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L'Italia vuota
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E-book101 pagine1 ora

L'Italia vuota

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Info su questo ebook

Un viaggio attraverso i borghi dell'Italia che va sparendo, paesi che si spopolano, genti, nomi e tradizioni sull'orlo dell'oblio. L'Italia vuota tocca tutte le regioni dello Stivale e, attraverso una disamina anagrafica, storica ed etimologica offre al lettore il quadro del paese in cui siamo cresciuti e che, tra qualche anno, rischia di trasformarsi solo in un ricordo.
LinguaItaliano
Data di uscita18 apr 2020
ISBN9788833465609
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    Anteprima del libro

    L'Italia vuota - Marco Riccardi

    Pubblicato da Ali Ribelli

    Direttore di redazione: Jason R. Forbus

    www.aliribelli.com – redazione@aliribelli.com

    Marco Riccardi

    L’Italia vuota

    Sommario

    INTRODUZIONE

    SARDEGNA

    Ollolai (Nuoro)

    SICILIA

    Raddusa (Catania)

    CALABRIA

    Africo (Reggio Calabria)

    BASILICATA

    Grottole (Matera)

    PUGLIA

    Caprarica di Lecce (Lecce)

    CAMPANIA

    Aquilonia (Avellino)

    MOLISE

    Capracotta (Isernia)

    ABRUZZO

    Lecce nei Marsi (L’Aquila)

    LAZIO

    Marcetelli (Rieti)

    UMBRIA

    Piegaro (Perugia)

    MARCHE

    Visso (Macerata)

    TOSCANA

    Zeri (Massa e Carrara)

    EMILIA ROMAGNA

    Zerba (Piacenza)

    FRIULI VENEZIA GIULIA

    Drenchia (Udine)

    VENETO

    Arsiè (Belluno)

    TRENTINO ALTO ADIGE

    Predoi (Bolzano)

    LOMBARDIA

    Piuro (Sondrio)

    VALLE D’AOSTA

    Rhèmes Notre Dame (Regione Valle d’Aosta)

    PIEMONTE

    Ostana (Cuneo)

    LIGURIA

    Mendatica (Imperia)

    Appendice: Lampedusa e Linosa (Agrigento)

    BIBLIOGRAFIA

    CONCLUSIONI

    INTRODUZIONE

    Ho deciso di scrivere quest’opera nella quale si parla della cosiddetta Italia vuota. L’Italia vuota è costituita da quell’insieme di paesini e piccoli centri abitati che sono molto distanti dalle principali vie di comunicazione, quali autostrade, superstrade, ferrovie ad alta velocità e aeroporti e soggetti a fenomeni di spopolamento sempre più marcati.

    Nei paesini dell’Italia vuota la popolazione giovane tende sempre di più ad andarsene verso le città di medie o grandi dimensioni per poter studiare o cercare occasioni di lavoro, lasciando come abitanti delle persone anziane, ormai radicatesi nel posto. Ma allo stesso tempo accade che a causa dello spopolamento le amministrazioni, soprattutto provinciali o regionali, si trovino a tagliare su servizi di una certa importanza quali poste e ospedali nelle vicinanze e così facendo si crea un circolo vizioso. Il centro abitato perde occasioni di lavoro, popolazione residente, quindi entrate fiscali e qualcosa che potrebbe far girare l’economia, allora vista la riduzione del bacino d’utenza si operano tagli all’ufficio postale, che magari viene chiuso e si farà riferimento a quello situato in un centro abitato più importante, l’ospedale che non è troppo lontano dal paesino viene chiuso e quindi per curarsi si deve andare più lontano, le strade divengono sempre più trascurate e peggiorano i collegamenti, il trasporto su ferrovia, se non è stato già tagliato in passato si taglia e il territorio circostante, considerando che questi comuni o frazioni sorgono in aree collinari o montuose a rischio idrogeologico, rischiano sempre di più di essere soggetti a frane e alluvioni. Negli anni oltre alle politiche di tagli lineari di servizi, si è provveduto ad accorpare alcuni piccoli comuni in uno più grande, aspetto che ha ridotto la rappresentanza democratica dei vecchi comuni, si è cercato di ripopolarli in tre modi o non si è fatto proprio nulla per risolvere i problemi!

    Il primo è quello di accogliere dei clandestini, poi regolarizzati in maniera discutibile, il secondo è la vendita di case a 1 euro a condizione di prendere la residenza. Questa è una buona soluzione per riattivare la flebile economia locale, ma il ripopolamento con cittadini alloctoni, rischia di disgregare il già debole tessuto sociale residuo!

    Una terza via che è stata attuata in alcuni comuni, soprattutto quelli situati in regioni più ricche, è stata quella di creare iniziative in loco e cercare di supportare con sgravi fiscali coloro che già vi risiedono e forse si è rivelata la migliore.

    I comuni che verranno esaminato saranno venti, uno per ogni regione italiana, con caratteristiche di marcato spopolamento e in alcuni di questi abbiamo avuto occasione di passare dentro, oppure nelle vicinanze e abbiamo colto questo aspetto nell’aria.

    In appendice ne inseriremo un ventunesimo perché è quello più isolato di tutto il paese, raggiungibile solo via nave e con l’aereo e più lontano di tutti gli altri comuni su piccole isole da un porto di collegamento che possa connetterlo con il resto del paese, ed è condizionato da questo problema!

    SARDEGNA

    La regione Sardegna è la seconda isola italiana e mediterranea per estensione dopo la Sicilia; come regione è la terza dopo la Sicilia e il Piemonte, ma è una delle meno densamente popolate di tutta l’Italia, bagnata dal Mar Mediterraneo, dal Mar di Sardegna e dal Mar Tirreno. La popolazione è distribuita in maniera disomogenea con una maggiore densità sulle coste e minore all’interno e storicamente funestata dalla piaga dell’emigrazione. La Sardegna è una regione a statuto speciale dal 1948 e trattiene il 70% di tutti i tributi Irpeg e Irpeg versati e il 90% da altre tasse, ma nonostante questo provvedimento non è mai diventata una regione con distribuzione della ricchezza omogenea. Abbiamo deciso di esaminare Ollolai, paese dell’interno situato in un’area montuosa che sta provando a reagire allo spopolamento.

    Ollolai (Nuoro)

    Ollolai è un comune con poco più di 1200 abitanti che si trova a 920 metri di altitudine. La provincia di riferimento è quella di Nuoro ed è capoluogo della subregione omonima, la Barbagia di Ollolai. Il nome di Ollolai deriva dal termine attico Alalè, dal greco Alalazo che significa alzo un grido di guerra e veniva lanciato dalle tribù barbaricine nei dintorni del paese e per questo motivo i bizantini chiamarono la zona Alalè che nel tempo divenne Ollolai. Gli abitanti di Ollolai si chiamano ollolaesi o ollolaèsos.

    L’estensione del comune è di 27,24 kmq. Le radici del paese si trovano sul monte di Santu Basilu, nel quale sono presenti testimonianze dei primi insediamenti umani risalenti al 4000 a.C.

    A queste popolazioni si unirono clan nuragici fuggiaschi dalle pianure del Campidano, subregione più a sud della Barbagia, per scappare dall’invasore cartaginese; queste genti si chiamavano gli Iolaesi. I reperti furono trovati anche nelle località contigue di Sinasi, Su Trihinzu, Puzone, S’Enucrarzu, Sa Erina, Sos Molinos, Donniheddu, Sos Gadones, Moroniai, Orrochina e Santu Basilu.

    La popolazione della Barbagia di Ollolai era dedita al paganesimo durante il tardo Impero Romano, mentre nella pianura del Campidano il Cristianesimo. Con la caduta dell’Impero Romano d’Occidente nel 476 d.C. la Sardegna passò nelle mani dell’Impero Romano d’Oriente e l’imperatore Maurizio chiese aiuto a papa Gregorio I per convertire al Cristianesimo i Barbaricini in modo da poter dominare meglio la Barbagia. Gregorio I si rivolse al capo barbaricino Ospitone che secondo la leggenda viveva sui monti di Santu Basili e già era divenuto cristiano, per fare in modo che aiutasse i suoi messi Felice e Ciriaco. Dal dominio bizantino la Sardegna passò all’era dei giudicati, che erano quattro in tutta l’isola, ciascuno dei quali avente una sua indipendenza e istituzioni semi-democratiche e Ollolai appartenne al Giudicato di Arborea. All’interno del Giudicato di Arborea Ollolai ricoprì il ruolo di capoluogo dell’omonima curatorìa, la principale divisione amministrativa, elettorale, fiscale e giudiziaria. La curatorìa di Ollolai includeva i comuni di Gavoi, Lodine, Fonni, Ovodda, Olzai, Mamoiada, Teti, Austis e Tiana, ai quali poi si aggiunsero Orgosolo e Oliena.

    Il Giudicato di Arborea dal 1420 si estinse e divenne parte del Regno di Sardegna, alle dipendenze del Regno d’Aragona e Ollolai ne seguì le sorti. Il 5 agosto 1490 un grande incendio distrusse Ollolai e fu provocato dalla Disamistade, termine sardo per definire inimicizia con il quale Fabrizio De Andrè chiamò una sua canzone nell’album Anime

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