Tom Sawyer in viaggio
Di Mark Twain
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Info su questo ebook
Mark Twain
Mark Twain, who was born Samuel L. Clemens in Missouri in 1835, wrote some of the most enduring works of literature in the English language, including The Adventures of Tom Sawyer and The Adventures of Huckleberry Finn. Personal Recollections of Joan of Arc was his last completed book—and, by his own estimate, his best. Its acquisition by Harper & Brothers allowed Twain to stave off bankruptcy. He died in 1910.
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Anteprima del libro
Tom Sawyer in viaggio - Mark Twain
Mark Twain, Tom Sawyer in viaggio
1a edizione LandscapeBooks, settembre 2015
Collana Aurora n° 7
© Landscape Books 2015
www.landscape-books.com
Traduzione di T. Orsi e M. Chiala riveduta e corretta dall'edizione Bemporad 1935.
L'editore ha cercato con ogni mezzo i titolari dei diritti
della traduzione e dell'illustrazione di copertina senza riuscire a reperirli;
rimane ovviamente a disposizione per l'assolvimento
di quanto occorra nei loro confronti
ISBN 978-88-99403-11-9
In copertina: rielaborazione di un'illustrazione di Attilio Mussino, progetto grafico Il Quadrotto
Realizzazione editoriale a cura di WAY TO ePUB
MARK TWAIN
Tom Sawyer
in viaggio
Presentazione dell’opera
La collana Aurora si propone di recuperare classici ormai dimenticati e introvabili della letteratura italiana e internazionale, con un breve apparato critico di approfondimento.
Tom Sawyer, assieme ad Huckleberry Finn, è un personaggio iconico della letteratura per ragazzi, e nonostante sia passato più di un secolo dalla pubblicazione delle Avventure di Tom Sawyer il ragazzino del Missouri continua a essere una delle letture più amate da appassionati di tutte le età.
Quello che però molti non sanno è che, oltre alle Avventure di Tom Sawyer e al suo altrettanto famoso sequel, Le Avventure di Huckleberry Finn, esistono altri quattro romanzi con protagonisti i due amici, due dei quali sono rimasti incompleti per la morte di Twain.
Tom Sawyer Abroad, comparso in Italia anche come Tom Sawyer Aereonauta
o Tom Sawyer all'estero
, è stato scritto da Twain dieci anni dopo le avventur e di Huckleberry Finn e riprende le vicende proprio da dove terminava quel libro, con Tom e Huck tornati a casa assieme a Jim, con Tom che soffre i postumi del proiettile che gli ha colpito la gamba.
Twain, che amava omaggiare e al tempo stesso farsi beffe dei colleghi scrittori, fa prendere le mosse dell'avventura che state per leggere da una premessa degna di Jules Verne (e Verne, assieme a Stevenson, è sicuramente il bersaglio dell'omaggio e della parodia di Twain). Senza anticipare troppo, i nostri eroi si troveranno a bordo di una mongolfiera guidata da uno scienziato pazzo, a bordo del quale sorvoleranno l'Europa e l'Africa.
Dopo una prima parte degna di una trama di Verne, con momenti anche ad alta tensione, il romanzo torna ben presto sulla falsariga delle altre avventure con protagonisti Tom, Huck e Jim, in particolar modo con i vivacissimi dialoghi del trio.
Tom Sawyer Abroad è stato spesso pubblicato in un unico volume, sotto il titolo Le nuove avventure di Tom Sawyer
assieme al più noto Tom Sawyer Detective (scritto successivamente ma ambientato prima), che presenteremo nei prossimi mesi nella collana Aurora.
Capitolo I.
Le malinconie di Tom Sawyer
La strana corsa del suo emulo Nat Parsons
Sogni di straordinarie imprese
Credete voi, o lettori, che Tom Sawyer restasse soddisfatto di tutte le nostre avventure? (Parlo di quelle lungo il fiume, quando il nero Jim riebbe la libertà e Tom si buscò invece una scarica di pallini in una gamba). Nemmeno per sogno! Anzi, si accrebbe in lui il desiderio di nuove imprese.
Quando noi tre tornammo da quel viaggio lungo il fiume pieni di gloria, e tutto il paese ci accolse con torce e discorsi ed entusiastiche acclamazioni, alcuni cittadini, forse un po’ alticci, ci proclamarono addirittura eroi!… Questo era stato sempre il sogno di Tom: diventare un eroe.
Per qualche tempo soltanto parve soddisfatto, perché tutti lo tenevano in gran conto, ed egli passava per le vie col naso in aria, gravemente, come fosse stato il padrone del paese. Alcuni lo chiamavano Tom il viaggiatore
e di questo titolo si gonfiava; e prendeva gli atteggiamenti di chi posa dinanzi allo scultore che ne modella il busto.
Tom si considerava da più di noi, perché tutt’e due le volte aveva percorso il fiume col battello, mentre io e Jim vi eravamo andati con una zattera, e solamente il viaggio di ritorno lo avevamo fatto in battello. Perciò se tutti i ragazzi invidiavano me e Jim, s’inginocchiavano addirittura nella polvere al cospetto di Tom.
Forse Tom si sarebbe tenuto pago della rinomanza acquistata, se non ci fosse stato in paese il vecchio Nat Parsons, ufficiale di posta, un coso lungo e smilzo, ma un vero rodomonte a parole, di testa molto calda nonostante l’età, e il più rumoroso animale che io abbia mai conosciuto.
Per una trentina d’anni egli solo aveva goduto in paese reputazione di coraggioso viaggiatore, e a questa nomea ci teneva molto. Nel corso di quei trent’anni aveva narrato con orgoglio un milione di volte almeno le sue avventure di viaggiatore, quand’ecco un ragazzo di quindici anni viene a carpirgli quel primato di riputazione! Fu questo per il vecchio Nat un boccone troppo amaro! Poco mancò che non si desse malato quando udì la gente acclamare e portare al cielo le imprese di Tom. Tuttavia egli non poteva distaccarsi mai dal suo emulo, come una mosca che sia rimasta impigliata nel miele. E appena Tom si concedeva un po’ di riposo, il vecchio riprendeva la narrazione dei suoi antichi viaggi, con tutti i minimi particolari, infiorandoli quando poteva; ma egli non destava più nessun interesse negli ascoltatori, ed era costretto a tacere, il che faceva veramente pietà. Allora, ricominciava Tom a narrare, fra la generale ammirazione, le sue imprese, e dopo di lui ricominciava il vecchio, gareggiando tutt’e due nell’esagerazione e nella boria.
I viaggi di Parsons furono cagionati da questo fatto:
Quando venne eletto ufficiale postale, ed era povero in canna, trovò in ufficio una lettera venuta non si sa di dove e indirizzata a una persona sconosciuta in paese. Quella lettera restò nella casella dell’ufficio per settimane e settimane, finché Nat ne cominciò a sentire un vero spasimo. La lettera non era affrancata, e questo lo tormentava più che mai. Non potendo far pagare quei dieci centesimi, egli temeva che il Governo lo tenesse responsabile, e lo destituisse.
Nat non aveva pace, non dormiva, non si cibava, sicché presto cominciò a dimagrire, a farsi di cattivo umore, ma non osava domandare consiglio ad alcuno per timore che questi lo denunciasse al Governo.
Nat aveva nascosto quella lettera sotto il pavimento; ma non era perciò più tranquillo. Anzi se vedeva una persona ferma davanti all’ufficio, si sentiva gelare il sangue. La guardava sospettoso, pauroso, e avrebbe voluto che fosse notte per levare quella sciagurata lettera di sotto il pavimento e metterla in altro più sicuro nascondiglio.
La gente cominciò a schivarlo, a sospettare a sua volta e a mormorare, perché in verità il suo viso era spesso così stralunato, così sconvolto, che pareva quello d’un omicida; e se egli fosse stato uno straniero, un giorno o l’altro lo avrebbero linciato.
Non potendo più vivere con quel tormento, Nat pensò di andare fino a Washington, presentarsi al Presidente degli Stati Uniti, e rivelar tutto schiettamente, mostrando la lettera, e dire: «Fate di me quello che vi piace; ma il cielo mi è testimone che io sono innocente; e se pure la legge dovesse