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Una mente violenta
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E-book476 pagine5 ore

Una mente violenta

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Info su questo ebook

L’omicidio di Gloria Baroni ha un movente passionale forse attribuibile a Paola D’Ilari, una trentenne ossessivamente gelosa e dal passato difficile, come appare a prima vista, o nasconde una matrice politica, come alcuni indizi sembrano rivelare al Commissario Soccodato?
L’autunno del 1977 è una stagione di violenze e attentati, perpetrati dalle Brigate Rosse e da gruppi neofascisti. Nel corso delle sue indagini Soccodato scopre sotto una galleria ferroviaria un deposito di armi e di documenti che rivelano legami fra trame nere (Golpe Borghese, strage di Brescia…), CIA e SID deviato. Esaminando le carte con l’aiuto del “cugino 007” Mimmo Garretto, il poliziotto s’imbatte nel padre di Paola D’Ilari, un apparentemente innocuo signore che lavora nell’ombra come trait d’union tra terroristi neri, servizi segreti e intelligence statunitense.
Una storia complessa e inquietante, che Soccodato saprà dipanare con la sua abituale logica e il suo buon senso.
LinguaItaliano
Data di uscita7 apr 2021
ISBN9788855391191
Una mente violenta

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    Anteprima del libro

    Una mente violenta - Emanuele Gagliardi

    Achille.

    Personaggi:

    Dott. Umberto Soccodato: cioè io. Commissario Capo della Squadra Mobile di Roma. Mi piacerebbe essere Maigret;

    Marietta Teresa Bersana Soccodato: mia moglie;

    Ing. Domenico Garretto: detto Mimmo. Mio cugino. Dirigente dei servizi segreti, attualmente in transito dal SID al SISMI;

    Dott. Domenico Ciarravano: commissario della mia squadra. Sezione Antiterrorismo. Trasteverino come me. L’unico collega a cui do del tu;

    Dott. Alessandro Cipriani: psicocommissario, pure lui della mia squadra. Sezione Omicidi. Ha una laurea in Legge e una in Psicologia;

    Dott. Vito Zamuto: commissario della Sezione Antirapine;

    Dott. Arnaldo Bussa: vicecommissario alla Omicidi. Lui fa il verso al Tenente Sheridan, trench bianco e dentoni compresi;

    Brigadiere Giovanni Santucci: graduato della mia squadra. A detta dei pettegoli, lontano dal lavoro si fa chiamare Ispettore! Faccia da gufetto. Perennemente raffreddato.

    Dott. Paselli: medico legale. Somiglia a un’iguana;

    Franco Romolo Bonanni: maître presso l’Hotel Flora di Via Veneto a Roma. Concorrente al quiz televisivo Scommettiamo?;

    Sebastiano Nardi: barman all’Hotel Flora;

    Gloria Baroni: concierge presso l’Hotel Flora;

    Olga Rita Franceschi: amica di Gloria Baroni. Un notevole posteriore fasciato nei blue jeans Jesus. Chi mi ama, mi segua;

    Paola D’Ilari: un’enigmatica telespettatrice;

    Prof. Andrea Cardianni - docente di Storia dell’arte greca e romana presso la Facoltà di Lettere dell’Università La Sapienza;

    Prof. Guido Flamini: docente universitario. Assistente del Prof. Cardianni;

    Fulvio Flamini: figlio unico di padre vedovo. Viziato, spaccone, praticamente stupido;

    Valeriana Barile: brigatista dagli occhi di ghiaccio.

    1

    Fregene (Roma), 24 ottobre 1976 – Domenica, verso sera

    "Amava soltanto la moto,

    protetto dal casco integrale,

    correva a centocinquanta per la città;

    aveva una tuta di pelle,

    un’alta cintura alla vita,

    sembrava un guerriero cattivo dell’aldilà…" ¹

    «Pure il mangiadischi te sei portata! Ma… che disco è?!»

    «Raffaella Carrà... È il lato B di Felicità tà tà, la sigla di Canzonissima, ti ricordi?»²

    "… Faceva un rumore infernale,

    passava e faceva paura,

    correva a centocinquanta per la città.

    Tremavano i vetri di casa,

    scappavano donne e bambini,

    sembrava un guerriero cattivo dell’aldilà..."

    «Te prego... leva ’sta roba!»

    «Perché?!»

    «Ma come perché... dai! Canzonissima... È roba vecchia...»

    «Però, ammettilo, pare che parli proprio di te!»

    "… preciso, la sera alle sei,

    la tuta più scura che mai,

    andava al raduno di amici davanti al bar.

    La moto gli dava potenza,

    potere gli dava il rumore,

    sembrava un guerriero cattivo dell’aldilà..."

    «Ma falla finita...»

    "… Credeva di essere forte,

    soltanto per via della moto,

    ma dentro la testa era vuoto,

    o giù di là..."

    «Praticamente il tuo ritratto...»

    «Ma che caz..! Piuttosto, abbassa il volume, che se ci beccano…»

    «Nessuno ci sente! Te l’ho detto: questa casa è mezza abbandonata!»

    «Ah, sì?! Da quando? E poi che vuol dire mezza abbandonata?!»

    «Vuol dire che i proprietari si fanno vivi sì e no un giorno o due l’anno, mentre un sacco di gente entra, fa fotografie, si infratta… Ma poi a te, in sostanza, che te ne frega?!»

    «E i vicini?»

    «Tranquillo! Non ci sta nessuno. Sono tutte seconde case per le vacanze. E poi… chi si introdurrebbe qui, a quest’ora, per vedere cosa succede?!»

    «Mi piacerebbe capi’ che ci trovi in un posto del genere?!»

    «È bellissimo, dai, sembra una costruzione spaziale! È un capolavoro di architettura moderna… Si chiama Brutalismo

    «Tutto sembra meno che un capolavoro! Pare la casa di Eta Beta! Ma chi l’ha costruita?»

    «Una famiglia di architetti: moglie, marito e figlio. Ci si saranno divertiti! In effetti sembra un giocattolone fatto coi Lego...»

    «Un incubo! Passame la torcia, va’, ché qui a ogni passo rischiamo er capitombolo… ce stanno scalini dappertutto!»

    «Andiamo nella stanza della meditazione…»

    «Quale sarebbe?»

    «Quella laggiù, a forma di sfera…»

    «Ah, quella palla là! Ma, scusa tanto, perché avrebbero costruito ’sta casa se poi non ci vengono?»

    «Che cazzo ne so! A me piace venirci e basta…»

    «Di notte!»

    «Soprattutto di notte! Basta saltare il cancello… Hai visto? Sotto, tra i pilastri, c’è l’acqua. Una grande piscina che quando piove si riempie e dà l’effetto palafitta…»

    «E spiega le zanzare che me se stanno a magna’! Pure a fine ottobre, mortacci loro!»

    «Vieni, ti faccio strada… attento ai gradini»

    «Che hai detto che sarebbe ’sta palla?»

    «La stanza della meditazione.»

    «E come mai è separata da tutto il resto?»

    «Boh! Forse per dare una sensazione di distacco dalla realtà… La sfera è simbolo dell’universo… Vedi? Sul pavimento ci stanno i cerchi dello zodiaco, simboli cosmici…»

    «Io sento solo gran puzza de muffa! E ’ste cazze de zanzare!»

    «Non fare il difficile! Non esistono solo i monumenti decrepiti che piacciono a te e a tuo padre!»

    «Decrepiti!! Quelli stanno là da dumila anni a testimonianza della grandezza di Roma imperiale! Vojo vede’, tra cent’anni, se ’sta merda starà ancora in piedi…»

    «Uff! Quanto sei noioso! Roma imperiale... Il Colosseo, i fori, certo, ci sono ancora… ma l’impero, bello mio, è morto e sepolto!»

    «Questo lo dici te! Hai visto che nel ’36…»

    «Mo’ non ritira’ fuori la storia del duce… quell’impero è stato poco più d’una barzelletta!»

    «Ahó, ma lo sai che hai rotto le palle!? Vie’ qua, piuttosto...»

    Eccolo! Stavo in pensiero… Quanto lo fa sentire maschio tirarmi a sé dicendo vie’ qua! Lo dice sempre. Poi allunga le mani sul seno. Sempre. Certe volte ci mette un po’ più di forza. Ma mai tanta, come piacerebbe a me! Adoro quando mi prendono a schiaffi il culo e le tette. Pure da sola me le strizzo, le tiro come fossero di gomma, me le piglio a sberle fino a renderle toste e arrossate. A lui basta toccarle con un po’ di veemenza e... si eccita. Lo avverto dalle dita che gli tremano. Potrebbero essere le sigarette che cominciano a minargli il fisico, pure se è giovane, ma non sono le sigarette: è l’eccitazione. E io lo so perché ha uno strano effetto su di lui. La maggioranza degli uomini diventa animale, invece lui s’intenerisce. Il cavaliere nero smonta dalla BMW R75 – m’ha fatto du’ palle così col modello della sua moto, che alla fine l’ho imparato! – e diventa romantico. Dopo il primo strattone, accompagnato dall’immancabile vie’ qua!, mi prende la testa con dolcezza e la accosta al petto. Sento il cuore: batte come volesse schizzar via. Faccio un po’ di resistenza per stuzzicare la sua voglia e lui se ne esce regolarmente con la frase: "di’ che mi ami!". Lo dice sempre con un tono così soffocato e querulo che le prime volte pensavo si sentisse male. Vado avanti con la sceneggiata: lo attiro su di me e gli dico con voce carica di sensualità che lo amo… sì, lo amo per la sua forza, lo amo per il fuoco che gli accende gli occhi, lo amo per il suo corpo… Sussurrate introducendogli la lingua calda e umida nell’orecchio, queste parole lo portano a ebollizione. Si divincola dal mio abbraccio perché, si capisce, è il grande maschio che deve decidere la posizione del coito! E mi prende…

    L’equipaggiamento del centauro non è di quelli che rimangono impressi! E ancor meno gratificante è l’impiego che ne fa. La durata dell’amplesso supera difficilmente quella del disco sul piatto del mio Lesa, il ritmo dei suoi lombi rallenta e si arresta prima del pick-up e lui s’affloscia, pesante, mentre continuo a solleticargli l’orecchio con le labbra e con le vaneggianti frasi che ci si aspetta dalla donna grata all’uomo che l’ha virilmente posseduta. Una volta l’ho preso per il culo davanti ai suoi amici dicendo che se fosse un pilota di Formula 1 riuscirebbe a consumare un rapporto completo nel tempo di un cambio gomme… S’è incazzato da matti!! Avvicino il mio viso al suo ancora ansimante. Gli stampo piccoli, delicati baci sugli occhi, sulla fronte, sulle labbra e sul collo… E pure stavolta il pagamento della pigione è rimandato a data da destinarsi.

    "Tu, chi nascondi tu?

    Se c’è un altro dillo pure qui.

    Non si può morire dentro

    e sorridersi così.

    Anche senza me,

    bella sì, ma triste non sarai…"³

    * * *

    (Roma, 29 ottobre 1976 – Venerdì – Via Rialto, 38)

    «So’ sbucati all’improviso e nun so’ riuscito a frena’… Oddio! E mo’ che faccio?!»

    Ma che, so’ morti?

    So’ morti, so’ morti…

    vabbè, ahó, sai come se dice? Du’ mascalzoni de meno…

    Beh… ereno sempre fiji de madre!

    Ma chette fiji de’ madre!! Fiji de ’na mignotta, vorà di’!

    Meno male che l’ha fermati, quella là…

    A proposito, ma… come ha fatto?

    Boh! Me pare d’ave’ visto che gl’ha tirato ’n ombrello in mezzo alle rote…

    Ammazza, ahó! È stata svelta!!

    A me mica me fanno pena loro, me fanno pena le poveracce de le madri!

    Perché, la pòra vecchia che hanno fatto casca’ per tera nun je fa pena?!

    Er fatto è che nun se campa più… esci e te scippano, stai a casa e t’entrano pure lì…

    Ce vorebbe più rigore… la galera vera!

    Eh, come ’na volta... Poi dice che nun è vero che stavamo mejo quanno stavamo peggio!

    «Come si sente, signora?»

    «E come m’ho da senti’?! Male! Er ginocchio me dòle da mori’! Guardi lei: è pieno di sangue! Oh, Gesùmmio, me sento sturba’!»

    «Adesso arriva l’ambulanza, stia tranquilla»

    «Tranquilla! Avete capito?! Dice che devo sta’ tranquilla… Tranquillo fece ’na brutta fine, ce lo sa? Qui a furia de stassene tutti tranquilli… Se non m’areggevo ero morta! E se non era pe’ quella ragazza, quelli s’erano presi la pensione mia! Io campo co’ la minima…»

    «Pronto, Centrale? Sono l’appuntato Ciani, volante 25. Ci troviamo presso l’ufficio postale di Via Rialto 38. Due ragazzi a bordo di una Vespa hanno tentato di scippare un’anziana e l’hanno fatta cadere. La donna è ferita. Aspettiamo l’ambulanza…»

    Che ancora nun se vede! Altra bella vergogna!!

    Le tasse come se le beccano, però! E guai a paga’ in ritardo…

    «… pare che una passante sia riuscita a bloccare la fuga degli scippatori: ha lanciato un ombrello contro di loro, la moto ha sbandato ed è finita contro un furgone Fiat 242 che proveniva in senso inverso. I ragazzi sono morti…»

    Ecco l’ambulanza…

    A buon’ora!!

    «Non ho fatto a tempo a frena’!! Me li so’ trovati davanti tutto ’nzieme, capito come?!»

    «Poretto, s’è preso ’n bello spavento, ve’? Se vadi a pija’ un cognacchino, pe’ tirasse su…»

    «Signorina, sono l’appuntato Ciani. È lei che ha bloccato i due ragazzi in fuga?»

    «M’arrestate? Le dico subito chiaro e tondo che so’ contenta de come è andata a fini’!!»

    «Devo solo fare il verbale dell’accaduto. Ho bisogno delle sue generalità, signorina…»

    «Paola D’Ilari.»

    «Di Roma?»

    «Sì.»

    «Ce l’ha un documento?»

    «Ecco qua. C’ho la carta d’identità.»

    «Abita a Via Marziale 11?»

    «C’è scritto, no?!»

    «Che c’entra, potrebbe aver cambiato domicilio…»

    «No, no. Abito sempre là.»

    «Benissimo.»

    Speramo che quella signora se riprenda presto, poveretta!

    Pe’ fortuna che mentre cascava s’è retta a quer palo, l’ho vista io, sinnò…

    «…lei ha lanciato l’ombrello contro la Vespa, signorina D’Ilari?»

    «Lanciato?! No! Non so bene ch’è successo… passavo là vicino…»

    «Però ha assistito allo scippo?»

    «Ho sentito la signora anziana che strillava al ladro, me so’ voltata, ho visto quei due sulla moto, co’ ’na borsetta... me so’ sfrecciati davanti, che n’altro po’ me mettevano sotto… e poi…»

    Brava! A questa je dovete da’ ’na medaja!

    «Dovrà venire al commissariato per la deposizione, signorina…»

    Ha fatto bene! Mortacci loro e de chi li difende!

    «Calmatevi! Circolare, signori, per favore… calma!»

    «Scusi, non basta quello che sto dicendo a lei?»

    Semo alle solite: ar gabbio ce vanno i buoni!

    Ma no, ha inteso er poliziotto? Nun l’arestano…

    «Signori, calma! Ecco il commissario… Buongiorno, dottore.»

    «Buongiorno, Ciani.»

    «Dottore, questa è la persona che ha bloccato la fuga ai malviventi…»

    «Paola D’Ilari. Presente! Dove sono le manette, commissario?»

    «Nessuno vuol metterle le manette, signorina, già gliel’ho detto! Piuttosto, per gentilezza, ripeta al commissario come si sono svolti i fatti…»

    «Un’altra volta!! Ma che volete da me?! Sì: so’ riuscita a ferma’ quei du’ teppisti! Ho fatto quello che non fate voi e gran parte de tutti ’sti maschioni qua, boni solo a fa’ i gradassi co’ le mogli drentro de casa! M’avete preso nome, cognome, indirizzo, sapete tutto… e ’sto signor dottore manco m’ha detto come se chiama!!»

    «Ha ragione, signora, mi scusi. Sono il commissario Zamuto della sezione Antirapine…»

    «Ah! Antirapine… Bene. Ha visto? V’ho alleggerito il lavoro! Mi dovrebbe ringraziare. E comunque… non signora, ma signorina

    «Signorina, va bene. Adesso dovrebbe seguire l’appuntato per la deposizione…»

    «Questurini demmerda!»

    «Signorina! Senza dubbio lei ha agito d’impulso e magari anche per senso civico, benché le conseguenze siano state gravi. Non rovini tutto. Non mi costringa a essere sgarbato. Ciani, faccia accomodare in macchina la signorina e aspettatemi in questura.»

    «Agli ordini, commissario.»

    Lo vedi che alla fine la arrestano! Mascalzoni! Vigliacchi!

    «Calma, signori! State indietro! Nessun arresto, è solo la prassi!»

    «Come sta la signora scippata?»

    «L’hanno portata al Santo Spirito, dottore.»

    «E… quelli? I ragazzi…»

    «Li sta esaminando il medico legale. Nel frattempo, se vuole sentirlo, ci sarebbe il conducente del furgone che ha investito la Vespa…»

    «Buongiorno, commissa’… Madonnamia! Me li so’ ritrovati sotto, me deve crede, nun ho potuto fermamme…»

    «Sì, certo. Mi scusi, lei si chiama?»

    «Di Fazio. Di Fazio Mario. Ha capito, dotto’? Nun ce l’ho fatta a frena’!»

    «Va bene, va bene, mi sembra che la Stradale abbia appurato che sia andata come lei sostiene, non deve preoccuparsi…»

    «Oh, meno male!»

    «Paselli! Dottor Paselli…»

    «Ah, Zamuto! Buongiorno.»

    «Che mi dice?»

    «Beh, c’è poco da dire: morti sul colpo. Per tirarne fuori uno da sotto le ruote ci vorrà il carroattrezzi; l’altro, sbalzato dalla moto, è atterrato di testa: il cranio è letteralmente scoppiato!»

    Magara facessero tutti ’sta fine!

    E senza tanti processi! Ce vorebbe la pena de morte…

    «Dottor Zamuto, è arrivato il carro attrezzi…»

    «Procedete. Non dimentichiamo di avvertire il magistrato, sennò ci cazziano. Ci vediamo in questura.»

    "… a sedici anni non si perde il cuore

    nemmeno quando provi a far l’amore

    e tu con me hai vinto tutto quanto.

    Di te rimane solo una maglietta

    lasciata sopra il letto in tutta fretta

    e ho pianto di domenica mattina qui per te

    che sei bella da morire, ragazzina tu,

    sul tuo seno da rubare io non gioco più.

    Che sei bella da morire, tutto sembra un film…"

    * * *

    (Un anno dopo. 29 ottobre 1977 – Sabato. Questura di Roma – Ufficio del Commissario Capo Umberto Soccodato)

    …la scuola prima del ’68, Piergiorgio la definisce come un sacrario, Laura parla della scuola di oggi come di una struttura vecchia e decadente. Il primo va al liceo per acquisire prestigio sociale, la seconda per fare amicizia. Nell’esperienza ante Sessantotto e in quella successiva si avverte una profonda modificazione nella percezione esistenziale del fatto scuola…

    Spengo la radio. Sarò qualunquista, ma un dibattito sulla scuola alle tre del pomeriggio di sabato, con il cielo grigio che già si apparecchia a notte, proprio non lo reggo!

    A scuola mi stava sulle scatole Manzoni! Il Manzoni, come dicevano i professori che ce lo facevano odiare a forza di massi-che-dal-vertice e rami-del-lago-di-Como da imparare a memoria! Io che studiavo dai preti, poi, dovevo sciropparmi il panegirico della vereconda Lucia che andava a unirsi agli esempi edificanti, tipo Domenico Savio, Pier Giorgio Frassati e Maria Goretti, con cui cercavano di moderare le nostre effervescenze. Su Maria Goretti però, a pensarci bene, non insistevano troppo perché preferivano sorvolare sulle pulsioni che avevano spinto l’orco a martirizzare la contadinella. Poi c’era il professore di Francese. Come si chiamava?... Ah, sì: padre Angelo Angeli. Lui polluiva pure da sveglio appresso a Paul Claudel et sa conversion au catholicisme durante la Messa di Natale in Notre-Dame. Solo una cosa Manzoni, anzi il Manzoni, ha fatta giusta: il ritratto di Azzeccagarbugli! Perfetto cliché dell’avvocato avido, che s’imberta hic et nunc i capponi che gli porta Renzo, prodigo di latinorum con cui, come Don Abbondio, incanta e incarta le menti semplici! Due guerre mondiali, la bomba atomica, l’uomo sulla Luna e nulla è cambiato: ieri un azzeccagarbugli con basettoni e cravatta Yves Saint-Laurent a furia di lex-dura-lex e nemo-locupletari ha fatto scagionare definitivamente la donna che un annetto fa ha mandato al Creatore due scippatori infilandogli un ombrello tra le ruote del Vespone. Nessuno ha visto realmente il gesto o tampoco è stato in grado di riferirlo con precisione, ha puntigliato l’avvocato, per cui c’è da credere – e i giudici ci hanno creduto – "che la signora in questione abbia assistito allo scippo e per lo spavento l’ombrello le sia sfuggito di mano andandosi a incontrare ‘aut forte’ con la motoretta dei malviventi che ha sbandato e s’è cappottata". L’arrivo di un furgone in senso opposto ha completato l’opera di giustizia divina di cui praticamente la totalità dei passanti s’è rallegrata.

    In tutta franchezza, pure io non m’affliggo più di tanto per la fine di due canaglie. È per quelli come loro che a quasi sessant’anni son costretto a starmene qui di sabato pomeriggio: il prefestivo è diventato giorno eletto per spese proletarie, rapine a supermercati e gioiellerie, sassaiole tra studenti, senza contare le femministe, gli indiani metropolitani e tutto il resto. Non m’affliggo per i delinquenti, ma mi preoccupo per la signora con l’ombrello, chiamiamola così, che in nessun momento ha mostrato rammarico per aver cagionato la morte di due ragazzi che messi insieme non avevano quarant’anni!! Mi preoccupa la gente comune che esalta la giustizia sommaria, invoca la pena di morte e rimpiange un’epoca che dovrebbe solo ricordarci i tuoni delle bombe e i morsi della fame. Qualcuno dà la colpa alla politica, altri se la prendono con la televisione, con la scuola, con gli intellettuali… Io non so di chi sia la colpa. So soltanto che il pensiero delle masse si sta annacquando e che le menti deboli invocano fatalmente l’uomo forte. E questa cosa è davvero pericolosa!!

    Telefono a casa: «Pronto, Marietta?»

    «Umberto! Che fai?»

    «Consumo il cavallo dei calzoni sulla poltrona in similpelle che lo Stato mi concede…»

    «Vedo che sei sull’allegro con brio!»

    «Lasciamo perdere…»

    «Problemi?»

    «Niente di che. Anzi, per adesso sembra stia andando meglio di altri sabati.»

    «Mi fa piacere. Allora quando torni?»

    «Se continua così, alle sei telo. Aspetto che arrivi Ciarravano.»

    «Stasera c’è l’ultima puntata di Rita e io, con la Pavone…»

    «Oh, gaudio!»

    «Aspetta, ho qui il Radiocorriere, ti leggo… dunque... il tema della puntata sono i viaggi; la canzone della settimana è Dimmi se non è un’idea e il titolo del balletto sarà Paesi, nazioni e costumi… Ah, poi c’è la canzone per i bambini che è My name is potato e per l’angolo dei ricordi…»

    «Ho capito! Perché non dici chiaro e tondo che vuoi che ti porti a cena fuori?!»

    «Beh, lo ammetto, mi farebbe piacere. Comunque, se andiamo a cena presto, magari vicino casa, ce la facciamo a tornare in tempo per non perdere Rita e io...»

    «Ho capito: oltre la cena, vuoi andare al cinema, non è vero?! Prendi il giornale e scegli il film. Quando hai deciso, richiamami.»

    «Caspita! La mia forza persuasiva è in deciso aumento!»

    «Seconda solo alla forza dissuasiva dei programmi Rai!»

    «Ecco, ho qui il giornale, dunque… Devi attaccare?»

    «No, perché dovrei?!»

    «Che ne so… magari un’emergenza, una chiamata da Andreotti…»

    «Già, come no! Un sabato pomeriggio d’ottobre, Andreotti chiama me! M’è pure simpatico, ma ministri e sottosegretari li lascio al vicequestore e a quelli più su. A loro piace scorrazzare per Montecitorio, inchinarsi fino a strappare le cuciture dei doppiopetto…»

    «Buono!! Non dici sempre che i telefoni sono controllati?»

    «Fregassai! Tanto… Sono commissario capo. A che altro potrebbe aspirare uno come me, senza laurea? Manco so per quale miracolo sia arrivato qui, co ’sto spazio in bianco sul curriculum di cui secondo molti dovrei vergognarmi!»

    «Vabbè… Ecco: mi piacerebbe vedere Una giornata particolare. È uscito da un po’, ma lo danno ancora al Royal, oppure al…»

    «È quello con Mastroianni e la Loren, vero?»

    «Sì.»

    «Ambientato al tempo del fascio…»

    «Sì, la storia si svolge durante la visita di Hitler a Roma nel ’38»

    «Non posso dire che mi faccia piacere rivedere quei tempi…»

    «Però, stando alle recensioni, quei tempi sono messi piuttosto in berlina. La vera storia riguarda i due…»

    «Va bene, dai! Aggiudicato.»

    2

    Roma, 1° dicembre 1977 – Giovedì – (Via Marziale, 11 – interno 6)

    "Buonasera a tutti, amici ascoltatori, e benvenuti, anzi bentornati a Scommettiamo?Dopo sei mesi, finalmente eccoci qui di nuovo a voi. Ci sono tanti cambiamenti nella nostra trasmissione… beh, ci doveva essere un cambiamento principale, cioè la nostra trasmissione a colori, però avrete probabilmente appreso dai giornali che non sono arrivati in tempo a preparare il colore per l’F2 qui di Milano. Però senz’altro nel mese di gennaio passeremo a colori. […] Per adesso cominciamo ad affrontare le novità della nostra trasmissione…"

    Sarebbe ora!!

    …novità per quanto riguarda le domande: ci saranno dei pulsanti quest’anno nel nostro gioco. Però penso sia meglio ch’io vi spieghi man mano che andiamo avanti come funziona il nostro nuovo meccanismo...

    Forse è davvero meglio, che ne dici, Mike?!

    Oh, adesso direi di cominciare subito…

    Subito!! È mezz’ora che ci ammorbi de chiacchiere!

    "…cominciamo con un personaggio molto atteso che ha destato tante polemiche… una nuova valletta. Quindi non avremo più la Paola, la tanto contestata Paola, che invece a me sembrava andasse bene perché ci faceva fare tante belle risate ogni tanto. Comunque, abbiamo una nuova valletta, molto simpatica anche lei, e pregherei voi che siete qui in teatro di accoglierla con un applauso perché dobbiamo assolutamente incoraggiarla... si chiama Patrizia Garganese…"

    Vivaddio!

    Eccola qua la nostra Patrizia, come stai?

    Benissimo.

    Bene. Eccola. Guardatela prima di fronte, di profilo… Ecco, fatti vedere di profilo… Di dietro no, perché è sconveniente. Comunque qualche volta la vedrete anche da lì, quando andrà ad aprire o a chiudere le nostre cabine… Bene, ti abbiamo spiegato come funziona il nostro gioco…

    Oddio! Mo’ ricomincia da capo! Aiuto!!

    Dovrei andare a prendere i concorrenti …

    Ecco, va bene. Allora, se ti vuoi accomodare …

    Vado…

    E io intanto vi do qualche altra piccola informazione per quanto concerne il nostro gioco…

    A momenti è finita la puntata!! Metteteje un tappo in bocca…

    "…dunque, io direi che questa sera, visto che sono sei mesi che non ci vediamo, sia il caso di iniziare il gioco con il campione in carica. Vi ricorderete che ci siamo salutati all’inizio della scorsa estate con il signor Cacciacarne, un personaggio molto divertente che era venuto per la storia dei mammiferi, mi sembra, originario di Cerqueto in provincia di Teramo. […] Un bell’applauso per il nostro campione in carica …"

    Buona sera, signor Cacciacarne e bentornato fra noi.

    Ben trovati.

    Racchio era e racchio è rimasto!

    […]

    Quinta e ultima domanda. Attenzione, eh! Sarebbe grave sbagliare adesso…

    Eccolo, il menagramo!

    "Il nome comune del Tapirus Indicus, l’unico tapiride asiatico, deriva dalla particolare colorazione del suo manto. Qual è questo nome?"

    Tapiro dalla gualdrappa.

    Risposta esatta! Signori, il primo applauso lo facciamo al campione in carica che ha fatto un bell’enplein…

    Embè, per forza s’intende di bestie: pare un facocero!!

    Complimenti. Allora, Patrizia, vediamo un po’ se hai imparato cosa si dice a questo punto…

    Secondo lui le vallette so’ tutte deficienti!

    Dunque, a questo punto, dal momento che il signor Porfirio Cacciacarne ha risposto esattamente a tutte e cinque le domande: cinquecentomila lire più il premio corsa, seicentomila lire.

    "Eh, ma sei un motorino! Sei bravissima, complimenti! […] Adesso, amici ascoltatori, avremo i primi due sfidanti di questa seconda serie… Come secondo concorrente, una bellezza milanese. Una ragazza che ha due occhi grandi così! Ecco, veramente è peccato che non abbiamo ancora il colore perché ha due occhi che sono due fari…"

    La solita troia raccomandata!

    Si presenterà per una materia che a noi della nostra trasmissione, soprattutto agli amici giornalisti che sono qui, fa molto piacere perché ci permetterà di ricordare un grande giornalista, un grande pittore… Dino Buzzati, che è scomparso prematuramente… Quindi, signori, accogliamo con un bell’applauso Rossana Gastaldi di Milano… Venga, signorina, buonasera…

    Buonasera.

    Ecco, allora, vogliamo guardare qui nella camera?

    Sì.

    Si vedono bene questi occhi? Ecco, li vedete? Sono belli luminosi. Di che colore sono i suoi occhi, signorina?

    Mah, non saprei, direi azzurri…

    Color menta. Azzurri… azzurro chiaro, eh!

    Sì.

    Non te la tira’ troppo, stronzetta, che te se strappa!!

    Sembrano occhi di gatto…

    Accidenti, il telefono! Chi sarà, a quest’ora?!

    «Pronto?»

    «Luciana?»

    «Chi desidera, scusi?»

    «Luciana. Non sei Luciana?»

    «No. Io sono Paola.»

    «Ah… Ma non è Casaregola?»

    «No, sbaglia numero.»

    «Scusi…»

    Scusi un par de cojoni! Chiamano tutti i giorni cercando Casaregola! Casaregola tutto attaccato, poi! Si procurassero il numero giusto, invece de scassa’ le palle a me!!

    Vediamo Mike a che punto sta…

    ... allora, signorina, adesso bisogna rispondere per lo meno alla quinta e ultima domanda…

    Speriamo...

    C’avrà pure l’occhietti color menta, ma non sta a combina’ un cazzo!

    "Chi è realmente Frà Basilio che nel racconto L’eremita compare nell’assolata Tiberiade al volante di una biposto scoperta fumando sigarette?"

    Non lo so, mi dispiace…

    Aah… Ma come, signorina, lei mi ha scelto il Buzzati…

    Sì, ma… troppi… cioè, siccome i racconti sono moltissimi… li ho letti, naturalmente, però ricordarmi tutti i personaggi è una follia!

    Che peccato, signorina… comunque la risposta era: il demonio.

    Ah!

    Ha capito?! Il demonio... c’ha messo proprio la coda qui e l’ha fatta completamente fuori! Cos’ha combinato? Niente! Zero.

    Dal momento che non ha risposto a nessuna domanda…

    Cosa le diamo, Patrizia?

    Il premio corsa: centomila lire.

    Centomila lire. Beh, almeno potrà cominciare a giocare…

    […]

    … Vediamo come se la cava il prossimo concorrente. Dunque, questo è un concorrente che francamente non so come presentarvi, perché nella sua iscrizione ha detto che è di Torre del Greco, provincia di Napoli, e pure di Roma. Ci faremo dire adesso per quale città opta. È il signor Franco Romolo Bonanni.

    Buonasera.

    Buonasera, signor Bonanni. Cos’ha da ridere, eh?

    Mi diverto… e allora rido…

    Finalmente un bel ragazzo!

    Ah, si diverte! A vedere gli altri che cascano, probabilmente, ho capito! Beh, riderà bene chi riderà ultimo. Speriamo che lei se la cavi bene, eh!

    Io vengo per vincere, lo dico subito!

    Ah, benissimo, allora mi sta bene…

    Caro Mike, questo te l’ha già messo al c…!

    Senta, allora, vogliamo stabilire cosa scegliamo: Torre del Greco o Roma?

    Beh, io sono napoletano, ci tengo a precisarlo. Sono nato lì e tutto quanto. Poi se abito a Roma non è colpa mia: mi ci hanno portato…

    Ecco, però… non è una colpa vivere a Roma, anzi è un piacere! È una bella città…

    Appunto, le dico: io vivo a Roma.

    Caruccio, però pare un po’ fuori de testa!

    Ecco, senta, lei per professione cosa fa?

    "Faccio il maître in un hotel del centro."

    Del centro di Roma?

    Sì.

    E dove, a Piazza di Spagna, o cosa?

    "A Via

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