La Metamorfosi (Audio-eBook)
Di Franz Kafka
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Franz Kafka
Franz Kafka (1883-1924) was a primarily German-speaking Bohemian author, known for his impressive fusion of realism and fantasy in his work. Despite his commendable writing abilities, Kafka worked as a lawyer for most of his life and wrote in his free time. Though most of Kafka’s literary acclaim was gained postmortem, he earned a respected legacy and now is regarded as a major literary figure of the 20th century.
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La Metamorfosi (Audio-eBook) - Franz Kafka
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La Metamorfosi
di
Franz Kafka
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Moro Silo
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1.
Gregor Samsa, svegliandosi un mattino da sogni tormentosi, si trovò trasformato, nel suo letto, in un enorme insetto immondo. Giaceva sulla schiena, dura come una corazza e, sollevando un po’ la testa, si vedeva la pancia arcuata, marrone, attraversata da numerose nervature. La coperta del letto, in equilibrio sulla cima, minacciava di scivolare giù da un momento all’altro; mentre le sue numerose zampe, pietosamente sottili rispetto alla sua mole, gli tremolavano inermi davanti agli occhi.
Che mi è successo?
pensò. Non era un sogno. La sua camera, una vera camera per esseri umani, anche se un po’ piccola, stava ferma e tranquilla con le sue quattro ben note pareti. Sopra il tavolo, su cui era sparso un campionario di tessuti – Samsa era commesso viaggiatore – era appeso un ritratto ritagliato, non molto tempo addietro, da una rivista illustrata e sistemato in una graziosa cornice dorata. Raffigurava una signora in cappello e boa di pelliccia, seduta ben dritta con il busto, che alzava verso l’osservatore un pesante manicotto in cui scompariva tutto l’avambraccio.
Gregor si voltò allora verso la finestra e il cielo plumbeo – si sentivano gocce di pioggia picchiettare sulla lamiera del davanzale – finì d’immalinconirlo. Se dormissi ancora un po’, e dimenticassi tutte queste stupidaggini?
egli pensò; ma la cosa era impossibile, perché era abituato a dormire sul fianco destro e nello stato in cui si trovava non era in grado di assumere quella posizione. Per quanto si sforzasse di buttarsi sul lato destro, ricadeva sempre sul dorso. Provò cento volte, chiuse gli occhi per non vedere le sue zampine che annaspavano e smise solo quando cominciò a sentire sul fianco un dolore leggero, sordo, mai provato prima.
Dio mio!
pensò, che professione faticosa mi sono scelto! Tutti i santi giorni sempre in viaggio. Le preoccupazioni sono maggiori di quando lavoravamo in proprio, in più c’è questa piaga del viaggiare: l’affanno delle coincidenze dei treni, i pasti irregolari e cattivi, i rapporti con gli uomini che cambiano di continuo, instabili, che non arrivano mai a diventare duraturi, cordiali. Ma vada tutto al diavolo!
Sentì un lieve prurito in alto, sulla pancia; si spinse lentamente sulla schiena verso il capezzale, per poter meglio alzare la testa, e trovò il punto che prudeva coperto di puntini bianchi che non sapeva che cosa fossero; provò a sfiorare il punto con una delle sue zampette, ma la ritirò subito, perché il contatto gli provocò un brivido di freddo.
Scivolò di nuovo nella posizione di prima. Queste alzatacce
, pensò, "finiscono col rimbecillire. L’uomo deve avere il suo sonno. Certi colleghi vivono come le donne di un harem. Se una mattina mi succede, per esempio, di rientrare in albergo per trascrivere le commissioni ricevute, quei signori si sono appena seduti per la prima colazione. Ci provassi io, col mio principale: che volo farei! D’altra parte, chi sa se non sarebbe una fortuna.
Non fosse per i genitori, mi sarei licenziato da un pezzo, sarei andato dal principale e gli avrei detto quello che penso, dalla a alla zeta! Sarebbe dovuto cadere dallo scrittoio! Che strano modo, poi, di sedere sullo scrittoio e parlare da lì agli impiegati, specie se si considera che, sordo com’è, quelli devono andargli proprio sotto il naso. Ma non è detta l’ultima parola: appena avrò messo da parte tanto denaro da pagargli il debito dei miei genitori, – forse occorrono ancora cinque o sei anni, – lo farò senz’altro. Allora ci sarà il grande distacco. Ma intanto mi devo alzare, il treno parte alle cinque".
Diede un’occhiata alla sveglia, che ticchettava sul cassettone.
Dio del cielo!
pensò. Erano le sei e mezzo, e le lancette proseguivano tranquillamente il loro cammino, anzi la mezza era già passata, erano ormai i tre quarti. Che la sveglia non avesse suonato? Dal letto si vedeva che era stata messa regolarmente sulle quattro; aveva senza dubbio suonato: possibile che avesse continuato a dormire con quel suono che scuoteva i mobili? Non aveva avuto un sonno tranquillo, ma forse per questo aveva dormito più pesantemente. Che avrebbe fatto? Il treno successivo partiva alle sette; per riuscire a prenderlo, avrebbe dovuto correre come un matto, e il campionario non era ancora pronto, mentre lui, poi, non si sentiva troppo fresco e in forze. E anche se fosse riuscito a prendere il treno, un rimprovero del principale era ormai inevitabile: il fattorino lo aveva aspettato al treno delle cinque e da un pezzo doveva aver riferito sulla sua assenza. Era una creatura del principale, senza volontà né cervello. E se si fosse dato malato? Sarebbe stato molto penoso e sospetto, perché in cinque anni di servizio non era ancora stato malato nemmeno una volta. Il principale sarebbe venuto con il medico della mutua, avrebbe rimproverato ai genitori la pigrizia del figlio e tagliato corto a tutte le obiezioni, rimettendosi al medico, per il quale, come si sa, esistono solo individui sanissimi, ma