La donna degli armenti
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Anteprima del libro
La donna degli armenti - Emiliana De Vico
a cura di Franco Forte
Emiliana De Vico
La donna degli armenti
Prima edizione novembre 2014
ISBN versione ePub: 9788867755646
© 2014 Emiliana De Vico
Edizione ebook © 2014 Delos Digital srl
Piazza Bonomelli 6/6 20139 Milano
Versione: 1.0
Font Fauna One by Eduardo Tunni, SIL Open Font Licence 1.1
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Indice
Emiliana De Vico
La donna degli armenti
UNO
DUE
TRE
QUATTRO
CINQUE
SEI
SETTE
OTTO
NOVE
DIECI
UNDICI
DODICI
TREDICI
QUATTORDICI
QUINDICI
SEDICI
DICIASSETTE
DICIOTTO
Delos Digital e il DRM
In questa collana
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Emiliana De Vico
Emiliana De Vico (1973) vive in un paesino nell’entroterra abruzzese, insieme al marito e ai due figli. Laureata in scienze sociali, lavora presso i Servizi Sociali di zona. Appassionata di romance, approccia questo filone dall’adolescenza. Alcuni suoi racconti sono contenuti in antologie della Delos Books a cura di Franco Forte (365 Storie d’amore; Speciale SF; Il Magazzino dei Mondi 2).Vincitrice della terza edizione de La vie en rose
2012 con Indaco. Il racconto Rose sui tratturi è stato segnalato dalla giuria del Premio Romance 2013 indetto da Mondadori. Ha scritto diversi racconti per la collana Senza Sfumature di Delos Digital.
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UNO
Schiena come crema di latte. Brividi lunghi. Fianchi di burro. La donna si sporgeva per prendere tra le mani a coppa l’acqua del fiume Tirino. Era sola lungo il greto, con la sottoveste arrotolata in vita e il busto esposto al venticello dell’alba.
Raniero la spiava mentre se ne stava accucciata a terra in un alveo riparato fra i ciuffi di canne e i gigli acquatici. Era così sconvolto dalla visione da non riuscire a muovere un passo in una qualsiasi direzione. Né vicino, né lontano da lei. Si appoggiò al tronco di un salice, e il profumo di erbe marce a pelo d’acqua gli colpì le narici, mentre le protuberanze della corteccia gli scalfivano la pelle del braccio. Si lasciò stregare dalle gocce che scendevano su di lei quando iniziò a lavarsi. Un rivolo le scivolava tra le scapole e un altro sulla punta di un capezzolo. Il brivido si ripresentò, e Raniero lo percepì sulla sua stessa pelle. Rubò quella visione. Chi diavolo era la donna spuntata tra i cespugli nell’ora sospesa tra notte e giorno? Come aveva potuto ignorarla tra la gente di montagna?
L’avrebbe scoperto presto, decise. Non gli importava un fico secco se era mezza nuda, lui voleva vederla in faccia, e se possibile toccarla, e poi…
– Raniero, ma dove cavolo ti sei nascosto, figlio di una buona donna?
La vide voltarsi, spaventata come un cerbiatto, il profilo perfetto e la pelle bagnata. Raniero si accucciò per non farsi scoprire e la guardò sollevarsi sulle gambe, quasi tentasse di annusare la posizione dell’intruso. La camiciola fece resistenza sui fianchi e la chioma coprì una parte del corpo, mentre in lui si scatenava il desiderio di uccidere il seccatore.
– Raniero, vieni fuori! – gridò Nicolas. La voce si era avvicinata.
Accidenti, pensò, lo strozzo. Non gli restava che sgusciare lontano e lasciare che la ninfa si rivestisse. Se suo fratello si fosse addentrato ancora di più l’avrebbe scorta. E allora guai a mettersi tra lui e una donna.
Strisciò tra i cespugli di sorbo e rosa canina. – Per la miseria – borbottò. Le spine gli si infilarono nella pelle. – Per la miseriaccia. – Scostò le stoppie a colpi di bracciate.
– Raniero? – Nicolas continuava a urlare.
Arretrò come una biscia, tenendosi celato dietro i tronchi dei salici, e si fermo solo quando fu alle spalle del fratello. – Cosa diamine ti serve?
– O per la Maiella! Vuoi farmi prendere un colpo? Non puoi sbucare in questo modo senza annunciarti. – Si premette una mano sul cuore.
– Ti ho chiesto cosa ti serve, Nicolas. Continui a chiamarmi come una gazza ladra. E sei altrettanto fastidioso.
– Non hai visto che è tardi? – Nicolas indicò la linea dell’orizzonte, ormai invasa dai primi raggi. – Dobbiamo mungere. Dimmi la verità, ti sei squagliato per non aiutare?
– Potevi cominciare tu, invece di andartene a zonzo con la scusa di cercarmi.
– E non farti partecipare allo spasso? Ma neanche per sogno! Eri tu quello che aveva bisogno di passare del tempo in montagna, Raniero, ed eccoci tra le pecore e i pastori. E ora mungi.
– Di che ti lamenti, preferivi stare a casa a ricevere gli ospiti di nostra madre? Sai quanti ricevimenti ha in programma per la fine dell’estate. Non ne potevo più di balli, rinfreschi e…
– E damigelle, passeggiate nel giardino tra i cespugli di rose, e qualche bacetto rubato. – Nicolas sospirò. – Sì, preferivo restare a casa, in verità.
– Nessuno ti ha imposto di venire con me.
– Come sarebbe? Nostro padre mi ha obbligato a seguirti.
– Esagerato. Non devo ereditare il titolo, sono solo l’ultimogenito.
– E quello più irrequieto. Il cocchino di famiglia, insomma – lo derise. Nicolas schivò il pugno ma si allontanò a distanza di sicurezza.
– Oh, Nicolas. Sei tu il viziato di casa. Nostra madre ti permette di correre ancora qua e là dietro alle sottane, senza obbligarti a sposarne alcuna. – Raniero camminava tirandosi dietro il fratello. Guardava indietro ma la donna era sparita.
– Ancora per poco, purtroppo.
– Ecco perché ti sei messo alle mie costole. Speri di trovare una via di fuga? – lo derise.
– No, di spassarmela con qualche pastorella prima che cali la mannaia del matrimonio. – Gli occhi chiari di Nicolas si incupirono, ma il sorriso restò quello di un ragazzaccio poco addomesticato.
Raniero pensò alla giovane nuda nel bosco. Non sentiva il bisogno di parlarne al fratello. Era sua.
S’incamminò verso gli stazzi del bestiame. L’avrebbe aspettata sul tratturo che portava al paesello. Tutti, pastori e paesani, passavano su quell’unica via di Piano San Marco, mentre la Piana di Navelli era diventata un mosaico di recinzioni. Il suo stazzo dava sulla via principale. L’avrebbe attesa al varco.
– Andiamo, fratello, dobbiamo aiutare – disse Raniero facendo il verso a Nicolas.
– È una vita che te lo dico. Solo che, ora che sono qui, conviene approfittarne per espletare qualche bisognino.
– Non ci provare, Nico, tu vieni a mungere con me.
Raniero guardava il tratturo. Nessuna donna era tornata dal bosco, cominciava a pensare di averla sognata. Sentiva l’eccitazione crescere mentre percorreva con la mente le linee del corpo inginocchiato sui ciottoli. Il profilo del volto e del seno in mostra alla natura selvaggia.
Nello stazzo di fronte vi era la stessa febbrile attività che regnava nel suo recinto. Era l’ora del mattino in cui bisognava mungere le pecore, fare il formaggio e la ricotta, e poi ancora dare da mangiare e abbeverare gli animali. Raniero si divertiva un mondo a fare il garzone. Era in quel contesto che si sentiva vivo e parte di una realtà fatta di semplicità, lontano dalle affettate moine mondane. Guardò tra le assi di legno. Vedeva il garzone correre da un lato all’altro mentre le pecore gli sgusciavano via con una facilità inaudita. Non c’era di che stupirsi, dato che era magro come un giunco d’acqua.
– Prendile per la coda, ragazzo! – gridò vedendolo volare tra le zolle grasse del terreno, mentre una risata liberatoria gli rinfrancava la mente. L’umore gli guizzava in corpo come un bruco di terra, cosa che non avveniva tra le mura della sua magione.
Gli occhi del ragazzo lo fulminarono, ma il volto sporco di sterco non fece altro che strappargli un’altra risata.
– Leo, cosa fai a terra? Lo sai che devi prima legarle e poi mungerle. – Un anziano era comparso tra il gregge.
– Sì, Leo, incaprettale, se