101 consigli per allenare la memoria
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Info su questo ebook
Perché impariamo ma al tempo stesso dimentichiamo?
Tutti i trucchi per salvare ogni tuo ricordo
Senza memoria non c’è azione, percezione, pensiero, in altre parole non c’è vita psichica. Ma è possibile migliorare la capacità del nostro cervello di immagazzinare, conservare e recuperare le informazioni? Certamente, e questo libro vi mostrerà come fare. Troverete strategie mirate ed esercizi da mettere in pratica nella vita di tutti i giorni. Scoprirete come l’ansia, la motivazione, la concentrazione e il rilassamento possono condizionare la creazione e la rievocazione dei ricordi, e in che misura l’età può influire in tali processi. Conoscerete i meccanismi cognitivi che stanno alla base della memoria e apprenderete segreti e consigli utili per potenziarla. Non dimenticateli!
Sara Bottiroli
è assegnista di ricerca presso il Dipartimento di Psicologia di Pavia. Si occupa dei cambiamenti della memoria legati all’età, degli aspetti metacognitivi ed emotivo-motivazionali e di interventi di potenziamento cognitivo per adulti e anziani.
Elena Cavallini
è ricercatrice presso l’Università di Pavia dove insegna Psicologia clinica dell’invecchiamento. Svolge attività di ricerca sulla memoria e sugli interventi per il suo potenziamento in soggetti adulti e anziani.
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Anteprima del libro
101 consigli per allenare la memoria - Sara Bottiroli
PARTE PRIMA
Memoria
1. Cos'è la memoria
La memoria costituisce, unitamente all’apprendimento, un fenomeno fondamentale dell’esperienza umana. Essa rappresenta la capacità del nostro cervello di immagazzinare e conservare nuove conoscenze sul mondo circostante. Poiché molte di tali informazioni vengono trattenute per lungo tempo, siamo in grado di agire e pensare sulla base di esse. Abbiamo acquisito la maggior parte delle nozioni che possediamo con l’esperienza e le abbiamo trattenute grazie alla memoria: pensiamo ai nomi di amici e compagni, a quelli di politici e atleti come pure alle conoscenze di matematica e di latino acquisite nel periodo della scuola. Pertanto noi siamo ciò che siamo, prevalentemente grazie a questa sorprendente capacità. Come in tutti gli ambiti della nostra vita, i fenomeni hanno sempre un lato positivo e uno negativo. Riguardo al primo, siamo tutti consapevoli che l’arricchimento culturale di ognuno di noi dipenda in larga misura dalla capacità, appena sottolineata, di acquisire sempre nuove informazioni. Il fatto però di essere in grado di trattenere le conoscenze per lungo tempo implica che anche le esperienze negative vengano mantenute nella memoria costituendo a volte la causa di problemi psicologici, e questo rappresenta il lato negativo della memoria. Tali disturbi possono essere appresi in risposta a esperienze vissute nell’infanzia e solo un intervento psicologico, mirato alla creazione di nuove condizioni che permettano al paziente di apprendere da principio, può ottenere successo.
È possibile, però, che la memoria subisca delle perdite o che non funzioni adeguatamente determinando l’incapacità a interagire con gli altri. Le patologie a livello di apprendimento e di memoria possono coinvolgere persone di tutte le età e sono legate a cause genetiche, ambientali o degenerative. Si pensi al ritardo mentale, ai traumi cranici o agli effetti devastanti di alcune forme di degenerazione legate all’invecchiamento, come ad esempio il morbo di Alzheimer.
L’interesse per la memoria coinvolge diverse discipline fra cui la filosofia, prima a occuparsi dell’argomento, la psicologia e la biologia. Queste ultime due, solo all’inizio degli anni 2000, hanno iniziato a interagire con lo scopo comune di rispondere a vari quesiti: in che modo funziona la memoria? quali sono i tipi di memoria? quale parte del cervello è deputata all’immagazzinamento delle informazioni? La convergenza fra psicologia e biologia ha contribuito alla visione non unitaria della memoria. Non ne possediamo una sola, i sistemi coinvolti nel processo di acquisizione sono diversi. Il vantaggio di possedere sistemi differenti riguarda il fatto che le persone possono vivere, anche se con qualche difficoltà, quando uno di questi viene a essere compromesso.
2. Il tragitto delle informazioni
Per memoria, in senso generale, si intende il processo con cui le nuove informazioni vengono:
1) Codificate
2) Immagazzinate
3) Recuperate
Il termine codifica si riferisce al processo in base al quale le informazioni vengono registrate in una forma tale da permettere poi di conservarle. L’immagazzinamento si riferisce alla possibilità di mantenere le informazioni nel sistema mnestico per il tempo necessario. Entra poi in gioco un ultimo processo, il recupero, che consente di far riemergere alla coscienza le conoscenze nel momento richiesto. Facciamo un esempio concreto. Vi viene chiesto di ricordare il nome del presidente della Somalia. Potete non ricordarlo perché non siete mai stati esposti a questo tipo di informazione e quindi non l’avete mai codificata. Oppure, potete essere stati esposti a tale conoscenza ma, non avendola immagazzinata in maniera corretta, ora non riuscite più a ricordarla. Ancora, potete fallire nel ricordare il nome del presidente per l’incapacità di recuperare nella memoria le nozioni precedentemente apprese.
Anche se i tre processi sopra descritti sono necessari affinché la memoria lavori con successo, non sono sufficienti per spiegare come le informazioni vi entrino.
Per descrivere i magazzini di cui è composta la memoria dobbiamo quindi rifarci alla teoria classica che ne riporta tre: sensoriale, a breve termine e a lungo termine. Per maggiore chiarezza, abitualmente la descrizione dei tre sistemi viene fatta separatamente ma, nella realtà, sono interdipendenti.
3. La memoria sensoriale
Per memoria sensoriale si intende il sistema di memoria che trattiene le informazioni puramente sensoriali. Il tuono del temporale, il dolore provocato da una scottatura sono solo alcuni degli stimoli che vengono immagazzinati nel primo magazzino della memoria, in questo caso, sensoriale. A seconda della natura dell’informazione che giunge, viene attivata una specifica forma di memoria sensoriale. La memoria iconica è deputata all’immagazzinamento delle informazioni provenienti dal sistema visivo: un raggio di luce o la scritta su un cartellone pubblicitario.
La memoria ecoica, invece, immagazzina le informazioni acustiche che provengono dal sistema uditivo: il suono di un campanello o lo squillo di un telefono.
Nonostante la memoria sensoriale sia molto precisa, tanto da permettere l’immagazzinamento di una replica dello stimolo sensoriale, di qualsiasi tipo esso sia, è in grado di trattenere l’informazione solo per 1 o 2 secondi. Se l’informazione non passa nella memoria a breve termine, viene persa definitivamente.
La memoria sensoriale funziona come una fotografia istantanea
, appena dopo essere stata catturata viene distrutta e sostituita con un’altra.
4. La memoria a breve termine
Come precedentemente detto, le informazioni che vengono fotografate dalla memoria sensoriale, per non andare perdute, devono essere immagazzinate nella memoria a breve termine. Affinché ciò accada è necessario che assumano significato. La memoria a breve termine rappresenta quel magazzino nel quale, per la prima volta, si attribuisce un significato alle informazioni in entrata. Purtroppo, il processo preciso attraverso cui le memorie sensoriali vengono trasformate in memoria a breve termine non è ancora chiaro. Alcuni studiosi ritengono che le informazioni sensoriali vengano tradotte in rappresentazioni grafiche o immagini; altri sostengono che la trasformazione preveda, invece, la traduzione in parole. Se da un alto il passaggio da una memoria all’altra deve ancora essere chiarito, dall’altro è certo che mentre la memoria sensoriale è molto precisa e particolareggiata, come precedentemente sottolineato, quella a breve termine è incompleta.
È opportuno definire anche la quantità di informazioni che possono essere mantenute nella memoria: si parla di 7 insiemi, o chunk, di informazioni con le possibili variazioni di più o meno due. Per chunk si intende un raggruppamento significativo di stimoli che vengono immagazzinati nella memoria come unità. Si pensi a una serie di 21 cifre:
349750326001234771926
Ricordare la stringa di numeri magari letta o sentita solo una volta risulta alquanto difficile. Se invece i numeri fossero presentati nel modo seguente:
349 750 326 001 234 771 926
il ricordo ne sarebbe facilitato. Le 21 cifre sono infatti presentate in 7 chunk che, come appena detto, possono rappresentare la quantità di informazioni che il magazzino a breve termine è in grado di trattenere. Gli insiemi possono essere costituiti da numeri come da lettere, come ancora da posizioni. Si pensi, ad esempio, alle posizioni degli scacchi su una scacchiera. Per facilitare il ricordo, anche in questo caso è possibile legare fra loro gli scacchi, cosa che peraltro sanno fare bene gi scacchisti esperti. La capacità di mettere insieme fra loro gli stimoli dipende quindi anche dall’esperienza pregressa di una persona.
Il magazzino a breve termine lavora poi sotto condizione temporale, ossia trattiene le informazioni per non più di 30 secondi. Se esse non vengono elaborate, sono rapidamente dimenticate; se al contrario vengono organizzate possono accedere alla memoria a lungo termine. La definizione psicologica che si riferisce alla possibilità di organizzare le conoscenze in modo che con maggiore probabilità passino nel magazzino a lungo termine, è quello di reiterazione elaborativa
.
La reiterazione consiste nell’organizzare le informazioni in modo che abbiano una struttura anche di tipo personale. Se, ad esempio, viene richiesto di memorizzare un numero di telefono, chiunque è in grado di trattenerlo, dopo averlo letto, per il tempo necessario a digitarlo (memoria a breve termine); se però il numero non viene più reiterato ossia ripetuto, esso viene perso.
Pensate a quante volte è capitato a ciascuno di voi di leggere un numero telefonico e di cercare di tenerlo a mente giusto il tempo per poterlo comporre, e poi avviene qualcosa che ci distrae per un attimo - ad esempio il campanello che suona o qualcuno che ci rivolge parola - e subito non lo ricordiamo più. Per trattenerlo, in modo tale che la prossima volta venga ricordato, è necessario elaborarlo. Ciascuno di noi ricorre a dei modi, che chiameremo strategie
, per non perdere l’informazione. Uno di questi modi può essere quello di associare le cifre a numeri per noi significativi come la data di nascita, il giorno delle nozze e così via.
5. La memoria a lungo termine
Una volta che lo stimolo è stato adeguatamente elaborato può passare dal magazzino a breve termine a quello a lungo termine. Si tratta di un sistema con una capacità quasi illimitata che consente, quando richiesto, di recuperare le informazioni. La dimostrazione della necessità di distinguere fra due magazzini di diversa durata e capacità proviene da diverse evidenze. La conferma più semplice si riferisce al fatto che le persone colpite da un danno cerebrale, magari in seguito a un trauma cranico, sono incapaci di acquisire nuove informazioni in modo durevole, pur essendo in grado di rievocare i dati codificati prima del danno.
Il primo caso a essere riportato nella letteratura scientifica e quindi ben documentato, perché seguito nel tempo, è quello di un ragazzo che all’età di circa 9 anni era stato investito da un ciclista, riportando una lesione alla testa che gli aveva procurato l’epilessia. Nel corso degli anni gli attacchi sono andati aumentando fino a quando, all’età di 27 anni, venne operato e gli venne asportata una parte del cervello. In effetti l’epilessia migliorò notevolmente, ma il ragazzo iniziò ad accusare dei problemi di memoria che non vennero mai più risolti. Non era più in grado di trattenere le nuove informazioni per più di qualche minuto, mentre ricordava perfettamente il passato.
Nel tempo non riusciva neppure a riconoscersi allo specchio perché incapace di ricordare i cambiamenti del proprio aspetto. Questo triste esempio conferma l’esistenza di sistemi diversi di memoria.
6. La memoria dichiarativa e quella non dichiarativa
Come la memoria sensoriale, anche la memoria a lungo termine è costituita da componenti diverse. Si usa distinguere fra la memoria dichiarativa e quella non dichiarativa. L’esempio appena fatto risulta utile anche nel descrivere questa distinzione. I medici osservarono che l’incapacità di trasferire le informazioni nuove dalla memoria a breve termine a quella a lungo termine non era totale. Il paziente imparò a tracciare il contorno di una stella mentre osservava la sua mano allo specchio e i miglioramenti si notavano di giorno in giorno anche se egli affermava di non aver mai eseguito il gesto. Inizialmente si pensò che fosse preservato solo l’apprendimento delle abilità motorie, ma col tempo si allargò tale visione e si arrivò a comprendere che un tipo particolare di apprendimento rimane intatto nell’amnesia: quello che possiede qualità automatiche e inconsce. Spesso apprendiamo lentamente, e come conseguenza della ripetizione e della pratica. Si pensi ad esempio a un movimento del tennis il cui recupero si esprime nella prestazione fisica, nel corso della quale non si richiede all’individuo di essere consapevole dell’esperienza passata o dell’utilizzo della memoria, ma semplicemente di recuperare un’azione. Tale tipo