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Il bello del cinema? I pop corn: Le più belle riflessioni sul cinema di tutti i tempi
Il bello del cinema? I pop corn: Le più belle riflessioni sul cinema di tutti i tempi
Il bello del cinema? I pop corn: Le più belle riflessioni sul cinema di tutti i tempi
E-book160 pagine2 ore

Il bello del cinema? I pop corn: Le più belle riflessioni sul cinema di tutti i tempi

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Info su questo ebook

“Se sei capace di guidare una macchina, puoi anche dirigere un film”
(John Landis)

“E’ sempre così. Tutte le volte che sto per incominciare un film
me ne viene in mente un altro” (Michelangelo Antonioni)

“Al montaggio si incontra il destino” (Jean Luc Godard)

"Il film è un battello che chiede solo di affondare” (François Truffaut)

“Il cinema è crudele. Fotografi i tuoi errori” (Brian De Palma)
LinguaItaliano
Data di uscita19 dic 2013
ISBN9788898137428
Il bello del cinema? I pop corn: Le più belle riflessioni sul cinema di tutti i tempi

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    Anteprima del libro

    Il bello del cinema? I pop corn - Ignazio Senatore

    CORN

    INTRODUZIONE

    Per voi il cinema è spettacolo.

    Per me è quasi una concezione del mondo.

    (Vladimir Majakovskij)

    Amo il cinema che non mi lascia in pace

    (Erri De Luca)

    "Ho scoperto che uno può anche alzarsi ed uscire da un cinema se la cosa non gli interessa.

    Ricordo la volta che con Linda e mia figlia

    siamo andati a vedere un film insieme. Una cosa orrenda!

    Stavo soffrendo come un dannato ma mi consolavo

    pensando che a loro piacesse...

    A un certo momento non ne potei più e Linda dissi:

    È un film orrendo. Se fossi da solo sarei già uscito.

    A quel punto Linda e mia figlia subito dopo, ripetettero la

    stessa cosa. Così ci alzammo e ce ne andammo tutti e tre.

    Fu una sensazione stupenda, alzarsi e lasciare il cinema là,

    con il suo film orrendo e la gente dentro.

    Sai una cosa, il bello del cinema

    sta solo nel fatto di sedersi e di mangiare pop-corn".

    (Charles Bukowski)

    Lettore vorace di riviste specializzate e di monografie sul cinema, ho iniziato molti anni fa a raccogliere riflessioni, aneddoti e considerazioni sulla Settima Arte ed a pubblicarle poi sul mio sito www.cinemaepsicoanalisi.com, nella rubrica Parola di regista.

    Nel corso del tempo è nata in me l’idea di confezionare questo volume e di attribuire, per gioco, ad ogni singola citazione, il titolo di un film.

    Le riflessioni riportate in questo libro sono tratte da interviste che mi hanno rilasciato attori e registi, aneddoti e testimonianze dirette di amici cinephile, stralci estratti da qualche articolo comparso su quotidiani, da volumi sul cinema o catturati da qualche intervista in Rete.

    Vuoi per i ricordi confusi ed appannati, vuoi per l’età che avanza, non sono riuscito a risalire a tutte le fonti. Spero non me ne vogliano per questo i registi, gli attori, né tantomeno il lettore.

    Il bello del cinema? I pop corn

    A prova di errore

    Per quanto riguarda gli errori che un regista non dovrebbe mai fare ce ne sono molti e io penso di averli fatti tutti. Ma il più grande è forse quello di pensare che si debba mostrare tutto ciò che si vuole dire. Quando si tratta di violenza, per esempio, nessuno sembra capace di trovare un’alternativa nel metterla in scena, ma in effetti il cinema spesso raggiunge l’impatto maggiore, rifiutandosi di mostrare ciò che cerca di evocare. Mai dimenticarlo. (Wim Wenders)

    Le ali della libertà

    "Sono cresciuto con un sogno, con un desiderio di libertà ma poi, all’indomani del Sessantotto, ci fu la delusione: con il solo impegno politico non si raggiungeva alcuna libertà. Per mutare le condizioni sociali, bisognava cambiare gli individui. E come si cambiano gli individui? Quando si è di fronte alla propria sessualità, i nodi vengono al pettine, si fanno i conti. Ecco, da questa presa di posizione è iniziata la serie di film erotico-sessuale che io non considero affatto una diminutio dal punto di vista ideologico, politico o professionale rispetto ad altre opere del primo periodo, ma solo la continuazione, su un altro campo, della stessa, ansiosa, irrimediabilmente insoddisfatta ricerca di libertà. A tutto campo." (Tinto Brass)

    Alice’s restaurant

    Luna rossa è un film contro i ristoranti e le pizzerie. Dopo averlo visto ti si chiude lo stomaco perché ti lascia qualcosa che ti logora dentro e ti fa pensare... Non è come tanti altri film che non ti lascia niente e dopo che, dopo averlo hai visto al cinema in compagnia dei tuoi amici, esci dalla sala e dici: Vabbè, andiamo al ristorante o in pizzeria? (Antonio Capuano)

    Alone

    Ho avuto una giovinezza molto solitaria, adoravo stare in soffitta a leggere i miei libri, non avevo molti amici e la cosa non mi intristiva affatto. Mi piaceva quella condizione di emarginato, stare da solo a leggere e vedere i film. Il cinefilo è solitamente un solitario perché è abituato a dialogare con le immagini proiettate sullo schermo. (Dario Argento)

    L’amore nascosto

    Ho bisogno che i protagonisti si facciano male l’un l’altro, che facciano tutto questo, in quella guerra, in quella polemica di parole e di immagini che è la vita. Tutto il resto non mi riguarda veramente, può interessare ad altri, ma io lo so, ho un’idea fissa; tutto ciò che mi interessa è l’amore. (John Cassavetes)

    L’amore violato

    Il film deve essere violato, non deve essere rispettato. Il cinema non deve essere santificato. (Antonio Capuano)

    Amytiville horror

    "L’orrore è un passo oltre la paura. Spesso i film dell’orrore hanno a che fare con lo spavento e, subito dopo lo shock, il pubblico in genere esplode in una risata liberatoria. La paura e l’orrore, invece, si insinuano in fondo al cuore ed alla mente dello spettatore, lo attanagliano e lo lasciano senza fiato. C’è una particolare sensazione, poi, che è quella che io preferisco, Freud la chiama il ‘perturbante’ è presente nei gialli di Hitchcock, come ad esempio Gli uccelli; cosa c’è di più rassicurante di un parco giochi di bambini? Ma che sensazione di ansia può trasmettere quando comincia a popolarsi di corvi minacciosi, pronti ad uccidere? Prima uno, poi quattro, poi cinque, poi centinaia. Oppure il camino della casa, simbolo del focolare domestico che tanto ci rasserena, ma altrettanto ci spaventa quando fuoriesce da esso una fittissima colonna di corvi assassini." (Gabriele Lavia)

    Analisi finale

    In un periodo più psicoanalitico della mia vita pensavo che la ‘carrellata in avanti’ fosse il movimento del bambino verso la madre e la ‘carrellata indietro’, era il contrario: il movimento del bambino che cerca di scappare. (Bernardo Bertolucci)

    Non ho mai sentito la necessità di andare in analisi forse perché ho avuto la possibilità di sfogarmi e di elaborare tante mie ossessioni attraverso il cinema. (Tinto Brass)

    Credo che la psicoanalisi sia pericolosa. Io sono uno che ha delle malinconie, ma invece di restarci sepolto sotto, riesco a metterle a frutto. Se dovessi scoprire che quelle malinconie non sono poi tanto malinconiche, credo che il pubblico non mi troverebbe più tanto comico, perché il comico non esiste senza malinconia. (Jerry Lewis)

    The artist

    Ci sono due generi di artisti: alcuni camminano per la strada a capo eretto, guardando dritto in avanti. Osservano, progettano ed organizzano: i loro lavori sono interessanti, efficaci, ben svolti e talvolta anche splendidi. Questo è il gruppo dei sempre ammirati. Poi c’è l’altro tipo, quelli che camminano a testa bassa, persi nei propri pensieri e facendo sogni ad occhi aperti. Ogni tanto sono costretti a sollevare lo sguardo, sempre all’improvviso, e di colpo lanciano al mondo rapide occhiate trasversali. Questo è il gruppo che vede veramente: per quanto eccentrico o confuso sia il loro stile, essi vedono con meravigliosa chiarezza. (Jean Luc Godard)

    Artista? Macché artista: venditore di chiacchiere. Un falegname vale più di noi artisti: almeno fabbrica un tavolino che rimane nei secoli. Ma noi che facciamo? Quanto duriamo? Al massimo, se abbiamo molto successo, una generazione. Se chiedo al mio nipotino chi era Petrolini, chi era Zacconi, risponde: ‘Boh!’. Lo scritto rimane, il quadro rimane, il lavandino rimane ma di ciò che facciamo non rimane un bel nulla. (Totò)

    L’attesa

    Quando facevo la pubblicità qualcuno si è lamentato che non usavo gli effetti speciali. Per me l’unico effetto speciale è l’attore. Io l’attore l’ho fatto da bambino, quasi per gioco, ma mi è bastato per capire che l’attore trascorre più tempo a star fermo, ad aspettare che non a fare qualcosa. E la sua parte più umana, il suo modo di vivere nella maniera più personale il proprio lavoro. In quei momenti di stasi forzata può immaginare, costruire. Quando riesce a dare tutto questo nello spazio limitatissimo che è quello della sua performance, quella è un’esplosione emotiva che costa assai più fatica ottenere con la computer grafica o con gli effetti speciali. (Alessandro D’Alatri)

    Il teatro è basato su una grande generosità, sul darsi, ricercare, di mettersi in discussione durante le prove, di limare, rifare, rifare. Invece, il cinema spesso è basato su di un’economizzazione degli sforzi. Per i primi tempi che fai il cinema, sei come uno che gioca al tennis e usa male i muscoli, per cui alla fine sei stanco, perché hai usato male quei muscoli, quei cinque muscoli che, forse, ti servivano. Quando incominci a capire questo è l’inizio per lavorare bene. Sei pronto mezz’ora prima di girare, un quarto d’ora prima di girare, dieci minuti prima di girare, cinque minuti prima di girare, poi alla fine non sei pronto mai. Non sei più pronto, non riesci a recitare più, a forza di economizzare. Il cinema ti abitua a delle pause lunghissime e a delle attese che non sai come riempirle. Lo star fermo al cinema spesso rimanda alla noia. Quando Luca disse ad Eduardo che voleva fare il cinema, Eduardo gli rispose: ‘Vuoi fare del cinema? E allora ti devi accattare na’ bella seggia.’ (Silvio Orlando)

    A mio modo di vedere, l’essenziale nel racconto cinematografico è l’attesa: ogni soluzione nasce dall’attesa. È l’attesa che fa vivere, l’attesa che scatena la realtà, l’attesa che, dopo la preparazione, dà la libertà. (Roberto Rossellini)

    Attrazione fatale

    "Da bambino era il cinema epico ad attrarmi. Ricordo lo stupore per il kolossal di Cecil B. De Mille I dieci comandamenti, impressionato, anche lì, soprattutto dalle scene violente. Me ne ricordo una in cui gli schiavi ebrei devono costruire mattoni con paglia e fango. Un vecchio si ribella, mostra le mani insanguinate. Le guardie del Faraone lo abbattono con una corta spada che assomigliava alla roncola dei nostri contadini. Oggi mi rendo conto che quello che mi feriva non era la scena in sé ma la situazione che descriveva. L’ingiustizia, l’affronto. Ero andato a vederlo con la scuola e l’insegnante ci chiese cosa ci aveva colpito. Nel film c’erano molti ‘trucchi’, ancora non si chiamavano ‘effetti speciali’ e tutti i compagni parlano del Mar Rosso che si apre, del Mar Rosso che si chiude, dell’onda che travolge le bighe del Faraone, ecc. Io invece dico alla signora maestra della scena del vecchietto. La maestra è un po’ delusa, si capisce che la lezione verrebbe meglio a parlare del Mar Rosso e cerca di portarmi lì dove potrà poi spiegarci la vendetta del Signore. Ma io, completamente decentrato, insisto sul povero schiavo abbattuto a roncolate e su quei bastardi delle guardie del Faraone, non mi sposto verso il piacere teleologico, rimango cocciuto accanto ai miserabili, ai perdenti sotto ogni cielo." (Marco Tullio Giordana)

    Il bacio della pantera

    Anna Magnani è una donna molto fragile, con le ossa di cristallo e i nervi sempre sul punto di saltare. Una pantera nera con gli occhi di fosforo che bucano l’aria, pronta a difendersi e ad aggredire. Una belva stupenda. (Franco Zeffirelli)

    Un bacio prima di morire

    Ciò che mi ha colpito quella sera, rivedendo tutti quei brani di film che conoscevo a memoria, ma per una sera isolati dal loro contesto, è stata la sincerità ed al tempo stesso la forza selvaggia dell’opera di Hitchcock. Era impossibile non vedere che tutte le scene d’amore erano girate come scene d’omicidio e tutte le scene d’omicidio come scene d’amore. Sullo schermo non c’erano che schizzi di fango, fuochi d’artificio, eiaculazioni, sospiri, rantoli, grida, perdite di sangue, lacrime, polsi torti, e mi resi conto che nel cinema di Hitchcock, decisamente più sessuale che sensuale, fare l’amore e morire sono una cosa sola. (François Truffaut)

    I bambini ci guardano

    "Sono estremamente interessato al contrasto tra i bambini e gli adulti: c’è un mondo che guarda a un altro mondo ma questo nuovo mondo non sa ancora se il suo destino sarà lo stesso. Lo sguardo di un bambino è sempre affascinante. Sembra dire: è questo che il fato ha in serbo per

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