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A debito della vita
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A debito della vita
E-book113 pagine30 minuti

A debito della vita

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“l'eterna canzone, la canzone dolcemente velenosa dell'amore che inebria e uccide”: il leitmotiv individuato da Raboni (in sede di prefazione) ritorna in varie forme nella poesia di Mario Stefani, voce autorevole del panorama veneziano, attraverso un lessico quasi povero, violento nella sua semplicità. Amore sensuale - la carne è il “porto / in cui ogni tanto bisogna sostare” - amore struggente per una madre partita, per Venezia dal Carnevale amaro, e per la vita che sfugge lasciandoci in debito. “E non ho / per dire agli altri che sono un uomo fra uomini / che un silenzio di parole”.
LinguaItaliano
Data di uscita7 lug 2014
ISBN9788896753996
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    Anteprima del libro

    A debito della vita - Mario Stefani

    info@pandaedizioni.it

    Ritratto dell'autore

    Testimonianze

    Gianni Crovato

    La scheda bio-bibliografica dice abbastanza della vicenda letteraria di Mario Stefani. Le prefazioni, i ritratti, i premi, le traduzioni che gli sono stati dedicati dimostrano già da soli che questo poeta ha saputo volare a quote invidiabili.

    Io vorrei attrarre l'attenzione, al di là di considerazioni formalistiche e meramente letterarie, soprattutto per alcuni contenuti essenziali della ispirazione di Mario Stefani.

    Gli artisti si distinguono per la loro sensibilità - più acuta, qualche volta anche distorta, in ogni caso idonea a sottolineare momenti e aspetti che alla sensibilità comune sfuggono - ma in modo particolare per la interpretazione che essi sanno dare del loro vissuto sensibile. Per la prima caratteristica tendono ad essere straordinari, per la seconda tendono ad essere universali: nel vissuto sensibile, infatti, colgono significati umani e li dilettano e li esaltano quanto più possono.

    La sensibilità di Stefani è spesso sensualità, compiacimento estetico voluto, proclamato e insistito di forme corporee, ma tale compiacimento non si chiude nel circuito dei sensi, cerca e trova spazi immensi in cui dispiegarsi. "Primavera e Oh l'alabastro sono in proposito emblematiche. Si potrà dire che tal volta queste aspirazioni non hanno in Mario Stefani aperture o slanci sufficienti per essere celebrate nella gioia e che nei suoi versi affiora la tristezza quasi frustrazione di un troppo alto volo. E in realtà impressiona leggere la sua esortazione Fuggite voi che potete dalla vita, la sua confessione di amare la paura di vivere, la sua desolata ammissione di non sapere più vivere nella vita".

    Ma è chiaro che egli vuole oltrepassare il limite dei sensi ed è qui che emerge più nitidamente il suo vissuto sensibile.

    Così se pure: "la vita muore e la porta rimane chiusa, se pure gli sfugge la vita ogni giorno e per questo ha il cuore pieno di tristezza, in Stefani la speranza resiste e scruta l'orizzonte infinito. Anzi, si fa invocazione esasperata di Dio. Dio sembra tacere. è la carne allora il porto in cui ogni tanto bisogna sostare. Solo sostare, però, il richiamo divino continua: il campanile è inviato per vincere il male della vita".

    Riprende allora la tensione dialettica che anima la poesia di Stefani. E non per brevi lampi, perché Stefani non trascura l'alto richiamo ancorché Roma resti per lui soltanto "città della mia luce pagana e in lui l'abbandono dia l'impressione di prevalere: il mio io è stanco di

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