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Il Circolo dell'Arca: Il circolo dell'Arca 1
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E-book57 pagine1 ora

Il Circolo dell'Arca: Il circolo dell'Arca 1

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RACCONTO LUNGO STEAMPUNK - Chi avesse posseduto l’Alborg non avrebbe mai conosciuto la sconfitta. Ed era compito di John Fox fare in modo che nessuno vi riuscisse.

Quando veniva convocato dal colonnello Acheson nel suo ufficio in un'area segreta del Ministero dell'Interno,  John Fox sapeva che lo aspettava una tazza di tè e un incarico di vitale importanza per l'Impero. Ma, soprattutto, un incarico insolito. Perché era di questo tipo di cose che si occupava Acheson. Questa volta Fox, coi suoi compagni del Circolo dell'Arca, dovranno dare la caccia a un animale mitologico, evidentemente meno leggendario e più reale di quanto si sospettasse. Tra aeronavi, automi e pericolosi soldati prussiani, Fox dovrà districarsi per portare a termine una missione dalla quale dipende il futuro del mondo civilizzato.

Roberto Guarnieri, classe 1963, è un ingegnere civile e lavora nell’Amministrazione comunale della sua città (Civitanova Marche). È appassionato di fantascienza, fantasy, archeologia e tematiche sui misteri delle antiche civiltà perdute. Ha pubblicato diversi racconti su riviste (Delos, Altrisogni, Writers Magazine Italia, Carmilla, Urania) e antologie (tra le più importanti le serie 365  racconti e  Il Magazzino dei Mondi, tutti della Delos Books, oltre a altre delle Edizioni Scudo). Ha frequentato nel 2012 un corso on-line di scrittura creativa con Franco Forte. È stato finalista al Premio Blakwood Algernon 2012, al Premio Urania Stella Doppia 2013 e al Premio della rivista Effemme 2013.
LinguaItaliano
Data di uscita12 nov 2013
ISBN9788867751037
Il Circolo dell'Arca: Il circolo dell'Arca 1

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    Anteprima del libro

    Il Circolo dell'Arca - Roberto Guarnieri

    9788825403350

    L’incarico

    – L’Alborg?

    John Fox aggrottò la fronte, si servì una fetta di arrosto e fece  un cenno al cameriere.

    Il colonnello Acherson, responsabile di una sezione segreta del Ministero dell’Interno, era un uomo pratico e sbrigativo. Di solito lo convocava in fretta e furia  a Whitehall per affidargli incarichi speciali e di sicurezza nazionale, offrendogli al massimo una tazza di tè. L’improvviso invito a pranzo nel suo Club, il Blades di Bond Street, era dunque una piacevole novità, anche se Fox aveva dovuto interrompere la lettura dell’ultimo trattato di Wells sugli elaboratori a roto-piastre. Chiese al cameriere una robusta dose di gin. Il suo istinto gli diceva che ne avrebbe avuto bisogno.

    La luce soffusa filtrava dalle tende, scintillando sulle posate d’argento e sui cristalli. Il mormorio di fondo, smorzato dai pannelli in legno e dalla carta da parati, era impercettibile. Uomini d’affari pranzavano scambiandosi proposte di collaborazione e soci anziani dibattevano di politica e vicende coloniali. Nell’aria aleggiava un lieve aroma di tabacco alla vaniglia.

    – Esatto, Alborg. Che cosa ne sai? – sbottò Acherson, infilzando un pezzo di montone. Era un uomo grande e grosso, con i capelli bianchi pettinati all’indietro, i baffi che si fondevano con le basette e un impeccabile completo nero. La pancia prominente e il rossore delle gote tradivano la sua passione per il cibo e i vini di marca. L’incarnazione stessa della potenza britannica.

    Fox alzò gli occhi al cielo, pensieroso. Conosceva parecchi nomi di creature fantastiche ma questo gli era sconosciuto. Eppure doveva aver letto qualcosa in merito. Decise di non bluffare.

    – Non mi viene in mente nulla, temo.

    Acherson sbatté il pugno sul tavolo, facendolo traballare in un concerto di tintinnii. – Non sei l’unico, maledizione. In questa società tecnologica non fate che pensare a nuove invenzioni, diavolerie a vapore e strani macchinari. Nessuno che studi un po’ di storia medioevale.

    Fox rimise in ordine le posate e prese un crostino al burro. – Non è proprio il mio campo – ammise.

    – I prussiani sono molto più avanti di noi. – Acherson sospirò versandosi del vino. – Imbevuti di miti nordici. Valchirie, Nibelunghi. Dei del Walhalla e diavolerie del genere.

    – Con tutto il rispetto, signore, proprio non capisco dove vuole arrivare.

    Acherson si sporse in avanti, abbassando la voce. – I Crucchi dallo scorso mese hanno chiuso le frontiere dell’Alsazia, e impediscono a chiunque l’accesso a Strasburgo. Lo avrai saputo, era su tutti i giornali.

    Fox giocherellò con il bicchiere. – Quegli stupidi francesi non avrebbero dovuto perdere la guerra. Pensare di fermare gli automi tedeschi con la linea Peugeot è stata una sciocchezza. Hanno generali e uno stato maggiore vecchi di mezzo secolo. Si aspettavano le cariche di cavalleria, hanno trovato gli Zeppelin da sbarco. Così si sono giocati l’Alsazia. – fece una pausa – ma, a parte castelli e vigneti, e una bella rendita in tasse che andrà ad alimentare le spese militari, non vedo cosa possa interessare la Sicurezza Nazionale.

    Il colonnello si chinò, aprì la borsa ai suoi piedi e tirò fuori un corposo incartamento. – Studiati il rapporto del Ministero della Guerra, e capirai il perché dell’invasione tedesca. E leggiti la relazione sull’inquadramento storico. L’ha scritta Lucas Blackwood, anzi da quest’anno sir Lucas Blackwood, una tua vecchia conoscenza.

    Fox alzò gli occhi al cielo. Conosceva sin troppo bene l’emerito professore. – Immagino già la pesantezza del testo – disse in tono affranto – Ammetto però che nel suo campo è un genio. Parla il sanscrito meglio dell’inglese.

    Acherson si servì una generosa porzione di torta di mele ricoperta di panna e agitò la forchetta davanti al viso di Fox. – Vallo a trovare e fatti spiegare la situazione

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