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Furia
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E-book106 pagine1 ora

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Zombie - romanzo breve (57 pagine) - Attenti a leggere. Sarete braccati come prede...


Un’isola paradisiaca, mare cristallino e un silenzio sinistro che scuote Julia fin nelle ossa. In quel luogo così utopico non c’è niente di vivo, ma qualcosa che non dovrebbe camminare su questa Terra la sta braccando tra la vegetazione selvaggia.

Il Male è tornato, e la sua furia è implacabile.

Che cosa sei disposto a fare per salvarti?

Chi sei disposto a sacrificare quando la morte ti stringe tra le sue spire gelide?

Il contagio è appena iniziato, in un gioco senza regole tra predatore e preda.


Giacomo Ferraiuolo, da sempre appassionato di horror e thriller, ha pubblicato nel 2016 la raccolta di racconti horror Non Devi Dormire, edita da DZedizioni. Sempre con DZedizioni nel 2017 è uscito il romanzo horror Nora, vincitore del Premio Trofeo Cittadella come miglior romanzo fantasy italiano, e nel 2019 Stanza 218.

Nel 2021 ha pubblicato il racconto lungo Tormento Notturno nella raccolta Il Sabba del Villaggio, edita da Delos Digital e ispirata alla vita di Giacomo Leopardi.

Ha preso parte a oltre quindici antologie, tra cui I Vicini di Casa edita da Watson Edizioni e curata da Paolo Di Orazio e Il Grande Racconto di Dalí edito da Edizioni della Sera.

È il co-fondatore del portale Horror Cultura, luogo d’incontro virtuale per tutti gli appassionati del genere.

LinguaItaliano
Data di uscita21 dic 2021
ISBN9788825418675
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    Anteprima del libro

    Furia - Giacomo Ferraiuolo

    Prologo

    – Dobbiamo evacuare. – La voce del sergente Ronald esplose nel corridoio.

    Elisa guardò per un’ultima volta il suo ufficio. Quei dodici metri quadrati erano stati la sua casa per l’anno appena trascorso. Ricordava ancora il giorno in cui aveva messo piede per la prima volta in quel posto, era una neolaureata con grandi aspirazioni. Michele, un suo collega universitario, le aveva detto che presso la MoGen cercavano nuove risorse. Elisa aveva presentato il curriculum senza aspettative, e non riusciva a credere di aver superato le diverse selezioni.

    Aveva detestato quell’ufficio, puzza di muffa e senza finestre. File di computer e provette.

    Infilò la mano in una tasca del cappotto e sfiorò la foto che portava sempre con sé, sua sorella, Nadia.

    – Elisa! – tuonò Ronald. – Dobbiamo andare, l’elicottero sta per partire. È l’ultimo volo.

    La ragazza si sistemò gli occhiali, lo faceva sempre quando era nervosa.

    Prese un respiro profondo, era alla ricerca di quell’attimo di staticità che le serviva per non impazzire.

    – Andiamo – disse con un filo di voce.

    Si chiuse la porta del piccolo laboratorio alle spalle e il sergente l’afferrò con fare brusco per un braccio, trascinandola lungo il corridoio.

    Ricordi sbiaditi cominciarono ad alternarsi davanti ai suoi occhi. Da quel momento sarebbe dovuta tornare alla normalità, alla ricerca di un nuovo lavoro, con la speranza che la MoGen le pagasse una cospicua buona uscita.

    – Tornerà in Svizzera?

    L’uomo continuò a correre in quel labirinto di metallo e linoleum. – Penso di sì, mi manca mia moglie, e tu?

    – Milano.

    Lo strillo esplose, assordandoli.

    Si fermarono, e l’uomo impugnò la pistola.

    – Entra in questa stanza.

    Elisa si guardò attorno, li sentiva battere con forza contro le pareti di metallo, artigli e ringhi animaleschi.

    – Cazzo.

    – Stanno per sfondare la barriera – tuonò l’uomo.

    – Siamo fottuti.

    La paura cominciò a crescerle dentro, prendendo il sopravvento di quel poco di ragione alla quale si aggrappava. Fissò l’uomo per pochi secondi, lui capì. Ronald aveva visto diverse volte lo sguardo divorato dal terrore. Con uno scatto la ragazza lo superò e si lanciò lungo l’ala destra della struttura.

    Ronald spalancò la bocca per dire qualcosa, ma le parole gli rimasero bloccate in gola.

    Metallo che si piegava, e tonfi sempre più assordanti.

    Elisa strillò mentre si portava la foto di sua sorella al petto, alla sua destra la barriera cedette. Artigli che graffiavano l’aria e lingue serpeggianti.

    La furia esplose e in pochi istanti la raggiunse.

    * * *

    – Dobbiamo partire. – Il colonnello Montale guardò l’orologio.

    Nell’elicottero c’erano ancora due posti vuoti. Il dottor Salazar buttò fuori il fumo della sigaretta e guardò verso il tetto della struttura medica che faceva capolino tra la fitta vegetazione.

    – Quanto ci mettono?

    Montale picchiettò sul vetro che li separava del pilota. – Andiamo.

    L’eco dello sparo scivolò oltre il rombo dei motori, e i due uomini si scambiarono uno sguardo preoccupato.

    Montale abbassò la testa.

    – Partiamo. Non è rimasto più nulla.

    Salazar lo fissò con i suoi occhi penetranti. – Sono rimasti solo loro.

    Capitolo 1

    Il sole brillava sulla lastra azzurra del mare Adriatico, la brezza le accarezzava la pelle ambrata. Julia era distesa con gli occhi chiusi, voleva dimenticare gli ultimi due mesi. Sul volto portava ancora il segno del pugno di John. Si era annullata per la loro relazione, anfetamine e grida. Solo distruzione, ma la cosa che più odiava era stata quella di non sentirsi più autosufficiente quando aveva trovato il coraggio di lasciarlo. Non era riuscita a sopravvivere da sola.

    – Si sta bene, non è vero? – La voce di suo padre, Armand, interruppe quel silenzio che profumava di salsedine.

    Julia aprì gli occhi e ci mise qualche secondo ad abituarsi alla luce accecante. Goccioline di sudore si erano raggruppate sul ventre, le cacciò via con la mano.

    – Sì, pa’, grazie.

    L’uomo reggeva in mano una birra, e il Rolex brillava al polso.

    Julia aveva sempre odiato il lusso sfrenato della sua famiglia, le cene con i pezzi grossi, cosa dire e come comportarsi. Era come se ogni gesto fosse stato scritto in precedenza su un manuale che dovevano rispettare in maniera rigorosa.

    – Il livido si sta asciugando.

    La ragazza si sfiorò la guancia. – Prima o poi se ne andrà.

    – Ci concederai una foto con tutta la tua famiglia?

    – No – sbuffò mentre sfilava una Marlboro dal pacchetto e se la portava alla bocca.

    – Dimmi, l’hai più sentito?

    – Continua a scrivermi.

    L’uomo si sedette al suo fianco e le allungò la birra. Julia ne bevve un sorso.

    – Lo sai cosa posso fare.

    – Non devi fare nulla, pa’. Va bene così. Dove ci sta portando Pietro? – Indicò il ragazzo al timone.

    – Siamo lungo la costa croata.

    – Anthony?

    – Anthony è con mamma, giù, in cabina, entro sera dovremmo fermarci su un’isola.

    Julia buttò fuori una nuvola di fumo e la vide dissolversi nell’aria. – Ho voglia di nuotare.

    Nella sua vecchia cameretta a Notting Hill aveva ancora le tre medaglie, due secondi posti e un primo posto. Aveva sempre adorato nuotare, per lei era come volare. Quel senso di libertà, quando immobile si galleggia, trasportata dalle correnti marine.

    Si guardò la gamba e il piccolo accenno di sorriso le svanì dal volto: l’operazione al ginocchio l’aveva messa KO da qualsiasi gara futura.

    La risata di Stella le giunse alle orecchie come una melodia distorta. Sua sorella era a prua, insieme ad Alain, il compagno.

    Julia aveva sempre invidiato Stella. Era stata sempre tutto quello che lei non era, e ora portava in grembo la piccola Nadine.

    – Arriverà anche per te il momento.

    Julia guardò suo padre senza rispondergli, e tornò a distendersi, chiudendo gli occhi. – Avvisami quando siamo arrivati.

    Le onde la cullavano mentre cercava di cacciar dentro le lacrime. Forse doveva raggiungere Paola a Madrid e farsi una vacanza a base di canne e sesso a Barcellona. Strinse le mani a pugno e il livido le pulsò.

    Sentì suo

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