Scopri milioni di eBook, audiolibri e tanto altro ancora con una prova gratuita

Solo $11.99/mese al termine del periodo di prova. Cancella quando vuoi.

Nell'incanto
Nell'incanto
Nell'incanto
E-book124 pagine42 minuti

Nell'incanto

Valutazione: 0 su 5 stelle

()

Leggi anteprima

Info su questo ebook

La poesia di Maurizio Donte è un canto dolce, estremamente musicale, nutrito di cospirazioni emotive di grande abbandono erotico-intimistico, dove il verso, con tutta la sua potenza ermeneutica, si fa corpo risolutivo degli abbrivi vitali del Poeta. Sì, c’è l’amore, vissuto con plurima collaborazione panica, con espansioni iperbolico-allusive, e con abbracci semantici di urgente vocazione narratrice, ma un amore plurimo, totale, universale che coinvolge la vita nella sua polisemica significanza: il sogno, la realtà, il tempo, la memoria, la pace, la società e quell’inquietudine che nella poesia si fa flauto sotterraneo ad accompagnare il fluire dello spartito.
LinguaItaliano
Data di uscita3 feb 2016
ISBN9788866902959
Nell'incanto

Correlato a Nell'incanto

Titoli di questa serie (45)

Visualizza altri

Ebook correlati

Poesia per voi

Visualizza altri

Articoli correlati

Categorie correlate

Recensioni su Nell'incanto

Valutazione: 0 su 5 stelle
0 valutazioni

0 valutazioni0 recensioni

Cosa ne pensi?

Tocca per valutare

La recensione deve contenere almeno 10 parole

    Anteprima del libro

    Nell'incanto - Maurizio Donte

    Donte

    Nell’incanto

    EEE-book

    Maurizio Donte, Nell’incanto

    ©EEE-book

    Prima edizione: febbraio 2016

    ISBN: 9788866902959

    Tutti i diritti riservati, per tutti i Paesi.

    Foto di copertina di Diego Luci.

    Breve sarà la mia stagione:

    fiorirò come rosa a maggio,

    e null’altro resterà di me

    se non l’onore ed il coraggio.

    Maurizio Donte

    Prefazione

    Bolero

    Vaga sulle onde un fremere d’incanto,

    mentre trema la luce della Luna

    e alzo nel vento a te un notturno canto

    che flebile s’inizia sotto il cielo;

    con arte io vengo a te, mia sola amata,

    tu danzi quasi fossi una sirena

    nel mare dell’estate che è passata.

    Mi ricordo il motivo della danza

    ed il tuo passo al muoversi del suono,

    lento Bolero, dentro la risacca,

    in languide movenze d’abbandono.

    Iniziare da questa citazione testuale significa andare a fondo, da subito, nella epigrammatica vicenda del canto di Maurizio Donte. Un canto dolce, estremamente musicale, nutrito di cospirazioni emotive di grande abbandono erotico-intimistico, dove il verso, con tutta la sua potenza ermeneutica, si fa corpo risolutivo degli abbrivi vitali del Poeta. Sì, c’è l’amore, vissuto con plurima collaborazione panica, con espansioni iperbolico-allusive, e con abbracci semantici di urgente vocazione narratrice, ma un amore plurimo, totale, universale che coinvolge la vita nella sua polisemica significanza: il sogno, la realtà, il tempo, la memoria, la pace, la società e quell’inquietudine che nella poesia si fa flauto sotterraneo ad accompagnare il fluire dello spartito: Mi ricordo il motivo della danza, una rievocazione che si traduce in alcova rigenerante, in edenico ritorno, in visione incantatrice trasferita in mondi dal sapore neoplatonico, dove tutto è leggero, inviolabile e sonoro come una musica sublimante. Ed è l’endecasillabo - trattato in tutte le salse, in tutte le sue tonalità, a majore e a minore di sonetti, odi e canzoni - a evidenziare l’esperienza metrica del Nostro; la sua abilità versificatoria, aduso, Egli, al verso nobile del canto: con arte io vengo a te, mia sola amata,/ tu danzi quasi fossi una sirena/ nel mare dell’estate che è passata. Un mare d’infinita portata, i cui orizzonti si estendono fino all’inverosimile, fino a traguardi a cui l’uomo non può allungare lo sguardo, data la sua pochezza. E il Poeta è cosciente della futilità del tempo, del gioco delle sue fauci, della sua rapacità e voracità: E vano è lo sperare che ritorni:/ rapido fugge il tempo tra le dita., per questo si affida al memoriale, a quel passato che tanto vorrebbe riattivare in languide movenze d’abbandono; a un eros che, comunque, non circoscrive il panorama ispirativo del Nostro; dacché la perlustrazione ontologica delle piecès e lo scavo analitico si estendono, a tutto tondo, al bene e al male della vita, col ricorso a uno sguardo impegnato e addolorato su tutto ciò che crea sofferenza; su tutto ciò che si allontana dalla fraternità, e dalla umanità, visto che Non più vi fosse guerra, ma fraterno/ amore è l’auspicio più sentito del Poeta:

    Scende la nebbia e dentro rasserena,

    fuori nasconde quel che mi fa male:

    ogni pensiero ed ogni sua catena;

    l’inutil dire, quello che non vale.

    Solo il silenzio, quando il Mondo tace,

    spiega la vita, quello che la segna.

    Vorrei la Terra fosse tutta in pace

    e del Divino amor che fosse degna.

    Non più vi fosse guerra, ma fraterno

    amore. Si alza invece quel fragore

    d’armi che lentamente mi corrode.

    Guardo là fuori e l’anima si rode

    per tutto il

    Ti è piaciuta l'anteprima?
    Pagina 1 di 1