La campanella perduta nel nuraghe
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Anteprima del libro
La campanella perduta nel nuraghe - Daniele Santino Bosu
Bosu
Capitolo I– La leggenda
Cosa accadde nell’isola dei nuraghe attorno al X sec. a.C.?
I Greci la chiamavano Ichnussa o Sandlyon, per via della forma tipo un piede o un sandalo. Ma il suo nome che si perde nella notte dei tempi è : Sardegna.
Il popolo Sardo fiero e mai domo che da sempre viveva nel territorio, era timoroso dei propri dèi, dopo secoli di atti propiziatori per la pace e per il raccolto, andati a buon fine all’improvviso dovette chinare il capo e arrendersi all’ira divina.
Gli antenati tramandarono la leggenda che furono le stesse divinità a edificare i Nuraghe, in un giorno magico, quando il sole scomparve, coperto si disse dall’occhio degli dèi, che lo coprì. Vollero donare quelle ciclopiche strutture a un solo popolo orgoglioso e giusto, come grande premio per la loro secolare fedeltà di adorazione verso gli dèi. I Fenici e i Greci che commerciavano con essi, rimasero allibiti nel vedere quelle maestose e possenti edificazioni, nate come per incanto, e non osarono mai chiedere, quale sortilegio fosse stato ad aver fatto tutto ciò.
Nel nuraghe più centrale dell’isola gli dèi fecero trovare una piccola campanella d’oro.
E durante il sonno del capo di allora, gli apparvero in sogno e dissero, che scuotendola durante le preghiere, si sarebbero esaudite alcune specifiche richieste.
Sempre che il rito fosse praticato all’interno di un nuraghe, con la luna piena e che fossero presenti sull’altare almeno tre statuette di bronzo che usavano per le preghiere e i riti. Poi aggiunsero: Anche di una divinità minore bisogna conoscere le leggi, per ottenere da essa delle grazie.
Trovate il filo naturale che vi condurrà da lei. Scuotetela tenuta per il collo non sarà più magnanima
.
Non usatela per scopi che non siano: La pace fra i popoli, il raccolto, la salute dell’uomo e del bestiame, o in caso di estremo bisogno, la conquista di nuovi territori da piegare al credo degli dèi.
O per uno stolto pagherà un’intero popolo
.
Le frasi da usare anticipate e seguite da tre scampanellii, sono : Il raccolto e il benessere donateci o dèi, con la pace in terra
e..." mieteremo i corpi dei miscredenti, per voi o dèi, e la terra sarà nostra.
Il giorno dopo si fece un’incontro con tutti capi villaggio, per metterli al corrente delle regole dettate direttamente dalle divinità.
Poi sempre in seduta fiume con anche alcuni vecchi saggi trovarono la soluzione: Per il filo naturale bisognava usare un lacciolo di cuoio intrecciato. La campanella bisognava suonarla dal piccolo manico, sempre fatto in oro e fuso in unico blocco.
Di generazione, in generazione sempre rigorosamente tra pochi sacerdoti eletti e pochissimi saggi, si tramandarono i suoi suoi segreti.
Come per incanto nell’isola cessarono le guerre e anche le faide fra famiglie trovarono accordi pacifici.
I raccolti furono sempre rigogliosi e sani, le piogge cristalline scendevano copiose, gli animali erano in carne e i fienili abbondanti.
Anche le nuove nascite, in virtù del benessere crebbero molto.
Gli interessi culturali poi ebbero un successo mai visto prima,le feste, i balli e i canti erano all’ordine del giorno.
Le maschere tipiche anche loro, propiziatrici per un buon raccolto, facevano il giro dell’isola, per la felicità di grandi e piccoli. Erano le progenitrici di quelle che sarebbero diventate: Sos Thurphos, Mamuthones-Issohadores, Mèrdules-Boes
e molte altre non meno importanti.
Un popolo felice con la gioia di vivere nel cuore e nello spirito.
Poi, come ogni cosa bella, quell’epoca finì.
Si racconta che un tempo un’adepto di nome Simus, perse la ragione e aiutato dall’amante, carpiti i segreti, propiziò la guerra.
Riteneva che quel mondo irreale, fatto di pace e di serenità, non era la vera vita terrena, ma una gabbia dorata creata dagli dèi per i suoi sudditi.
In poco tempo scoppiarono le prime rivolte, violente a decine di sos meres