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Racconti di cera - Orrore e fantastico in 15 racconti dell'autore de “Il Golem”
Racconti di cera - Orrore e fantastico in 15 racconti dell'autore de “Il Golem”
Racconti di cera - Orrore e fantastico in 15 racconti dell'autore de “Il Golem”
E-book151 pagine2 ore

Racconti di cera - Orrore e fantastico in 15 racconti dell'autore de “Il Golem”

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Info su questo ebook

Indice dei Racconti

Prefazione

L'Albino

Chitrakarna

Il Cervello svaporato

Buddha è il mio rifugio

L'urna di S. Gingolph

Il libro di Giobbe

Il segreto del castello di Hathaway

Castroglobina

Bal macabre

Sapienza del brahmino

La storia del leone Aligi

L'anello di Saturno

Le piante del dottor Cindarella

Ma... Allora!

Il baraccone delle figure di cera
LinguaItaliano
Data di uscita26 nov 2015
ISBN9788892522305
Racconti di cera - Orrore e fantastico in 15 racconti dell'autore de “Il Golem”
Autore

Gustav Meyrink

Gustav Meyrink (Meyer), geboren am 19. Januar 1868 in Wien; gestorben am 4. Dezember 1932 in Starnberg. Erzähler, Dramatiker, Übersetzer. 1889-1902 Bankier in Prag. 1902 erleidet er zu Unrecht wegen Verdachts der Geldunterschlagung drei Monate Gefängnis. Er kann sich strafprozessual rehabilitieren, sein geschäftlicher und sozialer Leumund sind freilich zerrüttet. Meyrink begibt sich nach Wien, arbeitet temporär als Redakteur der satirischen Zeitschrift »Der liebe Augustin«. 1906 zieht er nach München, 1911 nach Starnberg. Seine Hauptwerke sind zugleich Klassiker der phantastischen Literatur: »Der Golem«, »Das grüne Gesicht«, »Walpurgisnacht« und »Der weiße Dominikaner«.

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    Anteprima del libro

    Racconti di cera - Orrore e fantastico in 15 racconti dell'autore de “Il Golem” - Gustav Meyrink

    Gustav Meyrink

    RACCONTI DI CERA

    Orrore e fantastico in 15 racconti dell'autore de Il Golem

    La Bussola Editrice - Prima edizione digitale 2015 a cura di David De Angelis

    Indice

    Prefazione

    L'Albino

    Chitrakarna

    Il Cervello svaporato

    Buddha è il mio rifugio

    L'urna di S. Gingolph

    Il libro di Giobbe

    Il segreto del castello di Hathaway

    Castroglobina

    Bal macabre

    Sapienza del brahmino

    La storia del leone Aligi

    L'anello di Saturno

    Le piante del dottor Cindarella

    Ma... Allora!

    Il baraccone delle figure di cera

    Prefazione

    Gustav Meyrink è stato un novelliere molto prolifico, oscillante tra la fantasia pura, il grottesco, l'orrore e una satira dissacratoria. Nei Racconti di cera qui riportati vi è un vasto campionario della vena multiforme dí Meyrink novelliere. Così ne Le piante del dottor Cindarella si trova un «classico» dell'orrore. Il cultore del genere non solo ritroverà temi del futuro Golem, ma anche immagini, costruzioni tipiche di Lovecraft per esempio.

    Anche il primo racconto di questa antologia, L'Albino è realmente «orribile», nel senso che desta orrore. In altri racconti il tema è «serio», affrontato in modo «drammatico» (se non addirittura «raccapricciante») e poi alla fine... vi è un completo capovolgimento, e la vicenda si trasforma da allucinante in grottesca (Il cervello svaporato, Il segreto del castello di Hathaway, Ma... Allora!, Sapienza del Brahmino).

    Anche in Chitrakarna la nota dominante è l'ironia; macabra, perché il protagonista rimane vittima proprio del «Bushido» cioè di un «modo speciale di comportarsi con finezza».

    Castroglobina è una satira del militarismo, molto pesante soprattutto per i tempi e davvero raccontata splendidamente, che per lo stile ricorda addirittura Bulgakov.

    La satira del militarismo ritorna anche ne L'anello di Saturno, dove si può leggere questo pungente brano: «(...) per ciò ho cercato un essere umano da uccidere, allo scopo di esaminare l'anima. Ma volevo sacrificare un essere proprio inutile sulla terra; (...) con la gioia della certezza, andai da avvocati, da medici, da militari; già l'avevo quasi afferrato tra i professori di Liceo.. quasi! (...)» L'ironica ricerca di un essere «proprio inutile» continua, fino al colpo di scena che lega il mistero dell'anello di Saturno... all'uncinetto della «beghina»!

    E Il libro di Giobbe reca il sottotitolo «Come sarebbe riuscito il Libro di Giobbe se l'avesse tradotto il pastore Frenssen e non Lutero», il che dà il pretesto a Meyrink per «riscrivere» il libro sacro in dialetto e pieno di notazioni ironiche.

    La vita

    Gustav Meyer, più noto con lo pseudonimo di Gustav Meyrink, è nato a Vienna il 19 gennaio 1868.

    Ha fatto gli studi a Praga, e nei suoi libri (soprattutto ne Il Golem) ne descrive l'atmosfera in modo magistrale. Franz Kakfa fu così incantato da questa abilità di Meyrink da farne pubbliche lodi.

    Secondo quanto egli stesso racconta, fino all'età di 23 anni Meyrink ebbe una normale vita di impiegato, con qualche guaio, e con tre interessi dominanti: donne, scacchi e canottaggio. Nel 1891 «stanco per affanni d'amore» decide di ammazzarsi. In quel momento un commesso di libreria fa scivolare sotto la porta un fascicolo. «Presi il fascicolo e cominciai a sfogliarlo; contenuto: spiritismo, occultismo, stregoneria..." Con questo «colpo di scena» la sua vita cambia.

    Comincia a scrivere, le sue prime storie appaiono, dal 1902, sulla famosa rivista tedesca Simplicissimus. La sua vena oscilla fra la satira e il racconto fantastico. Nel 1915, pubblica Il Golem.

    È il romanzo tedesco di maggior successo dopo la prima guerra mondiale. E dopo undici anni, nel 1926, ne erano state stampate duecentomila copie. I libri successivi di Meyrink, in cui si ritrovano la maggior parte dei «motivi vitali» de Il Golem sono: Walpurgisnacht (La notte di Valpurga) del 1917, che fu molto popolare anche in Italia durante gli anni '20; Der weísse Domenikaner (Il domenicano bianco) del 1921; e il suo ultimo romanzo Der Engel vom westlichen Fenster (L'angelo della finestra d'occidente) del 1927.

    Meyrink muore nel 1932. Si era intanto convertito al buddismo. Tutti i libri e i personaggi di Meyrink sono in vario modo ispirati a scienze esoteriche, alchemiche, magiche. Questo intreccio è d'altronde presente in tutta la cultura europea dell'epoca, anche nella fascia culturale «superiore». In una introduzione a Il Golem, Elemire Zolla una decina d'anni fa, notava che questo intrecciarsi di temi si ritrova in tutto il tessuto culturale degli scritti di C.G. Jung.

    Meyrink parla per diretta conoscenza delle dottrine che descrive. Studiò il «fantastico» e il «magico» per tutta la sua vita e nel modo più approfondito possibile. C'è in questi Racconti di cera una frase significativa di ciò che Meyrink intendeva. «Perciò qualunque cosa, il Bello o il Sublime, il Bene o il Male, la Serenità con la morte nascosta in cuore, o la Tristezza con la serenità nascosta in cuore, tutto conserva sempre qualcosa del fantasma. Se anche pochi nel mondo sentono il lato fantomatico, pure esso c'è, continuo ed eterno» (L'anello di Saturno).

    Per concludere, Gustav Meyrink è uno scrittore da conoscere, sia nella vena fantastica e mista ad ironia di questi racconti, sia nei romanzi inquietanti e misteriosi che saranno pubblicati in questa collana.

    L'ALBINO

    «ANCORA sessanta minuti prima di mezzanotte», disse Ariosto, levandosi di bocca il sottile cannello della pipa olandese.

    «Quello là», e accennò, sulla parete annerita dal fumo, ad un oscuro ritratto, di cui a mala pena si potevano ancora riconoscere le linee, «quello là fu Gran Mastro esattamente cento anni fa, meno sessanta minuti».

    «E quando decadde il nostro Ordine? voglio dire, quando precipitammo fino ad essere i Beoni che ora siamo, Ariosto?» venne fuori a domandare una voce, dalla densa nube di fumo, che riempiva la piccola sala medievale.

    Ariosto si passò le dita nella lunga barba bianca, strisciandola con aria d'incertezza sul collare increspato della toga di velluto: «Sarà stato negli ultimi decenni... forse... e poi avvenne poco per volta».

    «Tu hai messo il dito sopra una piaga nel suo cuore, Fortunato», mormorò Baal Schem l’arci-censore dell'Ordine, in costume di rabbino medievale; e uscendo dall'ombra, nel vano d'una finestra, si avvicinò presso la tavola a quegli che aveva fatta la domanda. «Parla di qualcos'altro!»

    Poi continuò ad alta voce: «E come si chiamava, nella vita profana, questo Gran Mastro?».

    «Il Conte Ferdinando Paradies» rispose subito un altro accanto ad Ariosto, entrando con aria di competenza nell'argomento. «Sì, erano illustri i nomi di quel tempo — e anche di prima. I Conti Spork, Norberto Wrbna, Venceslao Kaiserstein, il poeta Ferdinando van der Roxas! Tutti questi celebrarono il Ghousla, il rito di Loggia dei «Fratelli Asiatici», nell'antico giardino dell'Angelo, dove ora è la Posta Centrale, guidati dallo spirito del Petrarca e di Cola di Rienzo, che furono pure nostri Fratelli

    «E' cosi. Nel giardino dell'Angelo, che prese nome da Angelo di Firenze, medico ordinario dell'imperatore Carlo IV, presso il quale Cola trovò asilo finché non fu consegnato al Papa», interruppe premurosamente lo scriba Ismaele Gneiting.

    «Ma non sapete che dai Sat-Bahis, gli antichi fratelli Asiatici, furono fondate persino Praga e.... e....e Allahabad, in breve tutte le città il cui nome viene a significare «soglia»?! Dio del Cielo, che cose! che cose!

    «E tutto, tutto dileguato, tutto svanito.

    «Lo dice anche Buddha: Non ne resta traccia nell'aria — Tali erano i nostri predecessori! Ma noi, Beoni!!! Beoni!! hip, hip, hurrah; — c'è da ridere».

    Baal Schem gli fece cenno di tacere una buona volta; ma quello non capì, e continuò a parlare, finché Ariosto respinse bruscamente il suo bicchiere e lasciò la stanza.

    «L'hai offeso», disse Baal Schem, serio, a Ismaele Gneiting, «avresti dovuto aver riguardo almeno alla sua età.»

    «Ah, bah» si scusò l'altro, «non volevo mica dargli un dispiacere! E quand'anche!

    «Del resto tornerà di sicuro.

    «Fra un'ora comincia la festa secolare cui deve ben assistere».

    «E' sempre una stonatura, che noia!» giudicò uno dei più giovani «si beveva così in santa pace». Il silenzio piombò sul circolo attorno alla tavola.

    Sedevano tutti muti, in semicerchio, aspirando il fumo dalle bianche pipe olandesi.

    Coi mantelli medievali dell'Ordine coperti di fregi cabalistici, essi avevano l'aspetto di una strana, irreale riunione fantomatica, nella luce smorta delle lampade a olio, che arrivava appena fino agli angoli della stanza e alle finestre gotiche senza cortine.

    «Andrò a rabbonirlo, il vecchio», disse finalmente Corvino, un giovane musicista, ed uscì.

    Fortunato si piegò verso l'Arci-Censore: «Corvino ha dell'ascendente su di lui? — Proprio Corvino?»

    Baal Schem borbottò qualcosa nella barba: Corvino doveva essere fidanzato con Beatrice, la nipote di Ariosto.

    Ismaele Gneiting riprese il discorso, e parlò dei dogmi dimenticati dell'Ordine, che risale fino alle nebbie del passato, quando i Demoni delle Sfere ancora istruivano i progenitori dell'uomo.

    Parlò delle difficili oscure profezie, che tutte, tutte s'erano avverate nel tempo, lettera per lettera, frase per frase, così da far disperare del libero arbitrio dei viventi; — e della «lettera sigillata di Praga», l'ultima reliquia autentica che l'Ordine ancora possedesse. «Strano! Chi fosse tanto curioso da volerla aprire, questa lettera sigillata di Praga, prima del tempo debito, quegli.... come dice dunque nell'originale, Lord Kelwyn? e Ismaele Gneiting volse lo sguardo interrogativo verso un Fratello vecchissimo, il quale se ne stava rannicchiato e immobile dirimpetto a lui in una poltrona a intagli e dorature. «Perisca egli prima di cominciare! La tenebra inghiottirà. il suo volto, né mai più lo restituirà alla luce...?»

    «La mano della sorte nasconderà i suoi lineamenti nel regno della Forma fino all'ultimo giorno», completò lentamente il vegliardo, accompagnando ogni parola col moto della testa calva, come se volesse dare una forza speciale alle sillabe «e la sua faccia sarà cancellata dal mondo dei contorni. Invisibile diventerà il suo volto: invisibile per tutti i tempi! Serrato come il mallo nella noce.... come il mallo nella noce».

    Come il mallo nella noce! — i Fratelli, in giro, si guardarono stupiti.

    Come il mallo nella noce! — strana, incomprensibile similitudine!

    Allora la porta si aprì, ed entrò Ariosto.

    Dietro a lui, il giovane Corvino.

    Questi ammiccò lietamente ai Fratelli, quasi a significare che aveva accomodato le cose col Vecchio.

    «Aria fresca! facciamo entrare aria fresca» disse uno, e andò ad aprire una finestra.

    Parecchi si alzarono, respingendo le sedie, per guardar fuori, nella notte di plenilunio, i raggi d'un verde opalino che scintillavano sul lastrico ineguale dell'Altstiitter Rings.

    Fortunato indicò l'ombra azzurro-cupa che dalla Teinkirche, sorpassando la casa, cadeva sulla vecchia piazza deserta e la divideva in due metà: «La ombra di quel pugno gigantesco, là sotto, con due dita distese — che accenna coll'indice e col mignolo verso occidente, non è forse come un antichissimo scongiuro contro la iettatura?»

    Il

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