Te la do io la suocera!
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Anteprima del libro
Te la do io la suocera! - Francesco Cagno
mamma
UNA NUOVA SFIDA
L’uomo alla scrivania aggrottò le sopracciglia. «Uff… S’è incantato di nuovo…», si lamentò. Lo schermo del suo pc era occupato da una finestra web in cui la scritta Please wait… Refreshing: 101_suocere
sembrava volersi ripetere all’infinito da diversi minuti. Qualcuno bussò alla porta dell’ufficio e lui distolse lo sguardo dal monitor. «Avanti…». La sua assistente si affacciò all’interno. «Dottore: lei è qui…», gli comunicò.
«Ah! Bene! Che aspetti? Falla passare…», rispose l’uomo alzandosi in piedi, mentre altre due donne comparivano sulla porta. «Vieni, cara, vieni! Ah! Ci sei anche tu! Che piacere! Accomodatevi!».
Dopo i convenevoli di rito l’uomo tornò a sedersi, afferrò rapidamente due fogli stampati e li passò alle sue ospiti. La criptica comunicazione di attesa, nel frattempo, non sembrava volersi decidere a scomparire dallo schermo del pc.
Please wait… Refreshing: 101_suocere Please wait… Refreshing: 101_suocere Please wait… Refreshing: 101_suocere Please wait… Refreshing: 101_suocere Please wait…
***
«Capisci Margherita? Riesci a intravedere il progetto editoriale che ho in mente per te? Prima hai scritto il tuo straordinario saggio sulle donne che non riescono a trovar marito: Il cuore in saldo… Poi c’è stato il successo di Nella gioia e nell’errore, sui passi falsi che si possono commettere nel matrimonio… L’evoluzione naturale deve essere un libro sul rapporto con i parenti acquisiti! E in particolare quello con la suocera: un classico! Vedrai: sarà un trionfo persino più grande dei precedenti!».
Ai toni entusiastici dell’editore Margherita Ficarazzi aveva inarcato un sopracciglio con aria poco convinta, poi era tornata ancora una volta a posare i suoi intensi occhi verdi sul breve testo che l’uomo le aveva proposto. Si trattava dell’ipotetica quarta di copertina
di un saggio in centouno punti e terminava, altisonante, con la frase: Un agile, indispensabile e dissacrante vademecum sul misterioso e controverso ‘Pianeta Suocera’ scritto con la consueta competenza da un’autorità indiscussa in tema di sentimenti e rapporti interpersonali
.
Evidentemente si parlava di lei e, con un sospiro, la Ficarazzi aveva spostato lo sguardo sul pancione ormai evidente. Era sicura che se mai avesse scritto un altro saggio in tema di sentimenti e rapporti interpersonali
, quello sarebbe stato sulla gravidanza, o al limite sulla condizione di madre. Al Pianeta Suocera
non avrebbe mai pensato, anche perché suo marito era orfano di madre e quindi almeno quel problema non si poneva.
Scostandosi dal volto una ciocca dei suoi lunghi ricci corvini, aveva tentato debolmente di obiettare: «Ma sono molto impegnata con il mio blog…». Da alcuni mesi aveva infatti iniziato a confrontarsi in rete con le donne nel suo stesso stato su uno spazio web creato ad-hoc. Era un sito principalmente dedicato alle future madri che, come lei, avrebbero avuto un bambino intorno ai quarant’anni, ma in realtà era aperto a tutte le partorienti che fossero interessate a condividere la propria esperienza.
«Il blog? Tanto meglio…», affermò con enfasi l’uomo che le sedeva davanti. «Avrai moltissimi spunti dalle future mamme che commentano i tuoi post! Figurati: basta che tu dica che ti servono un po’ di esperienze con le suocere e in men che non si dica avrai tutto il materiale di cui hai bisogno! Vedrai: questo libro si scriverà da solo…».
La Ficarazzi si voltò verso una donna castana, di qualche anno più giovane di lei, che ascoltava la conversazione in silenzio, appoggiata allo stipite della porta. Anche lei aveva in mano la stampa della quarta di copertina. «Dany: tu che ne pensi?», le domandò. Daniela Cavalieri era l’agente letterario di Margherita Ficarazzi, oltre che la sua editor di fiducia e ormai una carissima amica. La donna si strinse nelle spalle e fece un gesto vago con la mano libera. «Hai registrato quasi un anno di puntate dello show: in pratica sei in maternità…», le fece notare. «Avresti tutto il tempo per lavorarci: partorisci tra poco meno di tre mesi, no?». La Ficarazzi annuì. «Sì: con Se mi lasci sto male sto a posto…», ammise. «Solamènte che settimana prossima mio marito e io partiamo per il Kiaraq: lui deve tenere un nuovo ciclo di lezioni e…».
L’editore spalancò gli occhi ed entusiasta la interruppe: «Fantastico! Potrai chiedere spunti anche all’emiro! Capirai: con tutte le mogli che ha sai quante storielle divertenti sulle suocere potrà raccontarti…».
«Non lo so…», mormorò Margherita. «Ho un sacco di cose da fare e poi mi devo preparare per il parto. In pratica tra poco più di due mesi devo trasferirmi negli usa per l’addestramento pre-lancio…».
«Sempre decisa a partorire nello spazio, eh? Brava: magari poi facciamo un libro anche su quell’esperienza!», replicò l’editore. «Io, mamma e la nasa… Che te ne pare come titolo?».
«Bellissimo», fu il commento sarcastico della Ficarazzi. «Solo che la missione è dell’Agenzia Spaziale Europea, anche se in effetti il coordinamento a terra sarà fatto da Houston… Ah! Ecco invece un titolo buono! Houston: abbiamo un poppante!»
«Fantastico… Comunque: tornando alla mia proposta, secondo me tu questo libro sulle suocere lo scrivi in poche settimane! Aspetta: voglio darti qualcosa che potrebbe aiutarti a entrare in sintonia con la collana e con il lavoro che ho in mente…». L’uomo si alzò dalla scrivania e uscì dall’ufficio. La Ficarazzi e la sua agente si scambiarono un’occhiata. Margherita fece per parlare, ma prima di riuscirci fu interrotta dal ritorno dell’editore, che aveva tra le mani due volumi in edizione economica. «Ecco…», esordì mostrandoglieli. «Ti ho portato uno dei Centouno
che ha venduto di più: giusto per farti un’idea…».
«Carina, la rana…», disse la Ficarazzi.
«Non è una rana: è un rospo. Comunque il libro spiega i modi per trovare il principe azzurro. Centouno modi, ovviamente…».
«Ah! Utile…».
«Sì, infatti… E poi c’è quest’altro che avevamo pubblicato tempo fa in un’altra collana. Parla di come combattere la moglie, ma c’è un capitolo dedicato al rapporto coi suoceri e ti ho già segnato le pagine in cui puoi riutilizzare qualcosa. C’è materiale almeno per i primi tre o quattro punti».
«Eh! Così dovrei inventarmene solo altri novantasette…», protestò con sarcasmo la Ficarazzi accettando dalle mani dell’uomo i due libri che le aveva portato.
«No. Nel caso novantasei: un altro te lo suggerisco subito io!», esclamò allegro l’editore. «Senti se ti piace, eh? Potresti intitolarlo In macchina con la suocera
…». Margherita aggrottò le sopracciglia, ma lo lasciò continuare.
«Dunque: stando al galateo, se al volante di una macchina c’è il proprietario, il posto di riguardo
è accanto a lui. In una macchina sportiva scoperta il posto d’onore è sempre davanti, vicino a chi guida. Se in auto ci sono sia la moglie che la suocera il galateo richiede che sia quest’ultima, che è più anziana, a sedere davanti. E la moglie dietro. Questa è la teoria: ciò che consiglia il bon ton. È per questo che il posto accanto al guidatore viene chiamato il posto della suocera
… Interessante, no? Poi c’è il lato tragicomico. le statistiche affermano che se avviene un incidente il posto della suocera
è quello più a rischio. In caso di urto con un’altra auto è quello in cui c’è la maggiore probabilità di restarci secchi!».
La Ficarazzi tentò di sorridere, ma rabbrividì al pensiero dei tanti seggiolini per neonati che vedeva legati in automobile accanto alle madri alla guida. Prese nota mentalmente, quando il momento sarebbe venuto, di non mettere là il cosiddetto ovetto
, che aveva già comprato per quando suo figlio avrebbe viaggiato in macchina con lei. «Divertente…», mormorò senza molto entusiasmo. «Anche se andrebbe ricordato che tante suocere sono macari nonne. E spesso non si fanno scarrozzare in giro dal genero, ma sono loro che portano i bambini al nido o a scuola o a fare sport…».
«Brava!», esclamò l’editore. «Questo è lo spirito giusto: prendi ognuno di questi spunti, ne esplori prima il lato ironico e dissacrante. Magari vai anche un po’ sopra le righe, ma poi ne mostri anche il risvolto più umano e rispettoso della donna… Mi piace! Il tuo commento sarebbe la chiosa perfetta per non cadere troppo nel luogo comune della suocera-megera. E magari qui ci starebbe bene pure una bella illustrazione spiritosa… Forza Margherita: non farti pregare! Questo lavoro è perfetto per te. E poi mi daresti davvero una mano per le uscite di Natale…».
Margherita strinse le labbra e, ancora poco convinta, capitolò. «Ok… Lo faccio…», mormorò controvoglia. «Però bisognerà rivedere il titolo, perché non ho certo intenzione di scrivere contro una categoria femminile! Qui si parla di combattere
e l’idea non mi piace pi nnènti… E comunque gli aspetti psicologici del rapporto con le suocere sono ancora oggetto di grandi dispute nel mondo accademico: non intendo prendere posizione su una materia tanto delicata. Non è serio!». L’ultima parte se l’era un po’ inventata, ma l’uomo davanti a lei parve non accorgersene. Saltò in piedi con un sorriso stampato sulla faccia. «Eccellente!», esclamò. «Del titolo non preoccuparti: eventualmente ci lavoriamo… E poi lo vedi? Sei un’esperta: io mi fido ciecamente di te. E sono più che certo che con il tuo nome in copertina sarà un successo assicurato…». Margherita fece una faccia scettica. «Sì: come no…», mormorò girandosi verso la Cavalieri.
«È garantito!», esclamò l’editore.
«Comunque mi serve una mano, per scrivere ‘sto libro… Tu vieni con me in Kiaraq», dichiarò la Ficarazzi rivolta alla sua agente. «E tu…», concluse puntando l’indice della mano sinistra verso l’uomo in piedi dietro la scrivania, «…tu pagherai le sue spese di viaggio!». Lui abbassò gli angoli della bocca in una smorfia accondiscendente. «Tutto quello che vuoi, Margherita…», rispose. «Anzi, guarda: ti metto anche a disposizione uno strumento nuovo che stiamo usando per il libri con più di un autore. È un ambiente web: una specie di blog ad accesso controllato che permette di collaborare da remoto sullo stesso testo. Così tu e Daniela non dovete stringervi sullo stesso pc o spedirvi versioni su versioni di quello che scriverai, rischiando di confondervi. Il sistema inserisce in automatico una numerazione progressiva, in modo tale che in ogni momento sai quanti te ne mancano… E inoltre in questa maniera posso anche vedere come procede il lavoro ed eventualmente darti qualche dritta. Anzi: se trovo qualcosa di carino lo inserisco io stesso. Sempre che non ti dispiaccia…».
«Figurati…», replicò la Ficarazzi alzandosi faticosamente in piedi. «Allora mó me ne vado: mio marito mi aspetta in macchina. Alle cinque c’ho un’ecografia… Dany: ti fai spiegare tu questa storia dello strumento web? Più tardi ci sentiamo: ok?». L’agente annuì. «Tranquilla…». L’editore salutò Margherita con un caloroso bacio sulla guancia. Daniela Cavalieri abbracciò a sua volta l’amica e la guardò uscire dall’ufficio.
***
Quando dalla finestra vide la Ficarazzi entrare nella propria automobile, la Cavalieri si voltò verso l’editore ed esclamò: «Accidenti! Molto generoso da parte tua farti carico delle mie spese di viaggio… Quando lavoravo qua non eri mica così di manica larga!». L’uomo fece spallucce. «I libri della Ficarazzi sono sempre dei bestseller: la tua trasferta sarà un buon investimento se serve ad aiutarla a finir prima…».
L’agente annuì. «Vabbè: allora spiegami un po’ come funziona ‘sto strumento web
con cui dovremo lavorare…». L’editore le fece cenno di girare intorno alla scrivania. «Vieni, vieni… Ecco: finalmente s’è sbloccato…», borbottò. Lei si tirò dietro la poltroncina girevole e si mise seduta al suo fianco.
«Nel web editor…», spiegò alla Cavalieri, «ci sono già un paio di punti che avevo inserito per – ehm – far pratica... Li ho presi dalle bozze di un libro che fu iniziato tempo fa sullo stesso argomento, ma che poi abbandonammo…».
«Ah! E li possiamo usare?».
«Sì sì: ve li lascio inseriti… Ecco: vedi? Sul testo 101_suocere
c’è già una specie di preghiera e un pezzo sulle suocere extraterrestri, o qualcosa del genere…». L’uomo tirò fuori un sottile blocco di fogli stampati, rilegati con una spirale. «Copiamo questo: Che fare se vostra suocera ha un amante?
».
Daniela indicò il manoscritto. «Quello me lo dai? Così almeno abbiamo una base di partenza…». L’editore sogghignò.
«Nah! Voglio che vi spremiate il cervello… Però nei prossimi giorni, mano a mano che vedo comparire i vostri contributi
, ve ne aggiungo qualcun altro…».
***
Tre giorni più tardi Margherita Ficarazzi si era installata insieme al marito nella Suite Presidenziale del fiabesco Palazzo dell’Emiro Jussuf del Kiaraq: suo ottimo amico oltre che – tecnicamente – primo marito.
Il lussuosissimo appartamento che occupavano era lo stesso che era stato loro assegnato in occasione della prima tappa della loro luna di miele, avvenuta circa un anno prima. Le ampie finestre della zona giorno affacciavano sulla sconfinata area-benessere: un tripudio di piscine e zone relax. A seguire, oltre il muro di cinta, si stendeva Pussyrockets Plaza: la piazza principale di Jussufia, capitale del piccolo emirato.
Prima di partire da Roma, Margherita aveva esaminato i punti già inseriti dall’editore nel web editor e poi, con la propria utenza, aveva estratto alcuni proverbi dal libro sui modi per combattere la moglie. Un ulteriore paragrafo era riuscita a ricavarlo dal suggerimento in merito al posto della suocera in automobile, ma a quel punto si era arenata. Era partita alla volta di Jussufia convinta che non sarebbe mai riuscita a mettere insieme le restanti novanta e passa perle di saggezza
sulla suocera.
La mattina del primo giorno in Kiaraq, Margherita aprì il pc portatile, lo accese, sbuffò e disse: «E mó?».
«Io vado!», annunciò suo marito, diretto verso la sua lezione di Problem Solving per gli eunuchi dell’harem.
«Ricordati che stasera siamo a cena con l’Emiro…», rispose la Ficarazzi accompagnandolo verso l’ingresso dell’enorme appartamento. «Probabilmente mangeremo all’aperto: nel giardino pensile…», ipotizzò. Davanti all’imponente portale di legno, dipinto di bianco e decorato con bassorilievi, i due sposi si scambiarono un lungo bacio. «Oh! Vedi se riesci a farti dare un paio di compresse di Eunuchina effervescente da uno dei tuoi allievi: ti ricordi che divertimento con gli effetti collaterali?», disse scherzosamente Margherita. Lui sollevò un sopracciglio. «Perché: pensi che io abbia bisogno di un aiutino? Al naturale non ti vado più bene?», le domandò fingendosi offeso. La moglie gli diede una bottarella affettuosa sulla fronte, mormorò un affettuoso «Vattinni, và…», e aprì la porta.
«Ué! E questa che roba è?», esclamò l’uomo. Margherita seguì il suo sguardo stupito e spalancò gli occhi. Sulla superficie esterna del battente erano appiccicati alcuni bigliettini di vari colori, insieme a molti ritagli di giornale attaccati con lo scotch. «E ‘sti pizzini che mi stanno a significare?», sbottò allarmata la Ficarazzi, che quando era sorpresa tendeva involontariamente ad accentuare la cadenza catanese.
Suo marito staccò un foglietto e lo esaminò. Molti dei pezzi di carta attaccati sulla porta erano scritti in arabo, ma quello era in inglese. «È una barzelletta…», mormorò incredulo. «S’intitola Salomone e le due suocere
…».
Il volto di Margherita Ficarazzi s’illuminò in un grande sorriso. «Ho capito…», disse. L’esame di alcuni altri post-it e ritagli le confermò che tutto il colorato collage che occupava il battente era costituito da suggerimenti per il suo libro, evidentemente lasciati dei kiaracheni che abitavano e lavoravano nella residenza reale.
***
Quando suo marito rientro in camera trovò la Ficarazzi curva davanti al computer, con uno sguardo spento e le braccia strette intorno alla pancia, come se la stesse proteggendo da una minaccia incombente. Le occhiaie che spiccavano grigie sopra i suoi begli zigomi spruzzati di piccoli nei lasciavano capire che aveva pianto disperatamente. Adesso però gli occhi erano asciutti. L’uomo sapeva che la gravidanza portava Margherita a commuoversi ancora più facilmente del solito. «Sono gli ormoni…», sosteneva lei quando scoppiava in lacrime davanti a una scena romantica di un film d’amore. Ma dall’espressione della donna lui capì che le