegati e contorti. Da tutti i mucchietti di cenere, quelle che risultavano ben visibili, erano le placche di riconoscimento dei suoi uomini, o di soldati che come lui avevano provato a passare in quella zona.
Jim diede una rapida occhiata tutt’intorno. Il sibilo era più lontano ora e tutto sembrava essere calmo. Poco distante, una grande crepa su di una parete lasciava intravedere lo sbrilluccichio di alcune placche. Lui apriva la strada, Jack distante un paio di passi, lo seguiva. Scavalcarono la crepa avanzando con circospezione per una decina di metri, aggirando di tanto in tanto qualche ostacolo troppo grande, fino ad arrivare ad una grande grata di metallo completamente accartocciata. Erano ancora visibili i blocchi di pietra su cui i cardini facevano forza. Le sbarre di metallo riportavano i segni inconfondibili delle granate dirompenti e alcune sbarre erano profondamente segnate. Un blocco di pietra irregolare sembrava fungere da lapide. Le ceneri sparse, ancora senza nome, ricoprivano parte delle lettere incise. Ne aveva raccolte a centinaia in tutta la sua carriera, solo perché doveva farlo. Se fosse per lui le avrebbe abbandonate tutte. Delle volte l’intensità del raggio era tale che nemmeno le placche resistevano al calore. Aveva ormai già da tempo perso il conto dei senza nome anche se quasi sempre finiva per dargliene uno lui. Che senso aveva scrivere un più uno su senza nome, era come voler aggiungere altri morti ai molti morti, quindi ne sceglieva uno a caso e faceva la relativa croce, tra le altre cose lo riteneva molto più giusto e rispettoso di un semplice NN. Gli vennero in mente quelle prime tre lettere che lesse anni prima, ma scacciò immediatamente quell’idea mal sana dalla sua mente. Niente doveva distoglierlo dal suo lavoro.
Jim aveva assistito a quella scena decine di volte e Jack non sembrava essere cambiato molto da quella volta. Lo osservava con la coda dell’occhio chino sulle ceneri, nel compiere quel duro lavoro che sapeva odiare a morte. Jim conosceva in parte la storia. Erano dieci anni che gli guardava le spalle. Decine di missioni vissute insieme, tra la vita e la morte, gli avevano dato modo di conoscere pian piano piccoli frammenti di una storia d’amore romantica ma dal fine drammatico. Sapeva bene dell’oscura vendetta che il suo amico si portava dentro e i dieci anni di guerre non avevano fatto altro che alimentare quella sua sete di vendetta. Strinse con rabbia l’impugnatura dell’arma poi osservò il display delle munizioni. Segnava 70%.
Più tranquillo del solito
Pensò.
Il led rosso posto sul polso lampeggiava una luce fioca ad intervalli regolari, segnalando che lo scudo sonar era ancora attivo.
Ehi Jim, dov’è il resto della squadra!
Divisa in un raggio di un chilometro. Teniamo sotto controllo tutte le strade principali che conducono a palazzo. Le torri agli ingressi nord e sud sono sotto il nostro controllo. Siamo riusciti a distruggere una sonda, l’altra ha proseguito per i sotterranei, forse ci ha perso.
Nei sotterranei?
Esclamò Jack.
Ho fatto mettere una serie di sensori alle entrate dei sotterranei. Il sistema di illuminazione è saltato, una squadra sta cercando di riattivare il sistema di difesa principale. Le tute non dureranno in eterno.
Perché, noi si?
Puntualizzò ironicamente Jack.
Sottili linee di colore blu avevano preso forma delineando una mappa dettagliata dell’intero edificio. Il foglio elettronico estratto dal roll book quasi trasparente alla vista, mostrava nei minimi particolari ogni singolo punto del pianeta si volesse. Ogni possibile informazione della ribellione sull’impero era disponibile qualora la missione lo richiedeva. Nulla era lasciato al caso e l’intera missione era continuamente sotto il controllo del SOL. Nonostante gli scudi, i soldati erano inermi contro gli attacchi delle sonde una volta individuati. Lo scudo emanava una serie di vibrazioni che interferivano con quelle del corpo. L’attivazione dello scudo in ogni caso richiedeva un consumo di energia non indifferente, ed ogni soldato era responsabile della propria carica energetica. Altamente instabili le cariche energetiche potevano essere rigenerate solo in un ambiente controllato. Per ironia di efficienza ogni soldato poteva in caso estremo attivare l’auto distruzione della pila energetica, il che equivaleva ad innescare una piccola, ma efficiente bomba all’idrogeno con un raggio d’azione di centocinquanta metri. Rapido ed indolore!
Dobbiamo bonificare tutta la zona. Se la sonda è andata nei sotterranei, dobbiamo trovarla ad ogni costo. Organizza una squadra e mandala in perlustrazione. Quest’area dovrà rimanere chiusa a tutti finché la sonda non verrà distrutta e il sistema di difesa riattivato. Mi serve l’energia, a che punto è la squadra, Jim?
L’impero che aveva assunto il controllo inviava ormai da anni le nano sonde ad intervalli regolari. Il sistema di difesa provvedeva a neutralizzare le sonde e a mantenere la pace all’interno della città, finché era operativo. Sembra, da fonti attendibili, che una spia dell’impero abbia sabotato una sottosezione della città, facendo saltare in aria il controllo generale del sistema di difesa. Le sonde così hanno potuto compiere indisturbate il loro compito. Un’intera area era stata disinfestata, termine in voga tra i membri dell’impero e quasi mezzo milione di abitanti erano stati uccisi. Intere famiglie erano state annientate, distrutte, cancellate completamente come se non fossero mai esistite. Un velo cupo e grigio era sceso ovunque. Al rumore delle cose e al vociare delle persone si era imposto un tetro silenzio, dove c’era pace e serenità la morte aveva calato il suo velo e ogni cosa aveva smesso di brillare.
In pochi si erano salvati. Mai nessuno era riuscito ad addentrarsi così in profondità eludendo tutti i controlli e sabotare un punto così vitale. La cosa questa volta doveva toccare le ‘alte sfere’ per non parlare della crudeltà indelebile della decisione. Uccidere tutte quelle persone. Quale tornaconto può soddisfare una così tremenda devastazione ingiustificata? Di sicuro questa volta la cosa non si sarebbe risolta per vie pacifiche anche se qualcuno di sicuro era già all'opera per insabbiare l'accaduto. La devastazione era tale che la sola notizia avrebbe fatto il giro dei sistemi in pochissimo tempo. I ribelli, coloro che tentano di sopravvivere, questa volta avrebbero reagito in maniera più decisa. La risposta ad un atto così crudele non poteva risolversi esclusivamente in maniera diplomatica. Le forse ribelli avrebbero organizzato un massiccio contrattacco. Jack e la sua squadra è parte di questo contrattacco. Molte truppe erano state distaccate nei punti strategici del pianeta rinforzando quelle già presenti. Il livello d'allarme era stato alzato in tutte le basi militari. Gli attacchi delle sonde ora, sembravano avere un diverso scopo da quello attuato negli ultimi dieci anni e gli intervalli d’invio non erano più regolari. Il sabotaggio del tutto inaspettato, aveva lasciato