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Il nulla (i miei racconti)
Il nulla (i miei racconti)
Il nulla (i miei racconti)
E-book26 pagine18 minuti

Il nulla (i miei racconti)

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Info su questo ebook

Giuliana è una donna di trentasei anni, amante della bellezza e attenta alla salute: tennis, palestra, serate con gli amici sono le sue priorità. Insieme ad un medico, amico di suo padre, gestisce una beauty. Convive serenamente da quattro anni con Diego, nonostante lui voglia un figlio e lei sia terrorizzata all'idea di veder cambiare il proprio corpo. Una diagnosi medica sconvolgerà la sua quotidianità e le farà capire che la sua vita manca di colore.


Un brano del racconto:

Ho trentasei anni, passo ore in palestra; voglio invecchiare bene, in salute. Ora quell’ invecchiare in salute mi appare beffardo. Tutti gli slogan sulla giusta alimentazione, sul fitness, mi appaiono così patetici.

Tutto mi appare patetico: il mio lavoro che va alla grande, il fine settimana nei locali più trendy fino a notte tarda, la fissa per il tennis la domenica mattina, l’ossessione di esibire un fisico scultoreo, le mie gambe snelle - ho speso una fortuna per rifarmi il seno; era troppo piccolo, lo avevo voluto più grande, come le mie labbra...
LinguaItaliano
Data di uscita25 ott 2014
ISBN9788890823404
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    Anteprima del libro

    Il nulla (i miei racconti) - Ornella Aprile Matasconi

    Notes

    Cap. 1

    È lunga! Non passa! L'attesa è snervante. L'appuntamento è alle 14,30. Continuo a toccare il mio orologio al polso. Quanto l'ho desiderato. Amo gli orologi. Ne faccio collezione. Mi guardo intorno, oltre me anche gli altri sono tesi. Mi aggrappo al polso, in cerca del mio orologio. Lo rigiro più volte su se stesso, come se girandolo il tempo scorresse più velocemente. Poi torno a guardare le lancette: è passato solo un minuto dall'ultima volta che ho visto l’ora. Sono in attesa in questo corridoio, un budello bianco che sembra non avere fine; in fondo intravedo una finestra, aperta su quelle che sembrano scale d'emergenza, in ferro. C'è qualcuno fuori a fumare. Sento il tramestio degli zoccoli sulla lamiera della pedana, l’acciottolio di sillabe acute al telefono. Il rumore mi dà fastidio. In questo posto il silenzio è d'obbligo, i rumori straziano come Nefilim con la clava. Sono seduta su una sedia celeste, una della ventina disposte su entrambi i lati per tutta la lunghezza del corridoio su cui affacciano una decina di porte con sopra una targhetta bianca; giù, giù, in fondo sull’altro lato, una scritta rossa in cima alla vetrata bianca: reparto oncologico.

    Sono sola, non ho detto a nessuno quello che sto vivendo. Da soli tre giorni so di essere malata, che lo sono da un po’ di tempo. Non lo sapevo nella vita di ogni giorno quando la mattina facevo colazione.

    Una tosse secca mi perseguita da tempo, forse una freddata; il mio dottore mi aveva prescritto una radiografia

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