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Tu con me
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E-book124 pagine1 ora

Tu con me

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Info su questo ebook

Roberta Salvati, trentenne di Foligno, ha sconfitto il linfoma di Hodgkin che l'aveva colpita un anno fa. Il web conosce bene questa storia di amore e dolore raccontata quotidianamente sulla pagina Facebook “Dajerobs”, che oggi conta più di 14.000 followers. E proprio quel diario di bordo che ha conquistato tanti italiani, diventa un libro.
“Tu con me”, edito da Bertoni Editore e scritto a quattro mani da Roberta Salvati e dalla giornalista Veronica Fermani, racconta l'altra faccia del cancro: quella della vita che esplode all'improvviso, dell'amore incondizionato, della bellezza di una giornata di pioggia, di uno starnuto, di una passeggiata all'aria aperta.
“Questo libro – spiega Roberta Salvati – descrive quella che è stata la mia vita nell'ultimo anno. Con me c'è stato il cancro che ha cambiato definitivamente le mie giornate. Con me ci sono state tante e tante persone che attraverso i social mi hanno fatto sentire meno sola. Con me c'era e c'è ancora oggi la mia dolce mamma”.
Una pubblicazione che nasce con una finalità esclusivamente benefica: “Abbiamo voluto con forza – spiega ancora la Salvati - che tutto il ricavato delle vendite andasse al Comitato Daniele Chianelli, che supporta le famiglie dei bambini malati di cancro. Non solo. Questo libro andrà nelle sale di attesa degli ospedali, nelle stanze della chemio terapia dove tante ragazze come me, ogni giorno, spaventate, portano avanti la loro battaglia. Non bisogna aver paura della cura e neanche degli effetti. L'importante è non arrendersi”.
LinguaItaliano
Data di uscita11 mag 2020
ISBN9788835825197
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    Anteprima del libro

    Tu con me - [Roberta Salvati e Veronica Fermani]

    Roberta Salvati

    Veronica Fermani

    TU CON ME

    Il cancro, mamma, la vita

    Foto in copertina di Federica Sclippa

    I diritti d’autore saranno devoluti al Comitato per la Vita Daniele Chianelli

    Prefazione

    Perché la vita ride con me, e con me si mischia al dolore e qualche volta si trasforma e diventa speranza, o disperazione. Ma sempre magia è. La immagino così - racchiusa in queste parole - quella impressionante e smisurata carica di energia che appartiene a Roberta, la vera Regina di questo racconto. 

    E il suo regno accoglie di tutto, dalle misere paure umane (che tanto però ci rendono grandi) alle ambizioni più nobili e sincere. 

    Roberta non è altro che una ragazza, una di noi, ma allo stesso tempo ha già vissuto esperienze che per molti (anche più grandi di lei) potrebbero essere la distruzione di tutto. 

    Non voglio fare santini, né proclamare una nuova martire, perché nemmeno a lei piacerebbe essere dipinta così, ma una cosa voglio gridarla dal profondo del mio cuore, e ve la scrivo senza pensarci troppo, subito, all’istante: se dopo aver letto la sua storia rimarrete estasiasti quanto me dalla sua voglia di buttarsi nella mischia e vivere fino in fondo - schiacciando ombre e impedimenti come brutti mostri - allora anche a voi susciterà quel sorriso che da sempre la distingue dagli altri, e la rappresenta nella sua quotidianità. Senza paura. 

    Oppure, qualche volta c’è pure in lei, ma superbamente la ignora.

    Buona lettura e buon viaggio nel Regno dei sorridenti. Malgrado tutto.

    Catena Fiorello

    A mia mamma, piccola grande donna, che ha trascorso la sua vita a rendere meravigliosa la mia.

    Al mio angelo Youssef, dolce guerriero, che per primo mi ha insegnato come sia possibile lottare con il sorriso.

    A Iolanda e a tutte le altre, che hanno combattuto senza mai arrendersi fino alla fine.

    Introduzione

    C’è vita negli occhi di Roberta, nelle sue parole, nelle sue foto colorate condivise sul web, strillate al mondo con la genuinità di una bambina e la consapevolezza di una donna. C’è vita nella sua voglia di coinvolgere, di dire a tutti che no, lei, nonostante il cancro, non ha smesso di sognare e ascoltare musica. C’è un’immensa vita nel raccontare la sua storia e quella della sua splendida mamma. Una vita che ti attraversa le mani e ti fa vibrare il petto, che accende la tastiera di un computer sopravvissuto a tante battaglie. C’è vita in questo diario che ha accompagnato per 238 giorni la malattia di una splendida trentenne e della donna che l’ha messa al mondo. C’è vita in Ilaria, Stella, Irene, Serafina, Vanessa, Maria Elena, Emanuela, Stefania, Serena, Laura, Nicoletta e in tutte le giovani donne che giocano per vincere la loro partita contro il cancro. C’è vita nelle nostre esistenze troppo spesso trascurate, martoriate, denigrate. C’è vita.

    Anche quando mangi per dolore e nel silenzio senti il cuore come un rumore insopportabile e non vuoi più alzarti

    e il mondo è irraggiungibile

    e anche quando la speranza ormai non basterà

    c’è una volontà che questa morte sfida

    la nostra dignità la forza della vita.

    [Paolo Vallesi, Giuseppe Dati - 1992]

    1. #DAJEROBS

    Diario di bordo

    20 ottobre 2015.

    Stop

    Se avessi dovuto immaginare un ostacolo in grado di sbarrarmi la strada, impedendomi di passare oltre, avrei certamente pensato ad un enorme macigno. Ad una roccia così pesante da non poter essere né rimossa né, tanto meno, scavalcata. 

    E invece, ironia della sorte, sulla mia strada è arrivata una stupida pallina. Si è infilata nella mia vita subdolamente, rotolando in silenzio, tra le pareti di una salute apparentemente di ferro. Non ha chiesto neanche Permesso? Si può? È un buon momento?. No, cazzo. Non lo è. La laurea, il lavoro al museo, i progetti con Vincenzo, le serate al karaoke. Questa maledetta ha urtato ogni cosa senza rispetto. 

    Ed io, illusa, a tentare di schiacciarla per impedirle di mettere a soqquadro la mia vita. Tutto inutile. Algida e indifferente se ne sta qui attaccata al mio collo, premendo sulla mia vena e facendomi rischiare addirittura una trombosi. I medici l’hanno studiata per bene: un bel prelievo del midollo per niente piacevole e poi la biopsia. Conclusione? Il problema non è tanto lei, quanto questo tale Hodgking che ha deciso di albergare dentro di me. Un delinquente bello e buono: prima il prurito alle gambe, poi quella tosse metallica e infine le notti immersa nel mio stesso sudore. 

    Per scovarlo definitivamente ci è voluta questa insulsa pallina.

    La diagnosi arrivata con una foto in bianco e nero che lo ritrae comodamente disteso sul mio diaframma.

    Ho visto il terrore negli occhi dei miei genitori. Ho visto lo smarrimento in quelli di Vincenzo. E ho avuto paura per loro, paura che non potessero reggere il colpo. È stato questo l’unico, vero, grande timore che mi ha fatto barcollare quando quel medico dai capelli bianchi ha iniziato a spiegarmi, con tono sommesso, che la mia vita sarebbe cambiata.

    Diario di bordo

    28 ottobre 2015.

    Amiche

    Pare che il mio sia un caso piuttosto grave. Questo bastardo è grosso 14 cm e mi sta provocando versamenti al cuore e ai polmoni. Probabilmente se ne sta lì da un annetto circa. Si è allargato, ha preso spazio e ora schiaccia tutto quello che trova intorno a sé. La buona notizia che non appartiene alla famiglia dei cattivi, così mi ha detto il medico, ma a quella dei buoni

    Si sa, la bontà è un concetto del tutto relativo a questo mondo. A Foligno potevano farmi ben poco, così mi hanno trasferita (d’urgenza, anche se sono stati molto delicati nel comunicarmelo) all’ospedale Silvestrini di Perugia. Prima tappa la chirurgia toracica. Poi da oggi l’ematologia. Erano le 12 di questa mattina quando sono venuti a prendermi per trasferirmi nel nuovo reparto. Ho dovuto togliere tutto: persino la mia biancheria intima, perché ogni oggetto non controllato può essere fonte di virus e batteri. 

    Quando l’infermiera mi ha spiegato come dovevo preparami al nuovo soggiorno, ho sentito chiudersi la gola: niente trombosi stavolta,

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