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Indizi di luce
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E-book213 pagine1 ora

Indizi di luce

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Basta leggere uno qualsiasi dei componimenti di Giuseppe Barin per capire subito che si ha a che fare con una poesia matura, raffinata, colta, in cui ciascun verso e ciascuna parola non vengono proposti in maniera casuale o impulsiva, ma tutto passa attraverso l’attento lavorio del poeta. Barin predilige forme espressive libere, prive di metriche e rime, ma ciò non gli impedisce di dar vita a versi fortemente armonici, melodiosi, che con un ritmo costante e mai “invadente” si muovono con delicatezza tra le pagine di questa raccolta avvolgendo il lettore in una sorta di abbraccio caloroso. Quella di Barin è una poesia, per così dire, “invitante”, accogliente, nobilmente umile, che, lungi dal respingere il lettore, lo mette immediatamente a suo agio. È come se il poeta, con queste liriche, aprisse le porte del suo mondo facendoci accomodare e sentire come fossimo a casa nostra, dando origine a un grande processo di condivisione.

Giuseppe Barin è nato a Noale, in provincia di Venezia. Si è laureato in giurisprudenza a Padova. Ha esercitato la professione di dirigente d’azienda. È sposato, ha tre figlie e sei nipoti. Le sue poesie hanno ottenuto primi premi e altri importanti riconoscimenti in vari concorsi letterari. Tra i suoi libri, Le brume del cuore (2016) e Il dolce canto degli anni (2020).
LinguaItaliano
Data di uscita31 mag 2023
ISBN9788830682450
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    Anteprima del libro

    Indizi di luce - Giuseppe Barin

    Prefazione

    Basta leggere uno qualsiasi dei componimenti di Giuseppe Barin, raccolti in questa silloge intitolata Indizi di luce, per capire subito che si ha a che fare con una poesia matura, raffinata, colta dove ciascun verso, e ciascuna parola, non viene proposto in maniera casuale o impulsiva ma tutto passa attraverso l’attento lavorio del poeta. Il che non vuol dire affatto che nella poesia di Giuseppe Barin non ci sia mai l’ispirazione, il fulmine che accende l’estro creativo. Tutt’altro. La bravura di Barin consiste nel saper filtrare il momento dell’ispirazione, che è imprevedibile e immediato, con quello della creazione che è invece mediata dal poeta. In quest’ultimo senso, quello che si ha tra le mani è letteralmente vera poesia cioè appunto il frutto di quello che nell’antica lingua greca era il , il dar forma, nel caso specifico attraverso l’uso delle parole, a sentimenti, emozioni, ricordi, riflessioni, stati d’animo.

    Questa capacità creativa, cioè appunto poietica, la si apprezza non nella quantità ma soprattutto nella qualità di questi componimenti ovvero nello stile che utilizza l’autore. Barin predilige forme espressive libere, prive di metriche e di rime ma ciò non gli impedisce di dar vita a versi fortemente armonici, melodiosi, che con un ritmo costante, ma mai invadente, si muovono con delicatezza tra le pagine di questa raccolta avvolgendo il lettore in una sorta di abbraccio caloroso. Quella di Barin è una poesia, per così dire, invitante, accogliente, nobilmente umile, che, lungi dal respingere il lettore, lo mette immediatamente a suo agio. È come se il poeta, con queste liriche, aprisse le porte del suo mondo facendoci accomodare e sentire come fossimo a casa nostra, dando origine a un grande processo di condivisione.

    A essere condiviso è, ovviamente, l’universo interiore del poeta e ciò viene fatto con grazia e modestia non comuni.

    Nello stile del poeta è da sottolineare l’efficace utilizzo di ermetismi che non sono mai né eccessivi né puramente formalistici. Eccone alcuni esempi:

    Hai nel cuore

    Un diluvio di rose,

    Un braciere di sogni,

    Una festa di volti e di voci.

    Han capriole d’immenso

    Gli antichi violini del tempo.

    Anch’io imparerò, se m’insegni,

    A cercare l’arcobaleno

    Dentro ogni lacrima,

    A riempire di gigli e usignoli

    Lo stupore d’ogni preghiera.

    Sciolgo le trecce ai pensieri

    Perché trovino pace di volo.

    Dentro mazzi di sogni e di luce

    Ho cercato parole per te,

    Impossibili suoni da metterti in cuore.

    Mi sono seduto al tuo fianco

    Ed ho aspettato che fossero petali d’anima

    Le gemme del nostro racconto

    D’occhi e di mani.

    Abbiamo scelto sono alcuni esempi ma davvero ce ne sono moltissimi e tutti molto apprezzabili dentro queste poesie e anzi questa caratteristica espressiva di Barin è forse uno dei tratti più peculiari dell’autore.

    Come si accennava, lo stile del poeta mette a proprio agio il lettore e lo introduce nel suo mondo che è costituito da quelle che sono le tematiche principali di questi indizi di luce.

    In primo luogo, c’è un’attenzione alla natura che svolge una funzione simbolica e metaforica. Il mutare delle stagioni, ciascuna con la sua bellezza specifica, il variare di luci e colori che si offre all’osservazione sono tutti elementi che richiamano il poeta e lo spingono a riflessioni intime legate agli stati d’animo del presente e anche a momenti più malinconici legati al passato.

    La costante contemplazione della natura aiuta Barin ad affrontare altre due tematiche principali presenti nella sua poesia. La prima è quella dell’amore visto nella sua declinazione più pura e autentica; la seconda è la ricerca dell’oltre, di quella dimensione di infinito visto non in chiave pessimistica, materialistica, di solitudine e tragica rassegnazione, ma come speranza, come meta, come ascesa e ricongiungimento. Un oltre illuminato da una luce accecante della quale, come ci ricorda il titolo di questa silloge, nell’aldiquà possono ritrovarsi soltanto alcuni suoi indizi.

    Francesco Marchianò

    Indizi di luce. Sfogliando l’ultimo libro di poesie di Giuseppe Barin

    Il tempo che stiamo vivendo è un tempo negato alla poesia: un tempo di prosa durissima, anzi una babele delle lingue le quali, nei contrasti accesi dalla guerra, dalla pandemia, da una serie infinita di crisi ed emergenze, danno il peggio di sé e generano parole nuove, appuntite come armi, costruite non per dialogare ma… per aver ragione contro qualcuno.

    Ma proprio questo mondo e questo tempo hanno bisogno estremo di una lingua franca, un esperanto innocente e salvifico. Hanno bisogno di una lingua che sia patrimonio di tutti e sia, per questo, una profezia che continua ad insegnare senza stanchezza l’alfabeto della vita a chi l’ha dimenticato. Questo è il compito della poesia.

    La poesia esiste da sempre, non è straniera al mondo degli uomini : la ritroviamo nel fascino della prima parola di ogni bambina e ogni bambino, nell’eterno vocabolario dell’amore, nel linguaggio affascinante e persuasivo della creazione; si rivela anche nelle parole della vita quotidiana, abita nello spazio pacificante della nostra casa; si respira nelle stagioni che si susseguono e, con la loro perenne novità, non sembrano accumulare il tempo contro di noi, ma piuttosto sottrarlo e ringiovanirci.

    E poi ci sono i libri di poesie. Ancora una volta il libro, anche questo testo di Giuseppe Barin, realizza e ci

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