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Anime assassine - I casi dell'ispettore Quetti
Anime assassine - I casi dell'ispettore Quetti
Anime assassine - I casi dell'ispettore Quetti
E-book199 pagine2 ore

Anime assassine - I casi dell'ispettore Quetti

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Info su questo ebook

Intrighi nascosti, macchiati di sangue innocente, si agitano all’ombra del quotidiano, divorando come un mostro il ventre molle di una città inconsapevole,nei cui vicoli bui si muove Quetti,figura cinica e solitaria, un antieroe con la sigaretta sempre tra le labbra. Sette casi di questo ispettore di polizia,legato a doppio filo all’oscura realtà che combatte e che sembra scorrergli dentro da un lontano passato misterioso, capace di smascherare intricate macchinazioni,nascoste dietro efferati delitti,e di ergersi come ultimo baluardo di speranza… poiché solo chi ha attraversato l’oscurità può senza paura squarciare l’apparenza per guardare in faccia il mostro.
LinguaItaliano
Data di uscita28 gen 2014
ISBN9788867822508
Anime assassine - I casi dell'ispettore Quetti

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    Anime assassine - I casi dell'ispettore Quetti - Diego Collaveri

    Diego Collaveri

    ANIME ASSASSINE

    I CASI DELL'ISPETTORE QUETTI

    GDS

    © Editrice GDS

    Via Matteotti 23

    20069 Vaprio D’Adda-Mi

    Mail: edizionigds@hotmail.it

    www.bookstoregds.com

    Diego Collaveri

    Anime assassine

    I casi dell’ispettore Quetti

    TUTTI I DIRITTI SONO RISERVATI

    Dedicato a mia moglie

    L'ENIGMISTA

    Entrai nel mio ufficio quasi come un'ombra, quella ruvida mattina di marzo. Tarzelli, il mio segretario, si stava affaccendando ansiosamente tra fogli sparsi sulla scrivania e pile di cartelle polverose che gli provocavano furiosi colpi di tosse, tutto intento, con la sua fronte lucida corrucciata,  nelle faccende burocratiche.

    Girai lo sguardo e incontrai la mia collega, agente Lara Pedretti, seduta in un angolo della stanza immersa nella pulizia della sua arma. La mia presenza non doveva essere così trasparente visto che trascorsero pochi attimi prima che, senza alzare i suoi profondi occhi marroni, mi porgesse il saluto. «Alla buon'ora Quetti».

    Tarzelli si voltò preso di sorpresa. «Buongiorno Ispettore» mi salutò  con una vocetta stridula prima di iniziare a tediarmi con la sua solita routine di banalità burocratiche, a cui cercavo sempre di sottrarmi.

    «C'è stato un altro omicidio stanotte»  dissi interrompendolo bruscamente, mentre mi infilavo una mano in tasca per estrarre una sigaretta mal ridotta.

    «Ancora il nostro uomo?»  chiese Lara con la sua solita calma, mentre lo sguardo era ancora tuffato completamente nel suo lavoro, come se niente potesse coinvolgerla o turbarla.

    «Ci sono buone probabilità» risposi adeguandomi all'intonazione della mia collega, poggiando la sigaretta tra le labbra.

    Lara si alzò di scatto dalla sedia. «Allora che stiamo aspettando? Muoviamoci!» I suoi capelli scuri, raccolti in un fermaglio, accentuavano ancora di più la sua aria severa; mi indirizzò una delle sue occhiate, di quelle che facevano gelare il sangue nelle vene, mentre si infilava la pistola nella cintura dietro la schiena.

    «Ma non avevi smesso?» mi ammonì mentre cercavo di dar fuoco a un cerino.

    «Che ci vuoi fare, non ho motivazioni per smettere» le risposi aspirando avidamente la sigaretta accesa.

    Lara si avvicinò fissandomi negli occhi. «Prima o poi il fumo ti ucciderà» disse con espressione seria e determinata sul volto, prima di uscire.

    «Col mestiere che mi sono scelto forse sarebbe il minore dei mali» risi.

    «Io preferisco una vita sana, un po' di corsa e una buona dieta. Per campare bene basta davvero poco» s’intrufolò nel discorso il mio segretario, con aria deficiente.

    Io gli abbozzai un sorriso prima di seguire la ragazza.  Ero stato l'unico ad accettare di lavorare con lei, forse perché non mi sono mai posto pregiudizi di ogni sorta o forse perché nessuno sopportava la sua aria di superiorità, ma io pensavo che dietro quella corazza, che tanto fermamente osteggiava, si nascondeva una persona reale con i suoi pregi, i suoi difetti e le sue paure, ma nei sei mesi che erano passati da quando avevo iniziato ad occuparmi di questo caso l'unica cosa che avevo realmente capito era quanto fosse brava nel suo lavoro. In effetti non ricordo di aver mai parlato di altro con lei. Comunque una cosa era certa: non si sarebbe mai tirata indietro a qualsiasi genere di sfida; lasciar perdere non faceva parte del suo carattere tagliente.

    Lara guidò a sirene spiegate lungo i viali della città, fino a inchiodare di fronte a un palazzone ante guerra della periferia.

    Sulla porta dell'appartamento dove era avvenuto l'omicidio ci aspettava, con la sua solita espressione da scimmiotto, Farinelli, responsabile della sezione scientifica.

    «Ciao Guido» mi salutò ignorando totalmente la mia collega per la quale nutriva una forte antipatia.

    «Che mi dici, è stato ancora lui?» andai subito al sodo.

    «La tipologia è la stessa degli altri due casi» spiegò Farinelli accompagnandoci nella stanza dove giaceva il cadavere. «La vittima si chiamava Antonio Cidi, 34 anni, scapolo, lavoro rispettabile, incensurato, giustiziato ieri sera, intorno alle 23, dal solito colpo di pistola. La dinamica è la stessa degli altri omicidi. Non ci sono segni di scasso, l'assassino è stato fatto entrare, nessun segno di colluttazione o di resistenza da parte della vittima e... Bang! Colpo secco e via».

    «Esame balistico?» chiesi chinandomi per osservare il corpo.

    «Non abbiamo ancora i risultati ma ad occhio e croce direi proprio che si tratta della stessa arma» rispose.

    «Notato qualcosa di particolare?»

    Farinelli rise come se la domanda fosse di una stupidità elementare, poi proseguì quasi divertito. «Direi niente, a parte la sua solita firma» disse indicandomi una rivista un po' sporca di sangue poggiata sul palmo della mano del cadavere.

    Con cautela, indossando un guanto di plastica per non cancellare eventuali impronte, la raccolsi per esaminarla.

    «Ennesimo ricordino del nostro caro Enigmista» sogghignò Farinelli.

    «Non ti riesce proprio di fare la persona seria vero?» lo ammonii.

    «Che ci vuoi fare Guido» rispose «Ne ho visti talmente tanti di omicidi, di cadaveri, che non mi formalizzo più di fronte alla brutale sacralità della morte».

    «Già» dissi passando il reperto  alla mia collega.

    «La rivista è la stessa degli altri casi e come sempre è ripetuta una parola due volte» analizzò Lara «Scommetto che neanche stavolta troveremo impronte».

    «Dovrebbero assumerlo in una ditta di pulizie» sghignazzò Farinelli.

    «Questo vuol dire che neanche questa volta voi topi della scientifica ci sarete utili» lo incalzò con un sorrisetto beffardo la ragazza.

    «Quetti, impara a portarla in giro con la museruola» si risentì l'agente.

    «Adesso basta voi due con queste stronzate! Domattina voglio avere sulla mia scrivania foto, referto balistico e tutto quello che trovate» dissi risoluto.

    «Sarà fatto, Guido» rispose mesto.

    Feci per andarmene ma Lara indugiò qualche attimo fissando con astio il povero Farinelli, che di fronte a quello sguardo non poté far altro che abbassare il suo intimorito.

    «Andiamo, Lara» sollecitai, mentre i suoi occhi continuavano a trapassare come due lame il corpo del pover'uomo.

    Al ritorno ritrovammo Tarzelli sempre più immerso in una pila di scartoffie; non appena mi vide mi saltò subito addosso con i mille problemi dell'ufficio, tanto che dovetti buttarlo fuori e chiudermi da solo con Lara  per cercare di pensare più serenamente.

    «Dunque: facciamo il punto della situazione. Abbiamo uno psicopatico  in giro per la città, ben armato, che adora quegli stupidi giochetti da edicola» sbuffai «E che si trastulla con noi a nascondino» riepilogai sprofondando nella mia amata poltrona, poi mi rivolsi a Lara. «Hai fatto la ricerca che ti avevo chiesto su quella rivista?»

    La ragazza si sedette composta e mi rapportò. «Il rompicapo è una sorta di culto per chi ha la passione dell'enigmistica».

    «Culto? quel giornaletto?» mi stupii.

    «Era molto famosa negli anni 70, introdotta in numerosi circoli culturali» mi spiegò.

    «Circoli culturali?» sbottai «Una decina di vecchietti al parco a tirar ad indovinare parole».

    «Se fossi in te non sarei così prevenuto. Il rompicapo era prodotto dalla I.G.I., casa editrice con un fatturato annuo che supera di gran lunga quanto tu possa guadagnare in tutta la tua carriera» disse cinica.

    «Ah» esclamai. La mia attenzione fu di nuovo viva.

    «Quindi il nostro uomo probabilmente ha una certa età. Probabile che le vittime lo avessero conosciuto in passato,  un qualcosa tipo vendetta a distanza di anni» ipotizzai.

    «Questo è sensato solo se si pensa ai primi due omicidi e nel contesto attuale. Gerardi e Bonatti erano sulla settantina e conducevano una vita agiata e rispettabile, niente ci porta a pensare a un qualcosa accaduto di recente. Stessa condizione sociale per Cidi ma con notevole salto generazionale, che lo esclude da questo ragionamento».

    Lara sapeva sempre colpirmi col suo acume, anche se finora non ci aveva aiutato molto nel risolvere questo caso. «La ricerca incrociata che hai fatto sulle prime due vittime ha dato qualche risultato?» chiesi.

    «Entrambi hanno ricoperto incarichi all'interno della I.G.I. e questo potrebbe avvallare la tua teoria, ma la ricerca primaria che ho condotto stamattina su Cidi, anche se non ancora completa, non rivela alcun legame. Non potrebbe essere che qualcuno l'ha ucciso e sta cercando di farlo sembrare un omicidio dell'enigmista?»

    «Non credo, troppe cose si somigliano e molti particolari non sono di dominio pubblico. Il legame ci deve essere, anche se ancora ci sfugge».

    «Non capisco» spense quel momentaneo silenzio la voce di Lara «Se è così semplice perché quel giochetto della rivista?»

    «Concentriamoci un po' sugli indizi che ci ha lasciato» dissi estraendo da un cassetto delle foto e un block notes su cui avevo appuntato qualcosa.

    Lara si avvicinò alla mia scrivania. «Hai visto la parola scritta?» chiese.

    «MASCHERA, ed era scritto nel 2 e nel 7 orizzontale» dissi annotandolo sul foglio assieme alle altre parole che aveva lasciato sulle precedenti riviste. «Allora: abbiamo trovato sulla prima la parola TALVOLTA scritto nel 3 e nel 8 orizzontale, nella seconda AMORE scritto nel 1 e nel 4 verticale e ora... MASCHERA nel 2 e nel 7 orizzontale. Che cosa starà cercando di dirci?»

    «Ti è arrivato il profilo psicologico?» chiese Lara curiosa.

    Mi avvicinai al citofono. «Tarzelli, chiami nel mio ufficio l'agente Corsi: lo voglio subito» ordinai.

    Dopo pochi minuti l' uomo fece il suo ingresso nell'ufficio. Una figura molto esile, mal vestita, la classica ombra trasparente che non noteresti mai nemmeno ti urtasse contro; di lui spiccava solo la folta barba scura, che gli dava un'aria molto profonda  ma che contrastava un po’ con i fini occhiali che celavano due occhietti attenti.

    «Allora che cosa ha scoperto il nostro criminologo?» chiesi incuriosito.

    «Abbiamo provato ad analizzare le parole che ci ha lasciato, provando le possibili combinazioni nel ordine in cui sono state ritrovate o i vari significati che queste potevano assumere nelle diverse combinazioni, ma per ora non abbiamo ottenuto nessun risultato» rispose.

    «E per quanto riguarda il modus operandi?» chiese Lara.

    «Ho condotto una ricerca sui casi in archivio che hanno un filo in comune con questo. Dalla comparazione dei profili psicologici degli assassini...» disse aprendo la cartelletta che teneva sottobraccio «Ne esce una persona che reprime i suoi sentimenti dietro una falsa facciata. Pensa di essere più furbo di noi, commette i suoi omicidi sempre allo stesso modo, una specie di firma d'autore. Le parole che lascia sono una sfida; sta giocando una partita, forse compiendo al tempo stesso una qualche vendetta personale nata da un trauma che ha subito. Vuol dimostrare che è talmente bravo da osare addirittura di aiutarci a prenderlo».

    «Insomma unisce l'utile al dilettevole» sghignazzai.

    Corsi si scurì in volto. «Non lo sottovaluti ispettore, non è persona da prendere sottogamba. Non è un pazzo, non è un uomo della strada guidato da momenti di follia. É fine, è astuto e soprattutto sa quello che fa».

    Le sue parole ancora dipingevano la stanza di scuro mentre, mestamente come era entrato, Corsi uscì dal mio ufficio.

    Tarzelli irruppe in quel clima gelido con la solita scusa delle pratiche arretrate, senza nemmeno badare a quella pesante tensione che si respirava nella stanza.

    «Ispettore spero che adesso potrà dedicarmi qualche secondo».

    «Tarzelli, non è proprio il momento» risposi seccato.

    «A proposito agente Pedretti. Ho condotto quella ricerca sulla casa editrice che aveva pubblicato la rivista. Per forza non trovava niente in archivio» disse sghignazzando «La società è stata rilevata parecchi anni fa e successivamente inglobata nel gruppo New Paper, ecco l'indirizzo».

    «Andiamo a far quattro chiacchiere con questi tipi» suggerì Lara.

    Presi il mio cappotto e facemmo per andare. Tarzelli cercò di starci dietro. «Se posso suggerire sarebbe utile che io venissi con voi per... » ma Lara gli sbatté la porta in faccia senza nemmeno udire le sue ultime parole.

    Strano: fummo subito accolti. In genere in questi posti c'è sempre una gran diffidenza verso le nostre visite. Sembrava quasi che il direttore, Giacomo Sartoni, ci stesse aspettando, da come ci accolse quando entrammo nel suo ufficio.

    «Buongiorno, sono l'ispettore... »

    «Ci aspettavamo una sua visita, ispettore» mi prese subito in contropiede «Prego sedete» ci invitò.

    «Allora sapete anche che cosa vogliamo da voi» risposi mascherando la sorpresa.

    «Mi sembra una cosa abbastanza scontata visto che la New Paper ha in se i resti della vecchia I.G.I. e che il vostro assassino si diverte tanto con una delle sue pubblicazioni» mi disse.

    «Sono davvero sorpreso» ammisi «In genere non è il tipo di accoglienza che riceviamo».

    «Non ne vedo la ragione» rispose serafico. «La nostra compagnia non ha niente da nascondere. Certo anche noi, come tutte le società più importanti, abbiamo i nostri scheletri nell'armadio, ma non permetteremmo mai che il nostro nome sia legato in qualsivoglia modo a dei brutali assassini. La mia segretaria le darà una copia su disco dei nostri file d'archivio con le informazioni relative alla I.G.I. e alla sua acquisizione».

    «Quanta disponibilità» aggiunse Lara. «Quasi commovente».

    «Ho degli obblighi nei confronti degli azionisti» rispose con un sorriso.

    Uscendo da quell'ufficio ebbi la sensazione che Sartoni non ci avesse detto proprio tutto. Quell'uomo mi incuriosiva; raramente qualcuno riesce a prendermi alla sprovvista, eppure era riuscito a dribblarmi con molta, troppa abilità, e questo non era sfuggito alla mia compagna che si fece sotto non appena, tornati in auto, chiuse energicamente la portiera scrollandomi dai miei pensieri.

    «Allora?»

    «Allora cosa?» risposi io ancora confuso.

    «Non giocare con me» disse risoluta. «Che cosa c'è che non ti convince?»

    Rimasi colpito dalle capacità intuitive di Lara e non mi sottrassi alle sue domande.

    «Ancora non lo so» risposi con lo sguardo perso nel nulla «Ma sono convinto che c'è qualcosa dietro. Forse solo paure o pressioni all'interno della compagnia. Sarei curioso di scartabellare tra quegli scheletri nascosti. E poi non so: strane sensazioni. Forse troveremo qualcosa nei file che ci ha dato».

    Mi ero sempre ripromesso di imparare a usare il computer ma nei miei vent'anni di servizio ho sempre preferito lasciar fare ai miei assistenti, era più comodo. Lara alla console esaminò assieme a me i dati che Sartoni ci aveva fornito.

    «Elenco delle pubblicazioni, imposte, dati interni... Tutto fino all'acquisizione della società, con Sartoni al tempo giovane amministratore delegato. Un accordo stipulato tra la New Paper ed il direttore della I.G.I con approvazione del consiglio interno...» scorse la ragazza.

    Il mio sguardo si bloccò su di un particolare nei dati degli annali. «Che strano; la rivista aveva uscita bimestrale ma successivamente alla pubblicazione luglio/agosto ce n'è un'altra di settembre con etichetta I.G.I.Matrox».

    Lara prese subito la palla al balzo. «Faccio un controllo più approfondito» disse mentre le sue dita colpivano violente i tasti.

    «Guarda» dissi sorpreso «La fusione tra la I.G.I. e la New Paper non è avvenuta direttamente ma dopo il passaggio a un'altra società chiamata Matrox. Forse c'era una qualche ragione per cui non ci fu una vendita immediata. Forse è proprio quello che stavamo cercando».

    «Guarda, Quetti» si sorprese la ragazza. «Il nome del direttore della Matrox».

    Strizzai gli occhi per leggere meglio alla luce del monitor. «Franco Cidi!» rimasi molto sorpreso da questa rivelazione.

    «Un bello scheletro nell'armadio» aggiunsi.

    «Torniamo da Sartoni. Ho voglia di dirgli due paroline» sorrise minacciosa Lara.

    L'uomo stavolta fu preso alla sprovvista dal nostro rapido ritorno. «Non ci aspettava così presto, vero?» dissi.

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