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Subway Stories: Racconti dal sottosuolo
Subway Stories: Racconti dal sottosuolo
Subway Stories: Racconti dal sottosuolo
E-book125 pagine1 ora

Subway Stories: Racconti dal sottosuolo

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LinguaItaliano
Data di uscita15 gen 2014
ISBN9788898006427
Subway Stories: Racconti dal sottosuolo

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    Anteprima del libro

    Subway Stories - AA. VV.

    GIALLA

    ​UNA MASCHERA IN METRO

    UNA MASCHERA IN METRO

    (Pasquale Aversano)

    Tvtttb a dmnhkj va bene, avevo sbagliato le ultime lettere, ma ero impegnato a scendere dalla scala mobile in direzione della fermata della metropolitana di Piazza Dante. Per fortuna non c'erano problemi, la mia ragazza avrebbe capito e poi lei faceva errori peggiori come il non mettere la v in tvb.

    Tralasciando i miei litigi con il cellulare touch-screen, io mi chiamo Lorenzo, ho 24 anni, sono uno studente universitario e amo il rock e l'heavy metal.

    Dovete sapere che dopo il mio cane di nome Gatto (che per questo motivo è un animale molto complessato), l’mp3 è il mio migliore amico (anzi, spesso viene prima lui che il mio animale domestico).

    Io e l'mp3 siamo inseparabili, viviamo insieme, ovunque, sempre.

    Amo sentire i cantanti rock che sembrano che mi ruttano direttamente contro il timpano, una vera goduria.

    E stavo sentendo proprio una canzone simile a un rutto prolungato quando mi accorsi che la metro era appena arrivata alla mia fermata.

    Vidi tutte le persone muoversi all’unisono correndo assatanate contro le porte del treno, intrufolandosi all’interno.

    Per fortuna le mie amate cuffie non mi fecero sentire alcun rumore, lasciandomi proseguire nella totale pace caotica del rock ’n’ roll fin dentro la metro.

    Poco prima dell’ingresso c’era un tizio che consegnava volantini e che me ne mollò uno poco prima di allontanarsi. Diedi una rapida occhiata al foglio di carta, che sembrava raffigurare una sorta di cosa rossa a chiazze bianche, per poi guardarmi intorno mentre le porte iniziarono a chiudersi alle mie spalle.

    Pensavo di dover fare il viaggio in piedi e invece trovai un posto vicino a un uomo di mezz’età che leggeva il giornale.

    Mi sedetti con calma e appoggiai lo zaino nero e rattoppato a terra.

    Iniziai a muovere la testa avanti e indietro lasciandomi trasportare dalle urla feroci dei miei cantanti preferiti mentre i miei occhi furono attratti da uno dei titoli presenti sul giornale del mio vicino di posto: Napoli è una grande città, non sottovalutatela.

    Mi misi quasi a ridere nel leggere quelle idiozie. Prima di tutto la mia città, se così potevo ancora chiamarla, era stata abbandonata a sé stessa, fra spazzatura, incuria e inciviltà.

    Ma a dir la verità la mia città non era l’unica cosa che mi dava fastidio, odiavo praticamente qualsiasi cosa e persona, troppo banali, noiosi e monotoni. Tutti i giorni per me erano uguali.

    L’università che non mi forniva alcuna speranza per il futuro.

    Il telegiornale che era un colpo al fegato fra notizie di omicidi e gossip di modelle ubriache.

    La mia ragazza era una piaga e mi chiedevo perché continuavo a sopportarla.

    In sintesi no, non ero felice di vivere qui, in questo mondo.

    Decisi d’ignorare il signore che mi stava vicino e poggiai il capo contro la parete, sbuffai e mi abbandonai fra le sinfonie sfonda timpani di un gruppo veramente heavy.

    Le fermate passavano veloci e io continuavo ad ascoltare la mia amata musica donando qualche pigro calcio al mio zaino fin quando non mi sentii toccare una spalla.

    Mi accigliai, pensando a chi diavolo poteva rompermi le scatole e voltandomi vidi che al posto del signore di mezza età, c’era una persona vestita di bianco e con una maschera nera sul volto.

    Per la miseria! Zorro vestito come un puffo! - esclamai, togliendomi le cuffie dalle orecchie e ammirando il buffo cappello dell’individuo.

    - Wewe! Che Zorro, io sono Pulcinella. Va bene anche Pulecenella eheh! - la sua voce ricordava una trombetta.

    - Pullo… chi?!

    - WEWE! Non conosci Pulcinella?! - s’indicò con aria delusa, seppur la maschera nera non lasciasse trapelare alcuna emozione.

    - Hai fatto qualche film?

    - Mammina mia tu guarda a questo…wewe! Ma tu sei di Napoli, sì?!

    - Io sì, tu da quale paese straniero arrivi?

    - Io sono la maschera napoletana! - esclamò altezzoso il buffo individuo alzando il capo, altezzoso.

    - E io che devo farci? Piacere, che volevi? Mi hai toccato la spalla.

    - Perché non ti piace vivere qui, eh?

    - Ah, te ne sei accorto? Sei uno di quei buffoni che aiutano i depressi? Tranquillo non mi drogo.

    - Non sono buffone wewe! E fai bene!

    - A fare cosa? A deprimermi?

    - A non drogarti!

    - Ah… guarda che non lo faccio solo perché c’è crisi e mancano i soldi, tanto per cambiare. - sbuffai e iniziai a chiedermi perché mai avevo iniziato a parlare con quel buffo tipo mascherato.

    - Ti hanno fatto qualcosa?

    - Chi?

    - E io cosa ne so. Se lo sapevo non chiedevo, no?

    - Non mi ha fatto niente nessuno.

    - E allora perché stai così?

    - Ma saranno fatti miei no?! - alzai il tono di voce, il tipo stava iniziando a darmi sui nervi.

    - Wewe calmino eh! Io sono qui per aiutarti.

    - E chi ti ha chiamato!

    - Tu!

    - IO?! - esclamai, sgranando gli occhi ed estraendo dalla tasca il mio cellulare touch-screen di ultima generazione. Lo accesi e feci scivolare col dito le ultime chiamate effettuate. C’era la mia ragazza Fufonia, il mio amico Tonio e Pulcinella – PULCINELLA?!

    - Sono io wewe! L’hai scritto bene il mio nome sì? Con due L.

    - Ma io non ti ho chiamato.

    - Dicono tutti così. - lo vidi annuire velocemente col capo, scuotendo il grosso e lungo cappello bianco.

    - Ci deve essere un errore, non mi ricordo di averlo fatto né di averti mai parlato.

    - Stai messo male allora, ci stiamo parlando!

    - Non dico ora!

    - Sei poco preciso wewe!

    - E tu sei fastidioso. Comunque dovevo essere ubriaco o chissà cosa. Come mi hai trovato?

    - A caso.

    - A caso? Mi stai prendendo in giro?

    - No! Passavo di qua…

    - …e mi hai trovato qui. Dopo esserci sentiti al cellulare.. ma lo sai che ciò non ha senso?! Che vuoi da me?!

    - Farti capire.

    - Cosa?!

    - Qualcosa.

    - COSA?!

    - Che stai sbagliando.

    - …senti a che fermata scendi tu?

    - Alla tua.

    - Sei un pervertito o che?

    - Non mi offendere wewe. E’ solo che scendo alla tua stessa fermata, a tal proposito qual è?

    - E secondo te io lo vengo a di…ma dove siamo? E’ da un po’ che non si ferma più…- scostai lo sguardo da Pulcinella, notando che la metro continuava la sua corsa lungo il nero tunnel senza però fermarsi. Mi resi conto anche che nel vagone non era rimasto più nessuno, oltre me e l’uomo mascherato.

    - Dove sono gli altri?

    - Hanno fatto boom.

    - Sono esplosi?

    - Spariti, ma poi tornano eh!

    - Senti tutto questo è assurdo. Come sono finito qui? Chi sei? Che vuoi? Perché la metro non si ferma? Hai pagato il capo treno per farlo o cosa?!

    - Shhhht! Se mi fai parlare prometto che scenderai presto da qui, va bene?

    - Sei una sorta di terrorista? Guarda che non ho soldi e non conosco persone importanti…mi fanno schifo tutti.

    - Appunto!

    - Appunto cosa?

    - Perché ti fanno schifo tutti?

    - Quindi sei uno psicologo?

    - Eheh. A cosa pensi quando scendi di casa?

    - A spaccarti la faccia.

    - Vedi che ci conosciamo?

    - No basta, io me ne vado. - la mia pazienza era giunta al termine, feci per alzarmi, ma mi accorsi che il mio corpo era come ancorato al sedile. Mi sentivo più pesante del solito e non riuscivo neanche a muovere le braccia

    - Ma che diavolo?! Mi hai iniettato qualcosa brutto infame?!

    - Wewe! - lo vidi alzare in alto entrambe le mani - Niente diavoli. Allora mi ascolterai?

    - Sembra che non ho scelta.

    - Eheh. So che non sei felice e so anche che ti sei chiuso nella tua musica ruttaiola e sfracassa tutto. Hai perso la fiducia nel mondo, nella tua città e in te stesso.

    - Vorrei applaudirti, ma non riesco a muovermi.

    - Ohoh, mi basta il pensiero. - lo sentii gongolare mentre si alzava dal suo posto iniziando a ballare per tutto il vagone - Passi le giornate in modo uguale subendo passivamente ciò che ti accade intorno. Studi perché non sapresti che altro fare e il futuro per te è vuoto.

    - Sai leggere anche le mani?

    - Eppure non ti accorgi che il mondo non ha solo questa faccia. Non vivi più wewe!

    - Infatti sono morto, non mi vedi? - sbuffai, mentre i miei occhi seguivano quella stramba danza - Abbiamo finito?

    - Hai mai mangiato la pizza?

    - No. Preferisco il kebab.

    - OOOH?!?! - la danza di Pulcinella si paralizzò di colpo, sembrava che gli avessero sparato - Hai…hai mai visto un film di Totò?

    - No, roba vecchia. Meglio un bel film horror.

    - OOOH?!? - lo vidi accasciarsi a metà, con la maschera nera puntata verso il suolo -…hai mai fatto un giro per la tua città? Così, giusto per guardare i monumenti, i castelli…

    - La spazzatura…

    - Non c’è solo quella wewe!

    - Ah, si vede che hai problemi di vista.

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